Una ventenne molto spigliata
di
estroverso18
genere
etero
“Sai, Michele, credo proprio di essermi innamorato di Veridiana…”.
Massimo era nella fase di maggiore entusiasmo. Probabilmente vedeva di fronte a sé soltanto cuoricini, oltre che, naturalmente, la sua ragazza. Mi sembravano davvero felici insieme, anche se erano trascorse solo due settimane dal nostro ritorno da Santorini. Solo il tempo e la routine avrebbero potuto dimostrare la fondatezza della mia impressione.
Per quanto mi riguardava, ero sempre in tensione quando discorrevo con Massimo, perché non sapevo bene come avrebbe reagito se io e Bea gli avessimo rivelato la nostra relazione. Per ora, di comune accordo, avevamo scelto di ritagliarci del tempo per noi, ma percepivo chiaramente la voglia di Bea di ufficializzare il tutto. Non aveva tutti i torti, dal momento che Massimo era il fratello, non il padre. Inoltre presto o tardi avremmo incontrato qualche amico comune e la voce si sarebbe sparsa. Cercavo in definitiva di non farmi condizionare, ma non era facile, ve lo posso garantire. Un’abbondante dose di coraggio, e ci saremmo tolti il dente…
Una sera io e Bea eravamo ad una festa a ballare: lei, vestita di arancione con un cerchietto a tenere fermi i capelli, suscitava gli sguardi ammirati dei maschi lì presenti. Mi spiace gente, ma la splendida ragazza… è con me! La musica pompava dalle casse, mentre Bea non perdeva occasione di strusciarsi contro di me e in particolare contro i miei pantaloni, sotto i quali la vita pulsava con ardore: l’aveva notato di sicuro e ora si divertiva a stuzzicarmi. Nonostante la calca, la baciai con tutto il trasporto possibile e lei rispose presente, facendo scendere le mani sempre più in basso. Al fine di evitare una sempre più probabile scena porno, la presi per mano e la accompagnai in un anfratto della costa dove, appoggiati alla roccia, ci perdemmo l’uno nell’altra, proprio come in Grecia. La volevo immensamente e mi fregava ben poco che la nostra prima volta non sarebbe stata in casa sul classico lettone: eravamo tutto, tranne che una coppia omologata.
Le tolsi il cerchietto dai capelli e presi ad baciarla dal collo; contemporaneamente la mia mano destra si insinuò sotto il suo vestito, raggiungendo l’ombelico e poi il reggiseno. Scostai la coppa sinistra, e mi regalai una delicata palpata al suo capezzolo, che si indurì immediatamente. Beatrice gemeva, e gli spasmi del suo corpo dimostravano che il lavoretto cui mi stavo dedicando con tanta solerzia era apprezzato. Per agevolarmi, si tolse in rapida successione vestito e reggiseno, rimanendo con le sole mutandine di fronte ai miei occhi adoranti. Una volta che fui anche io a torso nudo, mi lanciai sul suo petto, alternando con sublime piacere giochi di lingua e di mano. In un impeto di lussuria, Bea mi sbottonò i pantaloni, infilò la mano dentro le mie mutande e lo mosse freneticamente nelle due direzioni. Come se non fosse già stato carico a mille…
“Cosa credi, Michele? Non sono mica vergine… Nell’attesa che tu ti accorgessi di me, ho avuto anch’io le mie esperienze…”. Questo mi disse, forse per attenuare il mio stupore dinanzi all’abilità che palesava in quella situazione.
Per tutta risposta, sebbene la posizione fosse tutt’altro che comoda, le restituii il favore, infilando per gradi il mio dito dentro di lei. La scaldai per bene: quando mi accorsi che eravamo entrambi sul punto di venire, mi staccai. Lei mi guardò interdetta, ma appena capì che avevo intenzione di puntare al bersaglio grosso, pronunciò una frase da brividi. “Attendevo questo momento da anni, Michele. Sono totalmente tua, ora. Amami senza paura, e cosa ci riserverà il domani lo scopriremo insieme”. Anziché replicare, preferii agire. Mi feci strada dentro di lei con facilità: era così pronta a ricevere il mio membro… Occhi negli occhi, mani nelle mani, consacrammo alle stelle due potenti orgasmi, mentre fuochi d’artificio poco distanti suggellarono il nostro bollente congresso carnale.
Continua... (?)
Massimo era nella fase di maggiore entusiasmo. Probabilmente vedeva di fronte a sé soltanto cuoricini, oltre che, naturalmente, la sua ragazza. Mi sembravano davvero felici insieme, anche se erano trascorse solo due settimane dal nostro ritorno da Santorini. Solo il tempo e la routine avrebbero potuto dimostrare la fondatezza della mia impressione.
Per quanto mi riguardava, ero sempre in tensione quando discorrevo con Massimo, perché non sapevo bene come avrebbe reagito se io e Bea gli avessimo rivelato la nostra relazione. Per ora, di comune accordo, avevamo scelto di ritagliarci del tempo per noi, ma percepivo chiaramente la voglia di Bea di ufficializzare il tutto. Non aveva tutti i torti, dal momento che Massimo era il fratello, non il padre. Inoltre presto o tardi avremmo incontrato qualche amico comune e la voce si sarebbe sparsa. Cercavo in definitiva di non farmi condizionare, ma non era facile, ve lo posso garantire. Un’abbondante dose di coraggio, e ci saremmo tolti il dente…
Una sera io e Bea eravamo ad una festa a ballare: lei, vestita di arancione con un cerchietto a tenere fermi i capelli, suscitava gli sguardi ammirati dei maschi lì presenti. Mi spiace gente, ma la splendida ragazza… è con me! La musica pompava dalle casse, mentre Bea non perdeva occasione di strusciarsi contro di me e in particolare contro i miei pantaloni, sotto i quali la vita pulsava con ardore: l’aveva notato di sicuro e ora si divertiva a stuzzicarmi. Nonostante la calca, la baciai con tutto il trasporto possibile e lei rispose presente, facendo scendere le mani sempre più in basso. Al fine di evitare una sempre più probabile scena porno, la presi per mano e la accompagnai in un anfratto della costa dove, appoggiati alla roccia, ci perdemmo l’uno nell’altra, proprio come in Grecia. La volevo immensamente e mi fregava ben poco che la nostra prima volta non sarebbe stata in casa sul classico lettone: eravamo tutto, tranne che una coppia omologata.
Le tolsi il cerchietto dai capelli e presi ad baciarla dal collo; contemporaneamente la mia mano destra si insinuò sotto il suo vestito, raggiungendo l’ombelico e poi il reggiseno. Scostai la coppa sinistra, e mi regalai una delicata palpata al suo capezzolo, che si indurì immediatamente. Beatrice gemeva, e gli spasmi del suo corpo dimostravano che il lavoretto cui mi stavo dedicando con tanta solerzia era apprezzato. Per agevolarmi, si tolse in rapida successione vestito e reggiseno, rimanendo con le sole mutandine di fronte ai miei occhi adoranti. Una volta che fui anche io a torso nudo, mi lanciai sul suo petto, alternando con sublime piacere giochi di lingua e di mano. In un impeto di lussuria, Bea mi sbottonò i pantaloni, infilò la mano dentro le mie mutande e lo mosse freneticamente nelle due direzioni. Come se non fosse già stato carico a mille…
“Cosa credi, Michele? Non sono mica vergine… Nell’attesa che tu ti accorgessi di me, ho avuto anch’io le mie esperienze…”. Questo mi disse, forse per attenuare il mio stupore dinanzi all’abilità che palesava in quella situazione.
Per tutta risposta, sebbene la posizione fosse tutt’altro che comoda, le restituii il favore, infilando per gradi il mio dito dentro di lei. La scaldai per bene: quando mi accorsi che eravamo entrambi sul punto di venire, mi staccai. Lei mi guardò interdetta, ma appena capì che avevo intenzione di puntare al bersaglio grosso, pronunciò una frase da brividi. “Attendevo questo momento da anni, Michele. Sono totalmente tua, ora. Amami senza paura, e cosa ci riserverà il domani lo scopriremo insieme”. Anziché replicare, preferii agire. Mi feci strada dentro di lei con facilità: era così pronta a ricevere il mio membro… Occhi negli occhi, mani nelle mani, consacrammo alle stelle due potenti orgasmi, mentre fuochi d’artificio poco distanti suggellarono il nostro bollente congresso carnale.
Continua... (?)
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