Lettera ad una perfida amante
di
estroverso18
genere
etero
Cara Valeria,
sono Giorgio. Ti sarai già ampiamente dimenticata di me, perché ormai è trascorso qualche anno… Tranquilla: sto per rinfrescarti la memoria. Forse ti chiederai: che motivo c’è di rivangare un episodio così lontano nel tempo? Lo ignoro, però non l’ho mai raccontato a nessuno e ora mi va di farlo per iscritto.
Ci siamo conosciuti in campagna sette anni fa. Era la festa d’estate, e io non ci volevo venire: sempre la stessa gente, sempre lo stesso tipo di spettacolo. Un incubo, visto che sarebbe stata per me la quarta volta consecutiva. Alla fine, piuttosto che rimanere sul terrazzo ad ascoltare il cri cri delle cicale, ho ceduto.
È incominciato lo spettacolo, per il quale cominciavo ad essere un po’ grandicello: stavo per andarmene. Se ci fosse Max Pezzali, direbbe: e invece ho fatto bene. Col cavolo che invece ho fatto bene! Però, ahimè, ti ho visto: non fosse mai accaduto! Eri con le tue amiche e mi hai colpito subito: sarà stata l’abbronzatura, sarà stato il sorriso, chissà: la verità è che, quando hai posato gli occhi su di me, i battiti sono aumentati rapidamente. Era come se qualcuno (e quel qualcuno eri tu) mi stesse analizzando ai raggi X. È bastato un tuo sorriso, e non ci ho capito più nulla. Non mi sfuggivano le occhiate sognanti dei giovanotti del paese. Perché hai scelto me, quando per divertirti avresti avuto una lunga fila di uomini???
Ho ripreso ad osservare lo spettacolo, ma tu insieme alle tue amiche ti sei avvicinata, rivolgendomi la parola. Forse per istinto di autoconservazione, forse perché in fondo ero un po’ orso, ho provato ad essere poco cordiale, ma hai insistito, non ti sei arresa. La situazione era piuttosto definita: tu seduci me, io vengo sedotto… La cosa strana è che mi hai subito dato l’impressione di una mangiauomini, di una che predilige il muscolo tatuato, anziché il discorso intellettuale… “Giorgio, stavolta hai toppato, perché lei è chiaramente interessata”, ho continuato a ripetermi durante la notte. Trascorsa insonne, come puoi immaginare.
Due sere più tardi cenavamo già insieme. Per me che, all’epoca, ero molto (troppo) riflessivo, quasi un record. Sotto casa tua, mi hai ringraziato con un veloce bacio sulle labbra. E lì, come al mio solito, mi sono costruito un bel film con tanto di sottotitoli e colonna sonora. Sono sempre stato un fottuto romanticone. A volte è andata bene, altre volte è andata male. Con te di romantico c’era ben poco: l’ho capito troppo tardi. Avrei voluto conoscerti meglio, ma negli occhi avevi una luce che solo dopo qualche anno avrei riconosciuto con facilità: la luce della lussuria.
Fatto sta che, un giorno, mi hai scritto di raggiungerti a casa. Il film era arrivato alla scena clou. Mi sono vestito di tutto punto, ho portato un vassoio di dolci per i tuoi genitori… Peccato che non ci fossero. “Sono a camminare: io non ne avevo voglia…”, mi hai sussurrato. “Allora che si fa???”. “Io avrei un’idea…”, e mi hai accarezzato il viso rasato da poco. In camera, hai preso tu l’iniziativa: nessun bacio, nulla di nulla, ma solo un ordine: “Spogliati!”. Ho eseguito: probabilmente mi sarei buttato in un lago ghiacciato, se me l’avessi chiesto. Ero nudo. Il membro, già in tiro di suo, ha incrementato il regime di rotazione durante il tuo spogliarello: nei tuoi gesti non c’era nulla di sexy, ma solo una studiata determinatezza.
“Dillo che ti sono piaciuta fin dal primo momento…”.
“Effettivamente…”.
“Ho voglia di godere: pensi di essere in grado di soddisfarmi?”.
“Ci metterò tutto il mio impegno”. E giù un sorriso ebete. “Dove trovo un condom?”.
“Niente preservativo, prendo la pillola. Ora sta’ zitto, e fammi essere la tua puledra scatenata”.
Ti sei messa a cavalcioni del mio pene e hai cominciato a muoverti in modo forsennato. Gemevi e pronunciavi parole volgari. Forse sognavi di essere con qualcun altro… Io ti assecondavo: per me “fare sesso” piuttosto che “fare l’amore” era un inedito. Non certo dispiacevole, ma pur sempre un inedito. C’è una bella differenza fra le due cose. Sei venuta con un suono gutturale, quasi più da maschio che da femmina.
“Bravo Giorgio, sono quasi soddisfatta. Vado un attimo in bagno e riprendiamo…”.
Sei ritornata con un sorriso perverso. “I miei rimarranno fuori sino a notte inoltrata. Perché non ci divertiamo sul serio???”.
Abbiamo giocato tutta la sera, sperimentando diverse posizioni e godendo senza freni del contatto dei nostri corpi. Insomma, ce la siamo spassata. Credevo che fosse andato tutto alla grande. Credevo di piacerti. Brutto idiota che ti affezioni subito alle persone, anche se non le conosci. Lo dico? Lo dico: sono stato un coglione. Cinque minuti, e mi hai smontato.
“Si è fatta una certa ora… Io andrei, anche se mi piacerebbe rimanere qui con te… Domani quando ci vediamo?”.
“In realtà dubito che ci rivedremo. Domani riparto per Torino”.
Bocca spalancata. “Ma come? Te ne vai così, dopo tutto questo?”.
“Senti Giorgio, abbiamo fatto sesso ed è stato anche abbastanza piacevole, ma io domani tornerò a casa e noi non ci vedremo più”.
Ero impietrito.
“Se proprio lo vuoi sapere, sono venuta a letto con te perché il mio fidanzato mi ha tradita, e io volevo ripagarlo con la stessa moneta. Ora sono più serena e credo che ci rimetteremo insieme”.
Penso che tu te ne sia accorta: non sono un tipo da scenate. Senza degnarti di uno sguardo, mi sono infilato la maglietta e me ne sono andato in silenzio. Avevi già chiarito tutto tu.
A distanza di anni, qualche volta ripenso a quel pomeriggio. Mi brucia ancora, lo ammetto. Sono stato cieco: come poteva una ragazza come te (nel senso peggiore del termine) essere interessata ad un timido quale il sottoscritto? Per un anno, prima di conoscere Camilla, ti ho augurato di bruciare nel fuoco più torrido. Esistono persone più sensibili della media, sai? Persone che amano davvero. Persone che non utilizzano il sesso come ripicca. Ma in fondo, cosa te ne frega? Sarò stato una delle tue innumerevoli botte e via… Come dici? Esagero? Forse. Mi lagno, quando invece dovrei esserti grato per una serata di sano sesso. Probabilmente diversi maschietti non si sarebbero sentiti usati come lo sono stato io quella notte. Che dire? Sono fatto in maniera diversa…
Queste parole mi vengono dal cuore. Per fortuna, più avanti, ho conosciuto ragazze migliori di te. Molto migliori, Valeria.
Con un’acredine poco stemperata dal tempo,
Giorgio
sono Giorgio. Ti sarai già ampiamente dimenticata di me, perché ormai è trascorso qualche anno… Tranquilla: sto per rinfrescarti la memoria. Forse ti chiederai: che motivo c’è di rivangare un episodio così lontano nel tempo? Lo ignoro, però non l’ho mai raccontato a nessuno e ora mi va di farlo per iscritto.
Ci siamo conosciuti in campagna sette anni fa. Era la festa d’estate, e io non ci volevo venire: sempre la stessa gente, sempre lo stesso tipo di spettacolo. Un incubo, visto che sarebbe stata per me la quarta volta consecutiva. Alla fine, piuttosto che rimanere sul terrazzo ad ascoltare il cri cri delle cicale, ho ceduto.
È incominciato lo spettacolo, per il quale cominciavo ad essere un po’ grandicello: stavo per andarmene. Se ci fosse Max Pezzali, direbbe: e invece ho fatto bene. Col cavolo che invece ho fatto bene! Però, ahimè, ti ho visto: non fosse mai accaduto! Eri con le tue amiche e mi hai colpito subito: sarà stata l’abbronzatura, sarà stato il sorriso, chissà: la verità è che, quando hai posato gli occhi su di me, i battiti sono aumentati rapidamente. Era come se qualcuno (e quel qualcuno eri tu) mi stesse analizzando ai raggi X. È bastato un tuo sorriso, e non ci ho capito più nulla. Non mi sfuggivano le occhiate sognanti dei giovanotti del paese. Perché hai scelto me, quando per divertirti avresti avuto una lunga fila di uomini???
Ho ripreso ad osservare lo spettacolo, ma tu insieme alle tue amiche ti sei avvicinata, rivolgendomi la parola. Forse per istinto di autoconservazione, forse perché in fondo ero un po’ orso, ho provato ad essere poco cordiale, ma hai insistito, non ti sei arresa. La situazione era piuttosto definita: tu seduci me, io vengo sedotto… La cosa strana è che mi hai subito dato l’impressione di una mangiauomini, di una che predilige il muscolo tatuato, anziché il discorso intellettuale… “Giorgio, stavolta hai toppato, perché lei è chiaramente interessata”, ho continuato a ripetermi durante la notte. Trascorsa insonne, come puoi immaginare.
Due sere più tardi cenavamo già insieme. Per me che, all’epoca, ero molto (troppo) riflessivo, quasi un record. Sotto casa tua, mi hai ringraziato con un veloce bacio sulle labbra. E lì, come al mio solito, mi sono costruito un bel film con tanto di sottotitoli e colonna sonora. Sono sempre stato un fottuto romanticone. A volte è andata bene, altre volte è andata male. Con te di romantico c’era ben poco: l’ho capito troppo tardi. Avrei voluto conoscerti meglio, ma negli occhi avevi una luce che solo dopo qualche anno avrei riconosciuto con facilità: la luce della lussuria.
Fatto sta che, un giorno, mi hai scritto di raggiungerti a casa. Il film era arrivato alla scena clou. Mi sono vestito di tutto punto, ho portato un vassoio di dolci per i tuoi genitori… Peccato che non ci fossero. “Sono a camminare: io non ne avevo voglia…”, mi hai sussurrato. “Allora che si fa???”. “Io avrei un’idea…”, e mi hai accarezzato il viso rasato da poco. In camera, hai preso tu l’iniziativa: nessun bacio, nulla di nulla, ma solo un ordine: “Spogliati!”. Ho eseguito: probabilmente mi sarei buttato in un lago ghiacciato, se me l’avessi chiesto. Ero nudo. Il membro, già in tiro di suo, ha incrementato il regime di rotazione durante il tuo spogliarello: nei tuoi gesti non c’era nulla di sexy, ma solo una studiata determinatezza.
“Dillo che ti sono piaciuta fin dal primo momento…”.
“Effettivamente…”.
“Ho voglia di godere: pensi di essere in grado di soddisfarmi?”.
“Ci metterò tutto il mio impegno”. E giù un sorriso ebete. “Dove trovo un condom?”.
“Niente preservativo, prendo la pillola. Ora sta’ zitto, e fammi essere la tua puledra scatenata”.
Ti sei messa a cavalcioni del mio pene e hai cominciato a muoverti in modo forsennato. Gemevi e pronunciavi parole volgari. Forse sognavi di essere con qualcun altro… Io ti assecondavo: per me “fare sesso” piuttosto che “fare l’amore” era un inedito. Non certo dispiacevole, ma pur sempre un inedito. C’è una bella differenza fra le due cose. Sei venuta con un suono gutturale, quasi più da maschio che da femmina.
“Bravo Giorgio, sono quasi soddisfatta. Vado un attimo in bagno e riprendiamo…”.
Sei ritornata con un sorriso perverso. “I miei rimarranno fuori sino a notte inoltrata. Perché non ci divertiamo sul serio???”.
Abbiamo giocato tutta la sera, sperimentando diverse posizioni e godendo senza freni del contatto dei nostri corpi. Insomma, ce la siamo spassata. Credevo che fosse andato tutto alla grande. Credevo di piacerti. Brutto idiota che ti affezioni subito alle persone, anche se non le conosci. Lo dico? Lo dico: sono stato un coglione. Cinque minuti, e mi hai smontato.
“Si è fatta una certa ora… Io andrei, anche se mi piacerebbe rimanere qui con te… Domani quando ci vediamo?”.
“In realtà dubito che ci rivedremo. Domani riparto per Torino”.
Bocca spalancata. “Ma come? Te ne vai così, dopo tutto questo?”.
“Senti Giorgio, abbiamo fatto sesso ed è stato anche abbastanza piacevole, ma io domani tornerò a casa e noi non ci vedremo più”.
Ero impietrito.
“Se proprio lo vuoi sapere, sono venuta a letto con te perché il mio fidanzato mi ha tradita, e io volevo ripagarlo con la stessa moneta. Ora sono più serena e credo che ci rimetteremo insieme”.
Penso che tu te ne sia accorta: non sono un tipo da scenate. Senza degnarti di uno sguardo, mi sono infilato la maglietta e me ne sono andato in silenzio. Avevi già chiarito tutto tu.
A distanza di anni, qualche volta ripenso a quel pomeriggio. Mi brucia ancora, lo ammetto. Sono stato cieco: come poteva una ragazza come te (nel senso peggiore del termine) essere interessata ad un timido quale il sottoscritto? Per un anno, prima di conoscere Camilla, ti ho augurato di bruciare nel fuoco più torrido. Esistono persone più sensibili della media, sai? Persone che amano davvero. Persone che non utilizzano il sesso come ripicca. Ma in fondo, cosa te ne frega? Sarò stato una delle tue innumerevoli botte e via… Come dici? Esagero? Forse. Mi lagno, quando invece dovrei esserti grato per una serata di sano sesso. Probabilmente diversi maschietti non si sarebbero sentiti usati come lo sono stato io quella notte. Che dire? Sono fatto in maniera diversa…
Queste parole mi vengono dal cuore. Per fortuna, più avanti, ho conosciuto ragazze migliori di te. Molto migliori, Valeria.
Con un’acredine poco stemperata dal tempo,
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