Zaffiro – Cape Town 2016
di
Marco Demma
genere
etero
L’inaugurazione del nuovo grattacielo di Cape Town ha occupato le prime pagine dei giornali locali e internazionali per buona parte degli scorsi mesi. Sapendo quanto sia importante per te, io mi sto prodigando affannosamente a cercare qualcuno in grado di procurarci due biglietti per il buffet e che mi possa aiutare a prenotare una suite con vista sulla baia.
Finalmente il mio amico Mike, chef di successo e co-gestore del ristorante in cima al grattacielo, mi risponde: “Ciao Mike, come stai?”, “Si tutto bene pure io; anche Lola ti manda i suoi saluti”, “ahaha, lo so che son un uomo fortunato! Ti chiamavo proprio per questo in effetti… non è che potresti….?”, “Sei un grande Mike. Hai anche un contatto per prenotare la suite?”, “Fantastico! Come sempre, mi hai cavato dagli impicci!”.
La sera dell’inaugurazione arriva inesorabile ma con laconica lentezza, io non sono un fan degli eventi mondani, ma mi piace fare sfoggio di te, della tua bellezza e della tua intelligenza in mezzo agli impettiti convitati che solitamente calcano il jet set. Loro sono ricchi, hanno fama e successo; io ho te. All-in, vinco io!
Seduto sul divano in pelle del nostro salotto bianco, mi guardo da lontano allo specchio dell’ingresso mentre aspetto che tu ti dia gli ultimi ritocchi all'acconciatura: per farti piacere mi sono tirato a lucido, so che ti piace che io sia sempre impeccabile. Come da invito ho indossato lo smoking nero, il farfallino che mi ha insegnato ad annodare tu, la camicia bianca da abito e un paio di gemelli Mont Blanc. Un uomo deve essere elegante e raffinato ma senza mai rubare la scena alla propria dama.
E chi potrebbe mai riuscirci questa sera? Entri in sala dove io ti aspetto e nel voltarmi sento il cuore perdere qualche battito: indossi una scarpa col tacco nera, aperta e fissata alla caviglia con dei laccetti dello stesso colore. Il tacco è alto senza essere vertiginoso. Il lungo vestito di seta nera è impreziosito da delicati ricami floreali di lucide paiette tono su tono. Uno spacco laterale lascia intravedere la giusta porzione di coscia necessaria ad attirare sguardi senza svelare nulla. L’abito accollato sul davanti si chiude intorno al tuo collo con due sottili fili di seta che ti sfiorano la pelle con delicatezza. Ti giri su un fianco mostrandomi la schiena nuda fino a dove comincia la curva del tuo bel sedere. Noto subito che, come sempre, nessun reggiseno va a sporcare il candore della tua pelle e istintivamente mi domando se indossi almeno gli slip questa sera. I capelli corti e sbarazzini sono il tocco di ribellione in più che ti caratterizza sempre.
Stanca del mio imbambolato silenzio mi incalzi: “…no…?”, “si amore! Cioè, sei stupenda. Sei… cioè.. wow!”, lo so che non servono parole, me lo leggi in faccia quanto io ti trovi irrimediabilmente bella! Mi attacco alla tua mano alle cui dita ancora porti quel semplice anellino con la stellina che ti regalai all'inizio della nostra relazione, e non la lascio più. Mentre l’autista ci guida verso la nostra destinazione noi riempiamo la macchina di risate, di scherzi, di battute; vorrei quasi che questo tragitto non finisse mai, vorrei non dover abbandonare questo nostro momento così perfetto per condividerti con tutti quegli estranei.
Entriamo in sala e il maître ci accompagna verso un piccolo tavolino a due posti proprio di fianco alla grande vetrata a strapiombo sulla città. Con la scusa di farti godere meglio la vista ti faccio sedere di fianco a me; in realtà voglio averti vicina, sentire il tuo profumo pervadermi i polmoni, accarezzare la tua pelle mentre mi guardi con quel tuo sorriso timidamente imbarazzato. Guardarti mi devasta e mi completa allo stesso tempo.
Un’anziana coppia di fianco a noi ci guarda sorridente, probabilmente gli ricordiamo i loro momenti di gioventù insieme, o forse il loro è solo un gesto di cortesia, in ogni caso noi ricambiamo, alzando il calice di prosecco in segno di brindisi. In un attimo la mia mano scivola sotto il tavolo a cercare la tua coscia, tu mi lasci fare assicurandoti che le mie dita abbiano abbastanza pelle su cui spaziare, fino a quando divaricando leggermente le gambe mi lasci sfiorare il delicato pizzo dei tuoi slip.
Il cameriere che serve l’antipasto interrompe questa nostra fuga romantica e ci riportata nel vivo della cena di gala. I piatti si susseguono incessanti inondati da vini sud africani di primissima qualità. Quando è il momento del dessert mi avvicino al tuo orecchio e ti sussurro il mio amore mentre sul tavolo lascio cadere la chiave della suite: “sorpresa!”.
In ascensore siamo già aggrappati l’uno alle labbra dell’altra, sento i bottoni della mia camicia tintitnnare sul pavimento mentre le porte si aprono direttamente sulla nostra suite al 38esimo piano. Senza smettere di baciarti ti butto sul letto ti sfilo il vestito lasciandoti addosso solo le scarpe e gli slip. I miei vestiti svaniscono nell'attimo di un respiro mentre le mie labbra iniziano a regalarti piacere attraverso il pizzo degli slip ormai madidi dei tuoi umori. Te li sfilo lentamente per poi iniziare a sfiorare le tue grandi labbra alternando la mia lingua con le mie dita. Cerco il tuo clitoride con bramosa voglia di orgasmo mentre due dita scivolano dentro di te. La mia lingua va a cercare le mie dita per poi tornare sul clitoride; lo stringo tra le labbra succhiandolo delicatamente per assaporare ogni goccia di te.
La mia erezione implora la sua parte di passione e io non resisto più. Mi alzo davanti a te, ti prendo per le caviglie appoggiandole alle mie spalle, con le mani ti prendo per i fianchi sollevandoli e ti tiro verso di me. Il mio cazzo duro scivola subito in te arrivando fino in fondo, le mie palle sbattono con forza contro le tue natiche mentre io inizio ad accelerare. Sento i muscoli tendersi per dare più forza al movimento, tu butti le braccia all'indietro stringendo i cuscini tra le unghie, la testa del letto si allontana ritmicamente dalla parete, fino a quando gli addominali iniziano a bruciarmi per lo sforzo trattenuto. Rallento.
Mi avvicino al tuo orecchio con la testa ormai piena solo delle tue grida e ti invito a seguirmi; ti prendo per la mano e ti accompagno alla finestra: ti appoggi alla parete di vetro mentre io ti prendo da dietro. Il tuo seno premuto contro il freddo cristallo, i miei denti sul tuo collo, il mio pene che scivola di nuovo in te. Tu spingi le natiche contro di me facendomi sentire le pareti della tua figa contrarsi intorno alla mia erezione ad ogni mio movimento. Accelero di nuovo mentre guardo le tue caviglie ancora cinte dalle scarpe col tacco tremare ad ogni mio colpo. Sento il tuo palmo sbattere contro la finestra, il tuo respiro trattenersi prima di scoppiare in un gridolino dal familiare calore; allunghi una mano all'indietro afferrandomi per il collo, inarchi la schiena stringendo ogni tuo muscolo intorno alla mia erezione e in una calda esplosione mi fai venire dentro di te.
Cadiamo stremati sul pavimento, senza il fiato per parlare o muoverci. Mi batto una mano sul petto nel mio solito invito ad accucciarti su di me. Ti abbraccio mentre sento il tuo respiro regolarizzarsi, rallentare e infine farsi sempre più pesante. Mentre dormi sul mio petto io resto a guadare la vetrata dove le sagome dai nostri amplessi sudati si scagliano contro il cielo blu zaffiro di Cape Town.
Finalmente il mio amico Mike, chef di successo e co-gestore del ristorante in cima al grattacielo, mi risponde: “Ciao Mike, come stai?”, “Si tutto bene pure io; anche Lola ti manda i suoi saluti”, “ahaha, lo so che son un uomo fortunato! Ti chiamavo proprio per questo in effetti… non è che potresti….?”, “Sei un grande Mike. Hai anche un contatto per prenotare la suite?”, “Fantastico! Come sempre, mi hai cavato dagli impicci!”.
La sera dell’inaugurazione arriva inesorabile ma con laconica lentezza, io non sono un fan degli eventi mondani, ma mi piace fare sfoggio di te, della tua bellezza e della tua intelligenza in mezzo agli impettiti convitati che solitamente calcano il jet set. Loro sono ricchi, hanno fama e successo; io ho te. All-in, vinco io!
Seduto sul divano in pelle del nostro salotto bianco, mi guardo da lontano allo specchio dell’ingresso mentre aspetto che tu ti dia gli ultimi ritocchi all'acconciatura: per farti piacere mi sono tirato a lucido, so che ti piace che io sia sempre impeccabile. Come da invito ho indossato lo smoking nero, il farfallino che mi ha insegnato ad annodare tu, la camicia bianca da abito e un paio di gemelli Mont Blanc. Un uomo deve essere elegante e raffinato ma senza mai rubare la scena alla propria dama.
E chi potrebbe mai riuscirci questa sera? Entri in sala dove io ti aspetto e nel voltarmi sento il cuore perdere qualche battito: indossi una scarpa col tacco nera, aperta e fissata alla caviglia con dei laccetti dello stesso colore. Il tacco è alto senza essere vertiginoso. Il lungo vestito di seta nera è impreziosito da delicati ricami floreali di lucide paiette tono su tono. Uno spacco laterale lascia intravedere la giusta porzione di coscia necessaria ad attirare sguardi senza svelare nulla. L’abito accollato sul davanti si chiude intorno al tuo collo con due sottili fili di seta che ti sfiorano la pelle con delicatezza. Ti giri su un fianco mostrandomi la schiena nuda fino a dove comincia la curva del tuo bel sedere. Noto subito che, come sempre, nessun reggiseno va a sporcare il candore della tua pelle e istintivamente mi domando se indossi almeno gli slip questa sera. I capelli corti e sbarazzini sono il tocco di ribellione in più che ti caratterizza sempre.
Stanca del mio imbambolato silenzio mi incalzi: “…no…?”, “si amore! Cioè, sei stupenda. Sei… cioè.. wow!”, lo so che non servono parole, me lo leggi in faccia quanto io ti trovi irrimediabilmente bella! Mi attacco alla tua mano alle cui dita ancora porti quel semplice anellino con la stellina che ti regalai all'inizio della nostra relazione, e non la lascio più. Mentre l’autista ci guida verso la nostra destinazione noi riempiamo la macchina di risate, di scherzi, di battute; vorrei quasi che questo tragitto non finisse mai, vorrei non dover abbandonare questo nostro momento così perfetto per condividerti con tutti quegli estranei.
Entriamo in sala e il maître ci accompagna verso un piccolo tavolino a due posti proprio di fianco alla grande vetrata a strapiombo sulla città. Con la scusa di farti godere meglio la vista ti faccio sedere di fianco a me; in realtà voglio averti vicina, sentire il tuo profumo pervadermi i polmoni, accarezzare la tua pelle mentre mi guardi con quel tuo sorriso timidamente imbarazzato. Guardarti mi devasta e mi completa allo stesso tempo.
Un’anziana coppia di fianco a noi ci guarda sorridente, probabilmente gli ricordiamo i loro momenti di gioventù insieme, o forse il loro è solo un gesto di cortesia, in ogni caso noi ricambiamo, alzando il calice di prosecco in segno di brindisi. In un attimo la mia mano scivola sotto il tavolo a cercare la tua coscia, tu mi lasci fare assicurandoti che le mie dita abbiano abbastanza pelle su cui spaziare, fino a quando divaricando leggermente le gambe mi lasci sfiorare il delicato pizzo dei tuoi slip.
Il cameriere che serve l’antipasto interrompe questa nostra fuga romantica e ci riportata nel vivo della cena di gala. I piatti si susseguono incessanti inondati da vini sud africani di primissima qualità. Quando è il momento del dessert mi avvicino al tuo orecchio e ti sussurro il mio amore mentre sul tavolo lascio cadere la chiave della suite: “sorpresa!”.
In ascensore siamo già aggrappati l’uno alle labbra dell’altra, sento i bottoni della mia camicia tintitnnare sul pavimento mentre le porte si aprono direttamente sulla nostra suite al 38esimo piano. Senza smettere di baciarti ti butto sul letto ti sfilo il vestito lasciandoti addosso solo le scarpe e gli slip. I miei vestiti svaniscono nell'attimo di un respiro mentre le mie labbra iniziano a regalarti piacere attraverso il pizzo degli slip ormai madidi dei tuoi umori. Te li sfilo lentamente per poi iniziare a sfiorare le tue grandi labbra alternando la mia lingua con le mie dita. Cerco il tuo clitoride con bramosa voglia di orgasmo mentre due dita scivolano dentro di te. La mia lingua va a cercare le mie dita per poi tornare sul clitoride; lo stringo tra le labbra succhiandolo delicatamente per assaporare ogni goccia di te.
La mia erezione implora la sua parte di passione e io non resisto più. Mi alzo davanti a te, ti prendo per le caviglie appoggiandole alle mie spalle, con le mani ti prendo per i fianchi sollevandoli e ti tiro verso di me. Il mio cazzo duro scivola subito in te arrivando fino in fondo, le mie palle sbattono con forza contro le tue natiche mentre io inizio ad accelerare. Sento i muscoli tendersi per dare più forza al movimento, tu butti le braccia all'indietro stringendo i cuscini tra le unghie, la testa del letto si allontana ritmicamente dalla parete, fino a quando gli addominali iniziano a bruciarmi per lo sforzo trattenuto. Rallento.
Mi avvicino al tuo orecchio con la testa ormai piena solo delle tue grida e ti invito a seguirmi; ti prendo per la mano e ti accompagno alla finestra: ti appoggi alla parete di vetro mentre io ti prendo da dietro. Il tuo seno premuto contro il freddo cristallo, i miei denti sul tuo collo, il mio pene che scivola di nuovo in te. Tu spingi le natiche contro di me facendomi sentire le pareti della tua figa contrarsi intorno alla mia erezione ad ogni mio movimento. Accelero di nuovo mentre guardo le tue caviglie ancora cinte dalle scarpe col tacco tremare ad ogni mio colpo. Sento il tuo palmo sbattere contro la finestra, il tuo respiro trattenersi prima di scoppiare in un gridolino dal familiare calore; allunghi una mano all'indietro afferrandomi per il collo, inarchi la schiena stringendo ogni tuo muscolo intorno alla mia erezione e in una calda esplosione mi fai venire dentro di te.
Cadiamo stremati sul pavimento, senza il fiato per parlare o muoverci. Mi batto una mano sul petto nel mio solito invito ad accucciarti su di me. Ti abbraccio mentre sento il tuo respiro regolarizzarsi, rallentare e infine farsi sempre più pesante. Mentre dormi sul mio petto io resto a guadare la vetrata dove le sagome dai nostri amplessi sudati si scagliano contro il cielo blu zaffiro di Cape Town.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La persistenza della memoria – Barcellona 2016racconto sucessivo
E la Luna bussò – Genova 2016
Commenti dei lettori al racconto erotico