Cruel intentions - Parte seconda
di
scopertaeros69
genere
dominazione
I giorni passarono lenti dopo quella sessione per Giovanna, l'idea stessa che qualcuno l'avesse filmata mentre faceva la sub, lei Mistress algida e sadica, la orripilava, ma quello che più la turbava era altro.
Durante l'incontro, quando Rinaldo l'aveva switchata, aveva perso il controllo come dominante, ma sopratutto aveva perso il controllo di sé.
Al solo ripensarci a volte nella solitudine della sua stanza da letto lasciava le mani correre sui pochi lividi che stavano sbiadendo e poi verso la sua fica che era invariabilmente umida, memore di come si era bagnata senza ritegno alcuno durante la sessione; il turbamento lasciava invariabilmente il passo passo ad un eccitazione violenta e scomposta che la costringeva a masturbarsi, gemendo come una schiavetta qualsiasi...
Una schiavetta qualsiasi... questo era divenuta? Si era liquefatta passando dal dolore al piacere con una rapidità e naturalezza che non riusciva ad accettare.
Per distrarsi accese il computer ed andò sul sito BDSM che era solita frequentare, diede una scorsa alla posta, rispose ad un paio di postulanti che si proponevano come suoi slave, e poi si fece un giretto nella Gallery multimediale, dove gli utenti postavano le loro immagini e filmati delle sessioni.
Scorreva le immagini alla ricerca di ispirazione, quando ne vide una che la colpì come uno schiaffo in faccia: una donna ripresa di lato giaceva sdraiata e immobilizzata da quattro corde, la testa era girata e non era riconoscibile, su un fianco vicino al seno sinistro si evidenziava una striscia rossa.
Un brivido le percorse la schiena, guardò spasmodicamente l'immagine analizzando ogni particolare: il letto, le lenzuola, la porta del bagno che si intravedeva in secondo piano, la specchiera, si rese conto che non c'erano dubbi: era lei.
La foto non era sola, un altra la ritraeva mentre oscenamente dilatata era penetrata dal grosso dildo che lei avrebbe voluto mettere invece nel culo di Rinaldo, ma anche qui il suo corpo la tradiva, e mentre guardava l'immagine ipnotica la mano le corse tra le gambe a toccarsi.
Era stata violata ed usata contro la sua volontà, o meglio, lei aveva pensato di cavarsela con poco e gestire quell'uomo come qualsiasi altro, ma non era andata come aveva programmato, ed ora la sua reputazione era in pericolo.
Guardò spasmodicamente ancora la fotografia alla ricerca di particolari che potessero tradirne la sua identità e non ne trovò, ma non si poteva mai dire,: era completamente nuda, nessuna collana o bracciale che portava abitualmente, non aveva tatuaggi... era salva per il momento.
Meccanicamente prese il cellulare e compose il numero di Rinaldo, quello stronzo l'avrebbe sentita, oh se l'avrebbe sentita! Ma come si permetteva lei era una Mistress! Lei aveva una reputazione nell'ambiente! Non le aveva mica dato il suo permesso! Ma il numero non rispondeva e il cellulare risultava non raggiungibile.
Dopo diversi tentativi si risolse di abbandonare l'intento, e forse convenne tra sé e sé che avendo Rinaldo ancora in mano il filmato dal quale provenivano le foto, magari farlo incazzare poteva non essere una grande idea.
Passò ancora un intero giorno, scandito in un misto di rabbia, frustrazione, paura ed eccitazione il tutto in uno scomposto ma continuo susseguirsi che le tolse anche diverse ore di sonno.
A metà mattinata il cell vibra durante una riunione di lavoro, normalmente aspetterebbe per guardare la notifica in ingresso, ma è stanca e deconcentrata da giorni ormai e, senza prendersi troppo in giro, dopo quello che ha scoperto spera sia Rinaldo.
Il fato pare avere pietà di lei, è proprio lo switch, l'infame stronzo che l'ha messa in questo stato di prostrazione, semplicemente le dice che la chiamerà all'ora di pranzo, per decidere quando si incontreranno per la prossima sessione.
Giovanna stringe in mano il cellulare sino quasi a fare sbiancare le nocche e solo l'eco del suo nome da un angolo remoto della sua attenzione la ridesta, un collega la sta chiamando in causa, cerca di riprendere un minimo di dominio di sé stessa e caccia l'apparecchio nella borsa.
L'ora della pausa pranzo arriva, Giovanna decide di scendere al bar sotto l'ufficio per prendersi qualcosa da mangiare, guarda nervosamente il cellulare che non squilla nell'ascensore, lo ripone di nuovo in borsa e quando le porte si aprono, attraversa l'atrio verso l'uscita, quando sente una mano sulla spalla che la blocca.
Rinaldo è lì, quasi strafottente, il sorriso quasi un taglio obliquo nel volto sornione, sa di averla in pugno e vuole che sappia che la sua stretta è ben salda.
Lo affronta subito - Cosa vuoi ? Ho visto le foto... sei uno stronzo – vorrebbe urlare ma il tono di voce è basso e sibilante, non sono soli e non vuole attirare l'attenzione degli astanti.
Rinaldo la fissa per un lungo istante negli occhi ...poi scuote leggermente la testa come per scacciare un pensiero, risponde il suo tono è basso, calmo, fermo tranquillo – Giovanna avevi bisogno di una lezione, ma non mi sembra ti sia dispiaciuta, anzi... devo farti una copia del video così che tu possa renderti conto di quanto fossi coinvolta e rinfrescarti la memoria? -
“Stronzo! “ ripete tra se Giovanna, arrabbiata non sa più quanto nemmeno lei, se per il fatto che era vero o per il fatto di averla switchata a tradimento .
- Senti bellimbusto io sono una Mistress con una certa reputazione e tu... - non termina la frase, Rinaldo la bacia ficcandole la lingua in bocca, lei è combattuta se respingerlo o...sì oppure...è “quell'oppure” nell'istante stesso in cui lo prende in considerazione a gelarla, a spingerla a pensare di rispondere a quel bacio, ma quando si è quasi risolta, l'uomo si stacca da lei.
- Tu una Mistress? Fammi il piacere! Dovresti ringraziarmi per averti fatto riscoprire cosa significa essere una donna e non la caricatura di un maschio etero che si spaccia per Master per rimediare scopatine facili, ripensandoci forse qualche foto non è bastata ti serve vedere di più di quanto hai dato... -
Giovanna ora è terrorizzata, la sua maschera di alterigia e stizza cade sgretolandosi dinanzi a questa possibilità, di vedersi così, di essere mostrata finanche riconosciuta.
- No ti prego … -
Rinaldo la guarda ridacchiando – Stai tranquilla, non sono come te non esibisco trofei, non mostro i miei slave in foto per scaricarli e passare alla prossima sessione con altri disperati, quello lo fai tu, però... -
Giovanna pende dalle sue labbra - ...Però? -
L'uomo sempre sornione – Però dovrai guadagnartelo stasera -
La donna vorrebbe reagire, schiaffeggiarlo, insultarlo, ma non è più solo la paura di attirare l'attenzione, ma una sorta di strana eccitazione che la pervade – stasera non posso, ho un impegno-
Prova ad improvvisare una scusa, ma non deve essere molto credibile dalla faccia ilare di Rinaldo, l'uomo le mette in mano un biglietto da visita e la saluta senza dire altro a parte un – alle 21 e sii puntuale, preparati!-
La donna rimane inebetita con il biglietto in mano, solo un indirizzo scritto a mano e l'ora: 21:00 interno A23.
Arrivare alle 17:00 ora in cui termina il suo turno di lavoro, è una tortura, non c'è verso di concentrarsi, arrivata a casa e conscia che non può dribblare l'appuntamento, inizia a prepararsi con una certa cura, cosa alla fine finisce per sorprendere lei stessa.
Prima un lungo bagno caldo e rilassante, un lungo sguardo nuda di sé stessa dinanzi allo specchio.
L'attenzione con cui sceglie l'intimo semplice ma d'effetto, un abito lungo e semplice con uno spacco laterale, che la clemenza di questo settembre ancora permette.
Il trucco leggero e discreto, ed i capelli legati in una treccia lunga che lascia ricadere in avanti sulla spalla, si riguarda allo specchio e si trova bella, anche se una bellezza diversa in quella a cui aveva sempre cercato di aspirare, “Cosa stai facendo?” mormora tra le labbra a sé stessa.
Manca ancora un ora all'appuntamento e ci vogliono non più di venti minuti per giungere al luogo dell'appuntamento, si gira e guarda il computer spento, potrebbe collegarsi, entrare nel sito leggere un po', ma inspiegabilmente in questo momento la cosa la innervosisce, si risolve allora di uscire di casa e girare in auto un po' senza meta per la città, nonostante questo arriva con cinque minuti di anticipo, che sceglie di attendere in auto ferma parcheggiata poco lontano dall'indirizzo.
Si guarda nervosamente di nuovo nello specchietto retrovisore, tira fuori la trousse del trucco mentre guarda i suoi occhi guardarla a sua volta e la rimette a posto senza aprirla nella borsa.
Chiude la macchina mentre si avvia un po' malferma sui passi verso il portone del palazzo, nella sua preparazione ha un po' esagerato osando su un paio di scarpe con un tacco che non aveva mai sfidato prima.
Suona il campanello mentre una domanda le gira in testa, il suo atteggiamento è dovuto al bisogno di rifarsi dare indietro quella microsd di memoria o c'è dell'altro? Solo il secco schiocco dell'apriporta e la voce di Rinaldo dal citofono con un “Sali”.
Giunge alfine sulla porta di casa, un respiro profondo ed entra, l'ambiente è accogliente e caldo, lui la saluta cordiale e le chiede se ha già mangiato, si sente presa in contropiede, vorrebbe dirle che non è li per quello ma solo perché lui l'ha costretta...ma è veramente così? Ed invece le risponde negativamente.
Rinaldo come lo sapesse ha apparecchiato in cucina per due, prende la sua borsa e camminando scalzo sino al salottino attiguo, la poggia su una poltrona, poi la fa accomodare a tavola: Linguine ai frutti di mare.
Giovanna mangia e scopre di avere fame, e la pasta è fatta davvero molto bene, lui la guarda mangiare, la conversazione è rada fatta di poche parole e annaffiata da un vino bianco profumato e gelato, che però la scalda non appena le attraversa la gola, dandole un piacevole senso di lieve stordimento.
Caffè e un limoncello per lei, il padrone di casa indulge invece in un paio di dita di Bas Armagnac che consumano nel suo piccolo salottino pieno di foto dei suoi viaggi.
- Bene adesso spogliati – la frase arriva come una fucilata, come un fulmine a ciel sereno, Giovanna incassa aprendo leggermente le labbra per dire qualcosa, che poi però non esce e ricaccia indietro.
Gli ha già concesso tanto e non vuole concedergli oltre, lo guarda ben fisso negli occhi mentre si tira giù la piccola cerniera laterale e scosta le spalline del vestito, lasciando che si afflosci a terra intorno ai suoi piedi, lui la guarda con quello strano luccichio negli occhi... lo stesso della volta scorsa che le fa percorrere la schiena da un brivido.
- adesso vieni qui e spogliami -
Giovanna solo in intimo e scarpe, avanza verso di lui e dopo una breve esitazione inizia ad aprire la camicia sbottonandola, per poi passare ad aprire la cintura, l'uomo le blocca le mani – sfilala dai passanti ...servirà dopo quella -
La donna esegue con un lieve tremolio d'eccitazione, la respirazione aumenta insieme al suo ritmo cardiaco, i pantaloni vengono aperti e lasciati cadere a terra, rimangono solo gli slip di lui.
Le unghie dei pollici raschiano leggermente la pelle dei fianchi di Rinaldo mentre si insinuano sotto l'elastico per spingerli giù, l'uomo stringe leggermente i denti, Giovanna lo guarda in viso mentre si abbassa, una piccola soddisfazione nei confronti dello switch.
Il suo cazzo balza fuori semieretto passando a qualche centimetro dal viso di lei mentre finisce di guidare l'intimo dell'uomo sino alle caviglie che lui scalza via con un movimento alternato dei piedi.
China dinanzi a Lui, la cappella a poco più di una decina di centimetri dal viso, la mano di Rinaldo si alza per cingere la sua treccia si lato.
Giovanna si sorprende a provare una sorta di sentimento di sollievo quasi...gratitudine? La mano la spinge verso il cazzo e lei, lei che si era sempre rifiutata di fare un pompino, lei che si vantava di aborrire l'idea stessa del rischio di avere in bocca il seme dei suoi uomini, lei dischiuse le labbra.
Dapprima un piccolo bacio sulla punta, e poi l'ingoio risoluto dell'asta.
Alle soglie dei quarantanni non aveva mia fatto un pompino completo, certo aveva visto i suoi slave farlo a dildi e strapon, cercava di imitarli con la stessa solerzia con una vergine alle prime armi ha cercato di imparare il sesso orale, guardando di nascosto un DVD con le amiche inesperte quanto lei.
Rinaldo la bloccava e frenava, ma lei finiva sempre per usare troppo i denti; la staccò da sé alla fine, tendola per la cosa la portò con se vicino alla poltrona sulla quale aveva appoggiato la borsa, che ora prese lasciandola cadere a terra di lato, poi risoluto con uno strappo secco che le fece fare un piccolo urlo, afferrò e strappò via il reggiseno a balconcino.
La donna lo anticipò rapidamente sfilandosi da sola il perizoma, cosa che fece comparire un sorriso compiaciuto nel padrone di casa.
A quel punto sprofondò nella poltrona e sempre trattenendola per la coda la riportò con la bocca dove era prima di interrompere, questa volta però prese con la mano libera il polso destro e si portò in dito indice di lei nella sua bocca – Fa con la tua lingua al mio cazzo quello che faccio io al tuo dito - , fu così che imparò a dare piacere ad un uomo in quel modo per la prima volta in vita sua.
Di tanto in tanto quando gli occhi di Lui si chiudevano per reclinare la testa indietro godendosi la sua bocca, Giovanna si portava la mano libera tra le gambe indugiando nella sua umidità, poi Rinaldo le lasciò libera anche l'altra mano per afferrare con entrambe la testa e iniziare una serie di affondi profondi, che a volte le mozzavano il respiro provocando qualche conato, ma era eccitata come non lo era mai stata prima e non solo per quantità ma sopratutto per la diversità degli stimoli.
E quando alla fine lo sentiì pulsare in bocca e gemere rumorosamente , seppe che stava per venire, pensò anche di staccarsi, ma Rinaldo le trattenne la testa venendole in bocca.
Senza neppure rendersene conto aveva iniziato a deglutire quella crema calda , nell'intento di sentirne il meno possibile il sapore, ma lui le fece ripulire tutto facendosi leccare.
Lui si chinò a baciarla – Brava! Mi sei piaciuta! - Lei la Mistress algida aveva fatto un pompino con ingoio come la squallida delle schiavette, ed ora una sorta di brivido d'orgoglio la pervadeva per il complimento di quell'aguzzino stronzo e ricattatore?
La fece alzare e le passò la mano tra le gambe, soddisfatto di quello che trovò si portò le dita alla bocca compiaciuto, la prese per mano, mentre con quella libera raccolse la cintura, la guidò in camera da letto, forse lei avrebbe dovuto chiedere cosa sarebbe successo ora, ma il cuore era in tumulto e l'eccitazione ormai era salita al cervello voleva solo continuare a cavalcare quel turbine di sensazione ed eccitazione che l'aveva pervasa.
Giovanna entrò nella piccola camera matrimoniale: su un lato troneggiava l'armadio con le porte tutte a specchiera che facevano apparire la stanza assai più grande, dinanzi il letto dove a quattro lati erano già pronti i lacci di costrizione.
Non disse una parola quando lui le lasciò libero la mano, senza dire nulla salì su di esso ponendosi a carponi al centro e attese; dal canto suo l'uomo non fece nulla per un lunghissimo istante, tanto che, dopo un esitazione, la donna si girò a guardarlo, lui era lì fermo in piedi, nudo che la fissava, poi come se si fosse ridestato all'improvviso iniziò a immobilizzarla, non prima però di averle messo alcuni cuscini sotto la pancia.
Attese pazientemente che la prima sferzata della cintura lambisse la sua schiena, per continuare sui glutei, i fianchi sfiorando i seni di lato colpendo anche i capezzoli.
All'inizio contò mentalmente i colpi, come aveva sempre fatto fare invece a voce alta ai suoi schiavi, ma poi perse il conto e si rese conto di desiderare proprio questo.
La cintura lasciò il passo al flogger e poi ancora alla cintura, mentre il tutto veniva inframmentato dall'uso di alcuni sextoys , fino a culminare con la monta del suo uomo dentro la fica.
No non era semplicemente essere scopata, stava venendo montata con una rozza brutalità, ma non si era mia sentita così libera, e sarebbe venuta di li a poco fragorosamente, ma Rinaldo aveva in mente altro.
Interruppe la monta uscendo rapidamente da lei e sostituì il suo cazzo con un vibratore, Giovanna sentì il suo sedere toccato nel solco di qualcosa di viscido e freddo, prima di sentire le dita introdursi nel suo buchetto stretto.
Ebbe paura, tutto ma il culo no! - Ti prego il culo no! Ti prego! -
L'uomo sordo ad ogni sua richiesta le muoveva il dito dentro – Rilassati, avverrà comunque e avverrà oggi – la paura iniziò a condividere gli spazi con una nuova eccitazione.
Le dita divennero due e Giovanna iniziò con molta molta fatica a rilassarsi iniziando a provare anche un sottile piacere crescente da quella penetrazione, aiutata anche dalla stimolazione del vibratore sul clitoride.
Al terzo dito ebbe un attimo di irrigidimento, inarcò la schiena ma non si sottrasse...ormai era pronta, Rinaldo dopo alcuni minuti accostò la cappella al buco sfregandone la sommità nel solco e poi risoluto puntò alla rosellina spingendo senza recedere.
Sprofondò dentro di lei all'improvviso, mentre dovette tenersi per non perdere l'equilibrio e penetrarla sino alla radice di colpo; si assestò un attimo poi lentamente riprese a sprofondarle dentro.
Dal canto suo Giovanna sentiva le sue pareti dell'ano dilatarsi e tendersi come mai prima, il dolore cresceva ma era ancora sopportabile, quello che invece la stupiva era la sensazione di riempimento.
Rinaldo non attese molto ed iniziò a muoversi, nonostante qualche flebile gemito di protesta della donna, che però stava godendo anche per il vibratore nella fica.
Fu questione di istanti e lo switch iniziò a montarla come nella più classica delle pecorine, con annessi sonori sculaccioni, che le facevano contrarre il culo, ma con le gambe bloccate dai lacci, più che stringere i glutei e inarcare la schiena non poteva.
Come la rottura di una diga, ogni cosa perse senso per essere travolta solo da un eccitazione egoista e prepotente che esigeva piacere, fregandosene di ruoli e convenzioni e i gemiti lasciarono posto a parole e richieste che mai avrebbe sognato sarebbero uscite dalla sua bocca.
- aprimi! dai aprimi rompimi il culo! Fottimi sono la tua lurida schiava, solo una cagna insegnami a godere così! -
Quel torrente di parole continue inframmezzate da gemiti accesero ancora di più l'eccitazione di Rinaldo che continuò a montarla senza alcuna pietà.
Se l'avessero vista ora i suoi slave, la sadica algida e altera Mistress, stravolta e scopata come una donna qualsiasi in preda alle voglie della carne...
Giovanna esplose in un orgasmo distruttivo, venne con un lungo rantolo che la svuotò di ogni energia facendola afflosciare sui cuscini, senza che per questo Rinaldo le desse la benchè minima requie; lui doveva ancora venire e quindi continuava a martellarle il culo ancora, mentre il vibratore continuava a lavorare il clitoride della donna preparando un secondo orgasmo.
Ancora una volta lei lo anticipò infradiciando ulteriormente le lenzuola di umori colando giù per le cosce sino alle ginocchia e tutt'intorno, pochi secondo dopo fù la volta dell'uomo che le riempì gli intestini di sborra e finendo poi per accasciarsi sulla schiena sudata di lei.
Rimasero così prima che lui iniziasse a ritrarsi uscendo, qualcosa di caldo e vischioso prese a scorrere giù per le gambe, immaginò cosa fosse; accaldata e sudata, sporca di sperma riuscì girando il capo a vedersi riflessa nello specchio: oscena, aperta, esposta eppure meravigliosa ed eccitante, si sorprese a desiderare quella donna che vedeva riflessa.
Rinaldo fu di parola ala sua filosofia switch e la liberò per una doccia che rinfrancò entrambi, e poi prese il suo posto, ma non prima di aver tirato fuori dal cassetto uno strapon con imbragatura.
Giovanna lo guardò mentre si poneva la dove era stata lei attendendo che lo iniziasse ad usare nel medesimo modo, ora avrebbe potuto legarlo, immobilizzarlo, anche imbavagliarlo con la ballgag e poi iniziare a rovistare in giro per casa alla ricerca della microsd.
Si avrebbe potuto farlo … ma non lo fece, indossò lo strapon e continuò la sessione, lo colpì con furia e piacere, poi lo possedette con forza, un pizzico di sadismo e brutalità, disegnò con le unghie ragnatele traverse sulla sua schiena...
Fece tutto questo con una coscienza nuova, con calma assaporandone ogni istante, ed alla fine lo liberò... e scoparono...si una scopata vanilla... quale blasfemia...
E quando dopo l'ennesima doccia tornarono in camera da letto, accettare di passare lì la notte non le sembrò affatto una brutta idea.
Si svegliò tardi la mattina seguente, lui era già uscito, solo un biglietto e una busta chiusa.
Sul biglietto c'era scritto : “Sei stata ai patti nella busta c'è la tua microsd, più un extra per te ma apri quando sei sola, la colazione è di là in cucina, quando esci tirati dietro la porta”.
Fece colazione e arrivò in ritardo al lavoro, la busta rimase per tutto il giorno dentro la sua borsa, sicura che contenesse quello che lui le aveva detto avrebbe contenuto, mentire non avrebbe avuto senso, certo poteva avere una copia, ma qualcosa dentro di lei era cambiato e si accorse che aveva perso importanza.
La sera finalmente a casa dopo la doccia, passando dinanzi alla sedia dove aveva appoggiato la borsa, vide l'angolo della busta spuntare dall'apertura, la afferrò dirigendosi in sala e sprofondando sul divano.
Picchettò l'involucro con una mano sull'altra, pensosamente per alcuni minuti, inseguendo i pensieri sulla sera prima, il seno le faceva ancora male per le intemperanze del suo amante, lo sfiorò con la mano e poi prese la busta e l'aprì.
Due Microsd, la prima la riconobbe, era quella della sua videocamera, la seconda no; prese l'adattatore inserì la seconda all'interno e accese il pc, vide ancora una volta sé stessa, la nuova sé stessa e la mano lentamente iniziò a scivolare tra le gambe.
Durante l'incontro, quando Rinaldo l'aveva switchata, aveva perso il controllo come dominante, ma sopratutto aveva perso il controllo di sé.
Al solo ripensarci a volte nella solitudine della sua stanza da letto lasciava le mani correre sui pochi lividi che stavano sbiadendo e poi verso la sua fica che era invariabilmente umida, memore di come si era bagnata senza ritegno alcuno durante la sessione; il turbamento lasciava invariabilmente il passo passo ad un eccitazione violenta e scomposta che la costringeva a masturbarsi, gemendo come una schiavetta qualsiasi...
Una schiavetta qualsiasi... questo era divenuta? Si era liquefatta passando dal dolore al piacere con una rapidità e naturalezza che non riusciva ad accettare.
Per distrarsi accese il computer ed andò sul sito BDSM che era solita frequentare, diede una scorsa alla posta, rispose ad un paio di postulanti che si proponevano come suoi slave, e poi si fece un giretto nella Gallery multimediale, dove gli utenti postavano le loro immagini e filmati delle sessioni.
Scorreva le immagini alla ricerca di ispirazione, quando ne vide una che la colpì come uno schiaffo in faccia: una donna ripresa di lato giaceva sdraiata e immobilizzata da quattro corde, la testa era girata e non era riconoscibile, su un fianco vicino al seno sinistro si evidenziava una striscia rossa.
Un brivido le percorse la schiena, guardò spasmodicamente l'immagine analizzando ogni particolare: il letto, le lenzuola, la porta del bagno che si intravedeva in secondo piano, la specchiera, si rese conto che non c'erano dubbi: era lei.
La foto non era sola, un altra la ritraeva mentre oscenamente dilatata era penetrata dal grosso dildo che lei avrebbe voluto mettere invece nel culo di Rinaldo, ma anche qui il suo corpo la tradiva, e mentre guardava l'immagine ipnotica la mano le corse tra le gambe a toccarsi.
Era stata violata ed usata contro la sua volontà, o meglio, lei aveva pensato di cavarsela con poco e gestire quell'uomo come qualsiasi altro, ma non era andata come aveva programmato, ed ora la sua reputazione era in pericolo.
Guardò spasmodicamente ancora la fotografia alla ricerca di particolari che potessero tradirne la sua identità e non ne trovò, ma non si poteva mai dire,: era completamente nuda, nessuna collana o bracciale che portava abitualmente, non aveva tatuaggi... era salva per il momento.
Meccanicamente prese il cellulare e compose il numero di Rinaldo, quello stronzo l'avrebbe sentita, oh se l'avrebbe sentita! Ma come si permetteva lei era una Mistress! Lei aveva una reputazione nell'ambiente! Non le aveva mica dato il suo permesso! Ma il numero non rispondeva e il cellulare risultava non raggiungibile.
Dopo diversi tentativi si risolse di abbandonare l'intento, e forse convenne tra sé e sé che avendo Rinaldo ancora in mano il filmato dal quale provenivano le foto, magari farlo incazzare poteva non essere una grande idea.
Passò ancora un intero giorno, scandito in un misto di rabbia, frustrazione, paura ed eccitazione il tutto in uno scomposto ma continuo susseguirsi che le tolse anche diverse ore di sonno.
A metà mattinata il cell vibra durante una riunione di lavoro, normalmente aspetterebbe per guardare la notifica in ingresso, ma è stanca e deconcentrata da giorni ormai e, senza prendersi troppo in giro, dopo quello che ha scoperto spera sia Rinaldo.
Il fato pare avere pietà di lei, è proprio lo switch, l'infame stronzo che l'ha messa in questo stato di prostrazione, semplicemente le dice che la chiamerà all'ora di pranzo, per decidere quando si incontreranno per la prossima sessione.
Giovanna stringe in mano il cellulare sino quasi a fare sbiancare le nocche e solo l'eco del suo nome da un angolo remoto della sua attenzione la ridesta, un collega la sta chiamando in causa, cerca di riprendere un minimo di dominio di sé stessa e caccia l'apparecchio nella borsa.
L'ora della pausa pranzo arriva, Giovanna decide di scendere al bar sotto l'ufficio per prendersi qualcosa da mangiare, guarda nervosamente il cellulare che non squilla nell'ascensore, lo ripone di nuovo in borsa e quando le porte si aprono, attraversa l'atrio verso l'uscita, quando sente una mano sulla spalla che la blocca.
Rinaldo è lì, quasi strafottente, il sorriso quasi un taglio obliquo nel volto sornione, sa di averla in pugno e vuole che sappia che la sua stretta è ben salda.
Lo affronta subito - Cosa vuoi ? Ho visto le foto... sei uno stronzo – vorrebbe urlare ma il tono di voce è basso e sibilante, non sono soli e non vuole attirare l'attenzione degli astanti.
Rinaldo la fissa per un lungo istante negli occhi ...poi scuote leggermente la testa come per scacciare un pensiero, risponde il suo tono è basso, calmo, fermo tranquillo – Giovanna avevi bisogno di una lezione, ma non mi sembra ti sia dispiaciuta, anzi... devo farti una copia del video così che tu possa renderti conto di quanto fossi coinvolta e rinfrescarti la memoria? -
“Stronzo! “ ripete tra se Giovanna, arrabbiata non sa più quanto nemmeno lei, se per il fatto che era vero o per il fatto di averla switchata a tradimento .
- Senti bellimbusto io sono una Mistress con una certa reputazione e tu... - non termina la frase, Rinaldo la bacia ficcandole la lingua in bocca, lei è combattuta se respingerlo o...sì oppure...è “quell'oppure” nell'istante stesso in cui lo prende in considerazione a gelarla, a spingerla a pensare di rispondere a quel bacio, ma quando si è quasi risolta, l'uomo si stacca da lei.
- Tu una Mistress? Fammi il piacere! Dovresti ringraziarmi per averti fatto riscoprire cosa significa essere una donna e non la caricatura di un maschio etero che si spaccia per Master per rimediare scopatine facili, ripensandoci forse qualche foto non è bastata ti serve vedere di più di quanto hai dato... -
Giovanna ora è terrorizzata, la sua maschera di alterigia e stizza cade sgretolandosi dinanzi a questa possibilità, di vedersi così, di essere mostrata finanche riconosciuta.
- No ti prego … -
Rinaldo la guarda ridacchiando – Stai tranquilla, non sono come te non esibisco trofei, non mostro i miei slave in foto per scaricarli e passare alla prossima sessione con altri disperati, quello lo fai tu, però... -
Giovanna pende dalle sue labbra - ...Però? -
L'uomo sempre sornione – Però dovrai guadagnartelo stasera -
La donna vorrebbe reagire, schiaffeggiarlo, insultarlo, ma non è più solo la paura di attirare l'attenzione, ma una sorta di strana eccitazione che la pervade – stasera non posso, ho un impegno-
Prova ad improvvisare una scusa, ma non deve essere molto credibile dalla faccia ilare di Rinaldo, l'uomo le mette in mano un biglietto da visita e la saluta senza dire altro a parte un – alle 21 e sii puntuale, preparati!-
La donna rimane inebetita con il biglietto in mano, solo un indirizzo scritto a mano e l'ora: 21:00 interno A23.
Arrivare alle 17:00 ora in cui termina il suo turno di lavoro, è una tortura, non c'è verso di concentrarsi, arrivata a casa e conscia che non può dribblare l'appuntamento, inizia a prepararsi con una certa cura, cosa alla fine finisce per sorprendere lei stessa.
Prima un lungo bagno caldo e rilassante, un lungo sguardo nuda di sé stessa dinanzi allo specchio.
L'attenzione con cui sceglie l'intimo semplice ma d'effetto, un abito lungo e semplice con uno spacco laterale, che la clemenza di questo settembre ancora permette.
Il trucco leggero e discreto, ed i capelli legati in una treccia lunga che lascia ricadere in avanti sulla spalla, si riguarda allo specchio e si trova bella, anche se una bellezza diversa in quella a cui aveva sempre cercato di aspirare, “Cosa stai facendo?” mormora tra le labbra a sé stessa.
Manca ancora un ora all'appuntamento e ci vogliono non più di venti minuti per giungere al luogo dell'appuntamento, si gira e guarda il computer spento, potrebbe collegarsi, entrare nel sito leggere un po', ma inspiegabilmente in questo momento la cosa la innervosisce, si risolve allora di uscire di casa e girare in auto un po' senza meta per la città, nonostante questo arriva con cinque minuti di anticipo, che sceglie di attendere in auto ferma parcheggiata poco lontano dall'indirizzo.
Si guarda nervosamente di nuovo nello specchietto retrovisore, tira fuori la trousse del trucco mentre guarda i suoi occhi guardarla a sua volta e la rimette a posto senza aprirla nella borsa.
Chiude la macchina mentre si avvia un po' malferma sui passi verso il portone del palazzo, nella sua preparazione ha un po' esagerato osando su un paio di scarpe con un tacco che non aveva mai sfidato prima.
Suona il campanello mentre una domanda le gira in testa, il suo atteggiamento è dovuto al bisogno di rifarsi dare indietro quella microsd di memoria o c'è dell'altro? Solo il secco schiocco dell'apriporta e la voce di Rinaldo dal citofono con un “Sali”.
Giunge alfine sulla porta di casa, un respiro profondo ed entra, l'ambiente è accogliente e caldo, lui la saluta cordiale e le chiede se ha già mangiato, si sente presa in contropiede, vorrebbe dirle che non è li per quello ma solo perché lui l'ha costretta...ma è veramente così? Ed invece le risponde negativamente.
Rinaldo come lo sapesse ha apparecchiato in cucina per due, prende la sua borsa e camminando scalzo sino al salottino attiguo, la poggia su una poltrona, poi la fa accomodare a tavola: Linguine ai frutti di mare.
Giovanna mangia e scopre di avere fame, e la pasta è fatta davvero molto bene, lui la guarda mangiare, la conversazione è rada fatta di poche parole e annaffiata da un vino bianco profumato e gelato, che però la scalda non appena le attraversa la gola, dandole un piacevole senso di lieve stordimento.
Caffè e un limoncello per lei, il padrone di casa indulge invece in un paio di dita di Bas Armagnac che consumano nel suo piccolo salottino pieno di foto dei suoi viaggi.
- Bene adesso spogliati – la frase arriva come una fucilata, come un fulmine a ciel sereno, Giovanna incassa aprendo leggermente le labbra per dire qualcosa, che poi però non esce e ricaccia indietro.
Gli ha già concesso tanto e non vuole concedergli oltre, lo guarda ben fisso negli occhi mentre si tira giù la piccola cerniera laterale e scosta le spalline del vestito, lasciando che si afflosci a terra intorno ai suoi piedi, lui la guarda con quello strano luccichio negli occhi... lo stesso della volta scorsa che le fa percorrere la schiena da un brivido.
- adesso vieni qui e spogliami -
Giovanna solo in intimo e scarpe, avanza verso di lui e dopo una breve esitazione inizia ad aprire la camicia sbottonandola, per poi passare ad aprire la cintura, l'uomo le blocca le mani – sfilala dai passanti ...servirà dopo quella -
La donna esegue con un lieve tremolio d'eccitazione, la respirazione aumenta insieme al suo ritmo cardiaco, i pantaloni vengono aperti e lasciati cadere a terra, rimangono solo gli slip di lui.
Le unghie dei pollici raschiano leggermente la pelle dei fianchi di Rinaldo mentre si insinuano sotto l'elastico per spingerli giù, l'uomo stringe leggermente i denti, Giovanna lo guarda in viso mentre si abbassa, una piccola soddisfazione nei confronti dello switch.
Il suo cazzo balza fuori semieretto passando a qualche centimetro dal viso di lei mentre finisce di guidare l'intimo dell'uomo sino alle caviglie che lui scalza via con un movimento alternato dei piedi.
China dinanzi a Lui, la cappella a poco più di una decina di centimetri dal viso, la mano di Rinaldo si alza per cingere la sua treccia si lato.
Giovanna si sorprende a provare una sorta di sentimento di sollievo quasi...gratitudine? La mano la spinge verso il cazzo e lei, lei che si era sempre rifiutata di fare un pompino, lei che si vantava di aborrire l'idea stessa del rischio di avere in bocca il seme dei suoi uomini, lei dischiuse le labbra.
Dapprima un piccolo bacio sulla punta, e poi l'ingoio risoluto dell'asta.
Alle soglie dei quarantanni non aveva mia fatto un pompino completo, certo aveva visto i suoi slave farlo a dildi e strapon, cercava di imitarli con la stessa solerzia con una vergine alle prime armi ha cercato di imparare il sesso orale, guardando di nascosto un DVD con le amiche inesperte quanto lei.
Rinaldo la bloccava e frenava, ma lei finiva sempre per usare troppo i denti; la staccò da sé alla fine, tendola per la cosa la portò con se vicino alla poltrona sulla quale aveva appoggiato la borsa, che ora prese lasciandola cadere a terra di lato, poi risoluto con uno strappo secco che le fece fare un piccolo urlo, afferrò e strappò via il reggiseno a balconcino.
La donna lo anticipò rapidamente sfilandosi da sola il perizoma, cosa che fece comparire un sorriso compiaciuto nel padrone di casa.
A quel punto sprofondò nella poltrona e sempre trattenendola per la coda la riportò con la bocca dove era prima di interrompere, questa volta però prese con la mano libera il polso destro e si portò in dito indice di lei nella sua bocca – Fa con la tua lingua al mio cazzo quello che faccio io al tuo dito - , fu così che imparò a dare piacere ad un uomo in quel modo per la prima volta in vita sua.
Di tanto in tanto quando gli occhi di Lui si chiudevano per reclinare la testa indietro godendosi la sua bocca, Giovanna si portava la mano libera tra le gambe indugiando nella sua umidità, poi Rinaldo le lasciò libera anche l'altra mano per afferrare con entrambe la testa e iniziare una serie di affondi profondi, che a volte le mozzavano il respiro provocando qualche conato, ma era eccitata come non lo era mai stata prima e non solo per quantità ma sopratutto per la diversità degli stimoli.
E quando alla fine lo sentiì pulsare in bocca e gemere rumorosamente , seppe che stava per venire, pensò anche di staccarsi, ma Rinaldo le trattenne la testa venendole in bocca.
Senza neppure rendersene conto aveva iniziato a deglutire quella crema calda , nell'intento di sentirne il meno possibile il sapore, ma lui le fece ripulire tutto facendosi leccare.
Lui si chinò a baciarla – Brava! Mi sei piaciuta! - Lei la Mistress algida aveva fatto un pompino con ingoio come la squallida delle schiavette, ed ora una sorta di brivido d'orgoglio la pervadeva per il complimento di quell'aguzzino stronzo e ricattatore?
La fece alzare e le passò la mano tra le gambe, soddisfatto di quello che trovò si portò le dita alla bocca compiaciuto, la prese per mano, mentre con quella libera raccolse la cintura, la guidò in camera da letto, forse lei avrebbe dovuto chiedere cosa sarebbe successo ora, ma il cuore era in tumulto e l'eccitazione ormai era salita al cervello voleva solo continuare a cavalcare quel turbine di sensazione ed eccitazione che l'aveva pervasa.
Giovanna entrò nella piccola camera matrimoniale: su un lato troneggiava l'armadio con le porte tutte a specchiera che facevano apparire la stanza assai più grande, dinanzi il letto dove a quattro lati erano già pronti i lacci di costrizione.
Non disse una parola quando lui le lasciò libero la mano, senza dire nulla salì su di esso ponendosi a carponi al centro e attese; dal canto suo l'uomo non fece nulla per un lunghissimo istante, tanto che, dopo un esitazione, la donna si girò a guardarlo, lui era lì fermo in piedi, nudo che la fissava, poi come se si fosse ridestato all'improvviso iniziò a immobilizzarla, non prima però di averle messo alcuni cuscini sotto la pancia.
Attese pazientemente che la prima sferzata della cintura lambisse la sua schiena, per continuare sui glutei, i fianchi sfiorando i seni di lato colpendo anche i capezzoli.
All'inizio contò mentalmente i colpi, come aveva sempre fatto fare invece a voce alta ai suoi schiavi, ma poi perse il conto e si rese conto di desiderare proprio questo.
La cintura lasciò il passo al flogger e poi ancora alla cintura, mentre il tutto veniva inframmentato dall'uso di alcuni sextoys , fino a culminare con la monta del suo uomo dentro la fica.
No non era semplicemente essere scopata, stava venendo montata con una rozza brutalità, ma non si era mia sentita così libera, e sarebbe venuta di li a poco fragorosamente, ma Rinaldo aveva in mente altro.
Interruppe la monta uscendo rapidamente da lei e sostituì il suo cazzo con un vibratore, Giovanna sentì il suo sedere toccato nel solco di qualcosa di viscido e freddo, prima di sentire le dita introdursi nel suo buchetto stretto.
Ebbe paura, tutto ma il culo no! - Ti prego il culo no! Ti prego! -
L'uomo sordo ad ogni sua richiesta le muoveva il dito dentro – Rilassati, avverrà comunque e avverrà oggi – la paura iniziò a condividere gli spazi con una nuova eccitazione.
Le dita divennero due e Giovanna iniziò con molta molta fatica a rilassarsi iniziando a provare anche un sottile piacere crescente da quella penetrazione, aiutata anche dalla stimolazione del vibratore sul clitoride.
Al terzo dito ebbe un attimo di irrigidimento, inarcò la schiena ma non si sottrasse...ormai era pronta, Rinaldo dopo alcuni minuti accostò la cappella al buco sfregandone la sommità nel solco e poi risoluto puntò alla rosellina spingendo senza recedere.
Sprofondò dentro di lei all'improvviso, mentre dovette tenersi per non perdere l'equilibrio e penetrarla sino alla radice di colpo; si assestò un attimo poi lentamente riprese a sprofondarle dentro.
Dal canto suo Giovanna sentiva le sue pareti dell'ano dilatarsi e tendersi come mai prima, il dolore cresceva ma era ancora sopportabile, quello che invece la stupiva era la sensazione di riempimento.
Rinaldo non attese molto ed iniziò a muoversi, nonostante qualche flebile gemito di protesta della donna, che però stava godendo anche per il vibratore nella fica.
Fu questione di istanti e lo switch iniziò a montarla come nella più classica delle pecorine, con annessi sonori sculaccioni, che le facevano contrarre il culo, ma con le gambe bloccate dai lacci, più che stringere i glutei e inarcare la schiena non poteva.
Come la rottura di una diga, ogni cosa perse senso per essere travolta solo da un eccitazione egoista e prepotente che esigeva piacere, fregandosene di ruoli e convenzioni e i gemiti lasciarono posto a parole e richieste che mai avrebbe sognato sarebbero uscite dalla sua bocca.
- aprimi! dai aprimi rompimi il culo! Fottimi sono la tua lurida schiava, solo una cagna insegnami a godere così! -
Quel torrente di parole continue inframmezzate da gemiti accesero ancora di più l'eccitazione di Rinaldo che continuò a montarla senza alcuna pietà.
Se l'avessero vista ora i suoi slave, la sadica algida e altera Mistress, stravolta e scopata come una donna qualsiasi in preda alle voglie della carne...
Giovanna esplose in un orgasmo distruttivo, venne con un lungo rantolo che la svuotò di ogni energia facendola afflosciare sui cuscini, senza che per questo Rinaldo le desse la benchè minima requie; lui doveva ancora venire e quindi continuava a martellarle il culo ancora, mentre il vibratore continuava a lavorare il clitoride della donna preparando un secondo orgasmo.
Ancora una volta lei lo anticipò infradiciando ulteriormente le lenzuola di umori colando giù per le cosce sino alle ginocchia e tutt'intorno, pochi secondo dopo fù la volta dell'uomo che le riempì gli intestini di sborra e finendo poi per accasciarsi sulla schiena sudata di lei.
Rimasero così prima che lui iniziasse a ritrarsi uscendo, qualcosa di caldo e vischioso prese a scorrere giù per le gambe, immaginò cosa fosse; accaldata e sudata, sporca di sperma riuscì girando il capo a vedersi riflessa nello specchio: oscena, aperta, esposta eppure meravigliosa ed eccitante, si sorprese a desiderare quella donna che vedeva riflessa.
Rinaldo fu di parola ala sua filosofia switch e la liberò per una doccia che rinfrancò entrambi, e poi prese il suo posto, ma non prima di aver tirato fuori dal cassetto uno strapon con imbragatura.
Giovanna lo guardò mentre si poneva la dove era stata lei attendendo che lo iniziasse ad usare nel medesimo modo, ora avrebbe potuto legarlo, immobilizzarlo, anche imbavagliarlo con la ballgag e poi iniziare a rovistare in giro per casa alla ricerca della microsd.
Si avrebbe potuto farlo … ma non lo fece, indossò lo strapon e continuò la sessione, lo colpì con furia e piacere, poi lo possedette con forza, un pizzico di sadismo e brutalità, disegnò con le unghie ragnatele traverse sulla sua schiena...
Fece tutto questo con una coscienza nuova, con calma assaporandone ogni istante, ed alla fine lo liberò... e scoparono...si una scopata vanilla... quale blasfemia...
E quando dopo l'ennesima doccia tornarono in camera da letto, accettare di passare lì la notte non le sembrò affatto una brutta idea.
Si svegliò tardi la mattina seguente, lui era già uscito, solo un biglietto e una busta chiusa.
Sul biglietto c'era scritto : “Sei stata ai patti nella busta c'è la tua microsd, più un extra per te ma apri quando sei sola, la colazione è di là in cucina, quando esci tirati dietro la porta”.
Fece colazione e arrivò in ritardo al lavoro, la busta rimase per tutto il giorno dentro la sua borsa, sicura che contenesse quello che lui le aveva detto avrebbe contenuto, mentire non avrebbe avuto senso, certo poteva avere una copia, ma qualcosa dentro di lei era cambiato e si accorse che aveva perso importanza.
La sera finalmente a casa dopo la doccia, passando dinanzi alla sedia dove aveva appoggiato la borsa, vide l'angolo della busta spuntare dall'apertura, la afferrò dirigendosi in sala e sprofondando sul divano.
Picchettò l'involucro con una mano sull'altra, pensosamente per alcuni minuti, inseguendo i pensieri sulla sera prima, il seno le faceva ancora male per le intemperanze del suo amante, lo sfiorò con la mano e poi prese la busta e l'aprì.
Due Microsd, la prima la riconobbe, era quella della sua videocamera, la seconda no; prese l'adattatore inserì la seconda all'interno e accese il pc, vide ancora una volta sé stessa, la nuova sé stessa e la mano lentamente iniziò a scivolare tra le gambe.
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