Lezioni di anatomia
di
scopertaeros69
genere
etero
Lezioni di Anatomia
Ti guardo immobile, distesa sulle coltri di lenzuola devastate, che fanno da curioso contrasto al tuo respirare calmo e placido, da muoverti impercettibilmente, tanto da lasciarmi dubitare tu sia ancora viva.
Devo toccarti, sfiorare una spalla, non per svegliarti, ma per avere la sensazione che tu stia dormendo, che tu non sia un illusione, una beffa della mia mente, le ultime vestigia del ricordo di un sogno troppo vivido, troppo bello e quindi crudele al giorno.
Non lo sei, la tua pelle è calda, , ed allora mi avvicino, per portare alle mie narici il tuo afrore, che nulla sa più del sapone della doccia, dello sciampo per capelli, ma al contrario è come se ti fossi lavata di dosso tutto per riappropriarti di un tuo odore.
Mi dai la schiena riversa su un lato, con le braccia protese in avanti, come un naufrago incosciente che ha raggiunto la spiaggia, i miei occhi accarezzano i tuoi capelli spettinati, che ora non ho il coraggio di toccare, per non svegliarti, poi scende alle tue scapole, tra le quali spesso mi sono fermato con le labbra, prima di passare centimetro dopo centimetro, millimetro dopo millimetro, in rassegna ogni disco della tua colonna vertebrale con le labbra.
Tutto questo però non mi distoglie da quel tratto che dall'attaccatura del braccio scende e risale, lungo i tuoi fianchi, cosi apparentemente delicati, che ho accarezzato, afferrato nell'impeto della carne, a volte morso nella foga della fame, che spesso ho per te, di te.
E poi giù...giù sino al tuo culo rotondo e provocante, morbido seduttore di ogni mia lascivia, che ho diviso ulteriormente con la ruvida umidità della mia lingua, facendoti, ribellare, sospirare, gemere, prima di passare ad un altro piacere.
Scosto le lenzuola, la temperatura mi è alleata, e snudo le tue gambe, i tuoi piedi.
Le tue cosce ...calde e succulente, che ho unito alle mie, rifugio delle mie nel nostro riposo notturno, calde profumate e appiglio delle mie mani, punto di partenza per i tuoi fianchi.
Il viaggio continua ed ormai da qualche istante non sono più soltanto i miei occhi a sfiorarti, le dita viaggiano verso le tue ginocchia, che tante volte si sono piegate al nostro piacere, continuano lungo i polpacci tonici che ho impugnato anche stanotte, insieme alle tue caviglie ed infine, ultimi ma non ultimi, i tuoi piedi con le loro dita, che spesso ho accolto nella mia bocca per farti sobbalzare come un derviscio, sordo ad ogni tua protesta.
Nascosti al mio sguardo la tua bocca, che riavrò presto, non appena la luce forzerà le tue palpebre, il tuo mento che mordicchierò, prima di assalire il tuo collo, da cui in punta di labbra ho ascoltato il tuo cuore danzare a ritmi diversi e le spalle.
Il tuo seno, presso cui la mia mano ha riposato per tutta la notte coperta dalla tua, e bacio dopo bacio troverei il tuo ombelico, minuscola oasi sul quale attardarmi prima di raggiungere l'oasi della tua fica incuneata e protetta dalle colline delle tue cosce.
Quasi a leggermi nel pensiero, ora ti giri e ti mostri di fronte, no non eri un sogno, sei reale quanto il mio desiderio di te, un impercettibile linea liquida e sottile s forma tra le tue palpebre.
“Buongiorno...” ti auguro sottovoce
Sorridi con gli occhi semichiusi, “Già sveglio?”
“Già da un po', ti stavo guardando”
Altro sorriso la mano si tende a cingere la mia guancia, ed io mi avvicino per far incontrare le nostre bocche.
Un tuo seno mi sfiora il petto, i capezzoli si incontrano in punta di fioretto, creando una sorta di piccolo sollettico.
Quasi con sorpresa, il calore della tua mano circonda il cazzo semieretto.
“Ti voglio”, potrei dire forse altro?
Gli occhi si aprono del tutto, cercando i miei, così vicini da essere quasi impossibile mettere a fuoco l'immagine, un sorriso che più che vedere posso percepire sulle mie labbra, forzate a seguire le tue.
Ti guardo immobile, distesa sulle coltri di lenzuola devastate, che fanno da curioso contrasto al tuo respirare calmo e placido, da muoverti impercettibilmente, tanto da lasciarmi dubitare tu sia ancora viva.
Devo toccarti, sfiorare una spalla, non per svegliarti, ma per avere la sensazione che tu stia dormendo, che tu non sia un illusione, una beffa della mia mente, le ultime vestigia del ricordo di un sogno troppo vivido, troppo bello e quindi crudele al giorno.
Non lo sei, la tua pelle è calda, , ed allora mi avvicino, per portare alle mie narici il tuo afrore, che nulla sa più del sapone della doccia, dello sciampo per capelli, ma al contrario è come se ti fossi lavata di dosso tutto per riappropriarti di un tuo odore.
Mi dai la schiena riversa su un lato, con le braccia protese in avanti, come un naufrago incosciente che ha raggiunto la spiaggia, i miei occhi accarezzano i tuoi capelli spettinati, che ora non ho il coraggio di toccare, per non svegliarti, poi scende alle tue scapole, tra le quali spesso mi sono fermato con le labbra, prima di passare centimetro dopo centimetro, millimetro dopo millimetro, in rassegna ogni disco della tua colonna vertebrale con le labbra.
Tutto questo però non mi distoglie da quel tratto che dall'attaccatura del braccio scende e risale, lungo i tuoi fianchi, cosi apparentemente delicati, che ho accarezzato, afferrato nell'impeto della carne, a volte morso nella foga della fame, che spesso ho per te, di te.
E poi giù...giù sino al tuo culo rotondo e provocante, morbido seduttore di ogni mia lascivia, che ho diviso ulteriormente con la ruvida umidità della mia lingua, facendoti, ribellare, sospirare, gemere, prima di passare ad un altro piacere.
Scosto le lenzuola, la temperatura mi è alleata, e snudo le tue gambe, i tuoi piedi.
Le tue cosce ...calde e succulente, che ho unito alle mie, rifugio delle mie nel nostro riposo notturno, calde profumate e appiglio delle mie mani, punto di partenza per i tuoi fianchi.
Il viaggio continua ed ormai da qualche istante non sono più soltanto i miei occhi a sfiorarti, le dita viaggiano verso le tue ginocchia, che tante volte si sono piegate al nostro piacere, continuano lungo i polpacci tonici che ho impugnato anche stanotte, insieme alle tue caviglie ed infine, ultimi ma non ultimi, i tuoi piedi con le loro dita, che spesso ho accolto nella mia bocca per farti sobbalzare come un derviscio, sordo ad ogni tua protesta.
Nascosti al mio sguardo la tua bocca, che riavrò presto, non appena la luce forzerà le tue palpebre, il tuo mento che mordicchierò, prima di assalire il tuo collo, da cui in punta di labbra ho ascoltato il tuo cuore danzare a ritmi diversi e le spalle.
Il tuo seno, presso cui la mia mano ha riposato per tutta la notte coperta dalla tua, e bacio dopo bacio troverei il tuo ombelico, minuscola oasi sul quale attardarmi prima di raggiungere l'oasi della tua fica incuneata e protetta dalle colline delle tue cosce.
Quasi a leggermi nel pensiero, ora ti giri e ti mostri di fronte, no non eri un sogno, sei reale quanto il mio desiderio di te, un impercettibile linea liquida e sottile s forma tra le tue palpebre.
“Buongiorno...” ti auguro sottovoce
Sorridi con gli occhi semichiusi, “Già sveglio?”
“Già da un po', ti stavo guardando”
Altro sorriso la mano si tende a cingere la mia guancia, ed io mi avvicino per far incontrare le nostre bocche.
Un tuo seno mi sfiora il petto, i capezzoli si incontrano in punta di fioretto, creando una sorta di piccolo sollettico.
Quasi con sorpresa, il calore della tua mano circonda il cazzo semieretto.
“Ti voglio”, potrei dire forse altro?
Gli occhi si aprono del tutto, cercando i miei, così vicini da essere quasi impossibile mettere a fuoco l'immagine, un sorriso che più che vedere posso percepire sulle mie labbra, forzate a seguire le tue.
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