L'ineffabile Master Frank vs la Dottoressa "Tanica"
di
scopertaeros69
genere
comici
Ho cercato più volte di assassinare Master Frank, ma non c'è nulla da fare, esattamente come la peperonata con salsiccia di mia suocera, dopo cena ritorna con prevedibile fatalismo. Non c'è niente da fare, la realtà mi innesca la fantasia con delirante dovizia, per non parlare di chi pensa di di porsi seriamente e innesca a sua volta un ilare entusiasmo del tutto non voluto. A questo punto non resta che cominciare la narrazione, ma appunto...da dove comincio? Forse ci sono! Siamo a Febbraio 2023... pensiamo al futuro allora... Ovviamente situazioni, nomi e luoghi sono stati cambiati per proteggere la privacy dei personaggi immaginari, semmai doveste riconoscervi, avete una vita molto complicata e dovreste farvi vedere da uno bravo.
C'era una volta o ci sarà...prima o poi...
Frank era sfatto, decisamente non ci aveva più l'età, ma il cuore e la testa, raramente danno retta a fegato, pisello e gambe, quindi, come ogni anno, da uomo di mondo di Cuneense adozione, quale era, dall'11 al 14 maggio 2023 si era recato per l'annuale raduno degli Alpini a Udine. La schiava lo aveva accompagnato, e con le tette strizzate dentro una camicia d'ordinanza a quadrettoni, sembrava più una procace boscaiola canadese che una simpatizzante delle penne nere, questo però non le aveva impedito di raccogliere numerosi consensi tra i portatori dei cappelli a punta, già ebbri di vino e grappa. Frank, tenuto a stecchetto dalla slave per i due mesi precedenti, consegnate chiavi, patente e carte di credito alla fedele sub, come un toro da rodeo alla festa di San Firmino (si non c'entra un cazzo, ma aggiunge pathos), si era lanciato all'assalto di ogni damigiana su carriola che circolava, mischiando i suoi racconti di "reminiscemenze" militari degne del Barone di Munchausen, a quelle già dilaganti tra gli astanti. Al terzo giorno di canti sguaiati goliardici, che trattavano di improbabili osterie, il Piave, il Capitan della Compagnia, le sue narrazioni erano degne del più improbabile viaggiatore del tempo, insomma un incrocio tra Doctor Who e John Rambo Shwarzenegger. Alla sera rientrava in albergo strisciando sui gomiti, alla schiava che si offriva di aiutarlo a rimettersi in piedi, fanfaronava che quando combatteva contro i giapponesi sul Carso, durante lo sbarco su Omah Beach, nell'offensiva della battaglia delle Fiandre, aveva fatto di peggio.
La donna per nulla impressionata, lo spedi sotto la doccia nella speranza che così si riavesse almeno parzialmente, allettata dalla possibilità di poter tirare lo sciacquone durante la di lui abluzione, al fine di migliorare il contatto con la realtà attraverso un intermezzo di acqua gelata, cosa che non mancò sadicamente di fare. Lo shock termico ebbe però un paio di effetti indesiderati tragicomici. La tragedia ebbe luogo durante il risciacquo delle parti basse: le acque del Mare di Barenz fuoriuscite dal doccino, bersagliarono come spilli artici la lumaca semicosciente, la ibernarono all'istante facendola ritrarre nel suo guscio fino a disgelo del pack, sfidando il global worming. La fredda sorpresa gli fece perdere l'equilibrio, costringendo Frank ad una spaccata a piedi nudi sul bagnato del piatto doccia, che avrebbe fatto invidia a Roberto Bolle. Tuttavia il piede sinistro, esattamente come un F-14 TomCat pilotato da un morto di sonno, che apponta su una portaerei timonata da un ubriaco su di un oceano in tempesta, andò lungo, schiantando rovinosamente il ditone contro il bordo di ceramica, proprio all'altezza della scritta "Pozzi Ginori". L'ululato che pervase l'aria, causò un certo scompiglio in una muta di lupi, vicino al Monte Grappa. Frattanto Frank, ripreso fiato, interruppe ogni relazione diplomatica con il Paradiso, il Pantheon norreno, greco/latino, egizio, indù e pure con Osho. La schiava accorsa al richiamo della foresta e vestita solo della camicia a quadroni, visibilmente deformata da un intera giornata di capezzoli intirizziti che avrebbero potuto cavare gli occhi ad un incauto sguardo, si prospettò il quadro di un Frank, umidiccio che saltellava su un piede, nudo, mentre si reggeva con le mani l'altro.
Il pollicione iniziò a gonfiare e a scurirsi, pulsando tipo quello di Willi il coyote quando ci passa sopra la corriera, la slave dovette faticare molto a convincerlo a prendere un taxi per andare al pronto soccorso . Frank asseriva, non a torto, che in giorni come quello, il pronto soccorso sarebbe stato intasato di alpini in coma etilico, insomma "un puttanaio" come ebbe a definirlo. Alla fine il dolore al pollicione ebbe la meglio.
Il taxi arrivò circa una decina di minuti dopo la chiamata della receptionist, Frank non volle che la Slave lo accompagnasse, non sapendo quanto si sarebbe potuto trattenere. Udine pareva la prima stagione di "The Walking dead ", con decine di alpini semi coscienti e felicemente avvinazzati che si aggiravano nelle tenebre.
Il pronto soccorso si presentava semideserto, l'addetta al triage all'entrata gli aveva assegnato un codice bianco, nonostante le proteste del nostro eroe, insieme ad una busta di ghiaccio chimico da mettere sopra l'estremità inferiore offesa, si consolò vedendo gli altri occupanti di una sala d'aspetto inaspettatamente semi deserta. Un ragazzo sui 25 anni con le stampelle che giocava con una consolle portatile a Mario Karts, un vecchio anossico corredato di un carrellino con una bombola di ossigeno da cui dipendeva, legato dal cordone ombelicale della mascherina.
Le ultime vestigia dell'efficienza asburgica, ebbe a pensare Frank, lasciandosi andare pesantemente su una poltroncina, con uno sbuffo. Si allentò i lacci della scarpa, si levò con cautela il calzino e vi posizionò sopra la sacca di ghiaccio chimico, reinfilandosi poi il calzino per tenerla ferma lì sopra. Meccanicamente rassegnato, allungò una mano su un tavolino dal quale lo occhieggiavano ammiccanti gli occhi di Cristiano Margioglio sulla copertina di un TV Sorrisi e Canzoni di Marzo 1972.
Trascorse alcuni minuti sfogliando con minuziosa attenzione la rivista, più che altro impegnato a impedire che gli si decomponesse tra le mani come i rotoli del Mar Morto, quando il rumore dell'apertura della porta degli ambulatori, richiamò la sua attenzione, a cui seguì un confuso vociare e gemere al di là di quella. Si era materializzata dinanzi ad essa, la figura di una donna in camice e mascherina, curiosamente indossava anche una cuffietta da sala operatoria completamente bianca a sola eccezione di un grosso pois rosso. Frank pensò ad una goccia di sangue, un brivido lo percorse lungo la schiena, brivido che ebbe a intensificarsi quando incrociò gli occhi della sanitaria. Gli era difficile capire sotto tutta quella stoffa se fosse o meno una donna avvenente, ma due cose gli furono subito chiare: 1) i suoi occhi avevano un che di inquietante ed esotico, e 2) non portava il reggiseno a giudicare da come i capezzoli puntavano sul camice che pareva essere più grande di un paio di misure. La dottoressa si guardò intorno spaziando sino a lui, poi con passo felpato come una volpe che si approssima furtiva ad un pollaio durante la festa della Fioritura dei Ciliegi (di Vignola, di nuovo non c'entra un cazzo, ma fa esotico per quelli di Bologna centro), gli si pose dinanzi occupando tutta la sua visuale.
"Mi segua passerotto!" Esclamò la nuova venuta, con un esotico accento che a Frank parve mongolo-bresciano.
Frank sorrise tra sé, al solito il suo fascino non risparmiava nessuna femmina, gli bastava essere guardato, perché fosse chiaro ad ogni donna che il sacro Graal della sessualità maschile era lui, e vabbè se proprio doveva si sarebbe sacrificato, la slave avrebbe atteso con trepidante ansia e gioiosa lasciva riconoscenza il suo ritorno. Zoppicando sul piede offeso segui la sculettante dottoressa oltre la porta di accesso degli ambulatori e poi attraverso una seconda oltre la quale, li accolse un corridoio freddamente illuminato. L'aria era rotta da alcuni gemiti e canti confusi, sicuramente qualche alpino ubriaco che aveva battuto la testa, pensò Frank.
Entrato o nello studio spartanamente arredato, una lampada rettangolare per le radiografie sulla destra, un lettino, sul quale fu invitato a distendersi, una scrivania, un paio di sedie e una vetrinetta di medicinali chiusa a chiave, di lato sulla destra un altra porta, che di sicuro dava accesso ad un altra stanza dalla quale provenivano dei rumori soffocati.
Cominciò a leggere le sue generalità dalla scheda compilata all'ingresso, "Frank le secca se ci diamo del Tu?".
"Certo che no! Anzi, dottoressa...?"
Lei si tolse la FFP2 rivelando una bocca sensuale e con un sorriso meditabondo, sottilmente beffardo e maliziosamente crudele. "Dottoressa Tanaka". I due si scambiarono un sorriso compiaciuto, Frank si fece un film di quella serata, dove al termine della visita la dottoressa lo avrebbe implorato di divenire sua sottomessa... Scene così non le vedeva da quando leggeva "il Tromba" durante il servizio militare di leva.
La dottoressa si diresse verso la porta da cui erano entrati e la chiuse a chiave "Così non verremo disturbati" gli disse strizzandogli l'occhio.
"Togliti i pantaloni Frank" gli chiese con decisione la donna, lui eseguì con macho entusiasmo. Ebbe qualche difficoltà a sfilare il tubo di stoffa della gamba con il dito e offeso. L'esotica dottoressa ne afferrò i lembi strattonando via il tutto con energica malagrazia, Frank strinse i denti fino a farli scricchiolare come una libreria di fine 700' che sotto il peso dei volumi, vede agli appetiti di una famiglia di tarli minarne la propria stabilità. Mentalmente un ululato si fece strada nel suo cervello...le agili dita, munite di lunghe affusolate unghie, si dedicarono al calzino, separando l'alluce dal freddo abbraccio del pacco ghiacciato. Si fece prossima al fondo del letto afferrando il piede con entrambe le mani, per poi risoluta infilarlo sotto il camice. Presto il nostro eroe ebbe a provare una sensazione di calda umidità, che in altri frangenti avrebbe gradito di più, ma ora era decisamente fastidioso.
"Ti sento pulsare passerotto, la tua carne massaggia la mia calda umida nicchia, scivolosa di torrido piacere", Frank fece per ribattere che tale comportamento forse era poco professionale, ma le parole gli si bloccarono in gola.
Pacco su pacco, ella liberata una mano aveva afferrato l'involucro del ghiaccio chimico, per calarlo come una meteora sul pacco dell'uomo, in raggelante impatto.
"Sei un gran porco passerottino, il tuo alluce mi sta facendo impazzire di piacere, e sapere che soffri nel darmelo mi eccita ancora di più". Frank cercò di respingerla, ma ella montava il suo alluce con la stessa selvaggia irruenza di un mandriano al rodeo annuale di Dallas. Perse la cognizione del tempo, il dolore, unito alla stanchezza pregressa lo stava uccidendo, la sola requie concessa era quando si staccava per un attimo per infilargli la lingua incredibilmente lunga in gola.
Frank ebbe un fugace flash di un film guardato in seconda serata mentre la sua attenzione era inframmentata dai colpi di sonno. La trama era confusa, ma lo aveva turbato. In sintesi degli astronauti che guidavano una astronave che si chiamava come una nota marca di tonno (un evidente caso di pubblicità occulta) in scatola, si erano fermati a cercare una trattoria per mangiare qualcosa, erano capitati su delle uova (probabilmente per una carbonara), ma avevano trovato invece un granchio sessuomane che si era limonato, senza precauzioni, un membro dell'equipaggio, ingravidandolo. Dal fugace rapporto era nato prematuramente un infante calvo con un pessimo carattere, che per venire al mondo non aveva aspettato le doglie, ma aveva fatto un parto cesarico tutto da solo. Qui i ricordi si facevano confusi, ed il capitano gli pare fosse scappato via in mutandine e cannottiera a fare la recensione negativa di Camionisti in Trattoria su Trip Advisor. La lingua di lei lo stava soffocando, con un ultimo sforzo dettato dalla disperazione, piegando le gambe riusci a puntarle i piedi contro e la sospinse contro la parete opposta. Con i coglioni intirizziti, come Amundsen quella notte che si era svegliato in preda ad una pressante prostatite, ed era incautamente uscito dall'igloo a pisciare a -37 C, corse zoppicante verso l'altra porta, l'aprì e stava per fiondarsi all'interno, ma quel che vide lo gelò ulteriormente. La piccola stanza era stipata di gente seminuda in una bolgia boccaccesca: all'improvviso capì dove erano finite tutte le persone che si era aspettato di vedere in sala d'aspetto. Uomini in evidente stato di alterazione alcolica, una donna bionda che si stracciava le vesti urlando che voleva godere da morire, quelli pronti al sacrificio di ucciderla di piacere, altri ancora legati e incaprettati con lacci di cuoio, con lo sguardo smarrito e terrificato dal generale clima di infoiamento generale.
"Ah passerotto porcello ...sapevo che ti piaceva farti vedere" la voce della dottoressa alle sue spalle gli fece rizzare i peli del culo insieme a quelli sulla nuca. Si girò ed eccola lì, nuda sotto il camice aperto, capelli scarmigliati, e lo sguardo ferino e famelico, crudelmente compiaciuto.
"Dott... Dottoressa Tanica" balbettò "cos..", "Guardami sono un lago, mi fai questo effetto" gli disse mentre abbassando lo sguardo indicava una vistosa chiazza umida sul camice bianco.
"Avrà una perdita dottoressa Tanica ", il sorriso crudele di lei si allargò nuovamente, mentre si umettava le labbra teatralmente con la lingua. "Passerotto dobbiamo fare qualcosa a proposito non credi?" . "Magari toglierle le chiavi dell'armadietto dei medicinali?" azzardò Frank.
Lei gli si rifiondò addosso, ficcandogli due palmi di lingua in bocca, di nuovo Frank, con uno sforzo sovrumano la respinse ancora, ansante cercando di riprendere fiato, si era appoggiato allo stipite. "Sei un satanasso passerotto, mi respingi per aumentare il desiderio e ...funziona". Spostandosi come un granchio, spalle contro il muro, Frank cercava di distanziarsi dalla sua aguzzina. Come una leonessa del Serengeti che punta un antilope zoppa e disperata, sembrava provare piacere nel terrorizzare la sua preda inerme. "Sarai mio passerotto...voglio sditalinarmi sul tuo gonfio e vibrante pollicione, io ti pretendo è inutile che dici di no (momento Sanremo). "Dottoressa Tanica..." Lei gettò la testa all'indietro in una sorta di riso crudele e beffardo "sbagli il mio nome apposta porcellone...lo so che vuoi farmi il pieno". Come una pantera del Wakanda, di nuovo gli si gettò contro...Frank spalle al muro seppe di essere perso, la sua vita gli prese a scorrere dinanzi agli occhi, poi di nuovo quella lingua, lunga, calda, immensa e soffocante riprese a ravanargli le tonsille. Un attimo prima di perdere i sensi, ebbe la visione mistica del suo salire le scale del Dungeon Celeste, fu frantumata da uno schianto, forti braccia nerborute in camice bianco stavano afferrando l'indemoniata sanitaria, che si agitava come una ballerina del Kan Kan alle Folie Bergère di Parigi sotto steroidi, gridando come un ossessa: "LASCIATEMI!! TOKYO! TEMPURA! IKEBANA! STRONZI! ITTO OGAMY!! TEMAKI!! TOSHIRO MIFUNE!! SAKÈ !! ". Frank esterrefatto guardava i due infermieri portarla via con molta difficoltà, fu solo per questo che non si accorse subito dei colpi che provenivano dall'interno dell'armadio. Rapido e circospetto come una faina, corse ad aprirlo; legata e imbavagliata, con il solo intimo indosso, la dottoressa, quella vera, sbattendo gli occhi per la luce, ebbe modo di vedere la sagoma di Frank che l'aiutava a rialzarsi. "NIGIRI!!, RAMEN!!! SUZUKI!! TROYOTA!! SOBA!! NAGASAKI!! TAKOYAKI!! ", Continuava ad urlare come un Oni, la belva infoiata con il capo tormentato da bruschi tic nervosi. Uno degli infermieri le fece un iniezione nel collo, che le fece perdere rapidamente i sensi. La vera dottoressa a questa scena ebbe da ridire, "era davvero necessario?".
Facendo le spallucce l'infermiere disse che non erano riusciti a trovare la pistola con le freccette di narcotico, nella divisione veterinaria. Frank venne sommariamente medicato e accompagnato personalmente dalla Dottoressa verso la sala d'aspetto, qui la scena era immutata con il vecchietto e il giovane che giocava a Mario Karts; la donna gli spiegò che la sua assalitrice era arrivata in PS qualche ora prima lamentando confusi disturbi, ma aveva rapidamente segregato/sottomesso tutti i presenti, riducendoli al quadretto che lui aveva trovato.
Si trattava di un rarissimo caso di Sindrome di Tourette nella variante nipponica, contratta attraverso una intossicazione alimentare in un sushi restaurant di Tor Vergata a Roma. Normalmente la patologia è una malattia neuropsichiatrica (colpisce il cervello e il comportamento) caratterizzata dall'emissione, spesso combinata, di rumori e suoni involontari e incontrollati e da movimenti del volto e/o degli arti denominati tic. Di solito, compariva durante l'infanzia e poteva persistere in età adulta. Questa rara variante nello specifico, si associava ad un disturbo ossessivo compulsivo di iper eccitazione sessuale, iperattività e una resistenza a farmaci narcotici. L'ultima informazione, folgorò Frank come San Paolo apostolo sulla via di Damasco, si girò indietro, alle sue spalle in piedi come una Erinni, la ex-dottoressa Tanica...hem Tanaka, si ergeva con i due infermieri a terra. L'istinto di sopravvivenza di Frank ebbe il sopravvento; guardandosi intorno nella sala d'aspetto semivuota vide dinanzi a sé il vecchietto anossico, con la bombola di ossigeno. Fu un attimo (immaginate la scena al rallentatore), si sporse afferrando la rubinetteria del contenitore pressurizzato in acciaio Luxfer. L'assalitrice doveva ormai essere alle sue spalle, lo capì dallo sguardo a pupille sbarrate dell'anziano che guardava oltre la sua nuca. Facendo perno sul piede malandato ed eseguendo una rotazione, che il discobolo di Mirone col cazzo che ci sarebbe potuto mettersi vicino, con tutta la forza che aveva ruotò estendendo il braccio e stirandosi due legamenti. L'urlo che ben poco aveva di umano, riecheggiò nell'aria turbando la stagione degli accoppiamenti tra i plantigradi nel Parco Nazionale del Trentino Alto Adige.
SBONK!!!
La scena successiva mostrava la finta sanitaria-nipponica stesa a terra in stato di incoscienza, Frank sentiva i suoi respiri in eco affannosi nelle orecchie, e no non era un eco, era il vecchietto che stava soffocando senza ossigeno.
Dopo il rilascio delle generalità, la raccolta della deposizione sull'accaduto, Frank fu rilasciato dalla questura di Udine con la diagnosi di legittima difesa e una terapia di Tachipirina e vigile attesa. Arrivò in albergo che era quasi l'alba, il consierge, se lo cagò appena, stava guardando un notiziario locale in TV che parlava di un fatto che aveva dell'incredibile: al pronto soccorso dell'ospedale, un eroe che aveva voluto rimanere anonimo, aveva salvato la situazione, ma i particolari erano stati secretati perché le indagini erano ancora in corso. Rientrò in camera malconcio e stanchissimo, con il braccio appeso al collo, zoppicante. La slave dormiva nuda sotto le coperte dandogli le spalle...si accorse di lui, con voce assonnata " com'è andata al pronto soccorso?" chiese.
"Un puttanaio" rispose accasciandosi inerte sulle coltri.
"Il solito esagerato" rispose lei.
Dura la vita dei Dominanti!
C'era una volta o ci sarà...prima o poi...
Frank era sfatto, decisamente non ci aveva più l'età, ma il cuore e la testa, raramente danno retta a fegato, pisello e gambe, quindi, come ogni anno, da uomo di mondo di Cuneense adozione, quale era, dall'11 al 14 maggio 2023 si era recato per l'annuale raduno degli Alpini a Udine. La schiava lo aveva accompagnato, e con le tette strizzate dentro una camicia d'ordinanza a quadrettoni, sembrava più una procace boscaiola canadese che una simpatizzante delle penne nere, questo però non le aveva impedito di raccogliere numerosi consensi tra i portatori dei cappelli a punta, già ebbri di vino e grappa. Frank, tenuto a stecchetto dalla slave per i due mesi precedenti, consegnate chiavi, patente e carte di credito alla fedele sub, come un toro da rodeo alla festa di San Firmino (si non c'entra un cazzo, ma aggiunge pathos), si era lanciato all'assalto di ogni damigiana su carriola che circolava, mischiando i suoi racconti di "reminiscemenze" militari degne del Barone di Munchausen, a quelle già dilaganti tra gli astanti. Al terzo giorno di canti sguaiati goliardici, che trattavano di improbabili osterie, il Piave, il Capitan della Compagnia, le sue narrazioni erano degne del più improbabile viaggiatore del tempo, insomma un incrocio tra Doctor Who e John Rambo Shwarzenegger. Alla sera rientrava in albergo strisciando sui gomiti, alla schiava che si offriva di aiutarlo a rimettersi in piedi, fanfaronava che quando combatteva contro i giapponesi sul Carso, durante lo sbarco su Omah Beach, nell'offensiva della battaglia delle Fiandre, aveva fatto di peggio.
La donna per nulla impressionata, lo spedi sotto la doccia nella speranza che così si riavesse almeno parzialmente, allettata dalla possibilità di poter tirare lo sciacquone durante la di lui abluzione, al fine di migliorare il contatto con la realtà attraverso un intermezzo di acqua gelata, cosa che non mancò sadicamente di fare. Lo shock termico ebbe però un paio di effetti indesiderati tragicomici. La tragedia ebbe luogo durante il risciacquo delle parti basse: le acque del Mare di Barenz fuoriuscite dal doccino, bersagliarono come spilli artici la lumaca semicosciente, la ibernarono all'istante facendola ritrarre nel suo guscio fino a disgelo del pack, sfidando il global worming. La fredda sorpresa gli fece perdere l'equilibrio, costringendo Frank ad una spaccata a piedi nudi sul bagnato del piatto doccia, che avrebbe fatto invidia a Roberto Bolle. Tuttavia il piede sinistro, esattamente come un F-14 TomCat pilotato da un morto di sonno, che apponta su una portaerei timonata da un ubriaco su di un oceano in tempesta, andò lungo, schiantando rovinosamente il ditone contro il bordo di ceramica, proprio all'altezza della scritta "Pozzi Ginori". L'ululato che pervase l'aria, causò un certo scompiglio in una muta di lupi, vicino al Monte Grappa. Frattanto Frank, ripreso fiato, interruppe ogni relazione diplomatica con il Paradiso, il Pantheon norreno, greco/latino, egizio, indù e pure con Osho. La schiava accorsa al richiamo della foresta e vestita solo della camicia a quadroni, visibilmente deformata da un intera giornata di capezzoli intirizziti che avrebbero potuto cavare gli occhi ad un incauto sguardo, si prospettò il quadro di un Frank, umidiccio che saltellava su un piede, nudo, mentre si reggeva con le mani l'altro.
Il pollicione iniziò a gonfiare e a scurirsi, pulsando tipo quello di Willi il coyote quando ci passa sopra la corriera, la slave dovette faticare molto a convincerlo a prendere un taxi per andare al pronto soccorso . Frank asseriva, non a torto, che in giorni come quello, il pronto soccorso sarebbe stato intasato di alpini in coma etilico, insomma "un puttanaio" come ebbe a definirlo. Alla fine il dolore al pollicione ebbe la meglio.
Il taxi arrivò circa una decina di minuti dopo la chiamata della receptionist, Frank non volle che la Slave lo accompagnasse, non sapendo quanto si sarebbe potuto trattenere. Udine pareva la prima stagione di "The Walking dead ", con decine di alpini semi coscienti e felicemente avvinazzati che si aggiravano nelle tenebre.
Il pronto soccorso si presentava semideserto, l'addetta al triage all'entrata gli aveva assegnato un codice bianco, nonostante le proteste del nostro eroe, insieme ad una busta di ghiaccio chimico da mettere sopra l'estremità inferiore offesa, si consolò vedendo gli altri occupanti di una sala d'aspetto inaspettatamente semi deserta. Un ragazzo sui 25 anni con le stampelle che giocava con una consolle portatile a Mario Karts, un vecchio anossico corredato di un carrellino con una bombola di ossigeno da cui dipendeva, legato dal cordone ombelicale della mascherina.
Le ultime vestigia dell'efficienza asburgica, ebbe a pensare Frank, lasciandosi andare pesantemente su una poltroncina, con uno sbuffo. Si allentò i lacci della scarpa, si levò con cautela il calzino e vi posizionò sopra la sacca di ghiaccio chimico, reinfilandosi poi il calzino per tenerla ferma lì sopra. Meccanicamente rassegnato, allungò una mano su un tavolino dal quale lo occhieggiavano ammiccanti gli occhi di Cristiano Margioglio sulla copertina di un TV Sorrisi e Canzoni di Marzo 1972.
Trascorse alcuni minuti sfogliando con minuziosa attenzione la rivista, più che altro impegnato a impedire che gli si decomponesse tra le mani come i rotoli del Mar Morto, quando il rumore dell'apertura della porta degli ambulatori, richiamò la sua attenzione, a cui seguì un confuso vociare e gemere al di là di quella. Si era materializzata dinanzi ad essa, la figura di una donna in camice e mascherina, curiosamente indossava anche una cuffietta da sala operatoria completamente bianca a sola eccezione di un grosso pois rosso. Frank pensò ad una goccia di sangue, un brivido lo percorse lungo la schiena, brivido che ebbe a intensificarsi quando incrociò gli occhi della sanitaria. Gli era difficile capire sotto tutta quella stoffa se fosse o meno una donna avvenente, ma due cose gli furono subito chiare: 1) i suoi occhi avevano un che di inquietante ed esotico, e 2) non portava il reggiseno a giudicare da come i capezzoli puntavano sul camice che pareva essere più grande di un paio di misure. La dottoressa si guardò intorno spaziando sino a lui, poi con passo felpato come una volpe che si approssima furtiva ad un pollaio durante la festa della Fioritura dei Ciliegi (di Vignola, di nuovo non c'entra un cazzo, ma fa esotico per quelli di Bologna centro), gli si pose dinanzi occupando tutta la sua visuale.
"Mi segua passerotto!" Esclamò la nuova venuta, con un esotico accento che a Frank parve mongolo-bresciano.
Frank sorrise tra sé, al solito il suo fascino non risparmiava nessuna femmina, gli bastava essere guardato, perché fosse chiaro ad ogni donna che il sacro Graal della sessualità maschile era lui, e vabbè se proprio doveva si sarebbe sacrificato, la slave avrebbe atteso con trepidante ansia e gioiosa lasciva riconoscenza il suo ritorno. Zoppicando sul piede offeso segui la sculettante dottoressa oltre la porta di accesso degli ambulatori e poi attraverso una seconda oltre la quale, li accolse un corridoio freddamente illuminato. L'aria era rotta da alcuni gemiti e canti confusi, sicuramente qualche alpino ubriaco che aveva battuto la testa, pensò Frank.
Entrato o nello studio spartanamente arredato, una lampada rettangolare per le radiografie sulla destra, un lettino, sul quale fu invitato a distendersi, una scrivania, un paio di sedie e una vetrinetta di medicinali chiusa a chiave, di lato sulla destra un altra porta, che di sicuro dava accesso ad un altra stanza dalla quale provenivano dei rumori soffocati.
Cominciò a leggere le sue generalità dalla scheda compilata all'ingresso, "Frank le secca se ci diamo del Tu?".
"Certo che no! Anzi, dottoressa...?"
Lei si tolse la FFP2 rivelando una bocca sensuale e con un sorriso meditabondo, sottilmente beffardo e maliziosamente crudele. "Dottoressa Tanaka". I due si scambiarono un sorriso compiaciuto, Frank si fece un film di quella serata, dove al termine della visita la dottoressa lo avrebbe implorato di divenire sua sottomessa... Scene così non le vedeva da quando leggeva "il Tromba" durante il servizio militare di leva.
La dottoressa si diresse verso la porta da cui erano entrati e la chiuse a chiave "Così non verremo disturbati" gli disse strizzandogli l'occhio.
"Togliti i pantaloni Frank" gli chiese con decisione la donna, lui eseguì con macho entusiasmo. Ebbe qualche difficoltà a sfilare il tubo di stoffa della gamba con il dito e offeso. L'esotica dottoressa ne afferrò i lembi strattonando via il tutto con energica malagrazia, Frank strinse i denti fino a farli scricchiolare come una libreria di fine 700' che sotto il peso dei volumi, vede agli appetiti di una famiglia di tarli minarne la propria stabilità. Mentalmente un ululato si fece strada nel suo cervello...le agili dita, munite di lunghe affusolate unghie, si dedicarono al calzino, separando l'alluce dal freddo abbraccio del pacco ghiacciato. Si fece prossima al fondo del letto afferrando il piede con entrambe le mani, per poi risoluta infilarlo sotto il camice. Presto il nostro eroe ebbe a provare una sensazione di calda umidità, che in altri frangenti avrebbe gradito di più, ma ora era decisamente fastidioso.
"Ti sento pulsare passerotto, la tua carne massaggia la mia calda umida nicchia, scivolosa di torrido piacere", Frank fece per ribattere che tale comportamento forse era poco professionale, ma le parole gli si bloccarono in gola.
Pacco su pacco, ella liberata una mano aveva afferrato l'involucro del ghiaccio chimico, per calarlo come una meteora sul pacco dell'uomo, in raggelante impatto.
"Sei un gran porco passerottino, il tuo alluce mi sta facendo impazzire di piacere, e sapere che soffri nel darmelo mi eccita ancora di più". Frank cercò di respingerla, ma ella montava il suo alluce con la stessa selvaggia irruenza di un mandriano al rodeo annuale di Dallas. Perse la cognizione del tempo, il dolore, unito alla stanchezza pregressa lo stava uccidendo, la sola requie concessa era quando si staccava per un attimo per infilargli la lingua incredibilmente lunga in gola.
Frank ebbe un fugace flash di un film guardato in seconda serata mentre la sua attenzione era inframmentata dai colpi di sonno. La trama era confusa, ma lo aveva turbato. In sintesi degli astronauti che guidavano una astronave che si chiamava come una nota marca di tonno (un evidente caso di pubblicità occulta) in scatola, si erano fermati a cercare una trattoria per mangiare qualcosa, erano capitati su delle uova (probabilmente per una carbonara), ma avevano trovato invece un granchio sessuomane che si era limonato, senza precauzioni, un membro dell'equipaggio, ingravidandolo. Dal fugace rapporto era nato prematuramente un infante calvo con un pessimo carattere, che per venire al mondo non aveva aspettato le doglie, ma aveva fatto un parto cesarico tutto da solo. Qui i ricordi si facevano confusi, ed il capitano gli pare fosse scappato via in mutandine e cannottiera a fare la recensione negativa di Camionisti in Trattoria su Trip Advisor. La lingua di lei lo stava soffocando, con un ultimo sforzo dettato dalla disperazione, piegando le gambe riusci a puntarle i piedi contro e la sospinse contro la parete opposta. Con i coglioni intirizziti, come Amundsen quella notte che si era svegliato in preda ad una pressante prostatite, ed era incautamente uscito dall'igloo a pisciare a -37 C, corse zoppicante verso l'altra porta, l'aprì e stava per fiondarsi all'interno, ma quel che vide lo gelò ulteriormente. La piccola stanza era stipata di gente seminuda in una bolgia boccaccesca: all'improvviso capì dove erano finite tutte le persone che si era aspettato di vedere in sala d'aspetto. Uomini in evidente stato di alterazione alcolica, una donna bionda che si stracciava le vesti urlando che voleva godere da morire, quelli pronti al sacrificio di ucciderla di piacere, altri ancora legati e incaprettati con lacci di cuoio, con lo sguardo smarrito e terrificato dal generale clima di infoiamento generale.
"Ah passerotto porcello ...sapevo che ti piaceva farti vedere" la voce della dottoressa alle sue spalle gli fece rizzare i peli del culo insieme a quelli sulla nuca. Si girò ed eccola lì, nuda sotto il camice aperto, capelli scarmigliati, e lo sguardo ferino e famelico, crudelmente compiaciuto.
"Dott... Dottoressa Tanica" balbettò "cos..", "Guardami sono un lago, mi fai questo effetto" gli disse mentre abbassando lo sguardo indicava una vistosa chiazza umida sul camice bianco.
"Avrà una perdita dottoressa Tanica ", il sorriso crudele di lei si allargò nuovamente, mentre si umettava le labbra teatralmente con la lingua. "Passerotto dobbiamo fare qualcosa a proposito non credi?" . "Magari toglierle le chiavi dell'armadietto dei medicinali?" azzardò Frank.
Lei gli si rifiondò addosso, ficcandogli due palmi di lingua in bocca, di nuovo Frank, con uno sforzo sovrumano la respinse ancora, ansante cercando di riprendere fiato, si era appoggiato allo stipite. "Sei un satanasso passerotto, mi respingi per aumentare il desiderio e ...funziona". Spostandosi come un granchio, spalle contro il muro, Frank cercava di distanziarsi dalla sua aguzzina. Come una leonessa del Serengeti che punta un antilope zoppa e disperata, sembrava provare piacere nel terrorizzare la sua preda inerme. "Sarai mio passerotto...voglio sditalinarmi sul tuo gonfio e vibrante pollicione, io ti pretendo è inutile che dici di no (momento Sanremo). "Dottoressa Tanica..." Lei gettò la testa all'indietro in una sorta di riso crudele e beffardo "sbagli il mio nome apposta porcellone...lo so che vuoi farmi il pieno". Come una pantera del Wakanda, di nuovo gli si gettò contro...Frank spalle al muro seppe di essere perso, la sua vita gli prese a scorrere dinanzi agli occhi, poi di nuovo quella lingua, lunga, calda, immensa e soffocante riprese a ravanargli le tonsille. Un attimo prima di perdere i sensi, ebbe la visione mistica del suo salire le scale del Dungeon Celeste, fu frantumata da uno schianto, forti braccia nerborute in camice bianco stavano afferrando l'indemoniata sanitaria, che si agitava come una ballerina del Kan Kan alle Folie Bergère di Parigi sotto steroidi, gridando come un ossessa: "LASCIATEMI!! TOKYO! TEMPURA! IKEBANA! STRONZI! ITTO OGAMY!! TEMAKI!! TOSHIRO MIFUNE!! SAKÈ !! ". Frank esterrefatto guardava i due infermieri portarla via con molta difficoltà, fu solo per questo che non si accorse subito dei colpi che provenivano dall'interno dell'armadio. Rapido e circospetto come una faina, corse ad aprirlo; legata e imbavagliata, con il solo intimo indosso, la dottoressa, quella vera, sbattendo gli occhi per la luce, ebbe modo di vedere la sagoma di Frank che l'aiutava a rialzarsi. "NIGIRI!!, RAMEN!!! SUZUKI!! TROYOTA!! SOBA!! NAGASAKI!! TAKOYAKI!! ", Continuava ad urlare come un Oni, la belva infoiata con il capo tormentato da bruschi tic nervosi. Uno degli infermieri le fece un iniezione nel collo, che le fece perdere rapidamente i sensi. La vera dottoressa a questa scena ebbe da ridire, "era davvero necessario?".
Facendo le spallucce l'infermiere disse che non erano riusciti a trovare la pistola con le freccette di narcotico, nella divisione veterinaria. Frank venne sommariamente medicato e accompagnato personalmente dalla Dottoressa verso la sala d'aspetto, qui la scena era immutata con il vecchietto e il giovane che giocava a Mario Karts; la donna gli spiegò che la sua assalitrice era arrivata in PS qualche ora prima lamentando confusi disturbi, ma aveva rapidamente segregato/sottomesso tutti i presenti, riducendoli al quadretto che lui aveva trovato.
Si trattava di un rarissimo caso di Sindrome di Tourette nella variante nipponica, contratta attraverso una intossicazione alimentare in un sushi restaurant di Tor Vergata a Roma. Normalmente la patologia è una malattia neuropsichiatrica (colpisce il cervello e il comportamento) caratterizzata dall'emissione, spesso combinata, di rumori e suoni involontari e incontrollati e da movimenti del volto e/o degli arti denominati tic. Di solito, compariva durante l'infanzia e poteva persistere in età adulta. Questa rara variante nello specifico, si associava ad un disturbo ossessivo compulsivo di iper eccitazione sessuale, iperattività e una resistenza a farmaci narcotici. L'ultima informazione, folgorò Frank come San Paolo apostolo sulla via di Damasco, si girò indietro, alle sue spalle in piedi come una Erinni, la ex-dottoressa Tanica...hem Tanaka, si ergeva con i due infermieri a terra. L'istinto di sopravvivenza di Frank ebbe il sopravvento; guardandosi intorno nella sala d'aspetto semivuota vide dinanzi a sé il vecchietto anossico, con la bombola di ossigeno. Fu un attimo (immaginate la scena al rallentatore), si sporse afferrando la rubinetteria del contenitore pressurizzato in acciaio Luxfer. L'assalitrice doveva ormai essere alle sue spalle, lo capì dallo sguardo a pupille sbarrate dell'anziano che guardava oltre la sua nuca. Facendo perno sul piede malandato ed eseguendo una rotazione, che il discobolo di Mirone col cazzo che ci sarebbe potuto mettersi vicino, con tutta la forza che aveva ruotò estendendo il braccio e stirandosi due legamenti. L'urlo che ben poco aveva di umano, riecheggiò nell'aria turbando la stagione degli accoppiamenti tra i plantigradi nel Parco Nazionale del Trentino Alto Adige.
SBONK!!!
La scena successiva mostrava la finta sanitaria-nipponica stesa a terra in stato di incoscienza, Frank sentiva i suoi respiri in eco affannosi nelle orecchie, e no non era un eco, era il vecchietto che stava soffocando senza ossigeno.
Dopo il rilascio delle generalità, la raccolta della deposizione sull'accaduto, Frank fu rilasciato dalla questura di Udine con la diagnosi di legittima difesa e una terapia di Tachipirina e vigile attesa. Arrivò in albergo che era quasi l'alba, il consierge, se lo cagò appena, stava guardando un notiziario locale in TV che parlava di un fatto che aveva dell'incredibile: al pronto soccorso dell'ospedale, un eroe che aveva voluto rimanere anonimo, aveva salvato la situazione, ma i particolari erano stati secretati perché le indagini erano ancora in corso. Rientrò in camera malconcio e stanchissimo, con il braccio appeso al collo, zoppicante. La slave dormiva nuda sotto le coperte dandogli le spalle...si accorse di lui, con voce assonnata " com'è andata al pronto soccorso?" chiese.
"Un puttanaio" rispose accasciandosi inerte sulle coltri.
"Il solito esagerato" rispose lei.
Dura la vita dei Dominanti!
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