Al bar

di
genere
dominazione

Ci eravamo dati appuntamento in un bar del centro. Arrivai per prima. Il bar era affollato e attesi qualche minuto prima di riuscire ad occupare un tavolo. Non avevo fatto colazione ed ora la nausea cominciava a salire lenta. Nell' aria aroma di caffè,, profumo di cornetti appena sfornati, di dopobarba. Ordinai un caffè che arrivò dopo dieci minuti. Lo bevetti in un sorso. Avevo indossato un sobrio vestito nero con una lieve scollatura che lasciava intravedere appena il solco dei seni.Il trucco molto leggero metteva in risalto i miei occhi verdi. Avevo trascurato la biancheria intima. Mi misi a cercare il cellulare in borsetta, lo presi...e in quel momento arrivasti tu. Ti guardasti un po' intorno cercando di scorgermi tra la fola dell'ora di punta. Ti feci un cenno con la mano ed eccoti davanti a me, bello come non mai, con il tuo immancabile casco da motociclista sotto il braccio. Tutte le donne ti guardavano, ma non ne ero infastidita, ero abituata a queste reazioni...e poi non eri mio, e non potevo pretendere nulla da te.Mi guardasti per un attimo:- Sei carina oggi...
Abbassai lo sguardo imbarazzata. Poi proseguì:- Ascoltami bene...c'è poco tempo.
Il tono era caldo e suadente. Istintivamente mi carezzai il collo, forse in modo un po' troppo provocante perchè mi accorsi dell' occhiata incuriosita del signore seduto al tavolo accanto.
- Ora appoggia bene il giubbino sulle gambe, fai in modo che ti copra anche le ginocchia...
Presi la giacca che avevo posato sulla sedia accanto e lo sistemai per bene sulle gambe. Cominciai a sentire un calore provenire dal basso ventre. Mentre sistemavo il giubbino non potei fare a meno di sfiorarmi tra le cosce, il mio sesso mi stava lanciando chiari segnali di un' eccitazione che ormai era alle porte. Il mio respiro cominciò a cambiare ritmo ed ebbi un sussulto. Lui dovette accorgeresene perchè mi lanciò uno sguardo di rimprovero.Mi vergognai da morire. Estrasse un piccolo quaderno dalla tasca della giacca. Mi chiese se avevo una penna. Cercai convulsamente nella borsetta, le mani mi tremavano. La trovai e gliela porsi.Per un attimo mi strinse le dita prima di rilasciarle. Avvampai di nuovo.Se ne accorse e sorrise sicuro di se. Lo odiavo quando faceva così. Cominciò a scrivere qualcosa dopodichè mi passò il quaderno perchè leggessi.
- Metti una mano sotto il vestito e toccati...
Fuoco dal basso ventre, eccitazione, dolore.
- Non posso...- sussurrai.
Riprese il quaderno, scribacchiò qualcosa e me lo ripassò-
- Devi...te lo sto ordinando, sistema bene il giubbino, non se ne accorgerà nessuno...voglio vederti venire davanti a tutte queste persone.
Lo guardai negli occhi mentre la mia mano scivolava sotto il tavolo. Alzai un lembo del vestito e mi guardai intorno, sembrava tutto tranquillo; i clienti continuavano a chiaccherare,, ridere, annoiarsi, sbadigliare...Ok,mi dissi, facciamo anche questa. Mi intrufolai con la mano tra le cosce calde...ed eccolo lì, il mio sesso carico, elettrizzato, impaziente ed oscenamente intriso delle mie voglie.Spostai l' elastico delle mutandine di lato, avrei potuto strizzarle, tanto erano bagnate.Lui osservava i movimenti che avvenivano sotto il tavolo attraverso i miei occhi e le espressioni del viso.Iniziai con un lento movimento di dita. Dischiusi le labbra, il respiro si faceva sempre più affannoso. Mano a mano che l' eccitazione aumentava le mie dita iniziavano a lavorare sempre più velocemente.Ero arrivata al punto del non ritorno. Non mi importava più di chi ci fosse lì intorno. Lui mi fissava sbigottito, con un luccichio interessato negli occhi. Sapevo che era orgoglioso del suo lavoro, ero diventata la sua creatura, mi aveva plasmata a suo piacere. Cominciai a strofinarmi oscenamente sulla sedia. Sentivo l' orgasmo imminente. Lui appoggiato comodamente allo schienale della sedia si godeva lo spettacolo estasiato. Ed ecco arrivare le contrazioni dell' orgasmo che stringevano con forza le mie dita. Sentivo la mia vagina pulsare, sfinita, soddisfatta. Venni mentre lo guardavo fisso negli occhi.Tolsi la mano da sotto il vestito, asciugandomela alla meno peggio sul tessuto, prima di riappoggiarla sul tavolo. Lui mi stava ancora guardando incredulo e sorridendomi simulò un applauso.Abbassai gli occhi, mi sentivo tremendamente a disagio.Quando rialzai lo sguardo vidi che si stava allontanando. Mi sistemai il vestito, infilai la giacca e andai ala cassa. Quando riferii alla barista il numero del tavolo mi comunicò che il mio caffè era già stato pagato dal signore seduto al tavolo dietro al nostro. Mi riferì che aveva anche aggiunto che " Gli sembrava più che doveroso offrirmi il caffè e che mi ringraziava". Quindi non ero passata inosservata. Mi infilai gli occhiali da sole e uscii dal locale. Dovevo fare in fretta, tra qualche minuto avrei ricevuto il suo messaggio che mi comunicava il luogo del prossimo incontro
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scritto il
2016-11-16
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