Elena in America

di
genere
dominazione

Mi chiamo Elena, e sono sposata con David, ci siamo conosciuto a Milano in un locale sul naviglio, lui era qu+ per un Master in diritto internazionale e veniva dagli Stati Uniti, però era nato in Italia, la mamma, dopo la sua nascita era rimasta sola perché il marito l’aveva abbandonata senza riconoscere il figlio ed era andata da una zia che viveva negli Stati Uniti ed aveva un ristorante, lì aveva conosciuto l’attuale marito, il patrigno di David, il bambino, però passò i primi anni con i nonni materni in Italia e solo quando ne aveva 14 si era trasferito in America, però, ogni anno veniva a passare un mese di vacanza dai nonni in Italia, ora, aveva 26 anni, io, invece, ne avevo 22, volevo tentare la carriera di modella e, per questo, da un piccolo paese della pianura lodigiana mi ero trasferita a Milano ma, nonostante il mio metro e settantacinque le altre misure del mio corpo non me lo consentirono, una modella 90/57/86 non andava bene per le sfilate, forse per qualche servizio fotografico ma, con quello non si mangiava, troppa concorrenza, allora, con il mio bel diploma di ragioniera avevo trovato lavoro in uno studio di commercialisti associati e facevo la segretaria.
Poi, il colpo di fulmine, io e David, dopo sei mesi eravamo sposati e stavamo per andare in America dove lui avrebbe lavorato nello studio legale del patrigno ed io mi sarei occupata di lui e della nostra casa, purtroppo, gli esami che avevamo fatto prima del matrimonio avevano evidenziato il fatto che io non avrei potuto avere figli ma ci sposammo lo stesso con l’intenzione di adottarne quando ci saremo sistemati.
I genitori di David vivevano in una bella villa fuori Boston, la mamma, Carla, mi accolse come una figlia, poi la sorpresa, non me lo aveva detto prima, il patrigno di David era afroamericano, un uomo alto, con le spalle larghe e le braccia muscolose, poi scoprii che in gioventù aveva giocato a football e che in casa c’era una palestra dove si teneva in forma, lui mi diede la mano ed il benvenuto, ma il suo sguardo indagatore voleva dire altro, ebbi quasi un brivido quando me la lasciò, avremmo dormito bella camera degli ospiti fino a quando la depandance non fosse stata pronta, il primo giorno andò tutto bene fino alla cena, a cena cominciarono a farmi domande circa il mio passato, sul lavoro che avevo appena lasciato ecc, soprattutto il patrigno Alex, la moglie passava il tempo guardando con gli occhi spalancati il figlio adorato, dopo cena ci congedammo per andare in camera nostra, David era stanchissimo e si addormentò quasi subito, io, invece ero agitata, avevo davanti agli occhi lo sguardo indagatore di Alex, verso le due decisi di scendere in cucina a bere un bicchiere d’acqua, a piedi scalzi scesi lentamente la scala aiutata alla luce del mio telefonino, arrivata in cucina, però, accesi la luce della stanza e mi apparve il patrigno di David in vestaglia che, al buio, mangiava biscotti e beveva latte appoggiato al bancone della cucina. Non avevo pensato ci fosse qualcuno alzato e avevo addosso soltanto una canottierina leggera e gli slip, comunque appena mi vide mi disse di entrare e mi chiese se volevo un po’ di latte, timidamente feci segno di si con la testa, prese un bicchiere e me lo porse, il suo italiano era passabile anche se con un forte accento,
- Allora Elena, cosa ne pensi dell’America
- Ho visto ancora troppo poco per farmi un’opinione, comunque qui è bellissimo
- Grazie, senti approfittiamo di questa occasione per fare due chiacchere in confidenza, quando David mi disse che si era sposato con te ho cercati di avere un po’ di informazioni, ho visto diverse tue foto sui social
- Ero più giovane e volevo fare la modella
- - si si, certo, non sono uno che si scandalizza, però devo chiederti una cosa ma spettami un momento
Chissà cosa voleva chiedermi, quando tornò aveva una busta in mano
- Ho incaricato un investigatore e lui mi ha mandato queste
Così mi porse la busta, erano mie foto, in diversi momenti della giornata, anche al lavoro, in alcune ero con David, in altre con il mio capo mentre mi scopava o mentre gli facevo un bocchino, ma come le aveva avute?
- Posso spiegarle, sono stata costretta a …..
- Tranquilla, questo è il passato, voglio credere che questo non si ripeterà, se David vedesse queste foto sarebbe un problema, eravate già insieme
- Non si ripeterà sicuramente, io amo David
Mi venne più vicino costringendomi ad arretrare verso il bancone
- Del resto sei molto bella, più dal vivo che nelle foto
Il suo sguardo cambiò, divenne gelido e penetrante, il suo tono di voce si abbassò e mi sembrò minaccioso
- Si, davvero molto bella, avresti parecchie occasioni per fare del male a David e non vogliamo che questo accada, del resto David dovrà stare spesso fuori casa per lavoro ma, non ti preoccupare, io mi occuperò dei tuoi bisogni e tu, tu ti occuperai dei miei
La sua voce rimbombava nella mia testa, quando una sua mano strinse, attraverso la stoffa della mia canottiera un mio seno
- Ma David……
- Non lo saprà mai, come non saprà mai di queste foto
- Sua moglie….
- Dorme, prende sempre dei sonniferi la sera…..
il suo corpo ormai era attaccato al mio, mi superava in altezza di tutta la testa ed io ancora
- Non dovremmo, non posso…….
- Certo che puoi, dalle foto si capisce che ti piace
Mi mise una mano sulla spalla costringendomi quasi ad inginocchiarmi, poi si slacciò la vestaglia, sotto aveva un paio di boxer, avevo gli occhi all’altezza della protuberanza che si stava formando su quelli
- Accarezzalo e poi tiralo fuori
Lo feci e gli abbassai l’elastico dei boxer ed il suo pene nero balzò fuori dalle mutande, era storto e nodoso, la punta all’insù, di almeno venti centimetri, abbassai le braccia lungo il corpo
- Apri la bocca, tira fuori la lingua, ecco così, brava, come se dovessi leccare un gelato
Se lo prese in mano e fece strisciare la cappella più volte sulla mia lingua, poi me lo infilò in bocca
- Adesso succhia e lecca troietta.
Aiutandomi con una mano lo segavo e succhiavo e leccavo, lo insalivavo il più possibile, poi mi fece alzare, mi prese per i fianchi e mi issò sul bancone, cominciando lui a leccarmi la fighetta che, comunque, si stava bagnando, se ne accorse e sollevò la faccia per guardarmi sorridendo, poi usò le dita massaggiandomi freneticamente per qualche secondo le figa, infine sali’ sul bancone, si inginocchiò, mi sollevò una delle gambe e mi penetrò, era grosso e rude, le sue mani artigliavano i miei seni e le sue dita pizzicavano i miei capezzoli induriti, continuò per un po’, poi ad un certo punto uscì da me, scese dal bancone, si mise in piedi tra le mie gambe e mi tirò a se, poi si sedette su una sedia prendendomi e penetrandomi ancora ed infine cambiò ancora alzandosi e facendomi inginocchiare sulla sedia e prendendomi da dietro, fino ah cesi scaricò dentro di me
- Tanto sappiamo che non puoi rimanere incinta no?
Mi rimisi a posto la canottiera e le mutandine che lui non mi aveva neppure tolto ma solo spostato e, senza dire una parola tornai di sopra andando prima in bagno e poi a letto di fianco a David e mi addormentai
Al mattino, quando ci svegliammo, David volle fare l’amore, scendemmo a fare colazione ed io avevo il timore di incontrare Alex ma era già uscito per andare in ufficio, Carla mi disse che avremmo sistemato un po’ la depandance perchè gli operai avevano finito, David raggiunse Alex in ufficio, il pomeriggio, mentre io finivo di mettere i nostri vestiti negli armadi Carla andò a fare opera di volontariato, come tutti i pomeriggi, in parrocchia e mi disse che tanto Alex e David sarebbero arrivati tardi, appena finito decisi di fare un bel bagno caldo, anche per rilassarmi, dovevo ancora sistemare le nostre cose in bagno, era tutto su una mensola di marmo, uscii dalla vasca e mi avvolsi in un asciugamano cominciando dai profumi, in quel momento la porta del bagno si aprì ed Alex entrò
- Ah sei qui, mi chiedevo dove fossi
Si mise a guardare tutte le nostre cose sulla mensola prendendole in mano e guardando me, ero impietrita
- Ma David….
- David rientrerà tardi, ha dei rapporti da studiare e questo cos’è?
Disse prendendo in mano la bottiglietta del lubrificante anale e vaginale che usavo
- Ah ho capito a cosa serve, beh, vediamo se funziona,
si tolse camicia e pantaloni e si abbassò le mutande, poi con una mano mi strappò l’asciugamano di dosso fermandosi un momento a guardarmi, poi mi spinse a terra sopra l’asciugamano e usò il lubrificante infilando lentamente il suo cazzo nel mio culetto, urlai non tanto per il dolore ma per la frustrazione ma non potei fare a meno di godere di quella penetrazione, quando finì mi tirò in piedi e mi spinse sotto la doccia infilandocisi insieme a me, dovetti lavare anche lui. Dopo esserci asciugati, disse
- Bah io torno in ufficio, ci vediamo stasera, non è male avere due donne a disposizione tutte e due belle e un po’ troie, come piace a me.
E se ne andò.
Nei mesi successivi diventai più intima con Carla che si aprì raccontandomi dei suoi rapporti con Alex, era convinta avesse un amante da qualche parte ma con lei, del resto, era sempre disponibile, forse non era come pensava, io conoscevo la verità e vivevo ogni giornata con l’ansia, Alex arrivava a qualsiasi ora e, qualunque cosa stessi facendo mi scopava come e dove voleva, in piedi, contro il muro, su un tavolo, spogliato o vestito, ero diventata la sua puttana, mi costringeva a bere il suo sperma che era sempre abbondante o, senza preoccuparsi veniva dentro di me, poi, la mia vita peggiorò ulteriormente.
David sarebbe rimasto una settimana a New York, Carla da sua zia del ristorante che non stava bene, sarebbe mancata qualche giorno, una sera, ero sul divano a leggere un libro, avevo appena parlato con David al telefono e ci eravamo dati la buona notte, la porta si aprì, Alex aveva le chiavi, entrò seguito da due uomini
- Cara, questi sono Jim e Archibald, sono i miei soci, abbiamo pensato di bere qualcosa qui con te che sei tutta sola
Si avvicinò al carrello dei liquori e versò tre bourbon porgendo i bicchieri ai soci dello studio, io capii che erano già alticci
- Volevo fargli vedere come sei bella, tesoro
Quelle erano le persone con le quali lavorava David, i suoi capi,
- Allora? Non ti spogli? Dai facci uno strip,
io non mi mossi allora lui , cambiando tono di voce
- Ho detto spogliati puttana
E mi dette una sberla, qualcosa si ruppe in me, cominciai a spogliarmi ondeggiando al ritmo della musica che fuoriusciva dal giradischi acceso, mi guardavano seduti nel mio salotto mentre mi toglievo tutti gli indumenti, restai in piedi cercando, per un barlume di pudore di coprirmi con le mani, si alzarono dal divano quasi simultaneamente, lanciarono i loro vestiti sul divano rimanendo nudi anche loro, tre avvocati di colore, nudi nel mio salotto pronti a scoparsi la padrona di casa e lo fecero, eccome se lo fecero, le mie mani, la mia bocca, la mia lingua, la mia vagina ed il mio culetto furono usati da soli o insieme per tutta quella notte, venni scopata ed inculata da tutti e tre, con i loro attrezzi o, quando erano stanchi, con quello che gli capitava, fosse il manico di una scopa o il collo di una bottiglia, mi misero anche una pallina da golf nel sedere, ridendo come matti faticando a tirarla fuori, ero affranta nel corpo e nello spirito; dopo due giorni passati tra creme ed altro mi sentivo meglio fisicamente, avevo pensato a fondo a tutto quello che era successo ed alla piega che aveva preso la mia vita, una cosa però mi faceva star male, che. Molto di quello che in quei mesi e quella sera avevo subito mi era piaciuto, avevo goduto come mai mi era successo, allora presi una decisione, scrissi una lettera a David, chiaramente senza raccontargli tutto, non volevo ferirlo, allegai la fede e l’anello di fidanzamento che mi aveva dato recuperai in casa i fondi per le emergenze che avevamo accantonato, presi il passaporto e tornai in Italia, tornai al mio vecchio posto di lavoro a farmi scopare dal mio capo aspettando di capire cosa fare della mia vita.
scritto il
2024-10-26
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