Elisabetta 2
di
Sara1994
genere
etero
Uscita dal carcere rimasi seduta in macchina per almeno mezz’ora, io che pensavo di aver risolto tutto mi trovavo incastrata in una situazione dalla quale io e Jeff non ne saremmo potuti uscire, tornata a casa feci una lunga doccia per togliermi di dosso tutta la sporcizia di quella giornata, il mattino dopo chiamai l’avvocato per chiedere se c’erano novità per l’appello ma, tutto taceva, passai due settimane con l’ansia ed il senso di colpa, era vero che l’avevo fatto per Jeff ma…..mi era piaciuto, ripensando all’uccello di quell’uomo avevo ancora i brividi, non nascondo che mi masturbai un paio di volte pensando a quello che era successo, da lì il mio senso di colpa, ed arrivò il giorno, mi preparai come di consueto ed in macchina raggiunsi il carcere, solita procedura fino a quando entrai in cortile, Jeff era da solo ad un tavolo, corsi da lui l’abbracciai e lo baciai, era triste per quello che avevo dovuto subire e si sentiva tremendamente responsabile, mentre parlavamo arrivarono i due compari del capo che non avevo visto in cortile
- vamos garota, vamos (andiamo ragazza)
avevo già informato Jeff del cambiamento dell’accordo e, quindi non si stupì della cosa, mi alzai, lo baciai e li seguii, stessa porticina, stessa guardia, stessa cella ma non c’era il capo, i due uomini vennero chiusi nella cella con me ed io allora
- dov’è il vostro capo? Chefe
ripetei
- não está lá hoje, ele está no tribunal, ele deixou a tarefa para nós ( non c’è. È in tribunale, ci pensiamo noi a te) - tirar a roupa (togliti i vestiti)
ridacchiavano mentre lo dicevano, capii di non avere scelta e cominciai a spogliarmi, cominciarono a toccarmi senza aspettare che finissi, si tenevano il cazzo con una mano e con l’altra esploravano il mio corpo, quando terminai si spogliarono anche loro, anche i loro corpi erano muscolosi e pieni di tatuaggi ma, per fortuna, le dimensioni erano diverse, si misero di fronte a me e mi spinsero ad inginocchiarmi, questa volta, niente cuscino, porsero i loro cazzi alla mia bocca e dovetti, prendendoli in mano segarli e leccarli e succhiarli, i loro versi mi fecero capire che gradivano, non erano grandi come quello del capo, ma quando li vidi duri e gonfi ebbi un po’ di timore, mi fecero alzare e mettere sulla branda cominciando ad accarezzarmi il seno, la figa ed il culetto, intanto commentavano tra di loro, anche il fatto che il mio corpo comunque reagiva, i capezzoli mi si erano induriti e la mia fughetta cominciava a lacrimare, uno dei due si stese sul letto, a gesti mi fece capire che voleva lo cavalcassi, fece un grosso sospiro quando il suo cazzo penetrò tutto nella mia vagina, voleva che mi scopassi da sola e cominciai a muovermi, il suo amico, intanto continuava ad accarezzarmi, poi disse qualcosa a quello sotto di me che si fermò, mi prese per il collo tirandomi a se mentre l’altro puntava al mio sederino, non l’avevo mai fatto con due uomini contemporaneamente, comunque anche l’altro si accomodò, cominciarono a muoversi alternandosi, quando uno spingeva l’altro si ritraeva e così via, erano sincronizzati tra di loro, io avevo da subito avuto un primo orgasmo, non erano all’altezza del capo ma , anche loro avevano una resistenza notevole, ci volle diverso tempo prima che mi scaricassero addosso tutta la loro sborra, ci sedemmo tutti e tre sul letto, io tra di loro, si accesero una sigaretta e, intanto, continuavano a toccarmi, mi accarezzavano la figa e poi mi infilavano le loro dita in bocca peer farmele succhiare, poi vollero ancora che li segassi e sbocchinassi, ci sarebbe stato un altro round, ad un certo punto uno dei due si alzò e bussò alla porta della cella, quando si socchiuse disse qualcosa alla guardia che poi richiuse
ripresero le stesse posizioni, però quello steso sul letto volle che gli dessi la schiena e mi infilassi nel culetto il suo paletto che svettava verso l’alto, così lo sentivo veramente dentro fino in fondo, le mie chiappette sbatterono contro i suoi coglioni, l’altro mi allargò di più le gambe e si 4infilò di colpo nella mia fighetta, adesso mi sentivo davvero lacerare, forse anche per le gambe che mi venivano tenute spalancate, cominciarono il loro moto alternativo, questa volta con più violenza però, godevano a sentire i miei urletti, poi la porta della cella si aprì, la guardia spinse dentro Jeff e richiuse, uno dei due
- olha como sua esposa gosta (guarda come gode tua moglie)
jeff cadde seduto sul pavimento e le lacrime gli scesero sul viso mentre io gridavo che erano due bastardi
- sua esposa é realmente boa (è davvero brava ) e como ela gosta disso ( e come le piace )
singhiozzavo anch’io mentre loro, comunque, senza pietà godevano del mio corpo
- vamos lá mulher, diga que quer mais (dillo donna che ne vuoi di più)
e quello sopra di me mi schiaffeggiò
- vamos lá, diga isso, puta (forza dillo, puttana)
e dopo altri due schiaffi dissi, quasi lo urlai
- si si, ne voglio di più e ancora di più
- aqui está (eccolo)
finalmente mi riempirono del loro sperma ed uscirono da me lasciandomi, corsi giù dalla branda e mi inginocchiai vicino a Jeff abbracciandolo, piangevamo insieme, rimanemmo così abbracciati per un po’ fino a quando venni strattonata per i capelli e trascinata verso la branda
- Eu quero foder novamente, ainda é cedo, chupar puta
Mi costrinsero di nuovo a succhiare i loro cazzi
- você disse que queria mais (Hai detto che ne volevi ancora no?)
uno dei due già pronto mi fece mettere alla pecorina e mi penetrò di colpo e con forza da dietro, ad ogni spinta mi faceva male, lo faceva con violenza, si sentiva lo sforzo, nello spingere per andare a fondo, cominciava a farmi male la pancia, finalmente venne, questa volta dentro di me, non ebbi però il tempo di respirare, l’altro, lasciandomi così mi infilò il suo cazzo nel culetto e, con la stessa violenza dell’altro mi scopò per il tempo che rimaneva, anche lui, poi mi venne dentro riempendomi l’intestino con il suo sperma, rimasi li con la testa appoggiata al bordo della branda mentre i due si rivestivano soddisfatti, e prima di uscire dissero
- o chefe disse, em quinze dias, vir vestido sexy
jeff mi aiutò a rivestirmi ed uscimmo in cortile, mi sembrava che tutti stessero guardando me, chiaramente non era così ma la sensazione che ebbi fu quella, rimanemmo abbracciati io e Jeff per i minuti che ci restavano prima del suono della campana, poi me ne andai con le gambe che, leggermente tremavano.
E passarono altri 15 giorni, solita trafila, solito cortile, Jeff era da solo al tavolo, il capo ed i suoi due scagnozzi seduti ad un altro, avevo indossato un vestitino corto che, quando camminavo si vedeva l’orlo delle mutandine, come sovraprezzo avevo messo delle scarpe con tacco 10 e la scollatura dell’abito scendeva profondamente tra i miei seni oltre al fatto che avevo la schiena scoperta, salutai Jeff con un bacio poi mi diressi verso il tavolo del capo e lui
- buongiorno, Senhora, molto bello il suo vestito, venga a sedere quì vicino a me
gli altri due si alzarono e mi fecero posto mettendosi di fronte. Lui mi strinse alla vita tirandomi verso di se, poi mi mise una mano su una gamba e risali’ fino ad arrivare alle mie mutandine,
- ho un problema e tu, sicuramente, puoi risolverlo
e senza attendere una mia risposta
- alcune guardie, le stesse che mi servono a proteggere tuo marito, sono diventate un po’ troppo, come dire avide, non posso permettermi di pagare quello che chiedono, sarebbe un precedente e non va bene
intanto la sua mano andava avanti e indietro sulla mia fighetta attraverso il pizzo delle mutandine
- oggi non sono qui, sono di riposo, dovresti andare a trovarle nel loro bar e convincerli a ridimensionare le loro richieste
- ma come posso fare io a ……..
- parla con loro, vedrai che li convinci, li ho già avvisati della tua visita, ti stanno aspettando, non è lontano, pochi kilometri sulla statale verso San Paolo, fuori dal locale c’è un Hummer giallo, è di uno di loro, dai un bacio al tuo maritino e vai
dette una strizzata con la mano alla mia fighetta e mi fece alzare, dovevo andare subito, raggiunsi Jeff al quale dissi che dovevo fare una commissione, lo baciai e me ne andai, mi sembrò sollevato del fatto che non fossi entrata da quella porticina con la guardia nel cortile.
Trovai subito il locale, sulla porta a vetri c’era un cartello che diceva che era chiuso, bussai e, dopo qualche minuto un uomo basso e tarchiato venne ad aprire,
- quem é ela? estamos fechados
- Mi mandano dal carcere , dovrei vedere delle persone
- -ah sim, estávamos esperando por issa (la stavamo aspettando)
Mi fece entrare e richiuse la porta dietro di me, in fondo al locale c’era una scala che scendeva e mi fece segno di prenderla, arrivata al piano inferiore tre uomini intorno ad un biliardo, probabilmente avevo interrotto una partita,
- ela é a mulher do engenheiro, o da célula 324, eles estavam certos, é muito bonita, você fala português?
L’ultima frase era rivolta a me, risposi di si anche se non benissimo ma capirono
- você pode jogar bilhar? Senhora?
- No mai giocato
- ainda assim eles nos disseram que ela sabe lidar com bolas e tacos
ecco, che stupida, altro che parlare, il vestito sexy, ero io il pagamento per le guardie, come si poteva essere tanto ingenue,
- Senhora, você tem um lindo vestido, porque ele não sobe na mesa de sinuca e nos mostrar o que está por baixo?
Uno di loro andò vicino al juke box e selezionò qualche disco, volevano uno spogliarello, tramite una sedia mi aiutarono a salire sul biliardo mentre le palle finivano nelle buche, ormai c’ero e dovevo ballare, la sicurezza di Jeff era sempre una mia responsabilità, cominciai a spogliarmi ondeggiando al ritmo della musica, in effetti non avevo molto addosso e ci misi poco ma, anche loro ci misero lo stesso tempo, mi fecero stendere sul biliardo, avevo solo le scarpe addosso, le loro mani frugavano il mio corpo, ogni piega, ogni anfratto veniva esaminato, come se mi stessero perquisendo, intanto con la mano libera si menavano gli uccelli, uno mi passò uno dei loro manganelli di legno con l’anima d’acciaio mettendone la punta vicino alla mia fighetta, voleva che mi masturbassi con quello, cominciai allora a leccarlo per insalivarlo bene, non avevo mai usato un dildo di quelle dimensioni, da ragazza a Torino, nella mia cameretta avevo usato di tutto, perfino una zucchina ma mai uno così, comunque lo feci usandone solo la punta e strofinandola sulle mie grandi labbra e sfiorando la mia clitoride, vidi che loro si stavano eccitando, il primo a salire sul biliardo era bianco, assolutamente normale, con un po’ di pancia, mi venne sopra, lo guidai io nella mia vagina ma, dopo pochi minuti sporcò il panno del biliardo, venne subito sostituito da un mulatto, più giovane ed in forma, ma si mise sotto di me scopandomi con forza, ancora non avevo avuto un orgasmo, lui mi venne dentro, non feci in tempo a spostarmi che un terzo , bianco, mi prese da dietro prendendo nella mia fighetta il posto dell'altro, nulla di fatto anche qui, il quarto, l’altro mulatto era più strutturato fisicamente, con lui durò più a lungo ed ebbi il mio primo orgasmo, ora mi avevano scopato tutti e quattro mettendoci in totale circa mezz’ora, pensai di essermela cavata così ma volevano godermi completamente, usai mani, bocca e lingua su tutti e quattro, mi riempirono da soli o insieme figa, culo e gola, quando avevo un buco libero il manganello faceva il loro lavoro e lo manovravano loro stessi, in una loro pausa ne avevo anche uno nel culetto, mi sparsero della birra sul corpo e usarono le lingue per pulirmelo, ad un certo punto mi legarono anche contro la sponda del biliardo per incularmi meglio, finivano in fretta ma si riprendevano anche in fretta, poi capii su un tavolino c’erano blister di pillole blu ed uno specchio con sopra delle strisce di cocaina, ero entrata lì alle undici di mattina ne uscii alle sei di pomeriggio distrutta, arrivai a casa e nella mia vasca da bagno a fatica, e li mi addormentai dolorante.
Passò una settimana, ancora sette giorni e sarei dovuta tornare in carcere, da un lato la voglia di rivedere Jeff, dall’altro il timore di quello che avrei dovuto fare, era lunedì, ancora sei giorni, suonarono il campanello della porta, andai ad aprire com’ero, minigonna di jeans, canottiera e piedi scalzi, aperta la porta mi trovai davanti un armadio, occupava tutto lo spazio della porta, superava sicuramente i due metri di altezza, aveva spalle larghe, e indossava una divisa come quelle che usavano le guardie in carcere, mi fece vedere un tesserino e si presentò come il comandante delle guardie del carcere dove era trattenuto Jeff, lo feci accomodare scusandomi del disordine, mi informò che c’era un problema nella sua struttura, mi disse che aveva saputo alcune cose circa l’uso inappropriato delle celle per gli incontri tra marito e moglie, di situazioni poco piacevoli che riguardavano, soprattutto, le mogli di alcuni detenuti, situazioni nelle quali lui sarebbe dovuto intervenire.
Lo ascoltai in silenzio, come fare a dirgli che ero costretta a fare quello che facevo per salvare la vita a Jeff, mio marito, e poi cosa sarebbe successo? Non potevo confessare, presi tempo con la scusa di offrirgli un caffè, poi mentre bevevamo mi disse che aveva approfittato del suo giorno libero settimanale per venire da me, aveva saputo che ero italiana ed i suoi nonni erano di Venezia, diciamo che mi aveva fatto una cortesia, poi continuò
- Mi rendo conto dei problemi che sia lei che suo marito potreste avere, suo marito è già in carcere, e lei verrebbe accusata di connivenza rischiando una detenzione, del resto è mio dovere porre fine a situazioni di illegalità all’interno del carcere, guardi che non c’è bisogno che lei mi dica qualcosa, nelle celle “familiari” ci sono delle telecamere nascoste che trasmettono le immagini direttamente nel mio ufficio, quindi le chiedo, come vogliamo uscirne? È anche chiaro che se determinate situazioni servono ad evitare disordini e(o possibili rivolte all’interno della struttura carceraria rappresentano il male minore, certo bisognerebbe avere un qualche incentivo perché questo accada
Ancora non capivo, mi girava la testa e glielo dissi
- Vediamo come posso spiegarle Elisabetta, posso chiamarla Elisabetta?
- Certo, mi dica
- Allora Elisabetta io ho visto cosa ha fatto in quelle celle, e l’ha fatto non solo con suo marito ma anche con persone pericolose e ne immagino il motivo
- E quindi?
- Quindi se io e te diventassimo amici, molto amici, la situazione potrebbe stabilizzarsi e risolversi
-
Adesso era passato al tu ed anche una tarda come me aveva capito
- Quindi cosa suggeriresti?
Passai anch’io al tu
- Diciamo che tutti i lunedì, il mio giorno di riposo, come oggi, io potrei venire a trovarti e potremmo passare un po’ di tempo insieme
- E come la metterei con quelle persone “pericolose” ?
- Diciamo che potrei trasferire tuo marito in infermeria e mandare un messaggio a quelle persone avvisandoli che hai preso altri accordi con qualcuno più in alto di loro,
- Ho capito senti scusa non ricordo come ti chiami
- Annibal
- Ecco Annibal , penso che abbiamo raggiunto un accordo, adesso, se vuoi scusarmi oggi fa troppo caldo e ho bisogno di una doccia, ma tu non ti preoccupare, fai pure come a casa tua, bevi qualcosa, guarda la tv, io scendo tra poco
- Com’è la tua doccia? Grande?
- Si abbastanza
- Posso vederla? Vorrei farne fare una anch’io più grande a casa mia
- Certo Sali con me
- Mentre lui si guardava intorno in camera da letto io mi infilai dentro la doccia, poi la porta in vetro si aprì e anche lui si infilò vicino a me, senza di lui mi era sembrata molto grande la doccia ma con lui non dico che eravamo stretti ma quasi, l’acqua scorreva sui nostri corpi, lui chinò la testa verso di me e mi baciò, un bacio leggero ma appassionato, un brivido, forse l’acqua non era così calda, prese una spugna e con il bagno doccia cominciò ad insaponarmi massaggiandomi le spalle, la schiena, il culetto, poi mi girai verso di lui e passò al collo, ai seni al mio stomaco ed alla mia fighetta, le mie cosce, intanto l’acqua lavava la schiuma, gli presi la spugna, il suo petto era enorme e villoso, la vita si stringeva e poi allargava sui fianchi, poi la mia mano raggiunse il suo uccello e dovetti fermarmi, mio Dio, se era così in riposo cosa sarebbe stato dopo? Uscimmo dalla doccia e, senza asciugarci finimmo sul letto, continuammo a baciarci ed accarezzarci, certo era una cosa diversa rispetto alle esperienze che avevo vissuto recentemente ma non volli farmi illusioni, gli presi in mano il pene che si stava irrigidendo ed ingrossando a vista d’occhio, con una mano non riuscivo a stringerne l’asta, come lunghezza calcolai una ventina di cm, il diametro era quello che mi spaventava un po’, stimai sui 7 cm, partiva stretto dall’inguine, poi a metà raggiungeva il massimo diametro e poi si stringeva ancora verso la cappella, lo raggiunsi anche con la bocca e fu subito pronto, volli che si stendesse sul letto e, lentamente, mi calai su quell’asta, chiusi gli occhi quando sentii la punta sfiorarmi l’utero, le sue mani sul mio seno, cominciai a muovermi ondeggiando su di lui, dopo 10 minuti cambiammo posizione si mise su un fianco e tenendomi una gamba alzata fu lui a stabilire il ritmo, poi mi fu sopra con movimenti velocissimi, poi rallentò, stavo godendo come una pazza, come era possibile? E poi arrivò con la furia di un idrante, sentivo il suo sperma rimbalzare sulle pareti della mia vagina, era più grande di me, pensai avesse una cinquantina d’anni ma quanto vigore, quanta potenza, restai sdraiata al suo fianco con la mano sul suo petto ansimando leggermente, praticamente mi aveva scopato per più di venti minuti di seguito
sai come mi chiamavano dove sono cresciuto? o touro
- Il toro, capisco il perché
- No, ancora non lo puoi capire
Dopo 10 minuti cominciai a capirlo, un po’ forse anche per le mie carezze ma , soprattutto naturalmente era quasi pronto di nuovo, gli bastò leccarmi il buchino del culo per un paio di minuti per essere pronto di nuovo lui e gocciolante io, fu molto delicato, mentre mi penetrava, lentamente, dava il tempo alla mia carne di abituarsi all’ospite, poi arrivato dove voleva cominciò a muoversi ed il mio orgasmo esplose terminando di lubrificare il percorso del suo uccello dentro di me, continuammo così fino a sera, ordinai della pizza e la mangiammo sul divano della sala lui in boxer ed io con una camicia di Jeff addosso, gli chiesi io di rimanere per la notte ed acconsentì,.
All’inizio del mio racconto parlavo del calvario che io e Jeff avevamo passato nei due anni precedenti ma lui stava finalmente tornando a casa ed io avrei dovuto interrompere la mia relazione con Annibal ma, non volevo farlo, del resto, non volevo lasciare Jeff, anche se la vita con lui, prima che venisse arrestato, rispetto a quella che avevo vissuto in quei due anni mi sembrava assolutamente monotona e piatta, del resto avevo Annibal il lunedì, i suoi agenti del bar il venerdì e Sandro il mercoledì, Sandro chi? Quello che comandava in prigione che è uscito 6 mesi fa, come può finire tutto questo?
- vamos garota, vamos (andiamo ragazza)
avevo già informato Jeff del cambiamento dell’accordo e, quindi non si stupì della cosa, mi alzai, lo baciai e li seguii, stessa porticina, stessa guardia, stessa cella ma non c’era il capo, i due uomini vennero chiusi nella cella con me ed io allora
- dov’è il vostro capo? Chefe
ripetei
- não está lá hoje, ele está no tribunal, ele deixou a tarefa para nós ( non c’è. È in tribunale, ci pensiamo noi a te) - tirar a roupa (togliti i vestiti)
ridacchiavano mentre lo dicevano, capii di non avere scelta e cominciai a spogliarmi, cominciarono a toccarmi senza aspettare che finissi, si tenevano il cazzo con una mano e con l’altra esploravano il mio corpo, quando terminai si spogliarono anche loro, anche i loro corpi erano muscolosi e pieni di tatuaggi ma, per fortuna, le dimensioni erano diverse, si misero di fronte a me e mi spinsero ad inginocchiarmi, questa volta, niente cuscino, porsero i loro cazzi alla mia bocca e dovetti, prendendoli in mano segarli e leccarli e succhiarli, i loro versi mi fecero capire che gradivano, non erano grandi come quello del capo, ma quando li vidi duri e gonfi ebbi un po’ di timore, mi fecero alzare e mettere sulla branda cominciando ad accarezzarmi il seno, la figa ed il culetto, intanto commentavano tra di loro, anche il fatto che il mio corpo comunque reagiva, i capezzoli mi si erano induriti e la mia fughetta cominciava a lacrimare, uno dei due si stese sul letto, a gesti mi fece capire che voleva lo cavalcassi, fece un grosso sospiro quando il suo cazzo penetrò tutto nella mia vagina, voleva che mi scopassi da sola e cominciai a muovermi, il suo amico, intanto continuava ad accarezzarmi, poi disse qualcosa a quello sotto di me che si fermò, mi prese per il collo tirandomi a se mentre l’altro puntava al mio sederino, non l’avevo mai fatto con due uomini contemporaneamente, comunque anche l’altro si accomodò, cominciarono a muoversi alternandosi, quando uno spingeva l’altro si ritraeva e così via, erano sincronizzati tra di loro, io avevo da subito avuto un primo orgasmo, non erano all’altezza del capo ma , anche loro avevano una resistenza notevole, ci volle diverso tempo prima che mi scaricassero addosso tutta la loro sborra, ci sedemmo tutti e tre sul letto, io tra di loro, si accesero una sigaretta e, intanto, continuavano a toccarmi, mi accarezzavano la figa e poi mi infilavano le loro dita in bocca peer farmele succhiare, poi vollero ancora che li segassi e sbocchinassi, ci sarebbe stato un altro round, ad un certo punto uno dei due si alzò e bussò alla porta della cella, quando si socchiuse disse qualcosa alla guardia che poi richiuse
ripresero le stesse posizioni, però quello steso sul letto volle che gli dessi la schiena e mi infilassi nel culetto il suo paletto che svettava verso l’alto, così lo sentivo veramente dentro fino in fondo, le mie chiappette sbatterono contro i suoi coglioni, l’altro mi allargò di più le gambe e si 4infilò di colpo nella mia fighetta, adesso mi sentivo davvero lacerare, forse anche per le gambe che mi venivano tenute spalancate, cominciarono il loro moto alternativo, questa volta con più violenza però, godevano a sentire i miei urletti, poi la porta della cella si aprì, la guardia spinse dentro Jeff e richiuse, uno dei due
- olha como sua esposa gosta (guarda come gode tua moglie)
jeff cadde seduto sul pavimento e le lacrime gli scesero sul viso mentre io gridavo che erano due bastardi
- sua esposa é realmente boa (è davvero brava ) e como ela gosta disso ( e come le piace )
singhiozzavo anch’io mentre loro, comunque, senza pietà godevano del mio corpo
- vamos lá mulher, diga que quer mais (dillo donna che ne vuoi di più)
e quello sopra di me mi schiaffeggiò
- vamos lá, diga isso, puta (forza dillo, puttana)
e dopo altri due schiaffi dissi, quasi lo urlai
- si si, ne voglio di più e ancora di più
- aqui está (eccolo)
finalmente mi riempirono del loro sperma ed uscirono da me lasciandomi, corsi giù dalla branda e mi inginocchiai vicino a Jeff abbracciandolo, piangevamo insieme, rimanemmo così abbracciati per un po’ fino a quando venni strattonata per i capelli e trascinata verso la branda
- Eu quero foder novamente, ainda é cedo, chupar puta
Mi costrinsero di nuovo a succhiare i loro cazzi
- você disse que queria mais (Hai detto che ne volevi ancora no?)
uno dei due già pronto mi fece mettere alla pecorina e mi penetrò di colpo e con forza da dietro, ad ogni spinta mi faceva male, lo faceva con violenza, si sentiva lo sforzo, nello spingere per andare a fondo, cominciava a farmi male la pancia, finalmente venne, questa volta dentro di me, non ebbi però il tempo di respirare, l’altro, lasciandomi così mi infilò il suo cazzo nel culetto e, con la stessa violenza dell’altro mi scopò per il tempo che rimaneva, anche lui, poi mi venne dentro riempendomi l’intestino con il suo sperma, rimasi li con la testa appoggiata al bordo della branda mentre i due si rivestivano soddisfatti, e prima di uscire dissero
- o chefe disse, em quinze dias, vir vestido sexy
jeff mi aiutò a rivestirmi ed uscimmo in cortile, mi sembrava che tutti stessero guardando me, chiaramente non era così ma la sensazione che ebbi fu quella, rimanemmo abbracciati io e Jeff per i minuti che ci restavano prima del suono della campana, poi me ne andai con le gambe che, leggermente tremavano.
E passarono altri 15 giorni, solita trafila, solito cortile, Jeff era da solo al tavolo, il capo ed i suoi due scagnozzi seduti ad un altro, avevo indossato un vestitino corto che, quando camminavo si vedeva l’orlo delle mutandine, come sovraprezzo avevo messo delle scarpe con tacco 10 e la scollatura dell’abito scendeva profondamente tra i miei seni oltre al fatto che avevo la schiena scoperta, salutai Jeff con un bacio poi mi diressi verso il tavolo del capo e lui
- buongiorno, Senhora, molto bello il suo vestito, venga a sedere quì vicino a me
gli altri due si alzarono e mi fecero posto mettendosi di fronte. Lui mi strinse alla vita tirandomi verso di se, poi mi mise una mano su una gamba e risali’ fino ad arrivare alle mie mutandine,
- ho un problema e tu, sicuramente, puoi risolverlo
e senza attendere una mia risposta
- alcune guardie, le stesse che mi servono a proteggere tuo marito, sono diventate un po’ troppo, come dire avide, non posso permettermi di pagare quello che chiedono, sarebbe un precedente e non va bene
intanto la sua mano andava avanti e indietro sulla mia fighetta attraverso il pizzo delle mutandine
- oggi non sono qui, sono di riposo, dovresti andare a trovarle nel loro bar e convincerli a ridimensionare le loro richieste
- ma come posso fare io a ……..
- parla con loro, vedrai che li convinci, li ho già avvisati della tua visita, ti stanno aspettando, non è lontano, pochi kilometri sulla statale verso San Paolo, fuori dal locale c’è un Hummer giallo, è di uno di loro, dai un bacio al tuo maritino e vai
dette una strizzata con la mano alla mia fighetta e mi fece alzare, dovevo andare subito, raggiunsi Jeff al quale dissi che dovevo fare una commissione, lo baciai e me ne andai, mi sembrò sollevato del fatto che non fossi entrata da quella porticina con la guardia nel cortile.
Trovai subito il locale, sulla porta a vetri c’era un cartello che diceva che era chiuso, bussai e, dopo qualche minuto un uomo basso e tarchiato venne ad aprire,
- quem é ela? estamos fechados
- Mi mandano dal carcere , dovrei vedere delle persone
- -ah sim, estávamos esperando por issa (la stavamo aspettando)
Mi fece entrare e richiuse la porta dietro di me, in fondo al locale c’era una scala che scendeva e mi fece segno di prenderla, arrivata al piano inferiore tre uomini intorno ad un biliardo, probabilmente avevo interrotto una partita,
- ela é a mulher do engenheiro, o da célula 324, eles estavam certos, é muito bonita, você fala português?
L’ultima frase era rivolta a me, risposi di si anche se non benissimo ma capirono
- você pode jogar bilhar? Senhora?
- No mai giocato
- ainda assim eles nos disseram que ela sabe lidar com bolas e tacos
ecco, che stupida, altro che parlare, il vestito sexy, ero io il pagamento per le guardie, come si poteva essere tanto ingenue,
- Senhora, você tem um lindo vestido, porque ele não sobe na mesa de sinuca e nos mostrar o que está por baixo?
Uno di loro andò vicino al juke box e selezionò qualche disco, volevano uno spogliarello, tramite una sedia mi aiutarono a salire sul biliardo mentre le palle finivano nelle buche, ormai c’ero e dovevo ballare, la sicurezza di Jeff era sempre una mia responsabilità, cominciai a spogliarmi ondeggiando al ritmo della musica, in effetti non avevo molto addosso e ci misi poco ma, anche loro ci misero lo stesso tempo, mi fecero stendere sul biliardo, avevo solo le scarpe addosso, le loro mani frugavano il mio corpo, ogni piega, ogni anfratto veniva esaminato, come se mi stessero perquisendo, intanto con la mano libera si menavano gli uccelli, uno mi passò uno dei loro manganelli di legno con l’anima d’acciaio mettendone la punta vicino alla mia fighetta, voleva che mi masturbassi con quello, cominciai allora a leccarlo per insalivarlo bene, non avevo mai usato un dildo di quelle dimensioni, da ragazza a Torino, nella mia cameretta avevo usato di tutto, perfino una zucchina ma mai uno così, comunque lo feci usandone solo la punta e strofinandola sulle mie grandi labbra e sfiorando la mia clitoride, vidi che loro si stavano eccitando, il primo a salire sul biliardo era bianco, assolutamente normale, con un po’ di pancia, mi venne sopra, lo guidai io nella mia vagina ma, dopo pochi minuti sporcò il panno del biliardo, venne subito sostituito da un mulatto, più giovane ed in forma, ma si mise sotto di me scopandomi con forza, ancora non avevo avuto un orgasmo, lui mi venne dentro, non feci in tempo a spostarmi che un terzo , bianco, mi prese da dietro prendendo nella mia fighetta il posto dell'altro, nulla di fatto anche qui, il quarto, l’altro mulatto era più strutturato fisicamente, con lui durò più a lungo ed ebbi il mio primo orgasmo, ora mi avevano scopato tutti e quattro mettendoci in totale circa mezz’ora, pensai di essermela cavata così ma volevano godermi completamente, usai mani, bocca e lingua su tutti e quattro, mi riempirono da soli o insieme figa, culo e gola, quando avevo un buco libero il manganello faceva il loro lavoro e lo manovravano loro stessi, in una loro pausa ne avevo anche uno nel culetto, mi sparsero della birra sul corpo e usarono le lingue per pulirmelo, ad un certo punto mi legarono anche contro la sponda del biliardo per incularmi meglio, finivano in fretta ma si riprendevano anche in fretta, poi capii su un tavolino c’erano blister di pillole blu ed uno specchio con sopra delle strisce di cocaina, ero entrata lì alle undici di mattina ne uscii alle sei di pomeriggio distrutta, arrivai a casa e nella mia vasca da bagno a fatica, e li mi addormentai dolorante.
Passò una settimana, ancora sette giorni e sarei dovuta tornare in carcere, da un lato la voglia di rivedere Jeff, dall’altro il timore di quello che avrei dovuto fare, era lunedì, ancora sei giorni, suonarono il campanello della porta, andai ad aprire com’ero, minigonna di jeans, canottiera e piedi scalzi, aperta la porta mi trovai davanti un armadio, occupava tutto lo spazio della porta, superava sicuramente i due metri di altezza, aveva spalle larghe, e indossava una divisa come quelle che usavano le guardie in carcere, mi fece vedere un tesserino e si presentò come il comandante delle guardie del carcere dove era trattenuto Jeff, lo feci accomodare scusandomi del disordine, mi informò che c’era un problema nella sua struttura, mi disse che aveva saputo alcune cose circa l’uso inappropriato delle celle per gli incontri tra marito e moglie, di situazioni poco piacevoli che riguardavano, soprattutto, le mogli di alcuni detenuti, situazioni nelle quali lui sarebbe dovuto intervenire.
Lo ascoltai in silenzio, come fare a dirgli che ero costretta a fare quello che facevo per salvare la vita a Jeff, mio marito, e poi cosa sarebbe successo? Non potevo confessare, presi tempo con la scusa di offrirgli un caffè, poi mentre bevevamo mi disse che aveva approfittato del suo giorno libero settimanale per venire da me, aveva saputo che ero italiana ed i suoi nonni erano di Venezia, diciamo che mi aveva fatto una cortesia, poi continuò
- Mi rendo conto dei problemi che sia lei che suo marito potreste avere, suo marito è già in carcere, e lei verrebbe accusata di connivenza rischiando una detenzione, del resto è mio dovere porre fine a situazioni di illegalità all’interno del carcere, guardi che non c’è bisogno che lei mi dica qualcosa, nelle celle “familiari” ci sono delle telecamere nascoste che trasmettono le immagini direttamente nel mio ufficio, quindi le chiedo, come vogliamo uscirne? È anche chiaro che se determinate situazioni servono ad evitare disordini e(o possibili rivolte all’interno della struttura carceraria rappresentano il male minore, certo bisognerebbe avere un qualche incentivo perché questo accada
Ancora non capivo, mi girava la testa e glielo dissi
- Vediamo come posso spiegarle Elisabetta, posso chiamarla Elisabetta?
- Certo, mi dica
- Allora Elisabetta io ho visto cosa ha fatto in quelle celle, e l’ha fatto non solo con suo marito ma anche con persone pericolose e ne immagino il motivo
- E quindi?
- Quindi se io e te diventassimo amici, molto amici, la situazione potrebbe stabilizzarsi e risolversi
-
Adesso era passato al tu ed anche una tarda come me aveva capito
- Quindi cosa suggeriresti?
Passai anch’io al tu
- Diciamo che tutti i lunedì, il mio giorno di riposo, come oggi, io potrei venire a trovarti e potremmo passare un po’ di tempo insieme
- E come la metterei con quelle persone “pericolose” ?
- Diciamo che potrei trasferire tuo marito in infermeria e mandare un messaggio a quelle persone avvisandoli che hai preso altri accordi con qualcuno più in alto di loro,
- Ho capito senti scusa non ricordo come ti chiami
- Annibal
- Ecco Annibal , penso che abbiamo raggiunto un accordo, adesso, se vuoi scusarmi oggi fa troppo caldo e ho bisogno di una doccia, ma tu non ti preoccupare, fai pure come a casa tua, bevi qualcosa, guarda la tv, io scendo tra poco
- Com’è la tua doccia? Grande?
- Si abbastanza
- Posso vederla? Vorrei farne fare una anch’io più grande a casa mia
- Certo Sali con me
- Mentre lui si guardava intorno in camera da letto io mi infilai dentro la doccia, poi la porta in vetro si aprì e anche lui si infilò vicino a me, senza di lui mi era sembrata molto grande la doccia ma con lui non dico che eravamo stretti ma quasi, l’acqua scorreva sui nostri corpi, lui chinò la testa verso di me e mi baciò, un bacio leggero ma appassionato, un brivido, forse l’acqua non era così calda, prese una spugna e con il bagno doccia cominciò ad insaponarmi massaggiandomi le spalle, la schiena, il culetto, poi mi girai verso di lui e passò al collo, ai seni al mio stomaco ed alla mia fighetta, le mie cosce, intanto l’acqua lavava la schiuma, gli presi la spugna, il suo petto era enorme e villoso, la vita si stringeva e poi allargava sui fianchi, poi la mia mano raggiunse il suo uccello e dovetti fermarmi, mio Dio, se era così in riposo cosa sarebbe stato dopo? Uscimmo dalla doccia e, senza asciugarci finimmo sul letto, continuammo a baciarci ed accarezzarci, certo era una cosa diversa rispetto alle esperienze che avevo vissuto recentemente ma non volli farmi illusioni, gli presi in mano il pene che si stava irrigidendo ed ingrossando a vista d’occhio, con una mano non riuscivo a stringerne l’asta, come lunghezza calcolai una ventina di cm, il diametro era quello che mi spaventava un po’, stimai sui 7 cm, partiva stretto dall’inguine, poi a metà raggiungeva il massimo diametro e poi si stringeva ancora verso la cappella, lo raggiunsi anche con la bocca e fu subito pronto, volli che si stendesse sul letto e, lentamente, mi calai su quell’asta, chiusi gli occhi quando sentii la punta sfiorarmi l’utero, le sue mani sul mio seno, cominciai a muovermi ondeggiando su di lui, dopo 10 minuti cambiammo posizione si mise su un fianco e tenendomi una gamba alzata fu lui a stabilire il ritmo, poi mi fu sopra con movimenti velocissimi, poi rallentò, stavo godendo come una pazza, come era possibile? E poi arrivò con la furia di un idrante, sentivo il suo sperma rimbalzare sulle pareti della mia vagina, era più grande di me, pensai avesse una cinquantina d’anni ma quanto vigore, quanta potenza, restai sdraiata al suo fianco con la mano sul suo petto ansimando leggermente, praticamente mi aveva scopato per più di venti minuti di seguito
sai come mi chiamavano dove sono cresciuto? o touro
- Il toro, capisco il perché
- No, ancora non lo puoi capire
Dopo 10 minuti cominciai a capirlo, un po’ forse anche per le mie carezze ma , soprattutto naturalmente era quasi pronto di nuovo, gli bastò leccarmi il buchino del culo per un paio di minuti per essere pronto di nuovo lui e gocciolante io, fu molto delicato, mentre mi penetrava, lentamente, dava il tempo alla mia carne di abituarsi all’ospite, poi arrivato dove voleva cominciò a muoversi ed il mio orgasmo esplose terminando di lubrificare il percorso del suo uccello dentro di me, continuammo così fino a sera, ordinai della pizza e la mangiammo sul divano della sala lui in boxer ed io con una camicia di Jeff addosso, gli chiesi io di rimanere per la notte ed acconsentì,.
All’inizio del mio racconto parlavo del calvario che io e Jeff avevamo passato nei due anni precedenti ma lui stava finalmente tornando a casa ed io avrei dovuto interrompere la mia relazione con Annibal ma, non volevo farlo, del resto, non volevo lasciare Jeff, anche se la vita con lui, prima che venisse arrestato, rispetto a quella che avevo vissuto in quei due anni mi sembrava assolutamente monotona e piatta, del resto avevo Annibal il lunedì, i suoi agenti del bar il venerdì e Sandro il mercoledì, Sandro chi? Quello che comandava in prigione che è uscito 6 mesi fa, come può finire tutto questo?
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