Le origini di una ninfomane (Storie Vere pt.1)

di
genere
prime esperienze

È strano pensare come certe persone siano destinate fin da piccole ad avere un rapporto molto viscerale con il sesso. Una di queste, sono io.
Fin da giovincella, ho sempre avuto un interesse particolare per quel fiore inviolato che avevo tra le gambe. Ma ero colei che non aveva mai baciato, colei che tutti chiamavano "la brava ragazza" ma cozza.
Non so come, il mondo del porno mi ha sempre trovata (o io cercavo lui) e la mia curiosità non faceva che crescere.
Le prime esperienze con la masturbazione erano belle, intense. Quando riuscivo a sfiorarmi nel modo giusto il clitoride, gemevo di piacere. Ma l'apice del godimento era infilarmi svariati oggetti nella vagina. Iniziai con oggetti molto sottili, quali pennarelli, manici di spazzole e via dicendo, ma la mia vagina aveva bisogno di qualcosa di più. Finalmente arrivò il giorno in cui usai una zucchina, l'appoggiai verticalmente sul letto e mi ci sedetti sopra. Sentii un lieve dolore, ma la mia voglia di provare piacere era più forte, talmente forte da non rendermi conto di aver leggermente danneggiato la mia verginità. Non ero turbata, probabilmente perché non ho mai ritenuto la verginità un bene altamente prezioso come se fossimo ancora nel Medioevo. In qualche modo avrei dovuto perderla in ogni caso.
Man mano che crescevo, iniziavo a prendere coscienza del mio potenziale femminile, di ciò che si può ottenere con un seno particolarmente abbondante o di un velo di trucco e così, nel giro di un'estate, da ragazzetta anonima diventai una ragazza su cui si poteva fantasticare.
Il mio primo vero ragazzo, T. , era famoso per "prendere in giro" le ragazze. Lui le voleva solo scopare, era egoista. Il problema è che io ero come lui ma in realtà mi piaceva recitare la parte dell'agnellino ingenuo.
Dopo un paio di giorni di frequentazione, lo invitai per una passeggiata nei campi. La mia zona la conosco bene, infatti lo portai in un fossato circondato da alberi e, senza preavviso, iniziai a sbottonargli i pantaloni. Tanto sorpreso quanto eccitato, non ebbe nemmeno il tempo di mettersi comodo che ero già in ginocchio difronte al suo cazzo, enorme, pulsante di passione. Non mi interessava farlo godere, volevo solo aumentare la sua eccitazione. Così, per qualche minuto, glielo succhiai con più foga che potessi, facendo arrivare la cappella vino all'ugola, aspettando solo che mi prendesse e mi facesse sua.
Come previsto, dopo poco tolse il suo cazzo insalivato dalla mia bocca, mi girò e mi piego la schiena, così da avermi a 90, e iniziò a massaggiarmi la figa con le dita. Per sua sorpresa, constatò che il mio grado di eccitazione era molto alto e la mia vagina trasudava piacere come un fiume in piena.
Senza pensarci due volte, prese il suo enorme cazzo e me lo infilò tra le labbra della figa. Un dolore dapprima lieve e poi più intenso mi attraversò il ventre, ma la mia eccitazione era tanto forte che il dolore diventò piacere. Non ero più vergine.
Non fu dolce, per niente ma io volevo questo. Volevo usare ed essere usata.
Sentire il suo cazzo sbattere fino alla cervice, sentire la potenza dei suoi colpi sul mio culo e sentire le sue palle schiaffeggiarmi il clitoride, mi portarono ad avere la prima scossa di piacere.
Ma io volevo di più,
Volevo un rapporto più violento.
Gli dissi di prendermi per i capelli, poi di prendermi per il collo. Schiaffeggiarmi, torturarmi i capezzoli, stringermi con le unghie le natiche.. Tutto ciò era fonte di piacere per me.
Quando mi avvertì che stava per venire, scattai subito in ginocchio, lo guardai dritto negli occhi e lasciai che il suo caldo fluido schizzasse sulla mia faccia e in bocca. Restai a fissarlo ancora, mentre giocavo con il suo sperma e in un attimo lo avevo bevuto tutto.
Non mi importava proprio nulla di lui, per me T. era stato solo la prima prova, per vedere cosa mi piaceva e cosa volevo. Mi interessava solo conoscermi.
Fece per baciarmi, ma io lo fermai e gli dissi solo "Comunqie grazie, ci sentiamo più avanti"
Ma lui non ebbe più mie notizie, era ora di provare qualcun altro.


scritto il
2016-11-30
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