Le origini di una ninfomane (Storie Vere pt.5)

di
genere
prime esperienze

Ebbi altri incontri con G. e A.
Delle volte insieme, a volte solo con uno o l’altro.
L’idea di avere due uomini per me, mi eccitava un sacco! Da quando era entrato A. in questo gioco sporco, sembrava essere arrivata una ventata di aria fresca. Non che con G. mi trovassi male, anzi, ma una parte di me aveva bisogno anche di un minimo rapporto mentale anche nei giorni di sesso. Infatti, dopo le nostre scopate, G. aveva iniziato ad essere più aperto e spesso e volentieri ci si trovava nudi a parlare e scherzare.
Con A. ero proprio in sintonia. Il suo approccio durante il sesso era diverso e più di una volta ci trovammo a ridere nel bel mezzo dei rapporti. Una sera, quando i miei erano a cena fuori, lo invitai a casa mia per del buon sesso. Per qualche ragione, però, mi chiese di non dire a G. che era stato da me. Non capii subito il perchè di questa richiesta, probabilmente G. si sarebbe “offeso”; dopo mesi che ci frequentavamo, non l’avevo mai portato da me.
Per il resto, anche nei giorni no-sesso avevamo creato un bel gruppetto. Ci trovavamo al bar per un caffè e due chiacchiere. Potevamo sembrare i “Tre moschettieri”, solo che le spade le avevano solo G. e A.

Un pomeriggio, mentre mi trovavo a casa per studiare, mi arrivò un messaggio: era G.
“Vuoi passare l’ultimo dell’anno con me e A.?”
“Da soli?”, risposi.
“Si. Ho trovato un appartamento in affitto per quel giorno. Si trova in montagna e pensavo di passarlo insieme.”
“Ok, direi che va bene! Quanto dobbiamo mettere a testa?”
“Non ti preoccupare, ho già parlato con A. e abbiamo pensato di regalarti questa mini vacanza.”
Mancavano cinque giorni al 31 dicembre.

31 dicembre.
I miei erano partiti la mattina presto per andare a passare il capodanno a Vienna. Con la scusa che ero a casa da sola, chiesi ai ragazzi di passarmi a prendere lì dal momento che avevo lo zaino con i vestiti e un paio di borse con coperte pulite e generi di primaria utilità.
Verso le 11 arrivarono in auto.
A. scese dall’auto, aprì il bagagliaio e mi aiutò con i vari bagagli.
-Guarda che stiamo via un giorno, sai?!
-Si grazie, lo so, ma scommetto che voi è già tanto che vi siate portati un paio di mutande pulite.
Mi rivolse un sorriso divertito e salimmo in auto.

Il viaggio durò due ore. Infinite! Non era mai successo di stare tutti e tre insieme per così tanto tempo senza far sesso o qualche attività “fisica”.
Appena G. spense il motore nel giardino dell’appartamento, scesi per sgranchirmi le gambe e per respirare un po’ di aria pura di montagna.
All’esterno ci aspettava la proprietaria dell’immobile, ci consegnò le chiavi, ci spiegò un paio di cose riguardo il riscaldamento e se ne andò.
Non facemmo in tempo a depositare le borse all’interno dell’appartamento, che A. tirò fuori da una scatola una bottiglia di Gutturnio. Brindammo alla fine dell’anno e alle future scopate.
L’alcol, purtroppo, mi fa un brutto effetto. sono astemia, quindi mi basta ben poco per perdere la razionalità.
Mi girai verso i ragazzi, seduti intorno ad un bellissimo tavolo di legno grezzo.
Con molta prudenza, ci salii sopra e iniziai a spogliarmi. Quella fu la prima volta che mi spogliai per loro come se fossimo in un night club.
Iniziai, lentamente, a togliermi i mille strati di vestiti. Ad ogni capo tolto, vedevo l’eccitazione negli occhi dei ragazzi. Restai solo con l’intimo, scelto appositamente per loro: il reggiseno in pizzo nero avvolgeva e comprimeva il mio abbondante seno. Tra le tette, un ciondolino a forma di cuore pendeva e faceva da giuntura ad una catenella che scendeva e cingeva la mia vita. Il perizoma, anch'esso nero di pizzo floreale, non lasciava nulla all’immaginazione.
Mi sedetti sul tavolo a gambe aperte, davanti a loro. Guardandoli fissi negli occhi, iniziai a toccarmi i seni con gesti delicati. Tolsi la prima spallina del reggiseno, poi l’altra. Continuai a giocare con le mie tette finché il reggiseno non scese del tutto.
I due, intanto, iniziarono a respirare più profondamente.
Dalle tette, la mia mano avanzò verso il pube, passando per la pancia con fare leggero. Mi vennero i brividi al tocco della mano fredda sulla pelle calda della pancia.
Raggiunsi la pelle liscia, depilata di fresco, dell'inguine.
Le mie dita accarezzavano il tessuto del perizoma all’altezza del clitoride per poi premere verso la vagina.
Spostai lateralmente il piccolo lembo di tessuto. Scoprii, così, la mia figa.
Ero molto eccitata, probabilmente i vapori dell’alcool avevano accentuato il tutto, ma la voglia di avere quei due uomini dentro di me era tanta.
G. e A. mi guardavano incantati, come se stessero assistendo ad uno spettacolo di magia. Iniziavano a toccarsi i cazzi duri da fuori i pantaloni.
Presa dalla voglia, incominciai a masturbarmi per loro.
Le mie dita strusciavano contro il clitoride, i movimenti circolari provocavano in me delle piccole scosse di piacere. La mia figa sbrodolava eccitazione, sempre di più.
Il vino aveva reso i miei sensi più intensi, quindi, dopo pochi minuti di carezze più o meno violente, ebbi un orgasmo davanti gli occhi dei miei due uomini. Aprii ancora di più le gambe così da provocare ulteriormente i due.
Gli spasmi provocati dal forte piacere, mi fecero sussultare il corpo. Chiusi gli occhi quando arrivò quella strana, ma piacevole, sensazione alle tempie.
G. inchinò il capo verso le mie cosce e iniziò a passare la sua lingua sulla mia figa già ampiamente ricca di liquidi di piacere.
A., invece, avanzò verso di me, dapprima mi succhiò i capezzoli poi risalì verso il mio viso e iniziò a limonarmi intensamente.
G. mi prese in braccio e insieme ci recammo verso la stanza matrimoniale. La nostra prima volta su un letto, tutti e tre.
Venni lanciata come un sacco sul materasso, il modo violento che aveva G. nei miei confronti mi accendeva sempre quel non-so-che. Mi tirai su e gattonai verso di loro che si trovavano ai piedi del letto. Si erano già tolti i pantaloni, a me toccava abbassare loro i boxer e offrirgli uno dei miei pompini migliori.
Mi avvicinai quanto bastava per avere i loro cazzi a portata di bocca.
Li presi in mano entrambi e iniziai a segarli. Ciò che mi piaceva di più di quelle situazioni, era guardare i loro occhi. A seconda di quello che trasmettevano, capivo quanto il mio lavoro fosse buono. Il fatto che ero io a provocargli godimento, mi faceva sentire onnipotente in quel momento.
Ne succhiai prima uno, poi l’altro. Li alternavo, come un bimbo con due ghiaccioli, indeciso su quale leccare.
Mi concentravo e mi impegnavo. Il loro piacere era tale che potevo sentire i due cazzi vibrare, come se fossero lì lì per arrivare al culmine del piacere. Percepivo sulle papille gustative il calore della cappella liscia. Con le mie labbra cingevo l'intera circonferenza dei cazzi. Le mie mani, invece, stringevano con più o meno forza le palle.
Il primo fu G.
Mi venne in bocca, come al suo solito amava vedermi a bocca aperta mentre schizzava il suo piacere sulla mia lingua. Ingoiai.
Poi mi concentrai solo su A.
Dopo qualche minuto che succhiavo la sua cappella bollente, venne anche lui. Mi schizzò in faccia e le ultime gocce le colò tutte sulle labbra.
Di quanto mi avesse compiaciuta averli fatti venire, avrei preferito essere scopata per un po’. La cosa non mi preoccupava più di tanto alla fine. Conosco i miei polli, so perfettamente che riescono a riprendersi subito.

Andai a lavarmi il viso, mi ripulii anche la vagina dai miei liquidi di godimento.
Proposi ai ragazzi di fare una pausa sigaretta, per poi riprendere quel lavoro lasciato a metà.

Dopo dieci minuti iniziò il secondo capitolo.
G. propose ad A. di scoparmi per primo così che lui potesse guardare.
Accettò.
Ero sdraiata sul letto, A. si posizionò tra le mie gambe. Tenendomele ben aperte, prese il suo cazzo e me lo infilò tutto in una volta nella vagina.
Sentii il membro sbattere violentemente più e più volte contro la mia cervice, provocandomi fastidio misto a piacere.
Ormai conoscevo i gusti di entrambi, sapevo cosa eccitava uno piuttosto che l'altro.
Con una mano massaggiavo un seno, mentre con l’altra mi masturbavo il clitoride; ad A. piaceva così.
Lo vedevo sempre più paonazzo e le sue espressioni suggerivano che il limite era molto vicino.
Presa dal momento, grazie ad una combinazione di buona manodopera e ad una buona carica di eccitazione nel vederlo così, raggiunsi l’orgasmo e con me, venne anche lui.
Mi inondò la vagina di sperma. Sentivo le pareti dell’utero richiamare a sé il prezioso liquido mentre il cazzo pulsava per la schizzata appena fatta. I muscoli del mio ventre si contraevano ritmicamente e le pareti della vagina piano a piano sgonfiavano il loro volume.
Uscì dalla mia figa e si buttò sul letto, stanco. Sentii il liquido colare leggermente.
G. era ancora lì.
Mi guardava mentre segava il suo cazzo.
Si avvicinò al letto, mi prese per una caviglia e mi girò con violenza, in modo da avere le gambe allargate verso di lui.
Con una mano, mi afferrò l’interno coscia. Lo stringeva come si fa con un anti-stress. Mi stava facendo anche male, ma in quel momento il dolore fisico non aveva tutta l'importanza che avrebbe avuto in altre situazioni.
Lo vedevo lì, vibrare. Serrava la mascella, trattenendo il bisogno di lasciarsi andare.
Stava per raggiungere l’orgasmo anche lui mentre si masturbava con più determinazione.
Puntò la cappella verso la mia figa e mi sborrò sulle labbra esterne della vagina.

Anche lui, esausto, si distese sul letto.
Eravamo tutti e tre nudi e soddisfatti.
Sentivo i liquidi colare, sentivo la densità dello sperma scivolarmi sulla pelle.

La vacanza sarebbe stata magnifica.
scritto il
2016-12-03
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