Il Diversivo

di
genere
etero

Fanculo tutto e tutti, pensa Marina quel sabato sera.
Non continuerà a piangersi addosso, non ha nessuna intenzione di rinchiudersi in casa col suo dolore in attesa che la soffochi e la distrugga.
L’ha già fatto, ha già sprecato troppo della sua giovane vita.
È ora di viverla, tira su col naso e asciuga gli occhi lucidi, fanculo tutti.
Non ha tempo da perdere, deve ricominciare a vivere il prima possibile; oggi, stasera stessa, adesso. Deve togliersi dalla testa quel bastardo.
Dalla testa e dal cuore e per farlo non può restarsene chiusa in casa tutta sola.
Ha bisogno d’aria, di gente, di sorrisi.
Di vita.
Raccoglie il cellulare dal tavolino, senza neppure riflettere invia un messaggio a Silvia, amica di vecchia data che non vede da quasi un mese. Da quando…
Fanculo.
«Ciao bellissima, è da un po’ che non ci si sente, cosa combinate tu e le altre pazze?»
La risposta arriva pochi secondi dopo ed è anche meglio di quanto sperasse. «Ciao Marina, che bello sentirti, non dirmi che stasera sei libera! Abbiamo una rimpatriata, tutti a casa di Andrea, sarebbe bellissimo averti dei nostri.»
Marina sorride. Mai stata più libera in vita sua.

Andrea abita in un grande attico in zona Brera, è di famiglia molto benestante, entrambi i genitori sono stimati professionisti della vecchia borghesia milanese. Per loro non è stato facile accettare l’idea di avere un figlio gay così un paio di anni prima gli hanno regalato quell’elegante appartamento, non volevano rischiare di trovarsi amichetti omosessuali per casa.
Marina ha appena scoperto che Stefano, compagno di studi al primo anno di università, se la fa con Andrea.
Non sapeva fosse gay, per la verità l’ha sempre sospettato ma la conferma l’ha appena avuta.
“Pensa che mio padre”, sorride scuotendo la testa, “voleva che continuassi a frequentarti convinto che tu potessi rimettermi sulla ‘buona strada’! Si era persino offerto di farmi da intermediario, voleva parlarci lui con te, convincerti a scoparmi!”
Scoppiano a ridere poi Marina si attacca alla cannuccia e con una lunga serie di gorgoglii termina il suo secondo Mojito, stasera non vuole pensare, stasera vuole solo divertirsi.
“Bella questa!” esclama alle prime note di una vecchia canzone. “Vieni a ballare?”
Stefano si alza dal divano e le fa un buffo inchino. “Con vero piacere, signorina.”
L’attico ha un’enorme terrazzo che si affaccia sul centro di Milano, un’elegante struttura in legno e vetro l’ha trasformata in una grande stanza piena di piante e divanetti adibita per l’occasione a sala da ballo.
All’inizio Marina si è chiesta come fosse possibile fare tutto quel baccano in un condominio in centro ma poi ha smesso di preoccuparsene, nessuno è venuto a lamentarsi.
Il Rum del Mojito inizia a fare effetto, ha la testa più leggera e il sorriso facile, si scatena a centro pista in mezzo al gruppo di amiche.
Un gruppo che aveva trascurato troppo ultimamente.
“Guarda chi si rivede!” grida una voce alle sue spalle con tono appena sufficiente a sovrastare la musica.
Si gira, un sorriso e un abbraccio spontaneo, erano anni che non vedeva Fabrizio. “Ciao Bicio! Non sapevo ci fossi anche tu!”
Forse troppo spontaneo, si accorge subito di aver esagerato e cerca di rimediare. Abbassa le braccia assumendo un’aria neutra, interessata ma non troppo. “Allora come vanno gli esami? Sei sempre il migliore della facoltà?”
La osserva perplesso, come incuriosito dal suo atteggiamento. “Lo sono da quando tu hai mollato. Fino ad allora eri tu la migliore in facoltà.”
“Non ho mica mollato”, si affretta a rispondere, “mi sono solo… presa una pausa.”
“Ah però che pausa, tre anni. Anzi quattro, visto che siamo già a metà anno accademico.”
Marina si mordicchia un’unghia. “In effetti è un po’ lunga come pausa però ci sto riflettendo. L’anno prossimo potrei anche ricominciare.”
In realtà non ci aveva pensato, le è venuto spontaneo e si rende conto che non è affatto una cattiva idea. Farà qualche sacrificio ma vuole riprendere gli studi, le piaceva tantissimo la facoltà di lettere.
“Te lo auguro, eri davvero in gamba. Peccato che io non ci sarò più, se va tutto bene a settembre mi laureo.”
“Beh, allora saprò a chi chiedere ripetizioni!” afferma con tono scherzoso.
“Oh magari!” annuisce lui. “Mi piacerebbe davvero, peccato che sappia già che non ne avrai bisogno, eri troppo brava.”
Scende un breve silenzio imbarazzato che lui si affretta a rompere. “Vieni a bere qualcosa?”
“Oh, basta alcool, ho già esagerato! Fra l’altro stasera sono anche a stomaco vuoto…”
“Perché a stomaco vuoto?”
Marina fa spallucce, sono diversi giorni che ha pochissimo appetito ma non gli va di raccontare i suoi problemi sentimentali.
Fabrizio allora la prende per mano e si avvia a passo spedito.
“Ehi, dove mi porti?”
Non le risponde, continua a camminare trascinandola con sé, passano fra decine di amici e conoscenti, attraversano l’ampio soggiorno fino alla cucina.
“Non va bene bere a stomaco vuoto, non va affatto bene”, le dice aprendo il frigorifero.
“Ma che fai?” sogghigna colpita dalla naturalezza con cui si comporta. “Mica è casa tua, questa!”
“Beh, quasi. Andrea è molto ospitale, ama avere amici e gente attorno, casa sua è un po’ un porto di mare. Spesso mi fermo a dormire qui quando studiamo assieme.”
“A…” occhiata maliziosa, “dormire?”
“Ecco, tutte uguali le donne!” sospira prendendo dal frigorifero salumi e formaggio, “Andrea sta con Stefano, fanno coppia fissa, sono… fidanzatini seri, se così si può dire. E se uno ha amici gay non significa per forza che sia gay.”
“Giustissimo, ti chiedo scusa, non volevo alludere… anche perché se ricordo bene…”
Fabrizio si gira per prendere un coltello dal cassetto. “Ricordi benissimo.”
Taglia il grana a cubetti e lo mette in un piattino assieme a qualche fetta di prosciutto, mentre glielo porge i loro sguardi si incrociano.
Stanno pensando entrambi alla stessa cosa, quella domenica pomeriggio al cinema, quasi tre anni prima. Marina era alle prese con le schermaglie finali della sua relazione con Carlo, tutti gli amici si erano accorti che qualcosa non andava, era sempre triste e afflitta, angosciata, ma nessuno sapeva perché.
È sempre stata brava a mantenere i segreti e quello era il segreto più grande di tutti, inconfessabile. Essere l’amante di un uomo con più del doppio dei suoi anni, per di più sposato e padre di un compagno di università, non era cosa di cui andare fiera.
Come tutti gli altri, neppure Fabrizio sapeva.
In quel primo anno di studi si erano frequentati parecchio ed erano diventati grandi amici ma non aveva mai mostrato un particolare interesse per lei finché quel giorno, al cinema…
Tutta colpa del film, di quella battuta scabrosa piena di doppi sensi alla quale Marina era scoppiata a ridere sorprendendo uno sbigottito Fabrizio.
Per un po’ si erano guardati nella penombra della sala, lei non riusciva a trattenere le risa, la battuta le aveva provocato un’incredibile ilarità.
Fabrizio aveva visto in quegli occhi una malizia sconosciuta, uno sguardo da donna impudica in quella che credeva un’ingenua ventenne.
Senza riflettere si era sporto per baciarla e lei non si era sottratta, un lungo bacio passionale durante il quale le loro mani si erano spinte in avide e smaniose carezze reciproche.
Poi lei si era improvvisamente irrigidita, imbarazzata aveva interrotto quell’abbraccio, scusandosi.
Da quel giorno la loro amicizia si era raffreddata, come se un blocco di ghiaccio si fosse messo fra di loro. Fin quando, qualche mese più tardi, Marina aveva lasciato gli studi.
“Su, mangia qualcosa”, la invita interrompendo quel momento di empasse, “non dovresti saltare la cena, soprattutto se dopo vai a una festa e bevi alcolici.”
Marina prende il piatto, in effetti le sta venendo appetito. “Sì, paparino!” scimmiotta in falsetto.
“Che fai, mi prendi in giro?”
“No, sei tu che mi tratti come una ragazzina.”
Fabrizio si morde pensieroso l’interno della guancia, gliel’ha servita su un piatto d’argento. “Forse perché…” tono impostato, tipo recita, “perché è quello che sei, guardati, hai ancora la bocca sporca di latte…”
L’ha detto, ha accennato la prima parte di quella famosa battuta, così come la ricorda, e a Marina tremano le labbra, sta cercando di non ridere.
Alla fine decide di stare al gioco. “Magari…” sospira con sguardo provocante, “magari non è latte.”
Scoppiano a ridere.
“Non l’hai dimenticato”, dice Fabrizio al termine della risata.
“Oh no, mi è piaciuto moltissimo quel film. L’inverno scorso l’hanno dato in TV, l’hai visto?”
“Non parlavo del film.”
Marina mastica piano un pezzetto di grana. “Lo so.”
“Non ci ho mai capito niente nel tuo atteggiamento.”
Si pulisce con un tovagliolino. “Lo so.”
Lui torna al frigorifero, estrae una bottiglia di vino bianco e ne versa due calici. “Potrebbe essere il momento giusto per spiegarmelo, non credi?”
Marina fa vagare un sguardo pensieroso per la cucina, non c’è neppure una sedia nei paraggi così si siede sul tavolo. “Era un brutto momento per me, avevo una storia”, si stringe nelle spalle, “una storia difficile, che mi faceva stare male. Non ero nelle condizioni per fare…”
“Per fare?”
“Per fare una stupidaggine, per una storia di sesso occasionale, non ero il tipo.”
Fabrizio le porge il bicchiere, lo fa tintinnare col suo prima di berne un sorso. “E ora che tipo sei?”
“Oh!” ride sollevando lo sguardo al cielo, “una tipa complicatissima, credimi, io stessa fatico a comprendermi!”
Le è accostato, appoggia una mano al centro delle due gambe, subito sopra al ginocchio. “E riguardo al sesso occasionale?”
Bella domanda, pensa lei sorseggiando il vino ghiacciato. Senza coinvolgimento emotivo, senza un minimo di sentimento, solo per il piacere di una scopata che sa a priori essere fine e se stessa non l’ha mai preso in considerazione.
“Perché, tu sei uno da una botta e via?”
Spesso, quando è in difficoltà, risponde con una domanda, rimanda la palla all’altra parte del campo. In questo caso però è anche un dubbio legittimo, neppure Fabrizio sembra il tipo.
È un ragazzo serio e posato, sopra la media come cultura e intelligenza, uno studioso modello. Anche fisicamente non ha l’aspetto del dongiovanni in cerca di avventure, carino ma non certo bello, capelli corti che denotano una precoce tendenza alla calvizie e abbigliamento classico, forse troppo per la sua età.
“Oh sì, assolutamente, ne vado pazzo”, conferma invece con un sorriso sfrontato. E la mano cerca di dimostrarlo spingendosi leggermente in avanti.
“Ti facevo felicemente fidanzato.”
“Al momento no, nessun impegno. E tu?”
“Beh, diciamo che sono in una altro periodo piuttosto complicato della mia vita.”
“Allora che c’è di meglio di un bel diversivo?”
Marina abbassa lo sguardo su quella mano che ha ormai raggiunto l’orlo della gonna, pare abbia tutte le intenzioni di infilarsi anche sotto.
Le sue gambe sono unite ma non così strette da impedirgli i movimenti. E scopre con un certo stupore di non avere nessun desiderio di serrarle maggiormente.
“Vedo che la battuta della bocca sporca di… latte”, sguardo da monella, “ti provoca sempre una notevole reazione.”
“Non posso negarlo, è una battuta molto intrigante. Una battuta che continuo ad associare a te e a quella strana domenica. Ma sei tu, Marina, non la battuta, a provocarmi questa reazione…” si gira di fianco per farle sentire contro la coscia la sua eccitazione. “Non credi sarebbe un bel diversivo per distrarsi dai problemi?”
Non se lo aspettava così deciso e intraprendente, il Fabrizio che ricorda era un ragazzo espansivo ed esuberante ma allo stesso tempo garbato, lontano anni luce dal disinvolto seduttore che vuole andare subito al sodo. “A dire il vero era la festa il modo per distrarmi”, continua a sorridere, “incontrare vecchi amici, ballare, scherzare, divertirmi… è già una bella distrazione, credimi.”
“E infatti quello che ti sto proponendo fa parte della categoria ‘divertirmi’. Anzi, è al vertice di quella categoria.”
Marina scuote la testa divertita, a uno come lui non manca certo la dialettica. “Vedo che non ti arrendi facilmente.”
“Non sei il tipo di ragazza con cui uno possa arrendersi facilmente.” Si avvicina col busto, i loro visi sono quasi a contatto. “Sei molto bella, Marina”, abbassa lo sguardo nella scollatura, “e incredibilmente sexy.”
“E tu sei molto impertinente, Fabrizio Emiliani.”
“Lo so”, annuisce fissandola negli occhi, “impertinente, sfacciato e spudorato, lo so benissimo. Ma ci sono difetti che, sapendoli usare bene, fanno miglior figura delle virtù.”
A Marina sfugge un sorriso. “Goethe?”
“No, mi deludi studentessa modello. François de La Rochefoucauld.”
“Mai sentito.”
“Non sai cosa ti perdi.” Allunga lentamente il collo e le sfiora le labbra con le sue. Non un vero bacio quanto piuttosto un contatto. Leggero, delicato, appena percettibile. Un testare le sue reazioni.
Marina non si sottrae, lo osserva perplessa, indecisa.
Si sente attratta, non può negarlo. Non da lui personalmente ma dal modo in cui sta cercando di conquistarla, di portarsela a letto in meno di mezz’ora. Dopo quasi tre anni che non si vedevano.
Se avesse provato a corteggiarla con tatto e galanteria l’avrebbe già salutato con un cordiale “Ci si vede più tardi…”, non è certo in cerca di una nuova relazione. Ma un approccio così spudorato, una mano sotto la gonna e la sua erezione contro la coscia…
Beh, qualche brivido è innegabile, le è sempre più difficile fare la sostenuta.
Ilaria, la sua migliore amica, è una fervida sostenitrice del rapporto occasionale, per lei non esiste nulla di meglio per scacciare pensieri e problemi, per ritrovare il buonumore. Marina ha sempre contestato quella visione superficiale del sesso però ora è evidente, la cosa la incuriosisce.
E così, quando lui porta una gamba fra le sue ginocchia, invitandola a separarle, non oppone resistenza.
Un secondo dopo si trova le sue labbra avide sulla bocca, stavolta è un bacio carico di passione e fervore al quale ben presto risponde con altrettanta passione e trasporto.
Agevolata dalle sue gambe divaricate la mano di Fabrizio raggiunge il centro delle mutandine, raccoglie a coppa la conchiglia calda e morbida della sua fica e la palpa delicatamente, provocandole scariche di eccitazione.
Ci mette un po’ prima di ritrovare il controllo, ansante si stacca dalle sue labbra. “Ferma quella mano, Bicio!” sospira guardandosi attorno. “C’è un mucchio di gente fuori dalla porta, conosco quasi tutti. E non amo dare spettacolo…”
Le strizza l’occhio sorridente e la solleva di peso dal tavolo. Bastano pochi passi per raggiungere una porta scorrevole di fianco al frigorifero, si ritrovano in una buia dispensa dove aleggia un gradevole odore di cibo.
Fabrizio si chiude la porta alle spalle. “Qui non verrà a cercarci nessuno. Darai spettacolo solo a me.”
Torna a baciarla con la stessa veemenza di poco prima, forse addirittura maggiore, mentre con le mani le sta già sfilando le mutandine.
Marina non ci capisce più niente, è travolta da quel ciclone di passione e si lascia trasportare, si abbandona fra le sue braccia in preda a un crescente desiderio, strano e sconosciuto.
Dovrebbe provare almeno un po’ di ansia e preoccupazione, la Marina di sempre sarebbe turbata dalla rapidità con cui sta succedendo tutto quanto, quanto meno combattuta, stasera invece no.
Stasera nessun timore, nessuna inibizione, nessun pensiero. La sua mente è concentrata solo sulle sensazioni, sulle labbra di Fabrizio che le sono scese sul collo e alla base del seno, sulle sue mani che la stanno frugando ovunque palesando un’umida e inequivocabile eccitazione.
Fanculo tutti, torna a ripetersi mentre il suo respiro diventa affannato.
Ha la schiena appoggiata contro una parete fredda, si sente sollevare una gamba sostenuta dal braccio che Fabrizio le ha passato sotto al ginocchio e ora sente il suo cazzo, lo sente strusciarsi e scivolare fra le labbra vaginali, lo sente scendere verso il basso e poi…
Un forte ansimo accompagna quell’improvvisa e piacevole penetrazione, si aggrappa al suo collo e spalanca occhi sognanti, “Oh sì!” sussurra fra i denti, ora si rende veramente conto di quanto lo desiderasse, di quanto desiderasse una bellissima e incandescente scopata liberatoria.
Fabrizio sembra inebriato da quelle sue esternazioni di piacere, inizia a muoversi in lei con spinte rapide e profonde mentre le sue mani la stringono forte sulle natiche.
Marina rimane sorpresa dalla velocità con cui l’orgasmo si avvicini, non si era accorta di essere così eccitata eppure sotto quei colpi poderosi inizia a gemere sempre di più, non riesce a trattenersi.
Lui capisce e le sorride sulla bocca. “Lasciati andare senza timori”, ansima, “col baccano che c’è di là non sentiranno nulla, puoi anche gridare se ti va!”
Lo prende quasi in parola, è un orgasmo molto evidente quello a cui si abbandona fra gemiti acuti e intensi mugolii, soffocato solo sul finale quando affonda i denti sulla spallina della giacca di Fabrizio.
Lui si ferma qualche istante per metterle a nudo i grossi seni, non nasconde il suo apprezzamento per quelle prosperose e toniche mammelle, le accoglie fra le mani come fossero merce rara e le bacia, le lecca, le succhia avidamente, poi però il desiderio ha il sopravvento, lui è appena agli inizi, il suo cazzo eccitato scalpita così la fa girare di spalle e la invita a chinarsi col busto su un piccolo mobiletto.
Marina si lascia manipolare come una marionetta, non vede l’ora di sentirlo ancora, di godere ancora, stasera non ha limiti.
Con pochi abili e concitati movimenti Fabrizio è di nuovo dentro di lei, le mani serrate sui suoi fianchi la tengono bloccata in posizione mentre il suo pube inizia a sbatterle rumorosamente contro le natiche.
Quel suono cadenzato è accompagnato dagli ansimi di Marina, ogni affondo un ansimo di piacere, si sente incredibilmente troia stasera.
Gli occhi iniziano ad abituarsi all’oscurità, la dispensa è illuminata solo dalla luce notturna che entra dalle finestre, i bagliori del centro Milano. Si scopre circondata da scaffalature colme di vino e viveri di ogni genere, tutte cose di pregio si direbbe dalle confezioni. Nella parete in fondo spiccano due enormi congelatori a colonna e una vetrinetta refrigerata piena di altre bottiglie di vino. Una dispensa degna di un ristorante, pensa fra un gemito e un gridolino, scopata in una dispensa fra vino pregiato e caviale, anche questa è esperienza!
Fabrizio però non le dà tregua là dietro, non accenna a rallentare, non cambia ritmo, la fotte come se avesse aspettato per tre anni questo momento.
Così, dopo un po’, è costretta ad arrendersi nuovamente, l’orgasmo la avvolge col suo meraviglioso abbraccio, scariche di piacere che risalgono la schiena fino al cervello e ridiscendono in mezzo alle cosce facendola godere come una pazza.
Al termine è costretta a fermarlo, il cuore sembra scoppiarle nel petto.
Oh sì, pensa ansante con le gambe che le tremano, aveva ragione Ilaria, una scopata così libera la mente.
Si solleva da quella meravigliosa posizione e va a mettergli le braccia al collo. “Devo ammettere che non è male come diversivo, non è affatto male.”
“Vedi? Dovresti fidarti di uno che sta per laurearsi in lettere!” le appoggia un bacio sulle labbra poi cerca i suoi occhi con sguardo accattivante. “E ora cosa ne diresti di farmi vedere la tua bocca da ragazzina… quella bella bocca sporca di latte?”
Marina si finge scandalizzata, le è difficilissimo trattenere le risa. “Sei proprio un vero e grandissimo porco, Fabrizio Emiliani!”
“Puoi dirlo forte, Marina Locatelli, puoi dirlo forte. Un altro di quei difetti da aggiungere all’elenco di prima. Qui difetti che, se usati bene…”
Marina scuote la testa, eccitata e divertita. “Sono meglio delle virtù, diceva così il tuo aforisma?”
Lui alza le spalle con un sorriso impertinente, le prende le mani e gliele fa abbassare sul suo uccello pulsante.
È ancora viscido di tutto il suo piacere, in fondo se lo merita, pensa Marina, l’ha fatta godere due volte.
Un ultimo sguardo di finto rimprovero prima di chinarsi ai suoi piedi.
“Oh cazzo Marina Locatelli!” esclama quasi subito con voce ammirata, “oh cazzo sei un vero fenomeno! Allora avevo visto bene tre anni fa, era la risata di una che conosceva per esperienza diretta il senso di quella battuta, non è così? Quella che sembrava un’ingenua ventenne…” lascia la frase sospesa come se si aspettasse che fosse lei a terminarla.
Marina alza gli occhi, abbandona solo per un attimo il suo cazzo. “Pensa al presente, Bicio, non al passato. E non trattenerti”, gli fa il verso, “col baccano che c’è di là non sentiranno nulla, puoi anche gridare se ti va!” un sorriso ammiccante e riprende il suo appassionato pompino.
Non ha gridato ma c’è andato vicino e lei l’ha fatto godere fino all’ultimo sospiro, fino all’ultima stilla di piacere.
Ma poi non ha ingoiato tutto, ha conservato in bocca un po’ del suo seme per la sceneggiata finale, quando si rialza lo lascia colare ai lati delle labbra. “Bocca sporca di… latte… ora sei soddisfatto?”
“Oh cazzo”, si passa le mani fra i corti capelli, “non immagini quanto, Marina. Non immagini quanto.”
Sì invece che lo immagina, gli occhi di Fabrizio sono lucidi e stravolti, forse non l’ha mai provato un pompino così. Magari sarà presuntuosa, ma le piace pensarlo.
Dopo essersi ripulita con cura raccoglie gli abiti sparsi sul pavimento, lui la ferma prendendola per un braccio. “Ti va di passare la notte qui?”
“Qui, a casa di Andrea?” ride. “Ma scusa, non è che puoi fare quello che ti pare, ti scopi le ragazze nella sua dispensa poi le inviti anche a restare per la notte, ma ti pare?”
“Ci parlo io con Andrea, nessun problema.”
Marina lo osserva pensierosa, per un attimo la tentazione di accettare c’è stata, ma poi cosa penseranno tutti gli altri? Le amiche con cui è venuta alla festa? “Ti ringrazio Bicio ma il diversivo l’abbiamo già avuto, no?”
La stringe fra le braccia. “Un breve diversivo bruciato nel buio di uno stanzino… non sono neppure riuscito a guardarti come avrei voluto, a toccarti, a baciarti ovunque…”
Marina gli passa l’indice sulle labbra. “E’ meglio di no, davvero. Una scopata è una scopata, un’intera notte è diverso.”
“Sarà sempre una scopata. Solo una scopata, però un po’ più comoda, su un bel letto con diversi specchi attorno.”
“Specchi?” sogghigna.
Fabrizio solleva un buffo sguardo al soffitto. “I gay! Sono inconsciamente ma smodatamente narcisisti. Ed esibizionisti.”
“Li hai visti scopare?”
“Cavolo no!” smorfia schifata. “Ma più di una volta mi sono dovuto sorbire diverse ore dei loro gemiti e sospiri…” altra smorfia. “Inquietante!”
“Invece deve essere molto eccitante!” saltella con un largo sorriso. “Cavolo, come mi piacerebbe sentire due gay che scopano! Che teneri!”
Dall’espressione Fabrizio non sembra molto d’accordo, però si rende velocemente conto che quel commento può giocare a suo favore. “Allora stasera ne hai l’occasione. Quando si divertono e bevono, finiscono sempre per scatenarsi. Non ti resta che passare la notte qui.”

Non tutta la notte, sono le cinque quando un taxi la riporta a casa.
Ha effettivamente origliato mentre Andrea e Stefano facevano sesso -davvero divertente, esattamente come si immaginava due teneri gay innamorati- e in contemporanea ha nuovamente scopato con Fabrizio, un’altra lunga e piacevole scopata durante la quale neppure lei si è trattenuta quanto a gemiti e frasi erotiche.
Poi si è assopita, sfinita dal sesso e dal troppo alcol.
Un’ora più tardi si è svegliata di soprassalto, ci ha messo un po’ a riconoscere il posto e a ritrovare lucidità, il corpo nudo di Fabrizio che dormiva al suo fianco le ha fatto ricordare ogni cosa.
Ora sul taxi si sente vuota e triste, incredibilmente apatica.
Sospira nel tentativo di rendere meno opprimente il peso che sente sul petto, si sta dolorosamente rendendo conto che una scopata occasionale, per bella che sia, non risolve alcun problema. Caso mai lo amplifica. Rende quel vuoto ancora più grande.
Fare sesso senza amore può anche essere piacevole ma dopo lascia quella devastante necessità di abbracci e carezze da parte di chi sa donare emozioni.
Una lacrima silenziosa le riga il viso. Quelle emozioni che ora nessuno è più in grado di darle.

Estratto (intero capitolo 28) dal romanzo “FALLO PER ME” di Alberto Guerrini. A breve in tutti i migliori book-store on-line.
scritto il
2016-12-23
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