Sorella e fratello che bello 2°
di
Tara
genere
saffico
Un trio, il nostro, che aveva soddisfatto la tendenza sessuale di ognuno di noi singolarmente. Io non sono una lesbica, così come non lo è nemmeno mia sorella Anna, quantunque il nostro contatto saffico, mentre mio fratello Mauro mi rendeva donna in entrambi i sensi, era stato esaltante ed appagante sia per me che per lei, oltre ad esaltare l’eccitazione massima del maschio di famiglia, escludendo nostro padre. Dopo la rottura del mio velo e lo sfaldamento dell’elasticità dell’ano, Mio fratello aveva preteso di rendermi ancora più malleabile dietro. “ Se tu non pratichi sovente questo tipo di penetrazione, ti richiudi in modo critico e in seguito continuerai a sentire dolore perciò, mentre ci siamo lascia che io stabilizzi l’apertura già avvenuta consolidando le pareti interne del tuo culetto …! ”, mi propose Mauro, incredibilmente già in tensione dura anche se aveva sbrodato dentro di me tutto il seme possibile ed immaginabile da non più di dieci minuti.
“ Non voglio! Fa un male bestia il tuo …”, mi rifiutai, chiedendo aiuto con lo sguardo a mia sorella Anna, che invece di parlare in mio favore, si avvicinò ad un cassetto del comò ed estrasse un flacone di pomata, tipo la vasellina. “ Ha ragione Mauro. Non devi attendere, altrimenti, si richiude e non troverai mai più il coraggio di prenderlo dietro. Ora, spalmo un po’ di questa crema sul cazzo di Mauro, così vedrai che scivolerà dentro in un modo così semplice che non te ne accorgerai nemmeno”, mi rassicurò Anna, iniziando a spalmare una dose corposa di quell’unguento sul membro di mio fratello, che da tosto, divenne acciaio temperato, nel gustare le calde mani di mia sorella accarezzargli il rinato augello. Finito con lui, ritornò da me, mi fece poi chinare a novanta gradi, si riempì due dita di pomata, l’indice ed il medio, e me l’infilò nel forellino ancora dolente del mio dietro. “ Tu dici che così non sentirò male? ”,domandai a mia sorella, conservando la stessa posizione in cui mi aveva inserito la vasellina. “ Un pochino, è ovvio …, ma sopportabile. “ E tu come fai a saperlo? ”, le chiesi, stupidamente. “ Perché l’ho provato prima di te, tesoro. E colui che mi ha sfondata qui dietro, aveva una trivella che era quasi il doppio di questa di tuo fratello ”, confessò, socchiudendo gli occhi come se il ricordo fosse più delizioso che doloroso. Mentre mi consultavo con Anna, Mauro si era avvicinato ai miei glutei, aveva inserito anche lui due dita spalmate con la vasellina, affermando che era molto meglio abbondare, poi, senza attesa, con entrambe le mani, mi separò i glutei e si inserì dentro di me, senza tanti complimenti, giungendo subito, eccessivamente scivoloso, al fondo del mio retto dandomi la sensazione di avere dentro un piccolo nascituro. Il suo irruente su e giù in me e lo sfregamento del suo pene sulle pareti laterali del mio ano, m’infondeva sensazioni diverse. Oltre al dolore, non più così insopportabile, in certi momenti, avvertivo persino nascere briciole di piacere che via, via, s’ingigantivano al punto da farmi avere ardori intensi che presto si convertirono in un orgasmo così stratosferico da farmi rimanere senza respiro.
In alcuni filmini porno che avevo visto, certe pornodive, dichiaravano di godere assolutamente molto di più quando lo prendevano dietro, piuttosto che davanti. Io forse non ero ancora in grado di confrontare i primi diversi orgasmi, ma se fossi costretta a scegliere, opterei sicuramente per quello anale …, e probabilmente, perché durante la penetrazione che stavo subendo, da parte di mio fratello, mia sorella Anna, aveva bene affondato la sua lingua dentro la mia vagina, sollecitandomi anche quella via in modo impossibile da dire, da commentare, quando sei appena uscita da quella sorta di paradiso terreno. Nelle notti a seguire, mio fratello veniva a svegliarmi nel pieno della notte, mi portava nella sua camera e mi prendeva in tutti i modi possibili ed immaginabili, suggerendomi di non dire nulla ad Anna. Ci fu un’interruzione dei contatti con lui quando ritornarono i nostri genitori. “ Cerco un posto dove incontrarci con tranquillità, Francesca. Dammi solo un po’ di tempo, ti prego, poi vedrai che notti trascorreremo insieme, ancora ”, mi comunicò Mauro in un momento che eravamo soli. “ Okay. Ma fai presto, mi raccomando. Ho una voglia pazzesca di farmi fare da te, fratellone! Sona carica da impazzire …! ”, confessai, senza alcuna vergogna. Stranamente, da quando erano ritornati i nostri genitori, Anna faceva di tutto per evitarmi, ed io, forse perché sapevo di non essermi comportata bene con lei, evitavo a mia volta di affrontare l’argomento. Qualche giorno dopo, mentre Anna si faceva la doccia ed io mi dipingevo le unghie dei piedi, chiuse nel bagno, lei mi chiese di accompagnarla, la domenica successiva, ad una festa di compleanno di un suo conoscente, il quale, innamoratissimo di lei, le avrebbe fatto una corte spietata, se si fosse presentata sola; invece, essendoci sua sorella, si sarebbe di certo trattenuto in modo discreto. “ Sicuro che vengo, Anna ! ”, la rassicurai, anche perché, strada facendo mi proponevo di chiarire con lei l’equivoco che avevamo creato io e Mauro. La domenica sera, alle venti, scendevamo dal taxi alla periferia della città, davanti un cancello in ferro battuto molto pesante, il quale, senza che noi suonassimo i campanelli laterali, si aprì automaticamente, immettendoci dentro un parco immenso, all’inizio del quale, ci attendeva l’autista di un’auto favola, che ci invitò a salire. “ Wow !”, mi sfuggì, meravigliata per tanta eleganza nel riceverci. L’amico di mia sorella, o innamorato che fosse, doveva essere in grana forte, per farci condurre fino all’entrata dell’immensa villa a bordo di una Mercedes bianca ultimo tipo. Diversamente da quanto mi aspettavo, l’interno del corridoio d’entrata, era appena rischiarato da quattro candelabri a candela, ed il salone, dove entrammo subito dopo, da un lampadario anch’esso con candele, che infondevano una luce piuttosto tetra. “ Ma dov’è la festa? ”, chiesi ad Anna, guardandomi in giro. “ C’è la festa: abbi fede, c’è! ”, rispose lei, sorridendo da crotalo. “ Sei tu, la festa, sorellina! O meglio, la festeggiata …! ”, mi rivelò, lasciandomi esterrefatta. “ I signori che vedi alle tue spalle, cagna schifosa, ti faranno tante di quelle feste che ti verrà la nausea di scopare con nostro fratello. Forse, ti invoglierà anche a cambiare le tue abitudini sessuali, a schifare per sempre gli uomini ”, confermò, mentre se ne andava a sedere su un seggiolone da bar. “ Non mi fare questo, Anna. Tutti questi uomini, mi uccideranno …!”, tentai di supplicarla. “ Non credo, visto che una puttana come te può soltanto ricevere piacere da questa orda di uomini, che ti assicuro, sono tutti immensamente affamati. Inoltre, se ciò accadesse, poco male; il tuo caro fratello sarà costretto a scopare soltanto me ”, mi confessò, senza alcun rimorso. Non sono in grado di dire quanti fossero gli uomini che nel giro di pochi attimi affollarono l’immensa sala in cui mi trovavo per colpa di mia sorella Anna. Provai a contarli mentre mi prendevano e secondo lo sperma che ricevevo dentro di me, sul mio corpo, sugli occhi, le orecchie, le mani e la bocca, ma, ad un certo punto, ne persi il conto, e mi dedicai a riceverli tutti ritenendomi una vera pornostar, come d’altronde avevo sovente immaginato di essere nei miei sogni erotici, ora diventati realtà assoluta.
“ Non voglio! Fa un male bestia il tuo …”, mi rifiutai, chiedendo aiuto con lo sguardo a mia sorella Anna, che invece di parlare in mio favore, si avvicinò ad un cassetto del comò ed estrasse un flacone di pomata, tipo la vasellina. “ Ha ragione Mauro. Non devi attendere, altrimenti, si richiude e non troverai mai più il coraggio di prenderlo dietro. Ora, spalmo un po’ di questa crema sul cazzo di Mauro, così vedrai che scivolerà dentro in un modo così semplice che non te ne accorgerai nemmeno”, mi rassicurò Anna, iniziando a spalmare una dose corposa di quell’unguento sul membro di mio fratello, che da tosto, divenne acciaio temperato, nel gustare le calde mani di mia sorella accarezzargli il rinato augello. Finito con lui, ritornò da me, mi fece poi chinare a novanta gradi, si riempì due dita di pomata, l’indice ed il medio, e me l’infilò nel forellino ancora dolente del mio dietro. “ Tu dici che così non sentirò male? ”,domandai a mia sorella, conservando la stessa posizione in cui mi aveva inserito la vasellina. “ Un pochino, è ovvio …, ma sopportabile. “ E tu come fai a saperlo? ”, le chiesi, stupidamente. “ Perché l’ho provato prima di te, tesoro. E colui che mi ha sfondata qui dietro, aveva una trivella che era quasi il doppio di questa di tuo fratello ”, confessò, socchiudendo gli occhi come se il ricordo fosse più delizioso che doloroso. Mentre mi consultavo con Anna, Mauro si era avvicinato ai miei glutei, aveva inserito anche lui due dita spalmate con la vasellina, affermando che era molto meglio abbondare, poi, senza attesa, con entrambe le mani, mi separò i glutei e si inserì dentro di me, senza tanti complimenti, giungendo subito, eccessivamente scivoloso, al fondo del mio retto dandomi la sensazione di avere dentro un piccolo nascituro. Il suo irruente su e giù in me e lo sfregamento del suo pene sulle pareti laterali del mio ano, m’infondeva sensazioni diverse. Oltre al dolore, non più così insopportabile, in certi momenti, avvertivo persino nascere briciole di piacere che via, via, s’ingigantivano al punto da farmi avere ardori intensi che presto si convertirono in un orgasmo così stratosferico da farmi rimanere senza respiro.
In alcuni filmini porno che avevo visto, certe pornodive, dichiaravano di godere assolutamente molto di più quando lo prendevano dietro, piuttosto che davanti. Io forse non ero ancora in grado di confrontare i primi diversi orgasmi, ma se fossi costretta a scegliere, opterei sicuramente per quello anale …, e probabilmente, perché durante la penetrazione che stavo subendo, da parte di mio fratello, mia sorella Anna, aveva bene affondato la sua lingua dentro la mia vagina, sollecitandomi anche quella via in modo impossibile da dire, da commentare, quando sei appena uscita da quella sorta di paradiso terreno. Nelle notti a seguire, mio fratello veniva a svegliarmi nel pieno della notte, mi portava nella sua camera e mi prendeva in tutti i modi possibili ed immaginabili, suggerendomi di non dire nulla ad Anna. Ci fu un’interruzione dei contatti con lui quando ritornarono i nostri genitori. “ Cerco un posto dove incontrarci con tranquillità, Francesca. Dammi solo un po’ di tempo, ti prego, poi vedrai che notti trascorreremo insieme, ancora ”, mi comunicò Mauro in un momento che eravamo soli. “ Okay. Ma fai presto, mi raccomando. Ho una voglia pazzesca di farmi fare da te, fratellone! Sona carica da impazzire …! ”, confessai, senza alcuna vergogna. Stranamente, da quando erano ritornati i nostri genitori, Anna faceva di tutto per evitarmi, ed io, forse perché sapevo di non essermi comportata bene con lei, evitavo a mia volta di affrontare l’argomento. Qualche giorno dopo, mentre Anna si faceva la doccia ed io mi dipingevo le unghie dei piedi, chiuse nel bagno, lei mi chiese di accompagnarla, la domenica successiva, ad una festa di compleanno di un suo conoscente, il quale, innamoratissimo di lei, le avrebbe fatto una corte spietata, se si fosse presentata sola; invece, essendoci sua sorella, si sarebbe di certo trattenuto in modo discreto. “ Sicuro che vengo, Anna ! ”, la rassicurai, anche perché, strada facendo mi proponevo di chiarire con lei l’equivoco che avevamo creato io e Mauro. La domenica sera, alle venti, scendevamo dal taxi alla periferia della città, davanti un cancello in ferro battuto molto pesante, il quale, senza che noi suonassimo i campanelli laterali, si aprì automaticamente, immettendoci dentro un parco immenso, all’inizio del quale, ci attendeva l’autista di un’auto favola, che ci invitò a salire. “ Wow !”, mi sfuggì, meravigliata per tanta eleganza nel riceverci. L’amico di mia sorella, o innamorato che fosse, doveva essere in grana forte, per farci condurre fino all’entrata dell’immensa villa a bordo di una Mercedes bianca ultimo tipo. Diversamente da quanto mi aspettavo, l’interno del corridoio d’entrata, era appena rischiarato da quattro candelabri a candela, ed il salone, dove entrammo subito dopo, da un lampadario anch’esso con candele, che infondevano una luce piuttosto tetra. “ Ma dov’è la festa? ”, chiesi ad Anna, guardandomi in giro. “ C’è la festa: abbi fede, c’è! ”, rispose lei, sorridendo da crotalo. “ Sei tu, la festa, sorellina! O meglio, la festeggiata …! ”, mi rivelò, lasciandomi esterrefatta. “ I signori che vedi alle tue spalle, cagna schifosa, ti faranno tante di quelle feste che ti verrà la nausea di scopare con nostro fratello. Forse, ti invoglierà anche a cambiare le tue abitudini sessuali, a schifare per sempre gli uomini ”, confermò, mentre se ne andava a sedere su un seggiolone da bar. “ Non mi fare questo, Anna. Tutti questi uomini, mi uccideranno …!”, tentai di supplicarla. “ Non credo, visto che una puttana come te può soltanto ricevere piacere da questa orda di uomini, che ti assicuro, sono tutti immensamente affamati. Inoltre, se ciò accadesse, poco male; il tuo caro fratello sarà costretto a scopare soltanto me ”, mi confessò, senza alcun rimorso. Non sono in grado di dire quanti fossero gli uomini che nel giro di pochi attimi affollarono l’immensa sala in cui mi trovavo per colpa di mia sorella Anna. Provai a contarli mentre mi prendevano e secondo lo sperma che ricevevo dentro di me, sul mio corpo, sugli occhi, le orecchie, le mani e la bocca, ma, ad un certo punto, ne persi il conto, e mi dedicai a riceverli tutti ritenendomi una vera pornostar, come d’altronde avevo sovente immaginato di essere nei miei sogni erotici, ora diventati realtà assoluta.
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