Saffiche emozioni (cap.1 di 3)

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genere
saffico

Eravamo sul ponte principale della nave.
Finalmente.
Fra biglietti, documenti e bagagli, nelle ultime due ore era stato un vero e proprio inferno.
Ma ora eravamo a bordo, pronte a partire per la nostra tanto sospirata crociera.
L'avevamo sognata e desiderata per tutto l'inverno, parlandone in continuazione, sedute alle nostre scrivanie della società immobiliare presso la quale entrambe lavoravamo.
Avevamo studiato ogni particolare di quel viaggio.
Il periodo migliore per partire, dove andare, quale nave scegliere, destreggiandoci fra offerte ed agenzie.
Avevamo sostenuto una dura lotta con gli altri colleghi, in modo da far combaciare i nostri periodi di ferie.
Ma alla fine ce l'avevamo fatta.
E ora il viaggio sarebbe iniziato.

Monica era affacciata, accanto a me, al parapetto della grande nave; i capelli biondi e lunghi mossi dal vento, guardava le ultime attività che si svolgevano attorno alla nave prima della partenza.
I marinai stavano sciogliendo le ultime gomene e le enormi ancore venivano issate con un rumore stridente: due rimorchiatori si erano già messi in moto per guidare la nave nelle manovre per uscire dal porto.
Ancora pochi minuti e avremmo preso il largo.
Iniziava così la nostra vacanza, il nostro viaggio tanto sognato.
E, nelle nostre speranze, avrebbe avuto inizio il divertimento.
Sole e mare, visite guidate nei posti in cui la nave avrebbe fatto scalo, cibi prelibati e serate in discoteca.
E, più di tutto, quello che Monica ed io ci aspettavamo da quell’esperienza, era di vivere qualche bella avventura, di rimorchiare qualche bel ragazzo, per poi raccontare tutto alle nostre colleghe, una volta rientrate in ufficio.

La sirena suonò lungamente e quindi la nave iniziò a staccarsi dal molo.
Monica ed io eravamo colleghe da più di tre anni.
Dividevamo lo stesso ufficio e in breve eravamo diventate grandi amiche, confidandoci senza alcuna reticenza tutto delle nostre vite.
I nostri problemi sentimentali, le diete, i vestiti, i profumi: conoscevamo praticamente tutto una dell'altra.
Uscivamo entrambe da due relazioni sentimentali turbolente, e che ci avevano lasciate deluse ed incazzate: deluse dagli uomini e incazzate con noi stesse per le pessime scelte che eravamo state capaci di fare.
La vacanza ci avrebbe sicuramente giovato, ci avrebbe aiutato a dimenticare quei periodi stressanti e difficili che avevamo da poco vissuto.
Fisicamente eravamo agli opposti: Monica, bionda e occhi verdi, era una ragazza alta e dal fisico prorompente.
Il seno, grosso ma sodo, era un richiamo irresistibile per gli uomini.
La mia amica aveva due gambe lunghe e snelle sovrastate da un fondoschiena che, pur essendo io una donna, non potevo non trovare straordinariamente attraente.

Io, al contrario, Viviana, sono bruna e meno alta di Monica.
Ma anche io, fisicamente, mi difendo: meno snella della mia amica, ho nelle forme ben proporzionate il mio punto di forza.
Seno, cosce e sedere hanno fatto sognare molti uomini, e la mia pelle, perfetta ed ambrata, è sempre stata uno dei miei punti di forza.
Tutti quelli che hanno avuto " l'onore " di venire a letto con me,  sono rimasti sempre estremamente soddisfatti del mio corpo.
Le uniche due cose che  univano Monica e me erano l'età (avevamo allora ventisette anni) e la voglia quasi incontrollabile di rimorchiare, di vivere sensazioni ed esperienze sempre nuove.
E ci piaceva poi raccontare l'una all'altra quello che succedeva nei nostri letti, ridendo e scherzando delle nostre conquiste.

La nave, partita da Genova, navigava tranquilla e maestosa alla volta di Taormina, in un mare liscio e azzurro; il giorno dopo avremmo visitato la cittadina siciliana, e poi il viaggio sarebbe proseguito verso le splendide isole dell'Egeo.
Questa crociera doveva restare nei nostri ricordi come un qualcosa di veramente speciale, per cui avevamo prenotato, non badando a spese, una spaziosa cabina,
con un lussuoso bagno ed un piccolo terrazzo che affacciava direttamente sul mare.
L'unico disguido che si era verificato al nostro arrivo a bordo era stato che, al posto della cabina a due letti che avevamo prenotato, ci era stata assegnata una matrimoniale.
Ma l’imprevisto non ci aveva contrariato più di tanto.
Spesso, il fine settimana, quando la sera facevamo tardi, la mia amica ed io dormivamo insieme, a casa mia, o a casa di Monica, e quindi eravamo abituate a questo genere di confidenza.

Ma al quarto giorno di navigazione, contrariamente a quanto avevamo creduto, eravamo già depresse, vicinissime alla disperazione più totale.
I passeggeri della nave, almeno una buona metà, erano persone anziane, che viaggiavano in gruppi chiassosi e ciarlieri.
L'altra metà era composta da famiglie con bambini altrettanto rumorosi e vivaci.
Vi era anche qualche coppia in viaggio di nozze, ma in conclusione i pochi uomini passabili non erano di certo liberi, e le nostre grandiose aspettative di divertimento e di conquista stavano miseramente riducendosi al lumicino.
Monica ed io ci consolavamo, perciò, con la piscina ed il sole di giorno, con mangiate colossali agli incredibili buffet dei vari ristoranti della nave (e al diavolo la linea) e con il night e le macchinette mangiasoldi la sera.
Ma tutto, giorno dopo giorno, ci sembrava sempre meno interessante.
Ma fu proprio la sera del quinto giorno a modificare totalmente quella vacanza ed il corso delle nostre vite.

Eravamo tornate in cabina poco dopo la mezzanotte.
Ci eravamo spogliate, fatte il bagno nella grande vasca che avevamo a disposizione, e quindi messe a letto.
Stanche per la lunga giornata, avevamo spento subito la luce, rinunciando a leggere qualche pagina dei libri che erano posati sui comodini.
Sentivo, però, Monica irrequieta e nervosa: si girava e si rigirava senza pace tra le lenzuola.
" Hai caldo ? " le chiesi, anche se l'aria condizionata della cabina funzionava alla perfezione, rendendo la temperatura dell’aria piacevolmente fresca.
" No, non è il caldo, Vivi. Lo sai come sono fatta, mi conosci. Mi ero immaginata di vivere chissà quali avventure, di farmi chissà quali scopate con uomini meravigliosi, e invece... " .
" Ma dai, Moni ! Il viaggio non è ancora finito. Qualcosa potrà ben accadere. Potremmo ancora incontrare i nostri principi azzurri ! " le risposi ridacchiando.
Ma Monica era rimasta seria e silenziosa, assorta nei suoi pensieri.

- continua -

diagorasrodos@libero.it
scritto il
2011-01-09
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