Anastasia, pelle di luna (cap.2 di 9)
di
Diagoras
genere
saffico
Avviso ai lettori: questo racconto ha, come filo conduttore, il genere "saffico", ma presenta situazioni che avrebbero consentito la sua collocazione anche nei generi "orge", "trio" e "etero".
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Con un ultimo schiaffetto su una natica, Anastasia mi chiese di girarmi.
Lentamente, riemergendo a fatica da quegli erotici pensieri ai quali mi ero lasciata andare, mi voltai, guardandola in viso.
E sentii il mio cuore perdere un colpo.
Anastasia era stupenda ora, ancora più di quanto non lo fosse stata prima.
Lo sforzo di massaggiarmi l’aveva fatta sudare: aveva il viso accaldato, tanto che un velo lucido le imperlava la fronte, bagnandole le punte della nera e maliziosa frangetta di capelli, legati adesso in una lunga coda dietro la nuca.
La ragazza si versò dell’altro olio nel palmo della mano e, facendomi piegare una gamba, riprese nuovamente il suo accurato massaggio.
Ora, girata verso di lei, potevo vedere le sue mani perfettamente curate, e le sue snelle e affusolate dita, volare letteralmente sulla pelle della mia gamba, dalla coscia, passando per il ginocchio ed il polpaccio, fino alla caviglia ed al piede.
Il contrasto tra le sue mani così scure e la mia pelle più chiara era a dir poco sconvolgente.
Dovetti fare uno sforzo enorme per non perdere il controllo quando la sua mano mi massaggiò, una ad una, tutte le dita del piede.
Quelle sue unghie rosse risaltavano in maniera meravigliosa ed eccitante, contrastando magicamente con lo smalto argentato delle unghie del mio piede.
E più lei andava avanti nel suo lavoro, più io mi sentivo sprofondare nella libidine.
Ad un certo punto, dopo aver forse indugiato con la mano un attimo di troppo sul mio alluce, quasi a voler simulare l’atto di masturbarlo, Anastasia mi guardò dritta negli occhi e quindi, attaccando subito un altro discorso, mi sorrise.
Non so cosa mi prese, ma quel sorriso fu come un lampo che illumina la notte, come un bagliore accecante che all’improvviso ti acceca; fu come se lei mi avesse voluto comunicare che aveva capito tutto, come le fosse chiaro che era lei la causa del mio turbamento e della mia evidente eccitazione.
Mi sentivo sempre più imbarazzata, anche perché le mie reazioni si erano fatte palesi: notai che i capezzoli mi si erano inturgiditi, diventando dritti e duri, e sentivo anche che tra le gambe mi stavo bagnando sempre più dei miei umori.
Ero più che certa che quelle mutandine di carta che indossavo fossero intrise della mia eccitazione e che mostrassero ad Anastasia tutto il mio desiderio per lei.
Mi aveva preso a massaggiare l’altra gamba, quando l’occhio mi cadde sul suo seno: si muoveva libero sotto la camicia che lei indossava, e i capezzoli risaltavano nitidi contro il tessuto, eretti e puntati.
Anche Anastasia era chiaramente eccitata.
Le piaceva il mio corpo, e le piaceva sentire la mia pelle sotto le mani.
Come un fiume che rompe d’improvviso gli argini, così il mio desiderio, la mia voglia crescente di lei, riempì di sensuali ed erotici pensieri la mia mente impazzita.
Iniziai a pensare alle sue mani sul mio seno, alla sua bocca sul mio corpo, alla mia lingua sulla sua pelle così scura ed invitante. Ero sempre più sconcertata da me stessa, incredula per tutto quello che si stava verificando nella mia testa e per le reazioni che il mio corpo mi trasmetteva con intensità crescente.
- Ecco fatto, Sara. Spero proprio ti sia piaciuto il mio massaggio. Ti puoi fare una doccia, adesso, se vuoi. Lì c’è un piccolo bagno con gli asciugamani - mi disse sorridendo, il suo sguardo fisso nel mio.
Tornai bruscamente alla realtà, persa com’ero in quel sogno erotico che stavo facendo ad occhi aperti.
Mi alzai dal lettino e Anastasia, uscendo, mi disse: - Fai pure con calma, tanto adesso non ho altri massaggi. Mi auguro che tu voglia tornare uno dei prossimi giorni, prima di partire. -
E andò via, chiudendo la porta dietro di se.
Mi diressi verso la piccola stanza da bagno (che entrando nemmeno avevo notato), aprii i rubinetti della doccia, miscelai l’acqua e m’infilai sotto il tiepido getto.
Mi ero tolta le mutandine e avevo avuto la conferma di quanto, poco prima, avevo pensato, trovando la carta completamente intrisa dei miei umori; era perciò impossibile che Anastasia non si fosse accorta dello stato d’eccitazione in cui ero caduta.
Mi sentii avvampare per la vergogna, ma subito dopo mi tornarono alla mente i suoi seni, i suoi capezzoli duri che avevo intravisto contro la stoffa del largo camicione: Anastasia si era sicuramente accorta di quanto io mi fossi bagnata al contatto delle sue mani e, forse, si era eccitata proprio per questa ragione.
L’acqua tiepida mi scivolava piacevole sul corpo, sulla pelle resa impermeabile dagli unguenti che Anastasia mi aveva così a lungo spalmato. Mi chiesi se la ragazza fosse lesbica, o magari bisessuale; o se anche per lei, come per me, fosse stato un qualcosa di completamente nuovo, una reazione inaspettata e imprevista di fronte ad una cliente che si eccitava al suo massaggio.
Con questi pensieri che mi vorticavano senza tregua per la testa, m’iniziai ad insaponare.
Vedevo le mie mani passare sul mio corpo teso e fremente, e pensavo alle mani di lei, sognavo che fossero le sue ad accarezzare e a lavare la mia pelle. Mi presi i capezzoli fra le dita, stringendoli, e, chiudendo gli occhi, immaginai che fossero le dita di Anastasia a procurarmi quelle intense ondate di piacere.
Le mani scesero sul ventre, si spostarono poi sulle natiche, per giungere, alla fine, sull’interno delle cosce: sentivo che se non mi fossi masturbata sarei stata male, sia fisicamente che mentalmente.
Dovevo assolutamente scacciare il pensiero di Anastasia, l’idea di fare l’amore con lei, e l’unico modo che avevo era quello di darmi un rapido quanto intenso piacere: dovevo in qualche modo soddisfare il mio desiderio sessuale, per placare quella tensione erotica che mi stava divorando.
Appoggiandomi alla parete della piccola cabina di vetro in cui era situata la doccia, con due dita della mano sinistra mi allargai le grandi labbra e con la destra presi ad accarezzare lentamente il clitoride: una violenta scossa di desiderio si propagò istantanea all’intero mio corpo.
Una girandola d’immagini prese a vorticare impazzita nel mio cervello, come un caleidoscopio di accecanti lampi erotici: Luca che mi baciava il seno, io che passavo la lingua su un capezzolo di Anastasia, il pene del mio ragazzo tra le mie labbra, la lingua di quella meravigliosa donna a tormentarmi il clitoride, gli schizzi dello sperma di Luca sulla mia pancia…Sconvolta ed ansimante, le gambe che quasi non mi sorreggevano più, persa in quegli istanti di autoerotismo così assoluti e sconvolgenti, quando mi penetrai con decisione la fica con due dita, di fatto era come se fossero le dita di Anastasia ad entrare nel mio sesso bollente.
Godetti in pochi secondi, così intensamente come non mi capitava più da moltissimo tempo.
Quando mi fui asciugata e rivestita con il costume ed il pareo, uscii dalla saletta per i massaggi: trovai Anastasia ad aspettarmi.
Vidi che si era cambiata, rimettendo gli abiti che indossava quando ero arrivata.
Le pagai quanto dovuto e quindi ci salutammo, io ringraziandola per il massaggio (e, in cuor mio, per il meraviglioso orgasmo che, grazie a lei, mi ero data sotto la doccia), e lei esortandomi a tornare presto.
Uscii dal centro estetico ancora turbata per quanto accaduto.
- Allora, com’è andato questo massaggio ? - mi chiese Vittoria, non appena fui tornata in spiaggia.
- A meraviglia. La massaggiatrice è una ragazza molto simpatica. E anche decisamente bella. E’ stato veramente piacevole e rilassante - le risposi.
- Interessante. Davvero interessante. Mi sa che domani ci vado anche io a farmi massaggiare. Che ne dici ? -
- Certo, perché no ? - le risposi distrattamente, la mia mente completamente da un’altra parte.
In realtà stavo pensando a quando “io” sarei tornata da Anastasia; pensavo se era il caso di dare un seguito alle mie fantasie, se spingermi oltre e rivelare alla bella massaggiatrice, in modo chiaro ed esplicito, il mio desiderio per lei, o se, invece, era meglio lasciar perdere, dimenticare tutto, e rientrare nella mia vita di tutti i giorni, ritornare a pensare al sesso come un qualcosa da fare con Luca, comunque con un uomo, e non con una donna, con una ragazza che avevo appena conosciuta e per la quale avevo preso una sbandata.
Questi pensieri non mi abbandonarono per tutto il giorno.
- continua -
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Con un ultimo schiaffetto su una natica, Anastasia mi chiese di girarmi.
Lentamente, riemergendo a fatica da quegli erotici pensieri ai quali mi ero lasciata andare, mi voltai, guardandola in viso.
E sentii il mio cuore perdere un colpo.
Anastasia era stupenda ora, ancora più di quanto non lo fosse stata prima.
Lo sforzo di massaggiarmi l’aveva fatta sudare: aveva il viso accaldato, tanto che un velo lucido le imperlava la fronte, bagnandole le punte della nera e maliziosa frangetta di capelli, legati adesso in una lunga coda dietro la nuca.
La ragazza si versò dell’altro olio nel palmo della mano e, facendomi piegare una gamba, riprese nuovamente il suo accurato massaggio.
Ora, girata verso di lei, potevo vedere le sue mani perfettamente curate, e le sue snelle e affusolate dita, volare letteralmente sulla pelle della mia gamba, dalla coscia, passando per il ginocchio ed il polpaccio, fino alla caviglia ed al piede.
Il contrasto tra le sue mani così scure e la mia pelle più chiara era a dir poco sconvolgente.
Dovetti fare uno sforzo enorme per non perdere il controllo quando la sua mano mi massaggiò, una ad una, tutte le dita del piede.
Quelle sue unghie rosse risaltavano in maniera meravigliosa ed eccitante, contrastando magicamente con lo smalto argentato delle unghie del mio piede.
E più lei andava avanti nel suo lavoro, più io mi sentivo sprofondare nella libidine.
Ad un certo punto, dopo aver forse indugiato con la mano un attimo di troppo sul mio alluce, quasi a voler simulare l’atto di masturbarlo, Anastasia mi guardò dritta negli occhi e quindi, attaccando subito un altro discorso, mi sorrise.
Non so cosa mi prese, ma quel sorriso fu come un lampo che illumina la notte, come un bagliore accecante che all’improvviso ti acceca; fu come se lei mi avesse voluto comunicare che aveva capito tutto, come le fosse chiaro che era lei la causa del mio turbamento e della mia evidente eccitazione.
Mi sentivo sempre più imbarazzata, anche perché le mie reazioni si erano fatte palesi: notai che i capezzoli mi si erano inturgiditi, diventando dritti e duri, e sentivo anche che tra le gambe mi stavo bagnando sempre più dei miei umori.
Ero più che certa che quelle mutandine di carta che indossavo fossero intrise della mia eccitazione e che mostrassero ad Anastasia tutto il mio desiderio per lei.
Mi aveva preso a massaggiare l’altra gamba, quando l’occhio mi cadde sul suo seno: si muoveva libero sotto la camicia che lei indossava, e i capezzoli risaltavano nitidi contro il tessuto, eretti e puntati.
Anche Anastasia era chiaramente eccitata.
Le piaceva il mio corpo, e le piaceva sentire la mia pelle sotto le mani.
Come un fiume che rompe d’improvviso gli argini, così il mio desiderio, la mia voglia crescente di lei, riempì di sensuali ed erotici pensieri la mia mente impazzita.
Iniziai a pensare alle sue mani sul mio seno, alla sua bocca sul mio corpo, alla mia lingua sulla sua pelle così scura ed invitante. Ero sempre più sconcertata da me stessa, incredula per tutto quello che si stava verificando nella mia testa e per le reazioni che il mio corpo mi trasmetteva con intensità crescente.
- Ecco fatto, Sara. Spero proprio ti sia piaciuto il mio massaggio. Ti puoi fare una doccia, adesso, se vuoi. Lì c’è un piccolo bagno con gli asciugamani - mi disse sorridendo, il suo sguardo fisso nel mio.
Tornai bruscamente alla realtà, persa com’ero in quel sogno erotico che stavo facendo ad occhi aperti.
Mi alzai dal lettino e Anastasia, uscendo, mi disse: - Fai pure con calma, tanto adesso non ho altri massaggi. Mi auguro che tu voglia tornare uno dei prossimi giorni, prima di partire. -
E andò via, chiudendo la porta dietro di se.
Mi diressi verso la piccola stanza da bagno (che entrando nemmeno avevo notato), aprii i rubinetti della doccia, miscelai l’acqua e m’infilai sotto il tiepido getto.
Mi ero tolta le mutandine e avevo avuto la conferma di quanto, poco prima, avevo pensato, trovando la carta completamente intrisa dei miei umori; era perciò impossibile che Anastasia non si fosse accorta dello stato d’eccitazione in cui ero caduta.
Mi sentii avvampare per la vergogna, ma subito dopo mi tornarono alla mente i suoi seni, i suoi capezzoli duri che avevo intravisto contro la stoffa del largo camicione: Anastasia si era sicuramente accorta di quanto io mi fossi bagnata al contatto delle sue mani e, forse, si era eccitata proprio per questa ragione.
L’acqua tiepida mi scivolava piacevole sul corpo, sulla pelle resa impermeabile dagli unguenti che Anastasia mi aveva così a lungo spalmato. Mi chiesi se la ragazza fosse lesbica, o magari bisessuale; o se anche per lei, come per me, fosse stato un qualcosa di completamente nuovo, una reazione inaspettata e imprevista di fronte ad una cliente che si eccitava al suo massaggio.
Con questi pensieri che mi vorticavano senza tregua per la testa, m’iniziai ad insaponare.
Vedevo le mie mani passare sul mio corpo teso e fremente, e pensavo alle mani di lei, sognavo che fossero le sue ad accarezzare e a lavare la mia pelle. Mi presi i capezzoli fra le dita, stringendoli, e, chiudendo gli occhi, immaginai che fossero le dita di Anastasia a procurarmi quelle intense ondate di piacere.
Le mani scesero sul ventre, si spostarono poi sulle natiche, per giungere, alla fine, sull’interno delle cosce: sentivo che se non mi fossi masturbata sarei stata male, sia fisicamente che mentalmente.
Dovevo assolutamente scacciare il pensiero di Anastasia, l’idea di fare l’amore con lei, e l’unico modo che avevo era quello di darmi un rapido quanto intenso piacere: dovevo in qualche modo soddisfare il mio desiderio sessuale, per placare quella tensione erotica che mi stava divorando.
Appoggiandomi alla parete della piccola cabina di vetro in cui era situata la doccia, con due dita della mano sinistra mi allargai le grandi labbra e con la destra presi ad accarezzare lentamente il clitoride: una violenta scossa di desiderio si propagò istantanea all’intero mio corpo.
Una girandola d’immagini prese a vorticare impazzita nel mio cervello, come un caleidoscopio di accecanti lampi erotici: Luca che mi baciava il seno, io che passavo la lingua su un capezzolo di Anastasia, il pene del mio ragazzo tra le mie labbra, la lingua di quella meravigliosa donna a tormentarmi il clitoride, gli schizzi dello sperma di Luca sulla mia pancia…Sconvolta ed ansimante, le gambe che quasi non mi sorreggevano più, persa in quegli istanti di autoerotismo così assoluti e sconvolgenti, quando mi penetrai con decisione la fica con due dita, di fatto era come se fossero le dita di Anastasia ad entrare nel mio sesso bollente.
Godetti in pochi secondi, così intensamente come non mi capitava più da moltissimo tempo.
Quando mi fui asciugata e rivestita con il costume ed il pareo, uscii dalla saletta per i massaggi: trovai Anastasia ad aspettarmi.
Vidi che si era cambiata, rimettendo gli abiti che indossava quando ero arrivata.
Le pagai quanto dovuto e quindi ci salutammo, io ringraziandola per il massaggio (e, in cuor mio, per il meraviglioso orgasmo che, grazie a lei, mi ero data sotto la doccia), e lei esortandomi a tornare presto.
Uscii dal centro estetico ancora turbata per quanto accaduto.
- Allora, com’è andato questo massaggio ? - mi chiese Vittoria, non appena fui tornata in spiaggia.
- A meraviglia. La massaggiatrice è una ragazza molto simpatica. E anche decisamente bella. E’ stato veramente piacevole e rilassante - le risposi.
- Interessante. Davvero interessante. Mi sa che domani ci vado anche io a farmi massaggiare. Che ne dici ? -
- Certo, perché no ? - le risposi distrattamente, la mia mente completamente da un’altra parte.
In realtà stavo pensando a quando “io” sarei tornata da Anastasia; pensavo se era il caso di dare un seguito alle mie fantasie, se spingermi oltre e rivelare alla bella massaggiatrice, in modo chiaro ed esplicito, il mio desiderio per lei, o se, invece, era meglio lasciar perdere, dimenticare tutto, e rientrare nella mia vita di tutti i giorni, ritornare a pensare al sesso come un qualcosa da fare con Luca, comunque con un uomo, e non con una donna, con una ragazza che avevo appena conosciuta e per la quale avevo preso una sbandata.
Questi pensieri non mi abbandonarono per tutto il giorno.
- continua -
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