Anastasia, pelle di luna (cap.3 di 9)
di
Diagoras
genere
saffico
Avviso ai lettori: questo racconto ha, come filo conduttore, il genere "saffico", ma presenta situazioni che avrebbero consentito la sua collocazione anche nei generi "orge", "trio" e "etero".
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Quella sera i nostri ragazzi tornarono verso le sei. Vittoria ed io eravamo ancora in spiaggia quando loro arrivarono. Si sedettero con noi e ci raccontarono della loro giornata e delle lunghe immersioni che avevano fatto.
Parlavano di mare, di pesci, di fucili da sub, della barca, di Sotiris, il ragazzo greco che li aveva accompagnati e di cui erano ormai divenuti grandi amici. Parlavano e raccontavano, soddisfatti e felici della loro giornata di vacanza.
Io li ascoltavo, mostrando loro una falsa partecipazione alle loro parole, ma la mia mente tornava ad Anastasia, a quel massaggio, a quello che avevo intuito di lei e a quello che, forse, avevo creduto di intuire.
Avevo continuato a pensarci senza sosta per tutte quelle ore, e mi ero quasi convinta di avere immaginato il tutto, di essermi lasciata trasportare dalla fantasia, di aver frainteso le reazioni del mio corpo al contatto con le mani di Anastasia. Mi ero eccitata, questo era fuori discussione. E mi ero masturbata pensando a lei, ma anche a Luca ed al sesso che facevamo di continuo: ma quando ero stata prossima all’orgasmo, nei miei pensieri erano rimaste solo Anastasia e le sue mani, esclusivamente lei ed il suo corpo fantastico.
Ma, forse, era stata la mia mente a creare tutto quel film, a farmi credere che Anastasia mi desiderasse veramente e che io desiderassi veramente lei.Tornando indietro negli anni, non mi ricordavo di aver mai provato il desiderio di andare a letto con un’altra donna.
E un desiderio così incontrollabile, per giunta.
Sì, da adolescente, con la mia migliore amica di allora, quando qualche volta restavo a dormire a casa dei suoi genitori, ci eravamo toccate e accarezzate, avevamo provato a leccarci le tette per vedere se tutto quello che si fantasticava sul sesso fosse vero, ma più per un gioco adolescenziale che per un reale desiderio fisico. Certo, era stato piacevole, non dico di no.
Ma, in fondo, noi volevamo capire solamente cosa si provasse, cosa il futuro ci avrebbe riservato riguardo al sesso e all’amore. Ma sempre con la convinzione, anzi, con la granitica certezza, che la nostra realtà sessuale fosse con gli uomini, con tutti quei ragazzi che iniziavano a venirci dietro sempre più di frequente.E così in definitiva era stato.
Con tutti gli uomini con cui ero andata a letto (e nemmeno così numerosi, per la verità), avevo realizzato in pieno la mia femminilità, avevo goduto del contatto con i loro corpi, avevo amato ogni istante passato con loro.
Senza mai essere sfiorata da dubbi o perplessità.
Mai avevo neanche lontanamente supposto che con un’altra donna il sesso sarebbe stato più appagante, più intenso e infinitamente più dolce.
Ma quel pomeriggio a Creta molte delle mie certezze stavano vacillando, molte delle cose che davo per scontate ora venivano messe in discussione, anche se Anastasia mi aveva solo fatto un massaggio, niente di più, come ne faceva a tante altre persone durante la stagione estiva. Eppure io la desideravo, la volevo ogni istante di più; volevo perdermi sulla sua pelle, volare in paradiso tra le sue mani, godere con lei, su di lei, sotto di lei, e stretta a lei.
La volevo.
E questo mi spaventava, mi terrorizzava.
Ma mi eccitava tremendamente.
La desideravo.
E, malgrado i miei sforzi per riportare la questione su un piano razionale, non ci potevo fare assolutamente nulla.
Quando giunse l’ora di lasciare la spiaggia, salimmo nelle rispettive camere per prepararci alla cena. Una volta nella nostra camera, Luca andò di filato sotto la doccia ed io, mentre aspettavo che lui finisse, mi sdraiai sul letto, ancora con il costume indossato.
Mi era impossibile non farlo.
Continuavo a pensare ad Anastasia.
Facevo di tutto per convincermi che il mio desiderio per lei fosse una follia, una follia creata da un momento di debolezza, da un semplice ed innocente massaggio, come in effetti poi era stato. E che la mia fantasia avesse fatto il resto.
Un sogno, piacevole come pochi, ma un sogno e basta. I miei veri desideri non potevano essere quelli, come il volere sessualmente un’altra donna non era mai stata una sensazione presente in me.
Era stato certamente un momento di pazzia, un attimo in cui la ragione era stata offuscata dall’emotività. Tutto qui.
Però…
Era quel dubbio insistente che non mi dava pace.
Luca uscì dalla doccia e, completamente nudo, venne a sdraiarsi sul letto, accanto a me.
- Che cosa hai fatto di bello, oggi ? - mi chiese, passandomi delicatamente una mano sulla schiena.
- Niente di particolare. Siamo state in spiaggia tutto il giorno. Sole e bagni, bagni e sole. Quello che mi piace di più fare in una vacanza al mare. A dire la verità, mi sono fatta fare anche un massaggio, al centro estetico. -
- Mi auguro sia stata una donna a fartelo ! - mi disse Luca, ridendo, e fingendo di essere geloso.
- Certo, una ragazza veramente brava - gli risposi, sperando di riuscire a far cadere l’argomento il prima possibile.
- Vediamo se io sono più bravo di questa ragazza - fece Luca, salendomi sopra e sedendosi sulle mie natiche.
Prese a far scorrere le mani sulla pelle della mia schiena, slacciandomi la parte superiore del due pezzi che indossavo.
Mi carezzava con delicatezza le spalle e le braccia abbandonate.
Sentii subito un brivido, quel fremito ben noto che mi assaliva ogni volta che iniziava a toccarmi; quando le sue mani si avventuravano sul mio corpo, partivo subito per la tangente.
Mi sfilai completamente il reggiseno, offrendomi alle sue dita esperte.
Dopo qualche minuto di quella delizia, sentendomi sospirare sempre più frequentemente, Luca mi fece girare e mi sfilò anche le mutandine del costume.
Ora potevo vedere la sua erezione, prepotente e turgida come sempre.
Le sue mani volarono al mio seno, ai capezzoli già duri, al ventre piatto ed elastico: quindi si piegò su di me e le mani vennero sostituite dalla sua lingua, calda ed umida.
Mi leccava i capezzoli, passando da uno all’altro, prima assaporandoli con la bocca, poi sfiorandoli con le labbra e quindi stringendoli delicatamente tra i denti.
Ero naturalmente già eccitatissima da quelle attenzioni meravigliose che Luca mi stava regalando, ma se chiudevo gli occhi immaginavo altre mani e un’altra bocca, altre labbra ed altri denti; e queste folli visioni dilatavano ancora di più il mio piacere, oltre ogni limite, oltre ogni confine dell’erotismo più estremo.
Mi costrinsi a tenere gli occhi aperti, a non perdermi in quelle morbose e torbide fantasie.
Ora Luca stava scendendo lungo il mio corpo, la lingua che continuava ad accarezzare la mia pelle, le mani infilate sotto le mie natiche; arrivò alla morbida peluria, vi indugiò solo un attimo, scese ancora un pochino e, in punta di lingua e lieve come una piuma, iniziò a stuzzicarmi il clitoride.
Mi abbandonai completamente a lui, il piacere che mi avvolgeva con ondate sempre più intense e…
Ero stesa sul lettino e Anastasia aveva finito di massaggiarmi le gambe.
Mi guardava negli occhi e questa volta non mi diceva che il massaggio era terminato: quindi prendeva ancora un po’di quell’olio profumato e, con il respiro affannoso, mi iniziava ad ungere i seni. Vedevo le sue mani seguirne la curva, per poi stringerli e sollevarli, quasi accostandoli l’uno all’altro: la sua testa che scendeva verso di me e le nostre lingue che si univano finalmente in un bacio saffico, intenso e dirompente.
Ora mi ero seduta sul lettino e le sbottonavo la larga camicia bianca, un bottone per volta, con una lentezza esasperante, sia per lei che per me.
E quando anche l’ultimo bottone veniva aperto, con mani tremanti le scostavo i lembi di stoffa, fino a scoprirle il seno dalla pelle scura e dai capezzoli quasi neri.
E, alla fine, la prendevo in bocca, le tiravo con i denti quelle due scure punte, erette e frementi per l’intensa eccitazione.
Poi le mie mani avevano preso a spalmarla di olio, a rendere lucida quella pelle da favola che mi faceva impazzire di passione...
...e venni nella bocca di Luca, sulla sua abile lingua. Il piacere fu così intenso da rivoltarmi il corpo e l’anima, in un orgasmo così assoluto da risultare quasi doloroso.Luca si allungò su di me e mi baciò, la sua lingua a frugare nella mia bocca, ed io sentii il mio sapore sulle sue labbra, sulla sua pelle bagnata da quel mio incredibile orgasmo.
Mi tirai su e, ancora scossa da quello che era successo al mio corpo per merito di Luca, e alla mia mente grazie al pensiero di Anastasia, lo feci sdraiare sul letto.
Subito gli afferrai con la mano il pene, scoprendo completamente la larga cappella violacea per l’eccitazione e, abbassando la testa, lo presi interamente in bocca, iniziando a succhiarlo con voluttà.
- Ahh… amore… sei scatenata stasera… - mi disse Luca, appoggiando le mani sui miei capelli.
- continua -
diagorasrodos@libero.it
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Quella sera i nostri ragazzi tornarono verso le sei. Vittoria ed io eravamo ancora in spiaggia quando loro arrivarono. Si sedettero con noi e ci raccontarono della loro giornata e delle lunghe immersioni che avevano fatto.
Parlavano di mare, di pesci, di fucili da sub, della barca, di Sotiris, il ragazzo greco che li aveva accompagnati e di cui erano ormai divenuti grandi amici. Parlavano e raccontavano, soddisfatti e felici della loro giornata di vacanza.
Io li ascoltavo, mostrando loro una falsa partecipazione alle loro parole, ma la mia mente tornava ad Anastasia, a quel massaggio, a quello che avevo intuito di lei e a quello che, forse, avevo creduto di intuire.
Avevo continuato a pensarci senza sosta per tutte quelle ore, e mi ero quasi convinta di avere immaginato il tutto, di essermi lasciata trasportare dalla fantasia, di aver frainteso le reazioni del mio corpo al contatto con le mani di Anastasia. Mi ero eccitata, questo era fuori discussione. E mi ero masturbata pensando a lei, ma anche a Luca ed al sesso che facevamo di continuo: ma quando ero stata prossima all’orgasmo, nei miei pensieri erano rimaste solo Anastasia e le sue mani, esclusivamente lei ed il suo corpo fantastico.
Ma, forse, era stata la mia mente a creare tutto quel film, a farmi credere che Anastasia mi desiderasse veramente e che io desiderassi veramente lei.Tornando indietro negli anni, non mi ricordavo di aver mai provato il desiderio di andare a letto con un’altra donna.
E un desiderio così incontrollabile, per giunta.
Sì, da adolescente, con la mia migliore amica di allora, quando qualche volta restavo a dormire a casa dei suoi genitori, ci eravamo toccate e accarezzate, avevamo provato a leccarci le tette per vedere se tutto quello che si fantasticava sul sesso fosse vero, ma più per un gioco adolescenziale che per un reale desiderio fisico. Certo, era stato piacevole, non dico di no.
Ma, in fondo, noi volevamo capire solamente cosa si provasse, cosa il futuro ci avrebbe riservato riguardo al sesso e all’amore. Ma sempre con la convinzione, anzi, con la granitica certezza, che la nostra realtà sessuale fosse con gli uomini, con tutti quei ragazzi che iniziavano a venirci dietro sempre più di frequente.E così in definitiva era stato.
Con tutti gli uomini con cui ero andata a letto (e nemmeno così numerosi, per la verità), avevo realizzato in pieno la mia femminilità, avevo goduto del contatto con i loro corpi, avevo amato ogni istante passato con loro.
Senza mai essere sfiorata da dubbi o perplessità.
Mai avevo neanche lontanamente supposto che con un’altra donna il sesso sarebbe stato più appagante, più intenso e infinitamente più dolce.
Ma quel pomeriggio a Creta molte delle mie certezze stavano vacillando, molte delle cose che davo per scontate ora venivano messe in discussione, anche se Anastasia mi aveva solo fatto un massaggio, niente di più, come ne faceva a tante altre persone durante la stagione estiva. Eppure io la desideravo, la volevo ogni istante di più; volevo perdermi sulla sua pelle, volare in paradiso tra le sue mani, godere con lei, su di lei, sotto di lei, e stretta a lei.
La volevo.
E questo mi spaventava, mi terrorizzava.
Ma mi eccitava tremendamente.
La desideravo.
E, malgrado i miei sforzi per riportare la questione su un piano razionale, non ci potevo fare assolutamente nulla.
Quando giunse l’ora di lasciare la spiaggia, salimmo nelle rispettive camere per prepararci alla cena. Una volta nella nostra camera, Luca andò di filato sotto la doccia ed io, mentre aspettavo che lui finisse, mi sdraiai sul letto, ancora con il costume indossato.
Mi era impossibile non farlo.
Continuavo a pensare ad Anastasia.
Facevo di tutto per convincermi che il mio desiderio per lei fosse una follia, una follia creata da un momento di debolezza, da un semplice ed innocente massaggio, come in effetti poi era stato. E che la mia fantasia avesse fatto il resto.
Un sogno, piacevole come pochi, ma un sogno e basta. I miei veri desideri non potevano essere quelli, come il volere sessualmente un’altra donna non era mai stata una sensazione presente in me.
Era stato certamente un momento di pazzia, un attimo in cui la ragione era stata offuscata dall’emotività. Tutto qui.
Però…
Era quel dubbio insistente che non mi dava pace.
Luca uscì dalla doccia e, completamente nudo, venne a sdraiarsi sul letto, accanto a me.
- Che cosa hai fatto di bello, oggi ? - mi chiese, passandomi delicatamente una mano sulla schiena.
- Niente di particolare. Siamo state in spiaggia tutto il giorno. Sole e bagni, bagni e sole. Quello che mi piace di più fare in una vacanza al mare. A dire la verità, mi sono fatta fare anche un massaggio, al centro estetico. -
- Mi auguro sia stata una donna a fartelo ! - mi disse Luca, ridendo, e fingendo di essere geloso.
- Certo, una ragazza veramente brava - gli risposi, sperando di riuscire a far cadere l’argomento il prima possibile.
- Vediamo se io sono più bravo di questa ragazza - fece Luca, salendomi sopra e sedendosi sulle mie natiche.
Prese a far scorrere le mani sulla pelle della mia schiena, slacciandomi la parte superiore del due pezzi che indossavo.
Mi carezzava con delicatezza le spalle e le braccia abbandonate.
Sentii subito un brivido, quel fremito ben noto che mi assaliva ogni volta che iniziava a toccarmi; quando le sue mani si avventuravano sul mio corpo, partivo subito per la tangente.
Mi sfilai completamente il reggiseno, offrendomi alle sue dita esperte.
Dopo qualche minuto di quella delizia, sentendomi sospirare sempre più frequentemente, Luca mi fece girare e mi sfilò anche le mutandine del costume.
Ora potevo vedere la sua erezione, prepotente e turgida come sempre.
Le sue mani volarono al mio seno, ai capezzoli già duri, al ventre piatto ed elastico: quindi si piegò su di me e le mani vennero sostituite dalla sua lingua, calda ed umida.
Mi leccava i capezzoli, passando da uno all’altro, prima assaporandoli con la bocca, poi sfiorandoli con le labbra e quindi stringendoli delicatamente tra i denti.
Ero naturalmente già eccitatissima da quelle attenzioni meravigliose che Luca mi stava regalando, ma se chiudevo gli occhi immaginavo altre mani e un’altra bocca, altre labbra ed altri denti; e queste folli visioni dilatavano ancora di più il mio piacere, oltre ogni limite, oltre ogni confine dell’erotismo più estremo.
Mi costrinsi a tenere gli occhi aperti, a non perdermi in quelle morbose e torbide fantasie.
Ora Luca stava scendendo lungo il mio corpo, la lingua che continuava ad accarezzare la mia pelle, le mani infilate sotto le mie natiche; arrivò alla morbida peluria, vi indugiò solo un attimo, scese ancora un pochino e, in punta di lingua e lieve come una piuma, iniziò a stuzzicarmi il clitoride.
Mi abbandonai completamente a lui, il piacere che mi avvolgeva con ondate sempre più intense e…
Ero stesa sul lettino e Anastasia aveva finito di massaggiarmi le gambe.
Mi guardava negli occhi e questa volta non mi diceva che il massaggio era terminato: quindi prendeva ancora un po’di quell’olio profumato e, con il respiro affannoso, mi iniziava ad ungere i seni. Vedevo le sue mani seguirne la curva, per poi stringerli e sollevarli, quasi accostandoli l’uno all’altro: la sua testa che scendeva verso di me e le nostre lingue che si univano finalmente in un bacio saffico, intenso e dirompente.
Ora mi ero seduta sul lettino e le sbottonavo la larga camicia bianca, un bottone per volta, con una lentezza esasperante, sia per lei che per me.
E quando anche l’ultimo bottone veniva aperto, con mani tremanti le scostavo i lembi di stoffa, fino a scoprirle il seno dalla pelle scura e dai capezzoli quasi neri.
E, alla fine, la prendevo in bocca, le tiravo con i denti quelle due scure punte, erette e frementi per l’intensa eccitazione.
Poi le mie mani avevano preso a spalmarla di olio, a rendere lucida quella pelle da favola che mi faceva impazzire di passione...
...e venni nella bocca di Luca, sulla sua abile lingua. Il piacere fu così intenso da rivoltarmi il corpo e l’anima, in un orgasmo così assoluto da risultare quasi doloroso.Luca si allungò su di me e mi baciò, la sua lingua a frugare nella mia bocca, ed io sentii il mio sapore sulle sue labbra, sulla sua pelle bagnata da quel mio incredibile orgasmo.
Mi tirai su e, ancora scossa da quello che era successo al mio corpo per merito di Luca, e alla mia mente grazie al pensiero di Anastasia, lo feci sdraiare sul letto.
Subito gli afferrai con la mano il pene, scoprendo completamente la larga cappella violacea per l’eccitazione e, abbassando la testa, lo presi interamente in bocca, iniziando a succhiarlo con voluttà.
- Ahh… amore… sei scatenata stasera… - mi disse Luca, appoggiando le mani sui miei capelli.
- continua -
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