Anastasia, pelle di luna (cap.4 di 9)

di
genere
saffico

Avviso ai lettori: questo racconto ha, come filo conduttore, il genere "saffico", ma presenta situazioni che avrebbero consentito la sua collocazione anche nei generi "orge", "trio" e "etero".
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Ora passavo la lingua sulla cappella, ora la sfioravo con le labbra, ora mi facevo scivolare il pene lungo la guancia. Mi rendevo conto di essere posseduta, quasi divorata, da un desiderio oscuro e sconosciuto, di leccare e di succhiare la virilità di Luca con una smania ed una frenesia mai provate in passato. Ed anche Luca si era chiaramente accorto di quanto io desiderassi il suo cazzo in quel momento: lo sentivo gemere ed ansimare, torturato dalla mia bocca e dalla mia avida lingua. Ma non volevo che lui venisse tra le mie labbra o nelle mie mani: lo volevo dentro di me, dopo, e volevo sentire i suoi schizzi caldi dentro il mio corpo impazzito.Stringendo abilmente la base del suo pene, ritardando in tal modo la sua eiaculazione, andai avanti con la bocca così a lungo da farlo quasi uscire di senno, rapita da quella esaltazione sessuale per me assolutamente nuova. Quando Luca avvertì che il piacere che la mia bocca gli stava dando si era trasformato in una sensazione quasi dolorosa, quando non resistette più a quel dolce supplizio che gli stavo imponendo, mi sollevò la testa dal suo pene e, gettandomi sul letto, mi divaricò al massimo le gambe, piegandosi a leccare la mia bagnata intimità in ebollizione.Improvvisamente, e senza volerlo, un altro flash mi attraversò la mente. La lingua di Luca era diventata la lingua di Anastasia: sentivo il mio clitoride stretto tra le labbra della ragazza, la sua lingua penetrarmi dolcemente mentre…Quando Luca prese a scoparmi quelle immagini straordinarie svanirono dalla mia mente, e mi abbandonai a lui, felice di sentirmi presa, desiderosa solo dell’orgasmo liberatorio. Luca, stravolto dall’eccitazione, mi montava ritmicamente, penetrandomi con colpi sempre più profondi, e con velocità crescente. Portai le mie gambe sulla sua schiena, stringendolo a me ed incitandolo ad andare più veloce, a spingere più a fondo il suo cazzo dentro di me, a sfottermi con forza e con violenza.Fu una di quelle rare volte in cui riuscimmo a venire contemporaneamente: sentii i suoi getti caldi esplodere dentro il mio corpo, riempiendomi la vagina con i suoi schizzi, facendomi precipitare in un nuovo ed interminabile orgasmo, e placando quella sete inestinguibile di sesso che quella sera mi aveva assalito.Restammo abbracciati, dopo, stanchi e accaldati, svuotati di ogni energia. Ma anche in quei momenti di completo abbandono, mentre con le mani ci toccavamo senza più alcuna frenesia, la mia mente continuava ad essere irrequieta. Accarezzavo i suoi capelli, la sua testa appoggiata sul mio seno, sentivo il suo odore di maschio, e pensavo ai capelli di Anastasia, al suo profumo di donna, alla sua pelle liscia come la seta…Smarrita ed incredula, mi chiesi ancora una volta che cosa mi stesse realmente accadendo.La mattina successiva Luca e Paolo non avevano in programma escursioni, e così restarono con noi. Erano ancora stanchi della giornata precedente e si volevano riposare per essere in forma per il giorno dopo: Sotiris, la guida che li accompagnava, aveva organizzato un’escursione a Paxi, una piccola isola nei pressi di Corfù, per fare lunghe immersioni in una zona di mare che era il sogno di tutti gli appassionati di subacquea.Così, dopo la colazione, ci avviammo verso la spiaggia e, aperti i lettini, ci sdraiammo tutti e quattro al sole. La giornata si annunciava particolarmente calda ed il riflesso del sole sul mare era abbacinante; ogni pochi minuti, infatti, ci tuffavamo nell’acqua, decisamente più fredda, per trovare un po’di refrigerio e di sollievo a quella calura opprimente.Tra una chiacchiera e l’altra, verso mezzogiorno, Vittoria si alzò dal lettino, dicendo a Paolo di aver preso appuntamento anche lei per un massaggio.- Ieri, Sara mi ha detto che è stato veramente piacevole, e così ho pensato di provarlo anche io - disse Vittoria, radunando le sue cose.Fu una vera e propria sorpresa per me. Vittoria non mi aveva nemmeno accennato la cosa.Il giorno prima lei mi aveva detto che le sarebbe piaciuto farsi fare un massaggio, ma non avendone più parlato non mi aspettavo che si fosse poi effettivamente decisa ad andare da Anastasia.Provai un’invidia immediata per la mia amica, e, prepotentemente, mi tornarono ancora una volta in mente le sconvolgenti sensazioni che avevo provate il giorno precedente.Tra una battuta scherzosa e l’altra dei ragazzi, Vittoria andò via, dicendoci che ci avrebbe raggiunto più tardi.Fino a poco prima ero stata tranquilla, sdraiata sul lettino a godermi il sole e la compagnia; avevo relegato Anastasia in un angolo della mente, avevo chiuso la porta a doppia mandata e, così almeno credevo, gettato via la chiave.Ma ora che la ragazza di Paolo era andata via, al solo pensiero che le mani di Anastasia avrebbero massaggiato anche il corpo di Vittoria, che le sue dita sarebbero state a contatto con la pelle liscia e abbronzata della mia amica, e che quel corpo, indiscutibilmente invitante e seducente, potesse risultare più gradito del mio alla bella massaggiatrice, quella che avevo scambiata per invidia si rivelò essere tutt’altra cosa: ero gelosa, ero pazzamente gelosa di Anastasia.Questa consapevolezza mi attraversò come un fulmine la testa, il cuore e l’anima. Ogni singola cellula del mio corpo era divorata dalla gelosia. Capivo l’irrazionalità della cosa, sapevo di sbagliare tutto, ero certa che mi sarei amaramente pentita di quel mio comportamento, ma la mia voglia di lei era assoluta e si stava definitivamente tramutando nella certezza che avrei fatto di tutto, ma proprio di tutto, per averla e per stringerla tra le mie braccia.Non sapevo come, non sapevo quando, non sapevo dove, non sapevo nemmeno quale sarebbe stata la sua reazione al mio tentativo, ma prima di partire, prima che quella strana e pazzesca vacanza fosse finita, io dovevo riuscire ad andare a letto con Anastasia.Forse dire che quella fu una strana vacanza non è esatto; forse sarebbe più corretto dire che fu una vacanza sconcertante, scioccante e meravigliosa al tempo stesso, anche alla luce di quello che poi accadde la notte successiva. Ma credo sia opportuno che prosegua il mio racconto con ordine, malgrado le idee mi si accatastino confuse nella testa.Cercherò di spiegare in maniera comprensibile le emozioni ed i fatti di quei giorni indimenticabili.Attesi con il cuore in gola il ritorno di Vittoria dal centro estetico. Immobile sul lettino, controllavo spesso e nervosamente l’orologio, contando i minuti ed i secondi, pensando a cosa stessero facendo la mia amica e Anastasia, e di quali argomenti stessero discorrendo.Quei momenti sembravano non dover passare mai. Mi ero appena messa seduta sul lettino, quando, finalmente, vidi tornare Vittoria in spiaggia.Quando arrivò accanto a noi, malgrado Luca e Paolo la tempestassero di domande, prendendola in giro sul massaggio che si era fatta fare, Vittoria fu stranamente di poche parole. Disse soltanto che il massaggio le era piaciuto molto, che era stato rilassante, e che Anastasia, la massaggiatrice dei miei sogni, si era dimostrata veramente molto brava.I due ragazzi scherzarono ancora un po’con lei, e poi si alzarono per andare a fare l’ennesimo bagno di quella giornata.Rimaste sole, e mentre i nostri ragazzi nuotavano vigorosamente verso il largo, mi rivolsi con circospezione a Vittoria. - Lo vedi che avevo ragione ? Anastasia massaggia che è un vero piacere. E poi, hai notato quanto è bella ? -Vittoria non mi rispose subito.Si sistemò prima sul lettino, mettendosi i larghi occhiali da sole.Poi, quasi controvoglia, si decise a rispondere alla mia domanda.- Sì, è bravissima. Tu dici che è bella ? Splendida, vorrai dire. Con quel colore affascinante, e con quella pelle liscia, senza la minima imperfezione… -Vittoria tacque all’improvviso. Mi voltai a guardarla; continuava a prendere il sole, gli occhi nascosti dalle lenti scure e una strana espressione sul viso, un’espressione che non avrei voluto decifrare.Ma, purtroppo, quel suo silenzio mi diceva più di mille parole; era un silenzio estremamente eloquente, e che non aveva certo bisogno alcuno di essere spiegato.Anche Vittoria era rimasta affascinata da Anastasia, anche il suo corpo ed i suoi sensi erano rimasti vittime delle mani fatate di quella ragazza unica e straordinaria.Mi sentivo morire. Non so perché, ma avevo creduto (o, forse solo nel mio inconscio, avevo ardentemente sperato) che quello che avevo provato con Anastasia fosse solo mio, fosse come una mia esclusiva sulla ragazza di colore; mi ero illusa di essere l’unica a desiderarla, e che solamente io fossi stata capace, anche senza far nulla, di riuscire ad eccitarla, di essere diventata il suo più prezioso oggetto del desiderio.

- continua -

diagorasrodos@libero.it
scritto il
2011-01-16
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