Sensi roventi

di
genere
incesti

Un racconto dedicato a Erskine Caldwell e al tempo che sapeva rappresentare.
T.



E da un bel po’ che guarda i due uomini.
I loro corpi. I torsi lucidi di sudore. Le schiene abbronzate e i muscoli che guizzano sotto pelle.
Ambedue vestono solamente calzoncini jeans sdruciti e pesanti scarpe da lavoro, guarda le loro cosce, le loro braccia.
Ora… se socchiude gli occhi percepisce il loro odore di sudore, forte e acre, da maschio, da animale.
Quell'odore la fa impazzire.
Un uomo maturo e uno giovane.
Il giovane è Peter, bello, alto e muscoloso.
Uno studente assunto per l’estate.
Non sa cosa sia, forse il caldo torrido ma è carica di una libidine senza limiti.
Mai come ora…
Veste un leggero abitino di cotone sbiadito, i colori dimenticati da decine e decine di lavaggi e sotto un semplice slip di cotone bianco.
Fradicio…
Sudore e miele…
Sente il suo odore… questo la eccita ancora di più.
Mentre guarda i due uomini, la sua mano raggiunge le cosce, sposta il fondo delle mutandine e inizia a toccarsi.
Il suo umore intimo è vischioso, si attacca alle dita, deve bagnarsele di saliva per iniziare a toccare il clitoride, sensibile e inturgidito dalla passione che cova dentro.
Apre bene le gambe e insiste. Vuole godere, godere mentre vede il giovane alzare la pesante mazza e colpire un grosso palo tenuto fermo dall'altro.
Vuole godere mentre guarda i muscoli della sua schiena flettersi e irrigidirsi nel colpo.
Chiude gli occhi e si inarca mentre arriva l’orgasmo.
Veloce… e forte.
Ma insufficiente, si riprende dal vortice di sensazioni, il suo respiro ritorna normale.
Ha voglia… ancora.
Una voglia feroce.
Non riesce più a darsi pace…
Vuole un cazzo e vuole quello di Peter.
Si sorprende ad immaginarlo.
Immagina e man mano scarta le varie combinazioni, decide infine che deve avere un cazzo largo e scuro, pieno di grosse vene, con due coglioni da toro.
E’ tardo pomeriggio.
Toglie le mutandine e le butta. Ora le danno quasi fastidio, strofinano contro il clitoride che sporge inturgidito.
Prepara una caraffa di acqua, ghiaccio, fette di limone e foglioline di menta e raggiunge i due uomini.
Mentre cammina sotto il sole sente l’aria calda salire dal terreno, la sente fra le cosce, si sente gonfia sotto, gonfia e bagnata. Immagina che i due uomini sentano il suo odore di femmina in calore e questo la fa impazzire.
Al suo arrivo smettono il loro lavoro e bevono. I loro sguardi si fermano su di lei, possessivo quello dell’uomo più anziano, interrogativo quello di Peter, il ragazzo si sta chiedendo cosa può aspettarsi.
Lei… spudorata, ormai senza nessuna forma di pudore, simula di raccogliere da terra qualcosa e mostra loro che sotto è nuda, gode di mostrarsi, sente i loro sguardi violentarla, ora ha bisogno di questo.
L’uomo maturo, robusto con un torace e braccia possenti, ringhia…
-Basta per oggi… è troppo caldo, ora facciamo la doccia e aspettiamo il fresco della sera, Peter… porta gli attrezzi nel magazzino e fai la doccia per primo…-
Mentre il ragazzo si allontana si avvicina alla ragazza, la prende per i capelli e la tira verso di se.
-Puttana… sei puttana come e più di tua madre! Cosa vuoi combinare? Vuoi scoparti il ragazzo…? Non ti basta il mio di cazzo…?-
E lei irridente…
-Si… si… si… me lo voglio scopare… porco che sei! Cosa vuoi farmi? Violentarmi? Picchiarmi? E cosa stai facendo da anni? Si… che me lo scopo! E proprio per farti dispetto… porco!-
Lo lascia mentre suo padre raggiunge la cucina e esce poi sulla veranda con una birra in mano, lei si porta sul retro dove in un serbatoio sul tetto accumulano l’acqua piovana che utilizzano d’estate per lavarsi.
Peter è sotto il getto… nudo, il corpo insaponato con il grezzo sapone che usano. Lei si avvicina senza incertezze.
-Sei bello… non vuoi che ti insaponi la schiena…?-
La sua risposta…
-A me andrebbe… ma tuo padre come la prende sta cosa?-
Lei non risponde, lo raggiunge e senza spogliarsi si stringe a lui, la mano lo cerca sotto e mentre lo tiene forte… lo sente crescere, indurirsi e ingrossarsi.
-Girati… ti lavo la schiena…-
Passa le mani sulla schiena muscolosa, sui glutei sodi come marmo. Lo insapona e poi prende a sciacquarlo, si appoggia a lui… si strofina, con la mano prende una delle sue e se la porta fra le cosce, con l’altra lo masturba, tira forte indietro la pelle che copre la cappella, la sua mano non riesce minimamente a circondarlo tanto è grosso.
Lui si gira… la prende e l’appoggia alla parete, l’alza… la sistema e lei gli si appende alle spalle e gli abbraccia con le gambe la vita e lui con un colpo forte è dentro di lei e prende a penetrarla furiosamente, da animale.
Lei lo vuole… dentro fino in fondo, vuole godere ora, vuole il suo cazzo poderoso dentro che la apra fino a squarciarla.
Gli urla di farla godere, di fare in fretta, prima che venga lui e il ragazzo le risponde furiosamente, le dice che la sente urlare e godere la notte, che è una puttana ma che gli è entrata nel sangue, che lei gli è in circolo come fosse droga e gode, le sborra dentro, mentre lei gli aggrappa e gli morde la spalla, gli lascia i segni dei suoi denti come un marchio.
Si lasciano e lei gli dice che verrà a trovarlo nella notte, di pensarla, di essere pronto.
Il ragazzo si allontana, va nella stanza sopra la stalla dove dorme.
Lei toglie il vestito e nuda si lava fra le cosce. Si mette dentro le dita e si sente larga e disponibile.
Sempre più…
Quando il padre arriva fa per togliersi dal getto e andarsene ma l’uomo la tiene forte, la prende per i capelli e la piega in avanti.
-Sei in fregola… puttanella? In calore come una cagna? Hai voglia di cazzo? Ora te ne darò una razione che ti basterà a lungo, ti scoperò fino a farti chiedere pietà, puttana che sei!-
La piega in avanti e prende a passarle il suo cazzo fra le natiche, lei lo sente… grosso e duro, glielo mette fra le cosce e lo strofina a lungo e lei si sente carica di odio e nonostante questo piena di libidine, nonostante tutto lo vuole, vuole ancora cazzo. Vuole godere e stordirsi e gode della violenza, gode dei colpi poderosi, degli insulti, gode nel sentirsi oggetto, vittima…
L’uomo le ricorda la madre, le dice che era puttana quanto lei, sempre pronta a darsi ad ogni uomo che incontrava. Una puttana che si sarebbe fatta montare anche dai cani e cavalli della fattoria dalla voglia di godere che aveva! Una vera troia!
E lei… mentre chinata in avanti subisce i colpi del padre, ricorda, ricorda mentre gode a ripetizione.
Ricorda… pochi anni prima…
Lei bambina e i loro continui litigi, gli amplessi selvaggi in ogni parte della casa anche con lei presente, le loro urla di libidine.
E la violenza con la quale il padre picchiava la madre. I segni di questa violenza che la madre portava, i lividi e le contusioni.
Poi un giorno… lei appena ragazzina, la fuga della madre.
E la violenza irragionevole del padre, ora rivolta contro lei. Come una vendetta. Le percosse e lo stupro. Il suo pianto senza fine. Il suo dolore fisico e mentale.
E ancora… da allora, la continua violenza. Essere presa più volte durante il giorno. E lei che a poco a poco inizia a goderne. Il suo cambiamento. La nascita di una sessualità distorta. Un bisogno di godere senza fine. Godere di essere vittima. E gode nei feroci amplessi, gode delle sue penetrazioni selvagge. Gode assolutamente. Gode quando lui la prende nel suo culo. Gode della continua comparazione con la madre fuggita. Gode di pagare per lei. Il padre che le impedisce di andare a scuola, che le vieta ogni contatto con l’esterno.
Lui… bestiale.
Che dice continuamente che vuole ingravidarla. Che vuole un figlio da lei. Ma che nel proseguo di tempo, per fortuna, lei incinta non resta.
Anche ora… l’uomo si libera con un grido bestiale e la riempie, poi la getta da parte come un oggetto che ha finito di usare.
Lei nonostante tutto ha goduto e molte volte. Un piacere che intorbidisce i sensi e annebbia la mente.
La cena assieme e la sosta serale sulla veranda.
La luce del tramonto che si affievolisce e poco dopo la comparsa nel cielo dell’astro di Venere. Sono in silenzio. I due uomini fumano e bevono. Lei rigoverna in cucina e prepara per il giorno dopo.
Ha avuto modo di ridire a Peter di aspettarla durante la notte, appena lui si addormenterà farà in modo di raggiungerlo.
Il padre continua a bere, si ubriaca come tutte le sere e pensa sempre con odio alla moglie fuggita. Odia il mondo e odia se stesso.
Quando si ritira per la notte chiama la ragazza e la porta in camera con se. La denuda e coricandosi la tira sopra sé. E’ eccitato e il suo cazzo si innalza dritto dal ventre peloso. Le prende la testa e la costringe a prenderlo in bocca. Le dice quanto la madre era brava a succhiarlo.
Lei… nell'intento di stancarlo, di sfinirlo, cerca di farlo godere il prima possibile e si mette d’impegno. Lo lecca, lo inghiotte tutto, gli tiene forte i coglioni con una mano e lo tocca dietro… fra le natiche pelose. Gli raggiunge il buco e lo penetra con un dito mentre l’uomo si inarca, fino a quando le ordina…
-Dai… puttana montami ora! Fammi venire così! Dai alzati e abbassati lentamente, così sento la sborrata partire da lontano…-
Lei che lo fa, che prova piacere nel farlo. E’ eccitata da quello che succederà dopo. Lei che lascerà la camera e raggiungerà Peter.
E godrà ancora… e ancora.
Ora gli orgasmi che prova con il cazzo del padre che sente arrivare fino nello stomaco, sono provocati dal desiderio che prova verso il ragazzo.
L’uomo finalmente gode e subito dopo la scavalca da se. Pochi attimi e prende a russare rumorosamente.
Lei… attende che le si calmi il respiro.
Ha goduto ed è piena di lui.
Così come è, nuda, lascia la casa e raggiunge la stalla, sale le scale esterne e entra da Peter.
Caldo…!
L’odore del ragazzo che si mescola con quello del bestiame, dei cavalli, lei si sente sciogliere.
Ha voglia e bisogno di godere ancora.
Lo costringe a stare fermo, disteso e passa la bocca su tutto il corpo. Con la mano non gli lascia il cazzo. Lo tiene forte mentre lo bacia, gli morde il collo, i muscoli del petto e gli stuzzica i capezzoli.
Con la voce roca di libidine…
-Sono ancora piena di quel porco, mi ha violentato ancora. Mi violenta diverse volte al giorno… mi fa male, lo odio…-
Riesce ad ottenere quello che vuole, altra violenza.
Il ragazzo la rovescia e la penetra, così… selvaggiamente con un colpo solo e prende a montarla. Forte… colpi che si susseguono, urla e piacere…
Lei che dopo, mentre lui respira affannosamente ancora sotto l’effetto dell’orgasmo, gli dice…
-Voglio darti quello che lui non ha mai avuto, voglio darti la verginità del mio culo, voglio che sia tuo… che tu sia il primo e l’ultimo…-
E’ una bugia…!
Il padre ha abusato di lei anche nel culo! La possiede spesso così.
Ma ottiene l’effetto voluto e Peter da lì a poco è pronto di nuovo, la fa mettere carponi, le bacia il culo… lo bagna, glielo allarga con le dita e poi la prende. E la possiede e mentre lo fa dice quanto lei spera di sentire da lui.
-Ti voglio per me… non sopporto che quel porco ti abbia, non lo sopporto più… ti voglio mia…!-
Le notti si susseguono.
E lei alimenta la sua rabbia… il rancore verso il padre.
Al padre cerca di annebbiare i sensi. Tentandolo continuamente, irritandolo con riferimenti al ragazzo, causando le sue sfuriate che finiscono immancabilmente con scopate violente. Lo svuota scientemente. Gli sta bevendo il cervello ingoiando il suo sperma. Provoca la sua gelosia e il suo senso di possesso.
Poi… lui addormentato va da Peter e resta per tutta la notte, parlano e fanno l’amore.
Lei lo guarda dormire, con la mano leggera gli accarezza il corpo, passa le dita fra il pelo pubico, gli sfiora le cosce e appena sveglio scopano ancora.
E una notte…
-Ti amo…-
-Ti amo anch'io…-
E iniziano i progetti, parlano di un futuro assieme senza la presenza del padre violento, loro due fuori dal mondo, lontani, loro due in paradiso.
Il padre è una presenza ingombrante ormai, anche se lei, all'alba… lasciato Peter, gli si accosta nel letto e lo cerca. Ma ora pur godendo è un atto interessato, volto a nascondergli quanto succede, inteso ad ottenebrargli la mente.
E una notte è Peter che propone…
-Lo uccidiamo… uccidiamo quel porco. E il suo corpo lo sotterriamo. Se qualcuno ci chiederà di lui diremo che è lontano per un viaggio in cerca della moglie, che non sappiamo altro… che non sappiamo quando ritornerà e se ritornerà…-
Dalle parole ai fatti.
Sarà lei ad ucciderlo. Lo avvelenerà e lo guarderà agonizzare e da morto gli sputerà addosso.

Ma la natura umana è incredibilmente senza logica.
A volte e non tanto raramente, si trova a desiderare quella violenza continua, il piacere perverso che le dava, i brividi di libidine, il torbido bisogno di essere usata, picchiata, violentata, torturata, umiliata.
Le manca la violenza, ne sente la mancanza.

Il male è dentro di lei.

Tibet.

(da Sempretibetblog)
di
scritto il
2017-07-10
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