Fantasia

di
genere
etero

Sono in un bar. Seduta al bancone, con davanti agli occhi un caffè. Non è importante il nome del bar, in quale città mi trovo o il perché io sia qui. Quello che è importante sapere è che non c'è niente da sapere. Non vedo neanche le facce di chi mi circonda, per me sono solo dei visi vuoti senza espressione, dei meccani fatti di carne, ossa e sangue che compiono azioni tipiche da persone che stanno dentro un bar. Persone, anzi entità, grigie, senza un colore, un particolare che le distingua una dalle altre. Entità che sono lì semplicemente perché il set da bar lo richiede e che scompaiono come uno sbuffo di fumo appena si allontanano dal mio campo visivo. Non so nemmeno che tempo faccia fuori, se è soleggiato, nuvoloso, se piove, se nevica, se c'è vento, se è estate, se è inverno.
Siamo solo io e il caffè che ho davanti agli occhi. Di solito sono amante del cappuccino, ma questo momento richiede una tazza di caffè, non di cappuccino. Perché? Boh, non saprei. Forse perché il caffè è la prima cosa che ti viene in mente di ordinare quando sei dentro ad un bar.
Poi ti vedo. Sai perché ti ho notato? Non solo perché sei l'unica persona dentro a questo strano posto ad avere una faccia e dei colori, ma perché hai quello sguardo...lo stesso che ho io in questo momento mentre ti sto fissando: quello sguardo che la dice lunga su cosa vorremmo fare e dove vorremmo essere, quello sguardo così chiaro che non ha bisogno di parole.
So che stai sperando che io mi diriga verso il bagno di questo anonimo bar. Ci vado non appena ti vedo, continuando a guardarti, con un sorrisino malizioso disegnato sul volto. Una volta dentro, ti aspetto...per un bel po'. Mi hai forse ignorata? No, non l'hai fatto perché appena finisco di pormi la domanda varchi la soglia del bagno, gustandoti la mia espressione, caleidoscopio di emozioni. Io sto ferma dove sono, non mi muovo di un centimetro e nel frattempo tu chiudi la porta a chiave dietro di te. Ti avvicini piano a me, sento elettricità nell'aria. Con la mano mi accarezzi il viso...Dio, le tue mani...mani di un uomo, mani piene di esperienza, quasi ruvide. La tua mano percorre il suo tragitto fino alla spalla, dove esercita una leggera pressione verso il basso, fino a farmi inginocchiare sul pavimento. Non ho bisogno di spiegazioni, esattamente come per lo sguardo di poco fa, ma non ti slaccio subito i pantaloni. Voglio prima eccitarti più di quanto tu già non lo sia, voglio tastare la tua già palese erezione attraverso il tessuto dei pantaloni. La coprirei di baci delicati, ci strofinerei le labbra...quanto è duro...tu mi volevi possedere già da prima che entrassimo in questo bar, prima di questo incontro per niente casuale. Tu mi lasci fare. Guardandoti, ti comincio ad abbassare la zip e tu puoi sentire prima le mie dita che si infilano nel tessuto per liberare tutta la tua virilità e poi le mie labbra calde e che si stringono attorno alla tua carne, mentre ti tuffi nei miei occhi di ghiaccio. Ricopro il tuo membro di baci, di tenere leccate e le mie mani che ti accarezzano le natiche...Dio, il culo di voi uomini...è la mia parte del corpo preferita. E mentre ti guardo negli occhi con sguardo languido, me lo infilo tutto in bocca.
"Oh dio...quanto sei troia...mi piace! Sei una piccola puttana impertinente e vogliosa a cui scoperei la bocca..."
"Allora fallo." Ti dico io decisa, mentre mi posiziono inginocchiata con la testa contro il muro. Mi lecco le labbra come un'ingorda, un palese invito a fare della mia bocca la mia figa...tutta da scopare solo per te. Tu non aspetti neanche un secondo, ti ci tuffi nella mia bocca. Tutto dentro, fino in gola. Dentro e fuori, dentro e fuori, dentro e fuori. Fino a farmi tossire, con un po' di saliva che mi cola dalle labbra. Mi scende qualche lacrima, due sottili strisce nere di mascara misto a lacrime mi rigano le guance. So che a stento trattieni il desiderio di venirmi in bocca, solo perché so che vuoi riempirmi da un'altra parte. E so anche che questa immagine di me ti eccita, ti compiaci dello spettacolo che è il mio viso in questo momento.
"Sfatta...eppure bellissima. Una deliziosa puttanella che anela solo di essere riempita..." ed è con queste parole mi fai alzare, girare, piegare contro il lavandino, chiedendomi di aprire per bene i glutei con le mani. Ed è quello che faccio, mostrandoti per bene entrambi i buchini. Il mio corpo parla da solo: non hai che da scegliere. So che stai avendo difficoltà a scegliere, perché la sola idea di sodomizzarmi ti manda in estasi...ma ormai ti conosco abbastanza bene per dire che per te non è questo il momento giusto, il posto giusto. Ma per dimostrare la tua voglia, ti abbassi e me li lecchi entrambi...mmmm...lo sai...mi faresti urlare di piacere anche nel sodomizzarmi. Io produco dei lievi gemiti...una gattina che fa le fusa...stooo in punta di piedi per facilitarti il compito...mmm...anche seeehh il mio corpo trema...oh sì...e i miei gemiti si fanno...ahhh...sempre più forti...con la punta della lingua disegni i contorni...mmm...le labbra...ti insinui tra di esse...piano piano sali verso la clitoride, accarezzandola dolcemente prima di iniziare...ah siii...a succhiarla con voluttà. Ti stai godendo i miei gemiti...e forse mi farsi godere...o forse no, mi lasceresti con il desiderio, mi faresti soffrire...bastardo...sono in continuo bilico tra il piacere e l'agonia. Grondo senza venire, senza esplodere. I miei gemiti sono lamenti e viceversa. È questo che vuoi. È così che mi vuoi: grondante e bagnata, una laida puttanella la cui carne implora di essere penetrata. Infatti ti avvicini al mio orecchio e mi chiedi: "Che cosa vuoi? Prega..."
La mia risposta è un sussurro: "Fammi... godere...fottimi qui...nel bagno...e fammi godere...ti prego...!"
Aspettavi solo che pronunciassi queste parole magiche. Perché non ci metti niente nell'affondare dentro di me con un colpo secco, fino in fondo, fino a sbattere contro la cervice e lasciarmi sfuggire un gemito. E mi cominci a fottere...a sbattere...a scopare: "Quanto devi essere puttana e troia per farti scopare in bagno da un (quasi) sconosciuto?"
Io quasi non riesco a risponderti. Ogni volta che ci provo escono fuori sillabe appena accennate, rotte da versi osceni, quasi imbarazzanti per un ipotetico spettatore. Sento solo il tuo cazzo che mi apre in due e non riesco a rispondere. Tu sai la risposta, la sai. Ma vuoi sentirla uscire dalle mie labbra, vero? Vuoi una presa di coscienza della mia essenza più intima. È per questo che ti sei fermato dentro di me: solo per farmi dire quelle parole, per sentirle pronunciare dalla mia deliziosa voce...solo per te.
"Sarei disposto annegarmi il piacere...quindi cosa sei?"
"Una puttana da scopare e basta! Perché solo le troiette come me si farebbero scopare in un bagno di un bar da un (quasi) sconosciuto!" La mia voce suona quasi lagnosa, perché ti sei fermato, voglio che continui. Parole dolci e melliflue, per te. Parole che desideravi da tanto tempo. Ti ecciti ancora di più nel sentirle, tanto che riprendi a fottermi...sento che è l'ultimo assalto. Stai affondando nella mia fica con colpi veloci, violenti, desideroso di svuotare il tuo piacere dentro di me. Anche io mi avvicino sempre di più all'orgasmo. Le mie urla si fanno più forti, più intense. Ci sentiranno fuori? Non me ne frega un cazzo! Tanto non è importante se qualcuno ci sente o meno! Voglio solo godere grazie a te...e ci sto riuscendo...senti gli spasmi, il mio corpo comincia a tremare. E ti lasci andare anche tu, perché la voglia di godere è semplicemente troppa. Ti aggrappi ai miei fianchi, spingendo più in dentro che puoi. Ed esplodi. Io vengo nell'esatto momento in cui lo fai tu...un orgasmo potentissimo, dettato non solo dalla tua bravura, da come mi hai torturata fino alla fine, ma anche dal fatto di sentire il tuo sperma denso riempirmi l'utero. Sento il liquido caldo scaldarmi il ventre e il tuo cazzo pulsare nella mia figa che lo stringe, come a non volerlo fare uscire. Sento che ti tremano le ginocchia. Un bell'orgasmo potente anche per te, eh? Rimani dentro di me, aspettando che fuoriesca l'ultima goccia di sperma. Ti abbandoni sulla mia schiena, depositando un bacio delicato sul mio collo, prima di affondarci i denti. So cosa stai pensando: troia e puttana grondante sperma, certo, ma qui e in questo momento la mia troia e la mia puttana grondante il mio sperma misto al tuo piacere. Le mie membra si rilassano, mentre giro la testa il giusto per poterti baciare sulle labbra. Ce le mordiamo a dal punto che dal mio labbro inferiore esce un leggero rivolo di sangue. Tu lecchi quella piccola goccia rossa, ti gusti il suo sapore e mi strappi un altro bacio, prima di staccarti da me e avvicinarmi il cazzo al viso: "Puliscimelo."
Lo prendo subito in bocca. Lo coccolo con la lingua, lo strofino sul palato. Vedi che la mia gola fa su e giù nell'atto di ingoiare ogni residuo del nostro piacere. Solo una volta finito lo lascerei andare con uno schiocco di un ultimo bacio.
Se avessimo altro tempo me lo lasceresti succhiare fino a farlo tornare di nuovo eretto...ma il tempo è scaduto. Qui siamo in un bagno e i bagni bisogna lasciarli liberi. Mi infili la lingua nella mia bocca...che sa di noi, del nostro piacere osceno. Un sapore agrodolce e intenso come questi minuti rubati. Io rispondo al tuo bacio aggrappandomi a te, come a voler stampare nella mia memoria indelebile questo momento. Tu mi osservi mentre mi ricompongo alla meno peggio. Non trovo le mutandine. Ce le hai in mano tu: "Saranno il mio ricordo di questo incontro. Ma soprattutto, dovrai tornare a casa con il nostro piacere che cola tra le tue cosce."
"E tu con quelle mutandine impregnate del profumo del mio sesso."

"Avrò occasione di riprendermi le mutandine?"
"Non lo so...forse un giorno tornerò."
"Non voglio che sia un addio."
"Un giorno, forse le nostre strade si incroceranno ancora o noi ci incontreremo per caso nella folla. Non lo so..."
"Io sarò qui, ti aspetterò."
"Grazie...a presto..."
Come apri la porta del bagno, il bar non c'è più...c'è solo una foschia che non fa vedere niente, che nasconde tutto...tu esci e sparisci in mezzo alla nebbia...e il bagno attorno a me si sgretola.

Fine della fantasia, si torna alla realtà.
scritto il
2017-08-29
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