Flashback.
di
Tibet
genere
interviste
Perché non utilizzare "interviste" come una specie di diario? Dove mettere ricordi e considerazioni? Io lo faccio.
Flashback.
Non è un racconto.
Quanto vorrei essere soggetto alla sindrome di Pollyanna, dimenticare le cose spiacevoli, avere la grazia dell’ottimismo comunque, dell'ottimismo ottuso.
Invece… mi è impossibile rimuovere tutte le cose spiacevoli che ho vissuto. Specialmente stanotte, che ti penso e non riesco a superare la mia angoscia.
Forse è ora di cambiare vita, forse un viaggio… girare la pagina.
Sono passato davanti ad un bar vicino a dove abitavo da ragazzo, il bar non esiste più, c'è uno di quei negozi cinesi che vendono paccottiglia inutile e ho vissuto un flashback, ho rivissuto in un attimo una piccola porzione della mia vita, ho ricordato una donna.
Con rammarico...
Avrò avuto 19 anni penso, si... di sicuro meno di venti, a vent'anni ero a Roma.
Si chiamava Anna.
Era più grande di me, sui ventisette o ventotto, lavorava in questo bar, faceva la cameriera, più che bella era molto sensuale, bel corpo, ma il viso... era particolare, segnato da profonde occhiaie, un colorito un po’ spento, una bocca larga, labbra piene, particolari che le davano una aria da viziosa... da puttana.
Stanotte, in queste lunghe ore nelle quali non riesco a dormire, nelle quali ti penso, cerco l’ispirazione, di trovare la voglia di scrivere perché vorrei raccontarla questa storia, molto cruda, amara come è sempre la vita se ti trovi ad affrontarla dalla parte sbagliata.
Fu la prima volta che vidi da vicino la morte di una persona che... no, non amavo, non l'avevo amata lei, questo no, ma che avevo desiderato e che ci avevo fatto sesso.
Ricordo... i suoi capelli neri come l'ala di un corvo, lucidi, setosi, tirati indietro in una coda o altre volte raccolti tipo chignon, ricordo... come era vestita sul lavoro, gonna nera, maglietta nera tesa sul seno, il grembiulino bianco, le gambe non erano perfette. Macché... anzi! Per come la ricordo erano leggerissimamente arcuate, ma a lei non stavano male, stranamente aumentavano il suo sex appeal, perché ne aveva di sex appeal! Eccome! Ne trasudava da ogni poro della sua pelle.
E il suo odore?
Uhmm...!
Un misto fra il suo sudore e il profumo che usava, lo so a molti potrà risultare sgradevole questa cosa, ma attirava me come l'odore delle cagne in calore attira i cani maschi.
Si dava sempre molto daffare, faceva dei turni nel locale e al termine saliva sempre su qualche macchina che l'aspettava, sapevamo tutti che era calda e disponibile, ma nessuno presagiva quello che sarebbe successo, i pochi che conoscevano la realtà non ne parlavano in giro.
Mi piaceva certo, ma non ci facevo una malattia con lei, niente più che mi sarebbe andato di sbatterla un po'.
In quel periodo ero già in rotta di collisione con i miei, non rientravo a casa se non per cambiarmi e a volte neanche per quello, insomma non combinavo veramente niente, il giorno lo passavo a giocare a carte o al biliardo, la sera al cinema e la notte per i vari locali.
Dormivo poco, spesso niente, se rientravo a casa era quasi mattina, mi cambiavo e uscivo nuovamente per evitare discussioni e andavo al bar a far colazione, dove spesso trovavo lei, se era di turno.
Come iniziò?
Dall'apertura verso le cinque e fino alle sei, sei e mezza, c'era un periodo di stasi, pochi clienti o nessuno, spesso solo io e lei, iniziò cosi, beh... che lei mi piacesse, che volessi scoparla lo sapeva, il perché lei si incapricciò di me?
Non lo so.
Iniziò con qualche carezza rubata, dei baci e finimmo per scopare in uno sgabuzzino dietro il banco del bar, oh... era davvero una donna passionale, no... la parola corretta è... infuocata! Perdeva letteralmente la testa, smaniava tutta, gridava ed emetteva un mugolio continuo come un lamento e quanto godeva!
Un godimento il suo quasi continuo, senza fine, un po' mi spiazzava, difficile da spiegare a parole.
La prima volta che scopammo mi attirò il suo odore, la tirai a me stringendola e le misi le mani sul sedere, aveva veramente un bel culo, formoso, largo, due natiche piene divise da una valle profonda, lei per tutta risposta mi tirò in questo sgabuzzino.
La sua bocca mi fagocitò, mugolava mentre ci mangiavamo la bocca, le sue mani prima sulla mia nuca e un attimo dopo giù a cercarmi, io le alzai la maglietta, le abbassai le coppe del reggiseno e trovai le sue mammelle, in verità non aveva un bellissimo seno, era un... po'... come dire? Svuotato? Leggermente floscio? Insomma non aveva più con quel bel turgore dei vent'anni, comunque presi a baciarla, a morderle i capezzoli, che erano veramente notevoli, grossi e duri. Quando poi passai la mano fra le sue cosce trovai un lago incandescente, bagnata completamente, le mutandine fradice, poi ricordo come la presi la prima volta, alzandola per le gambe e appoggiandola di schiena al muro, le sue braccia sul collo, io che la penetravo con tutta la mia forza e lei che urlava e io che gemevo, quella volta ne feci due... una dietro l'altra, senza neanche tirarlo fuori, sguazzavo dentro la sua vagina piena, prima del suo umore e poi anche del mio seme, feci una fatica bestia a venire la seconda volta, durò una infinità e quando finalmente la riempii per le seconda volta ero esausto, lei aveva goduto da pazza.
Facemmo sesso così, per diverse altre volte, velocemente, sempre durante il suo turno del mattino, forse una ventina di volte? Il fatto di farlo lì e così aumentava il nostro piacere.
Aveva le sue fisse, non voleva prenderlo in bocca, nemmeno nel culo, no... voleva essere solo scopata, voleva essere presa forte, così come la prima volta o di schiena appoggiata con le mani alla parete del locale angusto, per due volte dovetti restare chiuso in questo sgabuzzino per parte della mattina, perché erano entrati dei clienti mentre scopavamo.
Io arrivavo... la guardavo, non serviva parlare molto, la stuzzicavo con un paio di frasette del cazzo e si scopava lì, non c'era alternativa, non avevo macchina, lei abitava con i suoi.
Era generosa, un pacchetto di Marlboro, la colazione, anche qualche mille lire, ma per me, passato il primo momento di infatuazione, non mi andava di farmi prendere e quando mi chiese di portarla al cinema, beh… non mi andavano le chiacchiere che circolavano su lei, non mi andava che se la facesse con altri, non mi andavano le sue lunghe crisi ricorrenti di disperato malumore che la colpivano, insomma per farla breve iniziai ad allontanarla, a ignorarla, si... da vero bastardo come ero.
Poi che fosse perché non le andava giù il mio rifiuto, che si sentisse umiliata, non so proprio... fatto è che una notte un uomo che sbavava per lei, uno preso cotto, un tipo mentecatto con moglie e figli, mi attese fuori dal locale e attaccò briga, pensai allora che fosse stata lei a metterlo su, per una sorta di rivalsa? Una specie di vendetta? Mah... o fu una iniziativa del mentecatto?
Cosa di nessuna importanza... comunque.
Non ero un tipo facile allora, piuttosto irascibile, mi piacevano le risse, spesso le cercavo, godevo della violenza in se.
Passò qualche tempo, frequentavo il locale, ma non più lei, ora per arrivare alla fine di questa storia devo fare una descrizione del locale, al piano terra... il bar, dei tavoli e una sala gioco per le carte e una scala che portava sotto al locale biliardi.
Poi... un giorno
Un po' di tempo più avanti...
era morta!!
Presto venne fuori la verità.
Il come.
Si era uccisa con una dose enorme di tranquillanti.
Dove?
Giù... nel locale biliardi, la trovarono la mattina avanzata, morta ormai.
Il perché?
No! Io non centravo per nulla, no!
Io ero stato semplicemente una comparsa in questo dramma, no... neanche comparsa, una favilla brevissima di un falò.
Ininfluente.
Le chiacchiere che circolavano presero vita e divennero realtà.
La sera dopo la chiusura, il padrone del locale si fermava, con altri… e giocavano d'azzardo giù nel locale biliardi e quando lei era di turno, se era in estro... si fermava anche lei e alla fine se la facevano tutti ed erano molti.
Si disse allora che era ninfomane.
Lo era?
O no?
Era innocente comunque.
Nessuno si può permettere di giudicare, io poi!
Penso che qualcosa avesse...
Si, quella cosa è una gran brutta bestia da conviverci,
una cosa che brucia il rispetto di te stessa,
è una forma di autodistruzione e... molto efficace.
Tibet
Flashback.
Non è un racconto.
Quanto vorrei essere soggetto alla sindrome di Pollyanna, dimenticare le cose spiacevoli, avere la grazia dell’ottimismo comunque, dell'ottimismo ottuso.
Invece… mi è impossibile rimuovere tutte le cose spiacevoli che ho vissuto. Specialmente stanotte, che ti penso e non riesco a superare la mia angoscia.
Forse è ora di cambiare vita, forse un viaggio… girare la pagina.
Sono passato davanti ad un bar vicino a dove abitavo da ragazzo, il bar non esiste più, c'è uno di quei negozi cinesi che vendono paccottiglia inutile e ho vissuto un flashback, ho rivissuto in un attimo una piccola porzione della mia vita, ho ricordato una donna.
Con rammarico...
Avrò avuto 19 anni penso, si... di sicuro meno di venti, a vent'anni ero a Roma.
Si chiamava Anna.
Era più grande di me, sui ventisette o ventotto, lavorava in questo bar, faceva la cameriera, più che bella era molto sensuale, bel corpo, ma il viso... era particolare, segnato da profonde occhiaie, un colorito un po’ spento, una bocca larga, labbra piene, particolari che le davano una aria da viziosa... da puttana.
Stanotte, in queste lunghe ore nelle quali non riesco a dormire, nelle quali ti penso, cerco l’ispirazione, di trovare la voglia di scrivere perché vorrei raccontarla questa storia, molto cruda, amara come è sempre la vita se ti trovi ad affrontarla dalla parte sbagliata.
Fu la prima volta che vidi da vicino la morte di una persona che... no, non amavo, non l'avevo amata lei, questo no, ma che avevo desiderato e che ci avevo fatto sesso.
Ricordo... i suoi capelli neri come l'ala di un corvo, lucidi, setosi, tirati indietro in una coda o altre volte raccolti tipo chignon, ricordo... come era vestita sul lavoro, gonna nera, maglietta nera tesa sul seno, il grembiulino bianco, le gambe non erano perfette. Macché... anzi! Per come la ricordo erano leggerissimamente arcuate, ma a lei non stavano male, stranamente aumentavano il suo sex appeal, perché ne aveva di sex appeal! Eccome! Ne trasudava da ogni poro della sua pelle.
E il suo odore?
Uhmm...!
Un misto fra il suo sudore e il profumo che usava, lo so a molti potrà risultare sgradevole questa cosa, ma attirava me come l'odore delle cagne in calore attira i cani maschi.
Si dava sempre molto daffare, faceva dei turni nel locale e al termine saliva sempre su qualche macchina che l'aspettava, sapevamo tutti che era calda e disponibile, ma nessuno presagiva quello che sarebbe successo, i pochi che conoscevano la realtà non ne parlavano in giro.
Mi piaceva certo, ma non ci facevo una malattia con lei, niente più che mi sarebbe andato di sbatterla un po'.
In quel periodo ero già in rotta di collisione con i miei, non rientravo a casa se non per cambiarmi e a volte neanche per quello, insomma non combinavo veramente niente, il giorno lo passavo a giocare a carte o al biliardo, la sera al cinema e la notte per i vari locali.
Dormivo poco, spesso niente, se rientravo a casa era quasi mattina, mi cambiavo e uscivo nuovamente per evitare discussioni e andavo al bar a far colazione, dove spesso trovavo lei, se era di turno.
Come iniziò?
Dall'apertura verso le cinque e fino alle sei, sei e mezza, c'era un periodo di stasi, pochi clienti o nessuno, spesso solo io e lei, iniziò cosi, beh... che lei mi piacesse, che volessi scoparla lo sapeva, il perché lei si incapricciò di me?
Non lo so.
Iniziò con qualche carezza rubata, dei baci e finimmo per scopare in uno sgabuzzino dietro il banco del bar, oh... era davvero una donna passionale, no... la parola corretta è... infuocata! Perdeva letteralmente la testa, smaniava tutta, gridava ed emetteva un mugolio continuo come un lamento e quanto godeva!
Un godimento il suo quasi continuo, senza fine, un po' mi spiazzava, difficile da spiegare a parole.
La prima volta che scopammo mi attirò il suo odore, la tirai a me stringendola e le misi le mani sul sedere, aveva veramente un bel culo, formoso, largo, due natiche piene divise da una valle profonda, lei per tutta risposta mi tirò in questo sgabuzzino.
La sua bocca mi fagocitò, mugolava mentre ci mangiavamo la bocca, le sue mani prima sulla mia nuca e un attimo dopo giù a cercarmi, io le alzai la maglietta, le abbassai le coppe del reggiseno e trovai le sue mammelle, in verità non aveva un bellissimo seno, era un... po'... come dire? Svuotato? Leggermente floscio? Insomma non aveva più con quel bel turgore dei vent'anni, comunque presi a baciarla, a morderle i capezzoli, che erano veramente notevoli, grossi e duri. Quando poi passai la mano fra le sue cosce trovai un lago incandescente, bagnata completamente, le mutandine fradice, poi ricordo come la presi la prima volta, alzandola per le gambe e appoggiandola di schiena al muro, le sue braccia sul collo, io che la penetravo con tutta la mia forza e lei che urlava e io che gemevo, quella volta ne feci due... una dietro l'altra, senza neanche tirarlo fuori, sguazzavo dentro la sua vagina piena, prima del suo umore e poi anche del mio seme, feci una fatica bestia a venire la seconda volta, durò una infinità e quando finalmente la riempii per le seconda volta ero esausto, lei aveva goduto da pazza.
Facemmo sesso così, per diverse altre volte, velocemente, sempre durante il suo turno del mattino, forse una ventina di volte? Il fatto di farlo lì e così aumentava il nostro piacere.
Aveva le sue fisse, non voleva prenderlo in bocca, nemmeno nel culo, no... voleva essere solo scopata, voleva essere presa forte, così come la prima volta o di schiena appoggiata con le mani alla parete del locale angusto, per due volte dovetti restare chiuso in questo sgabuzzino per parte della mattina, perché erano entrati dei clienti mentre scopavamo.
Io arrivavo... la guardavo, non serviva parlare molto, la stuzzicavo con un paio di frasette del cazzo e si scopava lì, non c'era alternativa, non avevo macchina, lei abitava con i suoi.
Era generosa, un pacchetto di Marlboro, la colazione, anche qualche mille lire, ma per me, passato il primo momento di infatuazione, non mi andava di farmi prendere e quando mi chiese di portarla al cinema, beh… non mi andavano le chiacchiere che circolavano su lei, non mi andava che se la facesse con altri, non mi andavano le sue lunghe crisi ricorrenti di disperato malumore che la colpivano, insomma per farla breve iniziai ad allontanarla, a ignorarla, si... da vero bastardo come ero.
Poi che fosse perché non le andava giù il mio rifiuto, che si sentisse umiliata, non so proprio... fatto è che una notte un uomo che sbavava per lei, uno preso cotto, un tipo mentecatto con moglie e figli, mi attese fuori dal locale e attaccò briga, pensai allora che fosse stata lei a metterlo su, per una sorta di rivalsa? Una specie di vendetta? Mah... o fu una iniziativa del mentecatto?
Cosa di nessuna importanza... comunque.
Non ero un tipo facile allora, piuttosto irascibile, mi piacevano le risse, spesso le cercavo, godevo della violenza in se.
Passò qualche tempo, frequentavo il locale, ma non più lei, ora per arrivare alla fine di questa storia devo fare una descrizione del locale, al piano terra... il bar, dei tavoli e una sala gioco per le carte e una scala che portava sotto al locale biliardi.
Poi... un giorno
Un po' di tempo più avanti...
era morta!!
Presto venne fuori la verità.
Il come.
Si era uccisa con una dose enorme di tranquillanti.
Dove?
Giù... nel locale biliardi, la trovarono la mattina avanzata, morta ormai.
Il perché?
No! Io non centravo per nulla, no!
Io ero stato semplicemente una comparsa in questo dramma, no... neanche comparsa, una favilla brevissima di un falò.
Ininfluente.
Le chiacchiere che circolavano presero vita e divennero realtà.
La sera dopo la chiusura, il padrone del locale si fermava, con altri… e giocavano d'azzardo giù nel locale biliardi e quando lei era di turno, se era in estro... si fermava anche lei e alla fine se la facevano tutti ed erano molti.
Si disse allora che era ninfomane.
Lo era?
O no?
Era innocente comunque.
Nessuno si può permettere di giudicare, io poi!
Penso che qualcosa avesse...
Si, quella cosa è una gran brutta bestia da conviverci,
una cosa che brucia il rispetto di te stessa,
è una forma di autodistruzione e... molto efficace.
Tibet
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