Il regalo del mio diciottesimo
di
mimma_goose
genere
incesti
È da molti mesi che il mio corpo è cambiato.
Mi chiamo Cristina ed ho 19 anni, ho lunghi capelli castani, lisci, che arrivano a metà schiena e gli occhi azzurri. Ma voglio raccontarvi tutto di me con ordine.
Mia madre se ne era andata anni fa, andavo ancora alle elementari; così mi sono aggrappata a mio padre e a mia nonna, che già viveva con noi (anche se lei abitava al piano terra e noi al primo).
Quando sono cresciuta e la mia curiosità iniziò a volgere al sesso, cercavo di spiare la nonna per capire come funzionava. Ma lei non si è mai fatta sorprendere in compagnia di un uomo (forse dipendeva dal fatto che era anziana e vedova). Allora passai a spiare i vicini, ma loro tenevano sempre chiuso, così sentivo solo dei rumori indistinti.
Ci misi una pietra sopra per alcuni anni ancora.
Quando compii 14 anni, diedi il mio primo bacio ad un compagno di classe, e ci mancò poco che una prof ci beccasse. Non fu poi questa grande esperienza, ma sentii il mio cuore quasi esplodermi nel petto.
Dai baci si passò alle palpatine, soprattutto dei miei amici maschi, verso i 15 anni.
A 16 mi innamorai per la prima volta, ma la giovinezza non facilitò le cose. Lui mi lasciò quando mi rifiutai di fare sesso con lui. Un classico…
Tornai a casa in lacrime e ci pensò la nonna a spiegarmi tutto: le posizioni, dove mettere le mani, come evitare brutte malattie e soprattutto a non farmi mettere incinta dal primo venuto. Mi portò dal dottore la sera stessa.
Passarono altri anni, ma non avevo più incontrato nessuno che mi facesse battere il cuore, per cui a 18 anni ero ancora vergine.
Il giorno che compii 18 anni, papà venne a parlarmi in camera mia.
— Allora, tesoro… sei pronta per stasera? È un grande giorno oggi.
— Sì papà. Sono solo un po' agitata, ma sto bene. E ti ringrazio per la festa che mi hai organizzato. Lo so che è una sorpresa, ma ci sarà molta gente?
— No, tranquilla. Non pensarci. Tu devi solo prepararti e basta. Devi essere elegante, però. Adesso vai dalla nonna che ti aiuta a vestirti, ok?
— Ok, va bene.
Scesi al piano di sotto. La nonna mi aspettava. Mi portò nella sua stanza, mi diede una borsa e mi lasciò sola.
Aprii lentamente quella borsa, che sembrava scottarmi tra le mani. Tolsi uno alla volta gli indumenti, osservandoli attentamente.
Il più voluminoso era un fantastico tubino nero, corto e con una sola spallina sottile, la sinistra. Era di pizzo traforato che lasciava intravedere sotto.
Presi un altro indumento: una stupenda brasiliana, anch'essa di pizzo e per ultimo un balconcino imbottito senza spalline.
Avevo già fatto la doccia, per cui mi infilai tutto lentamente, specchiandomi spesso. Feci un po' di fatica ad allacciarmi il reggiseno perché era molto stretto, ma alla fine il risultato era strepitoso. Portavo già una bella 3^ abbondante e l'imbottitura gonfiava ancora di più. Poi misi l'abitino, aggiustando alla meglio la stoffa sopra il seno perché era molto scollato. Per ultimo dei sandali in tono.
Al tempo portavo i capelli molto lunghi (sfioravano il sedere) e li legai con una grossa molletta dietro la nuda, lasciando che si spargessero sulla schiena.
Completai con un leggero trucco, perché faceva caldo. Quando uscii dalla stanza, la nonna mi osservò con occhio critico, approvando il tutto alla fine.
— Sì, così sei perfetta — disse annuendo.
— Davvero? Ma come facevi a sapere che era tutto della mia taglia, nonna?
— Oh, tesoro… è una magia…
Me lo diceva sempre, quando ero bambina, quando non voleva dare spiegazioni, ed io ridevo perché faceva una faccia buffa.
— Nonna… tu lo sai dove mi porta papà? Dove ha organizzato la festa?
— Certo che lo so! Ma non ti dico niente. Altrimenti che sorpresa è! Però adesso è meglio che andiate, c'è un po' di strada da fare.
Tornai di sopra da papà. Anche lui si era già cambiato e mi stava aspettando.
— Wow… sei favolosa, amore — dandomi un leggero bacio sulla labbra. A volte capitava… — Ma ora ti devo bendare — mi disse legandomi un foulard di seta sugli occhi.
— Papà… così mi rovini il trucco!
— Non preoccuparti, tesoro. Dove andremo ci sarà l'occorrente per i ritocchi.
Mi aiutò a scendere in garage e a salire in auto.
Il viaggio durò una decina di minuti e quando mi accompagnò dentro il locale, mi tolse la benda. Era un locale che conoscevo molto bene. Era una specie di discoclub in cui c'ero già stata un paio di volte.
Non era affatto addobbato stupidamente, come mi era capitato molte volte di vedere alle feste dei miei amici. Non c'era nulla che facesse sospettare che ci sarebbe stata una festa di compleanno per una ragazza. Al momento c'erano solo i camerieri che stavano sistemando le ultime cose.
— Ma non c'è nessuno, papà!
— Tranquilla… è ancora presto. Cominceranno ad arrivare tra una mezz'ora. Ora, se vai in bagno, troverai l'occorrente per aggiustare il trucco.
Aprii la porta e rimasi di stucco. C'era una donna con un camice e un lettino era stato infilato in quel locale. La donna risultò essere una estetista. Mi invitò a spogliarmi, perché mi avrebbe fatto la ceretta. Era una cosa che facevo abitualmente, ma oggi avrebbe fatto una totale, disse. Una volta finito, mi unse per bene e poi mi asciugò l'olio. Mi fece rivestire e passò al trucco. Fece di tutto per far risaltare i miei occhi blu. Quando vidi il risultato, stentai a riconoscermi. I miei occhi sembravano dei fanali che attiravano l'attenzione.
Finito il lavoro, portò via la sua attrezzatura, dandomi il suo biglietto da visita, dicendomi che era stata pagata in anticipo per dieci sedute di qualunque cosa avessi scelto.
Quando tornai in sala, da papà, lo trovai con della gente. Cinque ragazzi. Mi avvicinai a lui e mi presentò.
— Oh, ecco il mio amore — disse dandomi un veloce bacio sulle labbra. — Tesoro… questi sono alcuni dei miei amici…
Erano tutti giovani, sui vent'anni. Me li presentò uno alla volta. Erano tutti studenti della facoltà dove papà insegnava. Erano uno più bello dell'altro e tutti mi ricoprirono di complimenti.
Nel frattempo arrivarono altre persone. Questa volta erano dieci donne tutte belle e ben vestite, e subito dopo altri tre ragazzi. Papà mi presentò anche a loro, e tutti loro erano suoi studenti.
Mi disse che i ragazzi li aveva invitati per me e che le ragazze li avrebbero consolati. Alla fine arrivarono anche i miei amici.
La serata stava venendo bene. C'era da mangiare e da bere a volontà, ma solo i miei amici si ubriacarono. Alla fine li invitai a chiamare qualcuno per farsi venire a prendere, in modo che se ne andassero tutti quanti.
Quando restarono solo gli studenti di papà era già l'una passata.
D'improvviso sparirono tutti quanti, per poi riapparire sul palco, senza pantaloni e senza neanche l'intimo. Tutti loro avevano il pene dritto, rivolto all'insù.
Mi si avvicinò papà.
— Scegli quello che preferisci. Sarà il tuo compagno per il resto della notte — disse sussurrandomi all'orecchio.
Forse arrossii, perché mi sentivo le guance scottare, ma mi avvicinai al palco.
Osservai gli otto ragazzi. Nonostante la loro bellezza non mi attirava nessuno di loro. Tornai da papà.
— Devo proprio scegliere uno di loro, papà?
— No, non sei obbligata. Era solo un mio regalo per te. Volevo solo che tu ti divertissi. E ti garantisco che loro sanno fare bene il loro lavoro. Sono tutti iscritti ad una agenzia di accompagnatori.
Ritornai al palco. Li osservai di nuovo tutti quanti, uno alla volta, ma non mi attirava nessuno.
Ritornai da papà e lui capì al volo. Fece un cenno verso le ragazze e tutti si accomodarono ai divanetti. Le ragazze fecero il loro dovere, senza battere ciglio.
Anche io mi accomodai sui divanetti, ma a fianco di papà, che stava osservando i giovanotti divertirsi.
Mi appoggiai a lui e misi la testa sulla sua spalla, ed anche io mi misi ad osservarli.
Alcune delle ragazze erano già a cavalcioni dei ragazzi, con il vestito tirato su.
— Papà, pensi che io sia diversa?
— Non credo proprio, tesoro. Ma perché mi fai una domanda del genere?
— Non per criticare, sono tutti dei bellissimi ragazzi, ma non ho scelto nessuno di loro.
— È solo che hai dei gusti diversi. Semplicemente il tuo tipo non è tra loro.
Ogni tanto papà metteva la mano sul suo pacco. Si vedeva che anche lui aveva voglia di godere di una donna.
— Va con loro, papà. Io ti aspetto qui.
— Non mi sembra giusto. Non voglio che tu mi guardi e che pensi male di me, che me la spasso con le mie studentesse.
— Oh, papà, non preoccuparti per questo. Va da loro.
Papà si alzò, mi diede un bacio sulla testa, e andò da una ragazza che non era accompagnata.
Iniziarono a baciarsi, lei gli abbassò la zip dei pantaloni, facendo uscire il suo pene. Prese a menarlo, poi si piegò verso il basso, prendendolo in bocca.
Papà si mise comodo, facendo scivolare il bacino in avanti.
Intanto papà osservava me. E io guardavo papà.
D'improvviso mi sentivo turbata, ma non perché stavo osservando mio padre fare del sesso con una ragazza, ma perché lo stava facendo con qualcun'altra.
Capii che volevo essere al posto della ragazza che gli stava facendo un pompino.
Capii che volevo che lo facesse con me.
Mi alzai e andai a sedermi di fianco a lui. Gli presi una mano e me la misi tra le gambe.
Lui capì perfettamente quello che volevo. Prese ad accarezzarmi la coscia, mentre la ragazza continuava a fargli il pompino. Le chiese di rallentare.
— Sei sicura, tesoro? Che è quello che vuoi?
Annuii.
Piegò la testa e mi baciò. Un bacio lento, con le nostre lingue che si rincorrevano a cercarsi, trovandosi alla fine.
La sua mano risalì dalla coscia, fino a toccare le mutandine. Sentivo le sue dita accarezzarmi la fichetta. Percorrevano lente tutta la sua lunghezza, saggiandone la consistenza.
Mi sentivo bagnata, lì.
D'un tratto smise, ed allora aprii gli occhi. Della ragazza non c'era più traccia, era andata da un altro. Papà si alzò in piedi e mi allungò una mano.
— Andiamo — mi disse.
Misi la mia mano nella sua e mi portò verso l'ascensore, lasciando la sala ai ragazzi.
Salimmo un solo piano. Non c'ero mai stata lì. C'erano quattro porte su ciascun lato del lungo corridoio. Andammo fino in fondo. Papà aveva la chiave della stanza. Non so quando l'aveva presa. Entrammo.
Era una camera matrimoniale, spaziosa ed arredata con gusto. Sullo scrittoio c'erano delle confezioni di preservativi, ma papà non li prese. Sapeva che prendevo la pillola e che quindi non ne aveva bisogno.
Ci accostammo al letto. Si tolse velocemente la camicia, lasciandola sul pavimento. I pantaloni fecero la stessa fine, insieme a scarpe e calzini. Non aveva né boxer né slip.
Il suo pene era ancora abbastanza duro da sporgere quasi orizzontale.
Mi tolse il mollettone, sciogliendomi i capelli, poi mi tolse il vestito, lasciandolo scivolare a terra. Mi ero già tolta i sandali.
Emise un “oh” di approvazione quando mi vide l'intimo. Mi prese per mano mi fece sedere sul letto, spingendomi verso il centro. Mi tolse le mutandine.
Riprese a baciarmi. Lentamente mi fece sdraiare sopra di lui, e, mentre mi accarezzava ovunque, mi scoprì il seno. Sentivo la sua lingua esplorarmi dappertutto, la sua lingua guizzava veloce ora a leccare il seno, ora il collo. Mi baciava spesso i capezzoli. Mi tolse il reggiseno.
La sua bocca ritornò sul mio seno. Prese un capezzolo tra le labbra e prese a succhiare voracemente. Sembrava quasi che si stesse allattando, anche se non usciva niente dai capezzoli. Saltava da un capezzolo all'altro molto frequentemente. Sotto l'azione della sua lingua li sentivo doloranti, ma anche molto duri ed eccitati.
Ci girammo sul fianco.
Le sue dita scivolarono sulla fessura e affondarono nella mia intimità. Io gemevo sottovoce sentendo la sua mano in un lento andirivieni. Poi la mano venne sostituita dalla sua bocca. La sua testa era tra le mie gambe, leccandomi lento le labbra pregne di umori, dissetandosi dalla mia fica, leccando avidamente le preziose gocce che pian piano scendevano.
— Tesoro… com'è dolce il tuo nettare, mi fa impazzire… — disse sollevandosi un attimo, per poi ritornare giù.
Ero in estasi, mentre sentivo nel mio ventre le forti contrazioni di un lungo orgasmo. Lasciò il clitoride per nutrirsi del mio nettare, provocando ulteriori contrazioni del ventre.
Papà riprese a baciarmi. Sentivo il mio sapore sulle sue labbra. Scese di nuovo, fino a mettere il naso tra le mie gambe e inspirò profondamente.
— Oh, tesoro, che profumo, mi fai impazzire… — mi disse inebriato da quella dolce e afrodisiaca fragranza.
Si risollevò in uno stato quasi confusionale e si distese sopra di me, assestando la sua asta dura fra i nostri corpi. Il pene di papà è molto lungo e grosso; non meno di 20 cm di lunghezza e almeno 4 di diametro. Per un attimo ci guardammo e poi si tuffò ancora sulla mia bocca e le nostre lingue si accarezzano con passione.
Gememmo entrambi per quel contatto. La libidine ci avvolgeva entrambi. Cominciò a muoversi affannosamente come per chiavarmi, premendo bene l'asta dura contro di me.
— Ah… sì papà, sì fammelo sentire…, com'è grosso…
— Oh, amore mio… — diceva tra un bacio e l'altro.
Il suo pene durissimo mi stava di nuovo eccitando… la sua cappella era completamente scoperta e tutta bagnata.
— Papà… lo sai che sono ancora vergine?
— Sì, tesoro mio, l'ho sentito poco fa che sei ancora intatta… Adesso ti farò conoscere il vero piacere, amore…
— Oh, papà… papà mio… ti amo… ora lo so…
Papà mi diede un rapido bacio.
— Anche io ti voglio bene, amore…
Era ancora disteso sopra di me.
— Oh papà… quando ti ho visto… prima, con quella ragazza…
— Sì… — invitandomi a continuare.
— Sono stata gelosa. È per questo che mi sono avvicinata a te. Volevo che rivolgessi le tue attenzioni a me… — risposi.
— Oh tesoro… non temere… adesso ci penso io a te… adesso ti scopo… ti fecondo col mio seme…
— Oh sì papà. Sì! Voglio sentire il tuo seme dentro di me… Ma non potrai fecondarmi. Prendo la pillola.
— Lo so, tesoro… ma io mi sto preparando veramente a fecondarti… voglio venirti dentro perché è quello che desidero, e poco importa se non potrai ancora concepire.
Papà prese a baciarmi il ventre, passò la sua lingua dal clitoride fino all'ombelico. Fra poco il suo cazzo sarebbe pulsato lì dentro, allagandomi col suo seme fecondo…
Si sdraiò sotto di me. Mi mise a cavalcioni sopra la sua pancia. Il suo pene sfiorò la mia fichetta, come a chiedere il permesso di entrare. Mi attirò verso di la sua bocca e prese a leccarmi le mie tette piene e turgide. I capezzoli erano di nuovo duri. Riuscì a mettere in bocca la buona parte di un seno, succhiandolo a lungo, credendolo pieno di latte che lo nutrisse, schiacciando il capezzolo contro il palato, mungendolo con voracità.
Sentii il suo cazzo assestarsi fra le labbra morbide della mia fica. Le labbra carnose avvolsero la sua cappella completamente scoperta e si spinse un poco dentro di me. Sembrava quasi che la mia fichetta volesse succhiarsi dentro l'uccello di papà.
Si fermò e ci girammo di nuovo. Papà mi allargò le gambe, prese in mano il suo cazzo e lo spinse tra le grandi labbra. Ero bagnatissima e grondante di umori e fu facile per lui entrare in me; iniziò a spingere con più decisione.
— Mi stai sverginando, vero, papà? — gli chiesi un po' titubante all'idea di avere quel grosso cazzo dentro.
Non rispose, limitandosi a baciarmi con molta dolcezza, quindi spinse il suo pene dentro, risalendo di un paio di centimetri, sentendo le pareti vaginali scorrergli sulla cappella nuda.
Papà mi stava facendo un po' male. Ero molto stretta ed il suo pene era ancora grosso per la mia giovane fichetta vergine. Quando giunse a contatto con l'imene si fermo un secondo, poi con decisione, diede un colpo di reni e affondò in me. Urlai di dolore, ma mi tappò la bocca con un bacio. Rimase fermo per un po', dandomi tempo per abituarmi alle dimensioni del suo pene, poi mi diede un altro dolce bacio sulle labbra e riprese a spingere. Ero talmente stretta che dovevo far male anche a lui. Però riuscì ad infilarmi dentro tutti i suoi 20 cm.
Il glande era già completamente scoperto e le sensazioni che doveva provare erano esaltanti perché con un ruggito di piacere scivolò fino in fondo alla mia vagina zuppa di nettare.
Papà mi aveva sverginato ed io ero felice di questo.
Mosse il cazzo dentro di me. Tenevo gli occhi chiusi mentre i suoi movimenti cominciarono a essere più ampi e profondi. Il suo respiro, anzi i suoi sospiri erano pieni di piacere e di estasi, ogni volta che il suo cazzo sprofondava dentro di me.
Dalle mie labbra uscirono mormorii, suoni, che lo eccitarono ancora di più, accarezzò i miei seni, stringendo i capezzoli fra le dita.
— Sì papà, ti sento a fondo… Ah… mi stai massaggiando l'utero!
Si stava muovendo lentamente.
— Oddio tesoro, che fica meravigliosa che hai! La tua fica… è incredibile… mi stai stringendo come non mi è mai capitato prima, amore… È di gran lunga la più avvolgente che abbia mai provato… ed è anche la più calda… Uhm, come vorrei sborrare subito in questo pozzo di piacere!
Si fermò.
— Oh, papà… sì papà… com'è grosso… com'è bello sentirti dentro… com'è bello papà… com'è duro…
Ricominciò a muoversi lentamente avanti e indietro, il piacere che gli dava il massaggio della vagina lo faceva quasi impazzire. Io gemevo ad ogni suo affondo.
Poi lo estrasse completamente e affondò di nuovo dentro di me, inclinandolo lateralmente. Gridavo e sobbalzavo per inseguire le sue acrobazie. Il suono dei nostri sessi bagnati che si muovevano unito ai miei gemiti gli facevano perdere la ragione. Si sollevò sulle braccia per guardare la sua verga entrare e uscire da me, dal mio ventre piatto. L'asta entrava ed usciva lucida di umori, venati di rosso del mio sangue verginale.
— Non posso più resistere, amore, sono pieno di seme da sborrare in te. Adesso ti riempio col mio seme…
— Oh, papà lo sento sempre più duro. Dai vieni con me, dai…
La mia fichetta stava continuando a contrarsi dal piacere, attorno alla cappella di papà. Sentivo che anche a papà stava arrivando all'orgasmo.
Si fermò all'improvviso, bloccandosi contro il mio bacino per gustarsi il più a lungo possibile quel piacere che stava per sprigionarsi.
— Ah, Ah, Ah…!!!! — gridò papà, mentre enormi e lunghi getti di seme bollente allagarono la mia vagina.
Immediatamente sentii delle contrazioni profonde nel mio ventre… Sentii che stavano spremendo il suo cazzo e potevo sentire come la mia pancia fosse piena del suo seme.
Papà ricadde su di me, mentre il suo cazzo singhiozzava le ultime gocce. Lo abbracciai stretto, godendomi il lungo orgasmo. Papà era ancora completamente duro dentro di me.
È stato un orgasmo senza precedenti per entrambi. Uscì da me solo quando gli si smollò e si sdraiò al mio fianco.
— Oddio amore… com'è stato bello dentro di te, è così diverso, mi hai fatto godere così tanto, meraviglia mia…
— Anch'io ho goduto tanto papà. È stato così intenso e sei venuto così tanto… ed il tuo seme è così caldo, papà… mi sento un lago dentro… mi sento così calda dentro… Grazie papà…
Ci accoccolammo entrambi uno tra le braccia dell'altro. Giusto il tempo di riprendersi, poi papà mi prese ancora. Mi tirò a sé, sulla sua pancia. Il suo cazzo scivolò dentro di me facilmente, per via del suo sperma già presente. Iniziai a cavalcarlo, prima lentamente, per sentire tutta la lunghezza del suo pene dentro di me e in fondo a me. Poi con foga, con un desiderio che cresceva man mano. Lui con altrettanta foga spingeva il suo cazzo gonfio dentro di me. Godevamo con versi smorzati. Ero come in trance, ma non volevo nient’altro. Durò poco. Alla fine, mi afferrò per i fianchi e mi tenne ferma, spingendo con molta più forza e velocità il suo cazzo durissimo dentro di me. Mi venne dentro, ancora. Sentivo il suo pene pulsare e getti caldi inondarmi le pareti. E io, già sul punto di venire sin dal momento in cui era entrato in me, al sentire quel getto di sperma, al pensiero che mio padre fosse venuto dentro di me ancora, mi lasciai sommergere dal nuovo orgasmo.
— Allora, tesoro… Com'è fare l'amore con me? — mi chiese dopo un po'.
— Oh, papà… Non ho mai provato niente di simile, è meraviglioso. E per te?
— Amore mio… sei stata davvero splendida… una delle migliori scopate che abbia mai fatto!
Si erano fatte le quattro e ci mettemmo a dormire abbracciati. Quando ci svegliammo, ore dopo, papà mi prese di nuovo.
Prima ero una ragazzina immatura, ma ora, dopo che mio padre mi ha preso un'altra volta, capisco di avere fatto la scelta giusta.
Restammo in quella stanza fino a mattina inoltrata. Il proprietario del locale non ci disturbò mai.
Il giorno in cui persi la verginità, mio padre mi inondò col suo sperma almeno quattro volte.
Quando tornammo a casa, raccontai subito alla nonna quanto sia stato bellissimo fare l'amore con papà. Lei lo aveva capito da tempo che sarebbe finita così. Nonna Ilde era la mia confidente.
— È lui il tuo uomo ideale, Cristina — disse. — Sarà un ottimo partito per te. Sono sicura che presto saprà renderti madre, vedrai. Non appena smetterai di prendere la pillola. La prendi ancora, vero?
— Certo, nonna. Mi ricordo cosa mi hai detto. Prima devo finire la scuola.
È passato poco più di un anno, da allora.
Abbiamo iniziato a dormire insieme lo stesso giorno, nella sua camera, ed ogni giorno facciamo l'amore diverse volte.
E dopo che ho finito la scuola, diplomandomi con un discreto voto, ho smesso di prendere la pillola.
Poi siamo subito partiti, in vacanza alle Bahamas. Papà aveva affittato un piccolo villino sulla spiaggia per due mesi. Anche lui aveva finito i corsi all'università, per cui aveva molto tempo libero. Potevamo prendercela con calma.
Eravamo solo noi due in quella piccola casa e passavamo a letto quasi tutto il tempo, facendo l'amore. In casa e anche sulla spiaggia potevamo restare nudi, perché non c'erano altre case nelle vicinanze. La spiaggia era solo per noi. Moltissime volte avevo già fatto il bagno senza il costume addosso. L'acqua calda della baia era una dolce carezza sul mio corpo. E più di una volta avevamo fatto l'amore sulla spiaggia.
Rimasi incinta già le prime settimane. Stavo per dare un figlio a mio padre e anche lui era eccitato all'idea di avere ingravidato sua figlia.
Quando ho detto alla nonna che papà mi aveva messo incinta, si è congratulata con noi.
Ora sono al quinto mese. Quando ho fatto l'ecografia, il ginecologo mi ha detto che è un maschio.
La mia pancia tonda si nota già a distanza. E quando sono distesa a letto accanto a papà, non manca mai di accarezzarla, compiacendosi e meravigliandosi sempre della facilità con cui ho concepito.
E poi facciamo l'amore…
Mi chiamo Cristina ed ho 19 anni, ho lunghi capelli castani, lisci, che arrivano a metà schiena e gli occhi azzurri. Ma voglio raccontarvi tutto di me con ordine.
Mia madre se ne era andata anni fa, andavo ancora alle elementari; così mi sono aggrappata a mio padre e a mia nonna, che già viveva con noi (anche se lei abitava al piano terra e noi al primo).
Quando sono cresciuta e la mia curiosità iniziò a volgere al sesso, cercavo di spiare la nonna per capire come funzionava. Ma lei non si è mai fatta sorprendere in compagnia di un uomo (forse dipendeva dal fatto che era anziana e vedova). Allora passai a spiare i vicini, ma loro tenevano sempre chiuso, così sentivo solo dei rumori indistinti.
Ci misi una pietra sopra per alcuni anni ancora.
Quando compii 14 anni, diedi il mio primo bacio ad un compagno di classe, e ci mancò poco che una prof ci beccasse. Non fu poi questa grande esperienza, ma sentii il mio cuore quasi esplodermi nel petto.
Dai baci si passò alle palpatine, soprattutto dei miei amici maschi, verso i 15 anni.
A 16 mi innamorai per la prima volta, ma la giovinezza non facilitò le cose. Lui mi lasciò quando mi rifiutai di fare sesso con lui. Un classico…
Tornai a casa in lacrime e ci pensò la nonna a spiegarmi tutto: le posizioni, dove mettere le mani, come evitare brutte malattie e soprattutto a non farmi mettere incinta dal primo venuto. Mi portò dal dottore la sera stessa.
Passarono altri anni, ma non avevo più incontrato nessuno che mi facesse battere il cuore, per cui a 18 anni ero ancora vergine.
Il giorno che compii 18 anni, papà venne a parlarmi in camera mia.
— Allora, tesoro… sei pronta per stasera? È un grande giorno oggi.
— Sì papà. Sono solo un po' agitata, ma sto bene. E ti ringrazio per la festa che mi hai organizzato. Lo so che è una sorpresa, ma ci sarà molta gente?
— No, tranquilla. Non pensarci. Tu devi solo prepararti e basta. Devi essere elegante, però. Adesso vai dalla nonna che ti aiuta a vestirti, ok?
— Ok, va bene.
Scesi al piano di sotto. La nonna mi aspettava. Mi portò nella sua stanza, mi diede una borsa e mi lasciò sola.
Aprii lentamente quella borsa, che sembrava scottarmi tra le mani. Tolsi uno alla volta gli indumenti, osservandoli attentamente.
Il più voluminoso era un fantastico tubino nero, corto e con una sola spallina sottile, la sinistra. Era di pizzo traforato che lasciava intravedere sotto.
Presi un altro indumento: una stupenda brasiliana, anch'essa di pizzo e per ultimo un balconcino imbottito senza spalline.
Avevo già fatto la doccia, per cui mi infilai tutto lentamente, specchiandomi spesso. Feci un po' di fatica ad allacciarmi il reggiseno perché era molto stretto, ma alla fine il risultato era strepitoso. Portavo già una bella 3^ abbondante e l'imbottitura gonfiava ancora di più. Poi misi l'abitino, aggiustando alla meglio la stoffa sopra il seno perché era molto scollato. Per ultimo dei sandali in tono.
Al tempo portavo i capelli molto lunghi (sfioravano il sedere) e li legai con una grossa molletta dietro la nuda, lasciando che si spargessero sulla schiena.
Completai con un leggero trucco, perché faceva caldo. Quando uscii dalla stanza, la nonna mi osservò con occhio critico, approvando il tutto alla fine.
— Sì, così sei perfetta — disse annuendo.
— Davvero? Ma come facevi a sapere che era tutto della mia taglia, nonna?
— Oh, tesoro… è una magia…
Me lo diceva sempre, quando ero bambina, quando non voleva dare spiegazioni, ed io ridevo perché faceva una faccia buffa.
— Nonna… tu lo sai dove mi porta papà? Dove ha organizzato la festa?
— Certo che lo so! Ma non ti dico niente. Altrimenti che sorpresa è! Però adesso è meglio che andiate, c'è un po' di strada da fare.
Tornai di sopra da papà. Anche lui si era già cambiato e mi stava aspettando.
— Wow… sei favolosa, amore — dandomi un leggero bacio sulla labbra. A volte capitava… — Ma ora ti devo bendare — mi disse legandomi un foulard di seta sugli occhi.
— Papà… così mi rovini il trucco!
— Non preoccuparti, tesoro. Dove andremo ci sarà l'occorrente per i ritocchi.
Mi aiutò a scendere in garage e a salire in auto.
Il viaggio durò una decina di minuti e quando mi accompagnò dentro il locale, mi tolse la benda. Era un locale che conoscevo molto bene. Era una specie di discoclub in cui c'ero già stata un paio di volte.
Non era affatto addobbato stupidamente, come mi era capitato molte volte di vedere alle feste dei miei amici. Non c'era nulla che facesse sospettare che ci sarebbe stata una festa di compleanno per una ragazza. Al momento c'erano solo i camerieri che stavano sistemando le ultime cose.
— Ma non c'è nessuno, papà!
— Tranquilla… è ancora presto. Cominceranno ad arrivare tra una mezz'ora. Ora, se vai in bagno, troverai l'occorrente per aggiustare il trucco.
Aprii la porta e rimasi di stucco. C'era una donna con un camice e un lettino era stato infilato in quel locale. La donna risultò essere una estetista. Mi invitò a spogliarmi, perché mi avrebbe fatto la ceretta. Era una cosa che facevo abitualmente, ma oggi avrebbe fatto una totale, disse. Una volta finito, mi unse per bene e poi mi asciugò l'olio. Mi fece rivestire e passò al trucco. Fece di tutto per far risaltare i miei occhi blu. Quando vidi il risultato, stentai a riconoscermi. I miei occhi sembravano dei fanali che attiravano l'attenzione.
Finito il lavoro, portò via la sua attrezzatura, dandomi il suo biglietto da visita, dicendomi che era stata pagata in anticipo per dieci sedute di qualunque cosa avessi scelto.
Quando tornai in sala, da papà, lo trovai con della gente. Cinque ragazzi. Mi avvicinai a lui e mi presentò.
— Oh, ecco il mio amore — disse dandomi un veloce bacio sulle labbra. — Tesoro… questi sono alcuni dei miei amici…
Erano tutti giovani, sui vent'anni. Me li presentò uno alla volta. Erano tutti studenti della facoltà dove papà insegnava. Erano uno più bello dell'altro e tutti mi ricoprirono di complimenti.
Nel frattempo arrivarono altre persone. Questa volta erano dieci donne tutte belle e ben vestite, e subito dopo altri tre ragazzi. Papà mi presentò anche a loro, e tutti loro erano suoi studenti.
Mi disse che i ragazzi li aveva invitati per me e che le ragazze li avrebbero consolati. Alla fine arrivarono anche i miei amici.
La serata stava venendo bene. C'era da mangiare e da bere a volontà, ma solo i miei amici si ubriacarono. Alla fine li invitai a chiamare qualcuno per farsi venire a prendere, in modo che se ne andassero tutti quanti.
Quando restarono solo gli studenti di papà era già l'una passata.
D'improvviso sparirono tutti quanti, per poi riapparire sul palco, senza pantaloni e senza neanche l'intimo. Tutti loro avevano il pene dritto, rivolto all'insù.
Mi si avvicinò papà.
— Scegli quello che preferisci. Sarà il tuo compagno per il resto della notte — disse sussurrandomi all'orecchio.
Forse arrossii, perché mi sentivo le guance scottare, ma mi avvicinai al palco.
Osservai gli otto ragazzi. Nonostante la loro bellezza non mi attirava nessuno di loro. Tornai da papà.
— Devo proprio scegliere uno di loro, papà?
— No, non sei obbligata. Era solo un mio regalo per te. Volevo solo che tu ti divertissi. E ti garantisco che loro sanno fare bene il loro lavoro. Sono tutti iscritti ad una agenzia di accompagnatori.
Ritornai al palco. Li osservai di nuovo tutti quanti, uno alla volta, ma non mi attirava nessuno.
Ritornai da papà e lui capì al volo. Fece un cenno verso le ragazze e tutti si accomodarono ai divanetti. Le ragazze fecero il loro dovere, senza battere ciglio.
Anche io mi accomodai sui divanetti, ma a fianco di papà, che stava osservando i giovanotti divertirsi.
Mi appoggiai a lui e misi la testa sulla sua spalla, ed anche io mi misi ad osservarli.
Alcune delle ragazze erano già a cavalcioni dei ragazzi, con il vestito tirato su.
— Papà, pensi che io sia diversa?
— Non credo proprio, tesoro. Ma perché mi fai una domanda del genere?
— Non per criticare, sono tutti dei bellissimi ragazzi, ma non ho scelto nessuno di loro.
— È solo che hai dei gusti diversi. Semplicemente il tuo tipo non è tra loro.
Ogni tanto papà metteva la mano sul suo pacco. Si vedeva che anche lui aveva voglia di godere di una donna.
— Va con loro, papà. Io ti aspetto qui.
— Non mi sembra giusto. Non voglio che tu mi guardi e che pensi male di me, che me la spasso con le mie studentesse.
— Oh, papà, non preoccuparti per questo. Va da loro.
Papà si alzò, mi diede un bacio sulla testa, e andò da una ragazza che non era accompagnata.
Iniziarono a baciarsi, lei gli abbassò la zip dei pantaloni, facendo uscire il suo pene. Prese a menarlo, poi si piegò verso il basso, prendendolo in bocca.
Papà si mise comodo, facendo scivolare il bacino in avanti.
Intanto papà osservava me. E io guardavo papà.
D'improvviso mi sentivo turbata, ma non perché stavo osservando mio padre fare del sesso con una ragazza, ma perché lo stava facendo con qualcun'altra.
Capii che volevo essere al posto della ragazza che gli stava facendo un pompino.
Capii che volevo che lo facesse con me.
Mi alzai e andai a sedermi di fianco a lui. Gli presi una mano e me la misi tra le gambe.
Lui capì perfettamente quello che volevo. Prese ad accarezzarmi la coscia, mentre la ragazza continuava a fargli il pompino. Le chiese di rallentare.
— Sei sicura, tesoro? Che è quello che vuoi?
Annuii.
Piegò la testa e mi baciò. Un bacio lento, con le nostre lingue che si rincorrevano a cercarsi, trovandosi alla fine.
La sua mano risalì dalla coscia, fino a toccare le mutandine. Sentivo le sue dita accarezzarmi la fichetta. Percorrevano lente tutta la sua lunghezza, saggiandone la consistenza.
Mi sentivo bagnata, lì.
D'un tratto smise, ed allora aprii gli occhi. Della ragazza non c'era più traccia, era andata da un altro. Papà si alzò in piedi e mi allungò una mano.
— Andiamo — mi disse.
Misi la mia mano nella sua e mi portò verso l'ascensore, lasciando la sala ai ragazzi.
Salimmo un solo piano. Non c'ero mai stata lì. C'erano quattro porte su ciascun lato del lungo corridoio. Andammo fino in fondo. Papà aveva la chiave della stanza. Non so quando l'aveva presa. Entrammo.
Era una camera matrimoniale, spaziosa ed arredata con gusto. Sullo scrittoio c'erano delle confezioni di preservativi, ma papà non li prese. Sapeva che prendevo la pillola e che quindi non ne aveva bisogno.
Ci accostammo al letto. Si tolse velocemente la camicia, lasciandola sul pavimento. I pantaloni fecero la stessa fine, insieme a scarpe e calzini. Non aveva né boxer né slip.
Il suo pene era ancora abbastanza duro da sporgere quasi orizzontale.
Mi tolse il mollettone, sciogliendomi i capelli, poi mi tolse il vestito, lasciandolo scivolare a terra. Mi ero già tolta i sandali.
Emise un “oh” di approvazione quando mi vide l'intimo. Mi prese per mano mi fece sedere sul letto, spingendomi verso il centro. Mi tolse le mutandine.
Riprese a baciarmi. Lentamente mi fece sdraiare sopra di lui, e, mentre mi accarezzava ovunque, mi scoprì il seno. Sentivo la sua lingua esplorarmi dappertutto, la sua lingua guizzava veloce ora a leccare il seno, ora il collo. Mi baciava spesso i capezzoli. Mi tolse il reggiseno.
La sua bocca ritornò sul mio seno. Prese un capezzolo tra le labbra e prese a succhiare voracemente. Sembrava quasi che si stesse allattando, anche se non usciva niente dai capezzoli. Saltava da un capezzolo all'altro molto frequentemente. Sotto l'azione della sua lingua li sentivo doloranti, ma anche molto duri ed eccitati.
Ci girammo sul fianco.
Le sue dita scivolarono sulla fessura e affondarono nella mia intimità. Io gemevo sottovoce sentendo la sua mano in un lento andirivieni. Poi la mano venne sostituita dalla sua bocca. La sua testa era tra le mie gambe, leccandomi lento le labbra pregne di umori, dissetandosi dalla mia fica, leccando avidamente le preziose gocce che pian piano scendevano.
— Tesoro… com'è dolce il tuo nettare, mi fa impazzire… — disse sollevandosi un attimo, per poi ritornare giù.
Ero in estasi, mentre sentivo nel mio ventre le forti contrazioni di un lungo orgasmo. Lasciò il clitoride per nutrirsi del mio nettare, provocando ulteriori contrazioni del ventre.
Papà riprese a baciarmi. Sentivo il mio sapore sulle sue labbra. Scese di nuovo, fino a mettere il naso tra le mie gambe e inspirò profondamente.
— Oh, tesoro, che profumo, mi fai impazzire… — mi disse inebriato da quella dolce e afrodisiaca fragranza.
Si risollevò in uno stato quasi confusionale e si distese sopra di me, assestando la sua asta dura fra i nostri corpi. Il pene di papà è molto lungo e grosso; non meno di 20 cm di lunghezza e almeno 4 di diametro. Per un attimo ci guardammo e poi si tuffò ancora sulla mia bocca e le nostre lingue si accarezzano con passione.
Gememmo entrambi per quel contatto. La libidine ci avvolgeva entrambi. Cominciò a muoversi affannosamente come per chiavarmi, premendo bene l'asta dura contro di me.
— Ah… sì papà, sì fammelo sentire…, com'è grosso…
— Oh, amore mio… — diceva tra un bacio e l'altro.
Il suo pene durissimo mi stava di nuovo eccitando… la sua cappella era completamente scoperta e tutta bagnata.
— Papà… lo sai che sono ancora vergine?
— Sì, tesoro mio, l'ho sentito poco fa che sei ancora intatta… Adesso ti farò conoscere il vero piacere, amore…
— Oh, papà… papà mio… ti amo… ora lo so…
Papà mi diede un rapido bacio.
— Anche io ti voglio bene, amore…
Era ancora disteso sopra di me.
— Oh papà… quando ti ho visto… prima, con quella ragazza…
— Sì… — invitandomi a continuare.
— Sono stata gelosa. È per questo che mi sono avvicinata a te. Volevo che rivolgessi le tue attenzioni a me… — risposi.
— Oh tesoro… non temere… adesso ci penso io a te… adesso ti scopo… ti fecondo col mio seme…
— Oh sì papà. Sì! Voglio sentire il tuo seme dentro di me… Ma non potrai fecondarmi. Prendo la pillola.
— Lo so, tesoro… ma io mi sto preparando veramente a fecondarti… voglio venirti dentro perché è quello che desidero, e poco importa se non potrai ancora concepire.
Papà prese a baciarmi il ventre, passò la sua lingua dal clitoride fino all'ombelico. Fra poco il suo cazzo sarebbe pulsato lì dentro, allagandomi col suo seme fecondo…
Si sdraiò sotto di me. Mi mise a cavalcioni sopra la sua pancia. Il suo pene sfiorò la mia fichetta, come a chiedere il permesso di entrare. Mi attirò verso di la sua bocca e prese a leccarmi le mie tette piene e turgide. I capezzoli erano di nuovo duri. Riuscì a mettere in bocca la buona parte di un seno, succhiandolo a lungo, credendolo pieno di latte che lo nutrisse, schiacciando il capezzolo contro il palato, mungendolo con voracità.
Sentii il suo cazzo assestarsi fra le labbra morbide della mia fica. Le labbra carnose avvolsero la sua cappella completamente scoperta e si spinse un poco dentro di me. Sembrava quasi che la mia fichetta volesse succhiarsi dentro l'uccello di papà.
Si fermò e ci girammo di nuovo. Papà mi allargò le gambe, prese in mano il suo cazzo e lo spinse tra le grandi labbra. Ero bagnatissima e grondante di umori e fu facile per lui entrare in me; iniziò a spingere con più decisione.
— Mi stai sverginando, vero, papà? — gli chiesi un po' titubante all'idea di avere quel grosso cazzo dentro.
Non rispose, limitandosi a baciarmi con molta dolcezza, quindi spinse il suo pene dentro, risalendo di un paio di centimetri, sentendo le pareti vaginali scorrergli sulla cappella nuda.
Papà mi stava facendo un po' male. Ero molto stretta ed il suo pene era ancora grosso per la mia giovane fichetta vergine. Quando giunse a contatto con l'imene si fermo un secondo, poi con decisione, diede un colpo di reni e affondò in me. Urlai di dolore, ma mi tappò la bocca con un bacio. Rimase fermo per un po', dandomi tempo per abituarmi alle dimensioni del suo pene, poi mi diede un altro dolce bacio sulle labbra e riprese a spingere. Ero talmente stretta che dovevo far male anche a lui. Però riuscì ad infilarmi dentro tutti i suoi 20 cm.
Il glande era già completamente scoperto e le sensazioni che doveva provare erano esaltanti perché con un ruggito di piacere scivolò fino in fondo alla mia vagina zuppa di nettare.
Papà mi aveva sverginato ed io ero felice di questo.
Mosse il cazzo dentro di me. Tenevo gli occhi chiusi mentre i suoi movimenti cominciarono a essere più ampi e profondi. Il suo respiro, anzi i suoi sospiri erano pieni di piacere e di estasi, ogni volta che il suo cazzo sprofondava dentro di me.
Dalle mie labbra uscirono mormorii, suoni, che lo eccitarono ancora di più, accarezzò i miei seni, stringendo i capezzoli fra le dita.
— Sì papà, ti sento a fondo… Ah… mi stai massaggiando l'utero!
Si stava muovendo lentamente.
— Oddio tesoro, che fica meravigliosa che hai! La tua fica… è incredibile… mi stai stringendo come non mi è mai capitato prima, amore… È di gran lunga la più avvolgente che abbia mai provato… ed è anche la più calda… Uhm, come vorrei sborrare subito in questo pozzo di piacere!
Si fermò.
— Oh, papà… sì papà… com'è grosso… com'è bello sentirti dentro… com'è bello papà… com'è duro…
Ricominciò a muoversi lentamente avanti e indietro, il piacere che gli dava il massaggio della vagina lo faceva quasi impazzire. Io gemevo ad ogni suo affondo.
Poi lo estrasse completamente e affondò di nuovo dentro di me, inclinandolo lateralmente. Gridavo e sobbalzavo per inseguire le sue acrobazie. Il suono dei nostri sessi bagnati che si muovevano unito ai miei gemiti gli facevano perdere la ragione. Si sollevò sulle braccia per guardare la sua verga entrare e uscire da me, dal mio ventre piatto. L'asta entrava ed usciva lucida di umori, venati di rosso del mio sangue verginale.
— Non posso più resistere, amore, sono pieno di seme da sborrare in te. Adesso ti riempio col mio seme…
— Oh, papà lo sento sempre più duro. Dai vieni con me, dai…
La mia fichetta stava continuando a contrarsi dal piacere, attorno alla cappella di papà. Sentivo che anche a papà stava arrivando all'orgasmo.
Si fermò all'improvviso, bloccandosi contro il mio bacino per gustarsi il più a lungo possibile quel piacere che stava per sprigionarsi.
— Ah, Ah, Ah…!!!! — gridò papà, mentre enormi e lunghi getti di seme bollente allagarono la mia vagina.
Immediatamente sentii delle contrazioni profonde nel mio ventre… Sentii che stavano spremendo il suo cazzo e potevo sentire come la mia pancia fosse piena del suo seme.
Papà ricadde su di me, mentre il suo cazzo singhiozzava le ultime gocce. Lo abbracciai stretto, godendomi il lungo orgasmo. Papà era ancora completamente duro dentro di me.
È stato un orgasmo senza precedenti per entrambi. Uscì da me solo quando gli si smollò e si sdraiò al mio fianco.
— Oddio amore… com'è stato bello dentro di te, è così diverso, mi hai fatto godere così tanto, meraviglia mia…
— Anch'io ho goduto tanto papà. È stato così intenso e sei venuto così tanto… ed il tuo seme è così caldo, papà… mi sento un lago dentro… mi sento così calda dentro… Grazie papà…
Ci accoccolammo entrambi uno tra le braccia dell'altro. Giusto il tempo di riprendersi, poi papà mi prese ancora. Mi tirò a sé, sulla sua pancia. Il suo cazzo scivolò dentro di me facilmente, per via del suo sperma già presente. Iniziai a cavalcarlo, prima lentamente, per sentire tutta la lunghezza del suo pene dentro di me e in fondo a me. Poi con foga, con un desiderio che cresceva man mano. Lui con altrettanta foga spingeva il suo cazzo gonfio dentro di me. Godevamo con versi smorzati. Ero come in trance, ma non volevo nient’altro. Durò poco. Alla fine, mi afferrò per i fianchi e mi tenne ferma, spingendo con molta più forza e velocità il suo cazzo durissimo dentro di me. Mi venne dentro, ancora. Sentivo il suo pene pulsare e getti caldi inondarmi le pareti. E io, già sul punto di venire sin dal momento in cui era entrato in me, al sentire quel getto di sperma, al pensiero che mio padre fosse venuto dentro di me ancora, mi lasciai sommergere dal nuovo orgasmo.
— Allora, tesoro… Com'è fare l'amore con me? — mi chiese dopo un po'.
— Oh, papà… Non ho mai provato niente di simile, è meraviglioso. E per te?
— Amore mio… sei stata davvero splendida… una delle migliori scopate che abbia mai fatto!
Si erano fatte le quattro e ci mettemmo a dormire abbracciati. Quando ci svegliammo, ore dopo, papà mi prese di nuovo.
Prima ero una ragazzina immatura, ma ora, dopo che mio padre mi ha preso un'altra volta, capisco di avere fatto la scelta giusta.
Restammo in quella stanza fino a mattina inoltrata. Il proprietario del locale non ci disturbò mai.
Il giorno in cui persi la verginità, mio padre mi inondò col suo sperma almeno quattro volte.
Quando tornammo a casa, raccontai subito alla nonna quanto sia stato bellissimo fare l'amore con papà. Lei lo aveva capito da tempo che sarebbe finita così. Nonna Ilde era la mia confidente.
— È lui il tuo uomo ideale, Cristina — disse. — Sarà un ottimo partito per te. Sono sicura che presto saprà renderti madre, vedrai. Non appena smetterai di prendere la pillola. La prendi ancora, vero?
— Certo, nonna. Mi ricordo cosa mi hai detto. Prima devo finire la scuola.
È passato poco più di un anno, da allora.
Abbiamo iniziato a dormire insieme lo stesso giorno, nella sua camera, ed ogni giorno facciamo l'amore diverse volte.
E dopo che ho finito la scuola, diplomandomi con un discreto voto, ho smesso di prendere la pillola.
Poi siamo subito partiti, in vacanza alle Bahamas. Papà aveva affittato un piccolo villino sulla spiaggia per due mesi. Anche lui aveva finito i corsi all'università, per cui aveva molto tempo libero. Potevamo prendercela con calma.
Eravamo solo noi due in quella piccola casa e passavamo a letto quasi tutto il tempo, facendo l'amore. In casa e anche sulla spiaggia potevamo restare nudi, perché non c'erano altre case nelle vicinanze. La spiaggia era solo per noi. Moltissime volte avevo già fatto il bagno senza il costume addosso. L'acqua calda della baia era una dolce carezza sul mio corpo. E più di una volta avevamo fatto l'amore sulla spiaggia.
Rimasi incinta già le prime settimane. Stavo per dare un figlio a mio padre e anche lui era eccitato all'idea di avere ingravidato sua figlia.
Quando ho detto alla nonna che papà mi aveva messo incinta, si è congratulata con noi.
Ora sono al quinto mese. Quando ho fatto l'ecografia, il ginecologo mi ha detto che è un maschio.
La mia pancia tonda si nota già a distanza. E quando sono distesa a letto accanto a papà, non manca mai di accarezzarla, compiacendosi e meravigliandosi sempre della facilità con cui ho concepito.
E poi facciamo l'amore…
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