La mantide.
di
Tibet
genere
dominazione
Una volta ho incontrato una mantide.
Voi conoscete la natura della mantide religiosa? Il coleottero? L'insetto?
Ve la ricordo... mentre copula con il maschio inizia a mangiarselo, lui continua a "possederla" e lei comincia a divorarselo dalla testa, quello che risparmia fino alla fine è l'attributo sessuale che sarà il suo ultimo boccone.
"Possederla"?
Puro eufemismo.
Il maschio non possiede ma è posseduto, la conclusione è tragica e definitiva per lui, la morte e il culmine del piacere nello stesso attimo.
Io ero il maschio.
Lei la mantide.
La differenza dalla vera mantide?
Lei non divorava il mio corpo. Divorava la mia volontà mentre mi perdevo sul suo corpo, mentre mettevo il viso fra i suoi seni, mentre passavo la lingua lungo il suo ventre e raggiungevo il paradiso fra le sue cosce, mentre mettevo tutto me stesso per darle piacere, mentre godevo di come lei godeva.
Ma ogni attimo che passavo con lei mi dissanguavo, sentivo il cervello smarrirsi, era lei che prendeva i miei pensieri, li faceva suoi, mi annullava, mi faceva vivere della sua immagine riflessa, fagocitava la mia volontà.
Ormai vivevo di lei, non dormivo, non mangiavo.
Lei era l'ultima immagine prima di dormire e la prima quando mi svegliavo, lei segnava i confini delle mie poche ore di sonno inquieto.
Poi il lungo tormento delle ore del giorno, il lavoro era un collare troppo stretto, era la catena che mi teneva lontano da lei.
Quindi... la ricerca, l'affanno, le telefonate, la paura di non trovarla, la rabbia, la gelosia di vederla con altri uomini e poi... la gioia del suo sorriso, la felicità di rapirla, di portarla via con me.
In casa sua la sua sensualità esplodeva in un crescendo vertiginoso.
Le sue tendenze erano particolari come era particolare lei.
Voleva soffrire, voleva che le facessi male, mi implorava di farlo.
Dovetti vincere le mie titubanze, non avevo mai avuto particolare attrazione verso il mondo del sadismo, almeno fino a quel momento.
Ma per sesso e amore si fa tutto o almeno lo faccio io.
Solo... che divenne un parossismo fuori controllo, lei.... che mi incitava, io che perdevo la testa, mi trovavo a fare delle cose che poi mi lasciavano stordito e pieno di rimorso.
Che dire?
Mi iniziò poco alla volta.
La tecnica della mantide.
Divorarsi il maschio un po' alla volta.
Il frustino.
Ne aveva una serie.
Adorava essere frustata, il suo magnifico corpo mostrava i segni evidenti di questa pratica, voleva essere colpita dove faceva più male, non solo sulle natiche, ma sui seni, sui capezzoli e poi... piegata carponi direttamente fra le cosce, sulla sua vagina aperta. Colpita... colpita a lungo e con violenza, tanta violenza!
Ricordo la sua voce in quei momenti.
Roca... irriconoscibile, come se fosse di un'altra donna.
Si... facevamo anche del sesso diciamo normale, le piaceva stendersi sul letto, la testa che cadeva dal bordo e farsi scopare in bocca... forte! Forsennatamente! Farsi riempire fino in gola.
Oh... si! Una vera cultrice della fellatio, la preferiva di gran lunga alla penetrazione.
E in ogni caso, sempre..... voleva che le venissi in bocca, si alimentava, si nutriva di me.
Giorno dopo giorno mi prendeva per mano e mi faceva conoscere nuove esperienze.
Passammo così... ai morsetti, strizzavamo i suoi capezzoli tanto da farli sanguinare e le labbra esterne della vagina, strizzavamo forte il clitoride e godeva! Godeva del suo dolore.
E io... godevo del suo piacere.
Mi fece percorrere tutta la galassia del sadismo, il legarla talmente stretto da renderla livida, i divaricatori nella sua vagina e nel suo retto, le penetrazioni con cose assurde, le bruciature di sigaretta, le percosse e tutto il resto, finché arrivammo al punto di non ritorno.
Mi aveva portato fino lì, questo era il suo scopo, aveva divorato pezzo dopo pezzo la mia volontà.
Quel giorno... l'ultimo giorno, dovevamo fare una cosa particolare, ma devo illustrarvela per rendermi comprensibile.
Esiste una tecnica amatoria giapponese, sapete quanto sono strani in queste cose, che usa lo strangolamento in coincidenza del climax, proprio nell'attimo dell'orgasmo, per aumentare il piacere, si lega un laccio di seta intorno al collo e quando è il momento si stringe forte, si fa mancare l'aria ai polmoni fino a perdere i sensi... e sembra che si senta un piacere incredibile aumentato dal terrore di morire!
Solo che più di qualcuno la morte l'aveva trovata veramente.
Era un gioco molto... molto pericoloso.
Ma lei voleva farlo.
Doveva solo trovare qualcuno che ne godesse e disposto a correre il rischio.
Mi aveva cercato... e mi aveva trovato.
Aveva incrementato la mia libido volutamente quel giorno, mi aveva eccitato e l'avevo posseduta in tutte le maniere, ora mancava l'atto finale, lei era pronta... pronta a godere. Quando le passai il laccio di seta intorno al suo bel collo, aspettando il momento adatto per stringerlo con forza, ero dentro di lei, smaniavo... attendevo di lasciarmi andare al piacere.
Ecco...! Ecco l'attimo giusto! Stringo forte il laccio!
il suo orgasmo e il mio, lunghi momenti di intenso piacere.
Lei... durante l'orgasmo perde i sensi e poi si contorce, si inarca, il viso le si gonfia.... diventa cianotico, ha degli spasmi irrefrenabili, sviene!
Le mie mani allora che cercano freneticamente di slacciare il nastro che le stringe la gola!
Forse l'imperizia, la frenesia, la fatalità, ma non ci riesco a scioglierlo!
Subentra il panico!
Passano dei lunghi istanti, quanti? Un minuto? Meno? Di più?
Le graffio il collo nel tentativo di liberarla.
In quegli attimi, ve lo giuro! Vedo svolazzare una nera figura con la falce!
Cazzo se la vedo!
Finalmente sento il nodo sciogliersi, cedere!
Rantolando... lei torna a respirare, a vivere.
L'attesa snervante.
Si riprende qualche minuto dopo.
Io respiro di sollievo.
Lei?
Ha la forza di sussurrare... la voce rotta...
“Magnifico...!
Ho goduto l'impossibile... non credevo di poter godere così...
E... in un attimo... mentre godevo mi è parso di aver percorso tutta l'immensità dell'universo... io che mi libravo nuda nel vuoto... a gambe aperte... nei mille orgasmi che provavo...
Ho visto e sentito cose inimmaginabili...”
poi...
“Lo dobbiamo rifare... presto... domani...
e dovrai farmi viaggiare più a lungo...
Voglio vedere di più... godere di più...
più a lungo...
devi portarmi all'orlo del non ritorno...
e riportarmi indietro...”
No!
Non con me!
Non con me!
No... no!
Non io!
Il tuo banchetto finisce qui!
Dovrai trovarti un'altra vittima!
Io devo tornare a vivere.
Il sesso è gioia e luce, è gioco, è seduzione, è sudore, afrore, sperma, il miele odoroso che sgorga da una conchiglia bagnata, il sesso è leccare, succhiare, mordere, bere mestruo e piscio, scopare! Chiavare per giorni fica e culo! Tutto... Tutto questo e anche di più ma...
...il sesso non è voler la morte!
Non per me!
Tibet
(da sempretibet blog)
Voi conoscete la natura della mantide religiosa? Il coleottero? L'insetto?
Ve la ricordo... mentre copula con il maschio inizia a mangiarselo, lui continua a "possederla" e lei comincia a divorarselo dalla testa, quello che risparmia fino alla fine è l'attributo sessuale che sarà il suo ultimo boccone.
"Possederla"?
Puro eufemismo.
Il maschio non possiede ma è posseduto, la conclusione è tragica e definitiva per lui, la morte e il culmine del piacere nello stesso attimo.
Io ero il maschio.
Lei la mantide.
La differenza dalla vera mantide?
Lei non divorava il mio corpo. Divorava la mia volontà mentre mi perdevo sul suo corpo, mentre mettevo il viso fra i suoi seni, mentre passavo la lingua lungo il suo ventre e raggiungevo il paradiso fra le sue cosce, mentre mettevo tutto me stesso per darle piacere, mentre godevo di come lei godeva.
Ma ogni attimo che passavo con lei mi dissanguavo, sentivo il cervello smarrirsi, era lei che prendeva i miei pensieri, li faceva suoi, mi annullava, mi faceva vivere della sua immagine riflessa, fagocitava la mia volontà.
Ormai vivevo di lei, non dormivo, non mangiavo.
Lei era l'ultima immagine prima di dormire e la prima quando mi svegliavo, lei segnava i confini delle mie poche ore di sonno inquieto.
Poi il lungo tormento delle ore del giorno, il lavoro era un collare troppo stretto, era la catena che mi teneva lontano da lei.
Quindi... la ricerca, l'affanno, le telefonate, la paura di non trovarla, la rabbia, la gelosia di vederla con altri uomini e poi... la gioia del suo sorriso, la felicità di rapirla, di portarla via con me.
In casa sua la sua sensualità esplodeva in un crescendo vertiginoso.
Le sue tendenze erano particolari come era particolare lei.
Voleva soffrire, voleva che le facessi male, mi implorava di farlo.
Dovetti vincere le mie titubanze, non avevo mai avuto particolare attrazione verso il mondo del sadismo, almeno fino a quel momento.
Ma per sesso e amore si fa tutto o almeno lo faccio io.
Solo... che divenne un parossismo fuori controllo, lei.... che mi incitava, io che perdevo la testa, mi trovavo a fare delle cose che poi mi lasciavano stordito e pieno di rimorso.
Che dire?
Mi iniziò poco alla volta.
La tecnica della mantide.
Divorarsi il maschio un po' alla volta.
Il frustino.
Ne aveva una serie.
Adorava essere frustata, il suo magnifico corpo mostrava i segni evidenti di questa pratica, voleva essere colpita dove faceva più male, non solo sulle natiche, ma sui seni, sui capezzoli e poi... piegata carponi direttamente fra le cosce, sulla sua vagina aperta. Colpita... colpita a lungo e con violenza, tanta violenza!
Ricordo la sua voce in quei momenti.
Roca... irriconoscibile, come se fosse di un'altra donna.
Si... facevamo anche del sesso diciamo normale, le piaceva stendersi sul letto, la testa che cadeva dal bordo e farsi scopare in bocca... forte! Forsennatamente! Farsi riempire fino in gola.
Oh... si! Una vera cultrice della fellatio, la preferiva di gran lunga alla penetrazione.
E in ogni caso, sempre..... voleva che le venissi in bocca, si alimentava, si nutriva di me.
Giorno dopo giorno mi prendeva per mano e mi faceva conoscere nuove esperienze.
Passammo così... ai morsetti, strizzavamo i suoi capezzoli tanto da farli sanguinare e le labbra esterne della vagina, strizzavamo forte il clitoride e godeva! Godeva del suo dolore.
E io... godevo del suo piacere.
Mi fece percorrere tutta la galassia del sadismo, il legarla talmente stretto da renderla livida, i divaricatori nella sua vagina e nel suo retto, le penetrazioni con cose assurde, le bruciature di sigaretta, le percosse e tutto il resto, finché arrivammo al punto di non ritorno.
Mi aveva portato fino lì, questo era il suo scopo, aveva divorato pezzo dopo pezzo la mia volontà.
Quel giorno... l'ultimo giorno, dovevamo fare una cosa particolare, ma devo illustrarvela per rendermi comprensibile.
Esiste una tecnica amatoria giapponese, sapete quanto sono strani in queste cose, che usa lo strangolamento in coincidenza del climax, proprio nell'attimo dell'orgasmo, per aumentare il piacere, si lega un laccio di seta intorno al collo e quando è il momento si stringe forte, si fa mancare l'aria ai polmoni fino a perdere i sensi... e sembra che si senta un piacere incredibile aumentato dal terrore di morire!
Solo che più di qualcuno la morte l'aveva trovata veramente.
Era un gioco molto... molto pericoloso.
Ma lei voleva farlo.
Doveva solo trovare qualcuno che ne godesse e disposto a correre il rischio.
Mi aveva cercato... e mi aveva trovato.
Aveva incrementato la mia libido volutamente quel giorno, mi aveva eccitato e l'avevo posseduta in tutte le maniere, ora mancava l'atto finale, lei era pronta... pronta a godere. Quando le passai il laccio di seta intorno al suo bel collo, aspettando il momento adatto per stringerlo con forza, ero dentro di lei, smaniavo... attendevo di lasciarmi andare al piacere.
Ecco...! Ecco l'attimo giusto! Stringo forte il laccio!
il suo orgasmo e il mio, lunghi momenti di intenso piacere.
Lei... durante l'orgasmo perde i sensi e poi si contorce, si inarca, il viso le si gonfia.... diventa cianotico, ha degli spasmi irrefrenabili, sviene!
Le mie mani allora che cercano freneticamente di slacciare il nastro che le stringe la gola!
Forse l'imperizia, la frenesia, la fatalità, ma non ci riesco a scioglierlo!
Subentra il panico!
Passano dei lunghi istanti, quanti? Un minuto? Meno? Di più?
Le graffio il collo nel tentativo di liberarla.
In quegli attimi, ve lo giuro! Vedo svolazzare una nera figura con la falce!
Cazzo se la vedo!
Finalmente sento il nodo sciogliersi, cedere!
Rantolando... lei torna a respirare, a vivere.
L'attesa snervante.
Si riprende qualche minuto dopo.
Io respiro di sollievo.
Lei?
Ha la forza di sussurrare... la voce rotta...
“Magnifico...!
Ho goduto l'impossibile... non credevo di poter godere così...
E... in un attimo... mentre godevo mi è parso di aver percorso tutta l'immensità dell'universo... io che mi libravo nuda nel vuoto... a gambe aperte... nei mille orgasmi che provavo...
Ho visto e sentito cose inimmaginabili...”
poi...
“Lo dobbiamo rifare... presto... domani...
e dovrai farmi viaggiare più a lungo...
Voglio vedere di più... godere di più...
più a lungo...
devi portarmi all'orlo del non ritorno...
e riportarmi indietro...”
No!
Non con me!
Non con me!
No... no!
Non io!
Il tuo banchetto finisce qui!
Dovrai trovarti un'altra vittima!
Io devo tornare a vivere.
Il sesso è gioia e luce, è gioco, è seduzione, è sudore, afrore, sperma, il miele odoroso che sgorga da una conchiglia bagnata, il sesso è leccare, succhiare, mordere, bere mestruo e piscio, scopare! Chiavare per giorni fica e culo! Tutto... Tutto questo e anche di più ma...
...il sesso non è voler la morte!
Non per me!
Tibet
(da sempretibet blog)
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