La mia prima volta
di
Rodolfo
genere
prime esperienze
La storia che sto per raccontare è la storia di amici che vivevano in una piccola città. Stiamo parlando degli anni 60/70 e quindi di un periodo in cui i giochi erano ben diversi da quelli dei ragazzi di oggi.
Durante la bella stagione si stava fuori dal mattino al tramonto tolta una breve pausa pranzo. Uno dei giochi preferiti dai ragazzini era “LA GUERRA”. Ci si divideva in due gruppi, si decidevano le regole e le penalità per i perdenti. Normalmente erano cose di poco conto, ma un giorno…..
Avevamo ingaggiato una battaglia con un gruppo uguale a noi per numero, ma di qualche anno più grandi per cui fu quasi naturale perdere.
Fummo fatti “prigionieri” e condotti in una vecchia cascina abbandonata.
Una volta entrati fummo obbligati a toglierci tutti i vestiti ed una volta nudi fummo legati, chiappe all’aria, chi ad un sedia e chi ad un tavolo. Già quando vidi quei culetti e quegli uccellini in bella mostra, mi sentii un po’ strano, ma non diedi peso alla cosa.
Seppur in maniera leggera presero a sculacciarci e qui ebbi la mia prima erezione. Quando i ragazzi più grandi se ne accorsero cominciarono a ridere dandomi del frocetto masochista.
Nel mentre uno di loro si era portato vicino alla mia bocca e, sbottonatosi i pantaloni, cominciò a strusciare la sua cappella sul mio volto.
Sarà stato l’odore, sarà stata la paura o la voglia di stare più comodo, ma ben presto iniziai a leccare e succhiare quel bastone che divenendo sempre più duro mi titillava la gola.
Un altro, vedendo che non reagivo in malo modo, si posizionò dietro di me iniziando a esplorare il mio retto prima con e poi con dita, che sicuramente erano state unte in quanto entravano ed uscivano con estrema facilità.
Il mio pompino procedeva alla grande quando ho sentito qualcosa di caldo appoggiarsi alla mia rosetta e a spingere. Ho sentito un po’ di dolore quando la cappella è entrata, ma il mio grido è stato impedito dal cazzo che avevo in bocca. Piano piano ha continuato a spingere fino a che non ho sentito le sue palle andare a sbattere contro le mie.
Il mio cazzo sembrava di ferro e il dolore si è presto trasformato in gemiti di piacere. Ben presto sono stato farcito da crema densa che ho ingollato come un assetato beve una bottiglia d’acqua
I miei amici, che inizialmente piangevano e supplicavano di lasciarli liberi, alla vista del mio godimento hanno chiesto di subire il mio stesso trattamento. Sono stati slegati e a loro volta hanno fatto pompini ed offerto le loro verginee grazie a tutti coloro che ne avessero voluto.
In breve non ci fu più distinzione di età e tutti bramavano per metterlo e prenderlo in culo.
C’era un ragazzo che aveva un uccello sproporzionato e fu la meta ambita da tutti.
Ci ha sfondato tutti nel vero senso della parola; il suo bastone sembrava non volesse mai smettere e quando finalmente è venuto ha riempito le nostre facce di una crema densa che ci siamo equamente divisi baciandoci e massaggiandoci.
Era l’ora di tornare per cui abbiamo fatto una sommaria doccia e, con un camminare un po’ claudicante per il dolore al culo, ci siamo diretti verso casa.
Prima di salutarci ci siamo dati appuntamento per l’indomani per una nuova battaglia, ma per non perdere tempo, l’abbiamo data vinta al tavolino.
A distanza di anni ognuno ha avuto ed ha la sua vita; alcuni si sono sposati, altri convivono ed altri sono single, ma periodicamente, adducendo partite di calcetto, ci riuniamo per ripetere le stesse esperienze di gioventù. Non giochiamo a calcetto, ma a cazzetto o per meglio dire a cazzone
Durante la bella stagione si stava fuori dal mattino al tramonto tolta una breve pausa pranzo. Uno dei giochi preferiti dai ragazzini era “LA GUERRA”. Ci si divideva in due gruppi, si decidevano le regole e le penalità per i perdenti. Normalmente erano cose di poco conto, ma un giorno…..
Avevamo ingaggiato una battaglia con un gruppo uguale a noi per numero, ma di qualche anno più grandi per cui fu quasi naturale perdere.
Fummo fatti “prigionieri” e condotti in una vecchia cascina abbandonata.
Una volta entrati fummo obbligati a toglierci tutti i vestiti ed una volta nudi fummo legati, chiappe all’aria, chi ad un sedia e chi ad un tavolo. Già quando vidi quei culetti e quegli uccellini in bella mostra, mi sentii un po’ strano, ma non diedi peso alla cosa.
Seppur in maniera leggera presero a sculacciarci e qui ebbi la mia prima erezione. Quando i ragazzi più grandi se ne accorsero cominciarono a ridere dandomi del frocetto masochista.
Nel mentre uno di loro si era portato vicino alla mia bocca e, sbottonatosi i pantaloni, cominciò a strusciare la sua cappella sul mio volto.
Sarà stato l’odore, sarà stata la paura o la voglia di stare più comodo, ma ben presto iniziai a leccare e succhiare quel bastone che divenendo sempre più duro mi titillava la gola.
Un altro, vedendo che non reagivo in malo modo, si posizionò dietro di me iniziando a esplorare il mio retto prima con e poi con dita, che sicuramente erano state unte in quanto entravano ed uscivano con estrema facilità.
Il mio pompino procedeva alla grande quando ho sentito qualcosa di caldo appoggiarsi alla mia rosetta e a spingere. Ho sentito un po’ di dolore quando la cappella è entrata, ma il mio grido è stato impedito dal cazzo che avevo in bocca. Piano piano ha continuato a spingere fino a che non ho sentito le sue palle andare a sbattere contro le mie.
Il mio cazzo sembrava di ferro e il dolore si è presto trasformato in gemiti di piacere. Ben presto sono stato farcito da crema densa che ho ingollato come un assetato beve una bottiglia d’acqua
I miei amici, che inizialmente piangevano e supplicavano di lasciarli liberi, alla vista del mio godimento hanno chiesto di subire il mio stesso trattamento. Sono stati slegati e a loro volta hanno fatto pompini ed offerto le loro verginee grazie a tutti coloro che ne avessero voluto.
In breve non ci fu più distinzione di età e tutti bramavano per metterlo e prenderlo in culo.
C’era un ragazzo che aveva un uccello sproporzionato e fu la meta ambita da tutti.
Ci ha sfondato tutti nel vero senso della parola; il suo bastone sembrava non volesse mai smettere e quando finalmente è venuto ha riempito le nostre facce di una crema densa che ci siamo equamente divisi baciandoci e massaggiandoci.
Era l’ora di tornare per cui abbiamo fatto una sommaria doccia e, con un camminare un po’ claudicante per il dolore al culo, ci siamo diretti verso casa.
Prima di salutarci ci siamo dati appuntamento per l’indomani per una nuova battaglia, ma per non perdere tempo, l’abbiamo data vinta al tavolino.
A distanza di anni ognuno ha avuto ed ha la sua vita; alcuni si sono sposati, altri convivono ed altri sono single, ma periodicamente, adducendo partite di calcetto, ci riuniamo per ripetere le stesse esperienze di gioventù. Non giochiamo a calcetto, ma a cazzetto o per meglio dire a cazzone
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