Lo scoglio di Eressos
di
Diagoras
genere
poesie
La nuotata è stata sfiancante.
Raggiungere lo scoglio, come sempre, non è stato per nulla semplice.
La corrente contraria l’ha obbligata a dar fondo a tutte le sue energie: quel tratto di mare è sempre così, apparentemente calmo e tranquillo, ma solo in superficie, perché sotto il pelo dell’acqua si agitano forze smisurate e sconosciute.
Per arrivare dalla spiaggia a quella solitaria roccia in mezzo al mare non ci sono più di settecento metri, ma gli ultimi trecento le costano ogni volta una fatica terribile, lasciandola svuotata e senza fiato.
Ma vale la pena arrivare allo scoglio, ad Eressos, a quel sasso scagliato nel mare, migliaia d’anni or sono, dai terribili capricci dell’inquieto vulcano.
Perchè solo ad Eressos lei riesce a sentirsi veramente felice.
La piatta e larga pietra, quasi si trattasse di un’alcova naturale, è chiusa su tre lati dalla scura roccia di lava, mentre il quarto lato, invece, si apre verso il mare aperto, declinando dolcemente verso l’infinito blu dell’immenso orizzonte.
Attenta a non ferirsi i piedi sulle rocce taglienti, lei l’ha raggiunta e vi si è allungata sopra, per riprendere fiato e per farsi scaldare dai meravigliosi e bollenti raggi del sole di mezzogiorno.
Le bastano sempre pochi minuti perché il suo corpo dimentichi la traversata fatta, ed in quella manciata di secondi il caldo l’avvolge e le asciuga la pelle, lasciandole addosso bianche tracce di sale marino, quasi fosse una spolverata di impalpabile rena.
Vuole sentire il calore sul suo corpo, la pelle scottare come arde di desiderio la sua anima, prima di farsi possedere dal suo ineguagliabile e fantastico amante.
Gli occhi fissi sul mare aperto, lei sente crescere la febbre del sesso ogni istante di più, e quei pochi momenti di attesa sono estasi allo stato puro.
La pelle finalmente asciutta, un rivolo di sudore che le scende dal collo, insinuandosi malizioso tra i seni, e solleticandola in maniera deliziosa: chiude gli occhi e si abbandona ai suoi sogni proibiti.
E ben presto il desiderio l’assale nuovamente, ora non più controllabile, obbligandola a non rimandare più a lungo quello che il suo corpo e la sua mente le urlano di volere subito.
In un attimo lei si slaccia il reggiseno del costume, liberando i seni, regalandoli ed esponendoli alla tenue carezza del vento: e poi anche le mutandine vengono via, e lei resta nuda e desiderabile allo sguardo penetrante del mare infinito.
Il sole bacia ardentemente ogni centimetro del suo splendido corpo abbronzato, come neanche la bocca del più esperto amante saprebbe fare.
Si sente eccitata di più ogni istante che passa.
E la sua stessa nudità, così erotica ed affascinante, solletica insistente i suoi sensi tesi allo spasimo.
Allunga una mano e raccoglie nel palmo un po’ di fresca acqua di mare, versandosela, quindi, goccia a goccia, sul seno destro, sul capezzolo così sensibilmente reattivo: il turgore è immediato, e brividi di intenso piacere le risalgono per il corpo.
Un’altra manciata d’acqua salata, ed anche il capezzolo sinistro si inturgidisce stupendamente: e allora lei prende quei due piccoli chiodi tra le dita, pizzicandoli e stuzzicandoli, accendendo ancora di più l’interruttore del suo segreto piacere.
Il mare, con il suo lieve sciabordio contro le rocce, continua ad osservarla, quasi fosse intimidito, forse stordito, dalla sua dirompente e provocante bellezza.
Le mani lasciano per un attimo i seni e le dita si infilano tra i capelli, ancora umidi per la nuotata, sbrogliandoli e rendendoli vaporosi, fluenti, mentre il vento li agita e li scompiglia incessantemente.
E’ in questi momenti che lei è cosciente della sua bellezza e del suo fascino innato.
Si sente pronta, prontissima, ed il suo amante la sta attendendo con sempre maggiore impazienza.
Lei si appoggia sui gomiti e scivola con il bacino lungo la piatta pietra: i piedi toccano l’acqua, e poi sono le caviglie, i polpacci e le ginocchia ad immergersi lentamente.
Ora le sue gambe sono lambite dall’acqua salata, e lei rabbrividisce per quella fredda e suadente carezza.
Le onde si insinuano tra le rocce ed arrivano a risalire lievi la pietra sulla quale lei è sdraiata.
La carezza dell’acqua le risale magicamente le gambe, sfiorandola, toccandola fuggevolmente, per poi ritrarsi in quell’eterno ed infinito ritmo della risacca.
E lei resta così per lunghi minuti, godendo di quello sfiorare, di quel lambire, di quel tenue accarezzare, gli occhi chiusi, il viso rivolto verso il sole, unico testimone dell’esplosione della sua straordinaria sensualità.
Il suo corpo le dice che il momento è arrivato.
Il suo amante la reclama, lusingandola e bagnandola con tenerezza.
Lei apre le gambe, spalancando ed offrendo il sesso, dischiuso come un fiore, al morbido tocco dell’acqua di mare.
E le onde iniziano a stimolare la sua intimità, affondando e ritraendosi, con un movimento costante ed incessante.
Le mani vanno ancora ai seni, ad accrescere le intense ondate di piacere da cui ora è percorsa sempre più frequentemente.
Il mare l’accarezza, la bacia, bagnandole le grandi labbra, sfiorandole il clitoride, avvolgendola in un mondo di passioni senza limiti.
Nessuno riuscirebbe ad essere più dolce e delicato, e lei consente al mare di possederla, di diventare padrone della sua sensualità, di leccare con la sua gigantesca e suadente lingua la morbida carne della sua vagina.
Le onde si susseguono e l’orgasmo le sale impetuoso.
Strizzandosi i capezzoli, ora eretti spasmodicamente, lei aspetta l’onda seguente, l’onda che la porterà finalmente in paradiso.
E quando arriva, trascinandola in un delirio erotico sconvolgente, lei viene, gode, travolta da un’eccitazione così violenta da lasciarla senza fiato.
Mentre il mare continua nel suo eterno movimento, lei giace, esausta e soddisfatta, appagata come sempre dal suo meraviglioso ed incredibile amante.
Le onde ora le ripuliscono il sesso, cancellando amorevolmente le tracce dell’orgasmo, ed i tiepidi umori della sua eccitazione si confondono con l’acqua salata, fredda e cristallina.
Fine
diagorasrodos@libero.it
Raggiungere lo scoglio, come sempre, non è stato per nulla semplice.
La corrente contraria l’ha obbligata a dar fondo a tutte le sue energie: quel tratto di mare è sempre così, apparentemente calmo e tranquillo, ma solo in superficie, perché sotto il pelo dell’acqua si agitano forze smisurate e sconosciute.
Per arrivare dalla spiaggia a quella solitaria roccia in mezzo al mare non ci sono più di settecento metri, ma gli ultimi trecento le costano ogni volta una fatica terribile, lasciandola svuotata e senza fiato.
Ma vale la pena arrivare allo scoglio, ad Eressos, a quel sasso scagliato nel mare, migliaia d’anni or sono, dai terribili capricci dell’inquieto vulcano.
Perchè solo ad Eressos lei riesce a sentirsi veramente felice.
La piatta e larga pietra, quasi si trattasse di un’alcova naturale, è chiusa su tre lati dalla scura roccia di lava, mentre il quarto lato, invece, si apre verso il mare aperto, declinando dolcemente verso l’infinito blu dell’immenso orizzonte.
Attenta a non ferirsi i piedi sulle rocce taglienti, lei l’ha raggiunta e vi si è allungata sopra, per riprendere fiato e per farsi scaldare dai meravigliosi e bollenti raggi del sole di mezzogiorno.
Le bastano sempre pochi minuti perché il suo corpo dimentichi la traversata fatta, ed in quella manciata di secondi il caldo l’avvolge e le asciuga la pelle, lasciandole addosso bianche tracce di sale marino, quasi fosse una spolverata di impalpabile rena.
Vuole sentire il calore sul suo corpo, la pelle scottare come arde di desiderio la sua anima, prima di farsi possedere dal suo ineguagliabile e fantastico amante.
Gli occhi fissi sul mare aperto, lei sente crescere la febbre del sesso ogni istante di più, e quei pochi momenti di attesa sono estasi allo stato puro.
La pelle finalmente asciutta, un rivolo di sudore che le scende dal collo, insinuandosi malizioso tra i seni, e solleticandola in maniera deliziosa: chiude gli occhi e si abbandona ai suoi sogni proibiti.
E ben presto il desiderio l’assale nuovamente, ora non più controllabile, obbligandola a non rimandare più a lungo quello che il suo corpo e la sua mente le urlano di volere subito.
In un attimo lei si slaccia il reggiseno del costume, liberando i seni, regalandoli ed esponendoli alla tenue carezza del vento: e poi anche le mutandine vengono via, e lei resta nuda e desiderabile allo sguardo penetrante del mare infinito.
Il sole bacia ardentemente ogni centimetro del suo splendido corpo abbronzato, come neanche la bocca del più esperto amante saprebbe fare.
Si sente eccitata di più ogni istante che passa.
E la sua stessa nudità, così erotica ed affascinante, solletica insistente i suoi sensi tesi allo spasimo.
Allunga una mano e raccoglie nel palmo un po’ di fresca acqua di mare, versandosela, quindi, goccia a goccia, sul seno destro, sul capezzolo così sensibilmente reattivo: il turgore è immediato, e brividi di intenso piacere le risalgono per il corpo.
Un’altra manciata d’acqua salata, ed anche il capezzolo sinistro si inturgidisce stupendamente: e allora lei prende quei due piccoli chiodi tra le dita, pizzicandoli e stuzzicandoli, accendendo ancora di più l’interruttore del suo segreto piacere.
Il mare, con il suo lieve sciabordio contro le rocce, continua ad osservarla, quasi fosse intimidito, forse stordito, dalla sua dirompente e provocante bellezza.
Le mani lasciano per un attimo i seni e le dita si infilano tra i capelli, ancora umidi per la nuotata, sbrogliandoli e rendendoli vaporosi, fluenti, mentre il vento li agita e li scompiglia incessantemente.
E’ in questi momenti che lei è cosciente della sua bellezza e del suo fascino innato.
Si sente pronta, prontissima, ed il suo amante la sta attendendo con sempre maggiore impazienza.
Lei si appoggia sui gomiti e scivola con il bacino lungo la piatta pietra: i piedi toccano l’acqua, e poi sono le caviglie, i polpacci e le ginocchia ad immergersi lentamente.
Ora le sue gambe sono lambite dall’acqua salata, e lei rabbrividisce per quella fredda e suadente carezza.
Le onde si insinuano tra le rocce ed arrivano a risalire lievi la pietra sulla quale lei è sdraiata.
La carezza dell’acqua le risale magicamente le gambe, sfiorandola, toccandola fuggevolmente, per poi ritrarsi in quell’eterno ed infinito ritmo della risacca.
E lei resta così per lunghi minuti, godendo di quello sfiorare, di quel lambire, di quel tenue accarezzare, gli occhi chiusi, il viso rivolto verso il sole, unico testimone dell’esplosione della sua straordinaria sensualità.
Il suo corpo le dice che il momento è arrivato.
Il suo amante la reclama, lusingandola e bagnandola con tenerezza.
Lei apre le gambe, spalancando ed offrendo il sesso, dischiuso come un fiore, al morbido tocco dell’acqua di mare.
E le onde iniziano a stimolare la sua intimità, affondando e ritraendosi, con un movimento costante ed incessante.
Le mani vanno ancora ai seni, ad accrescere le intense ondate di piacere da cui ora è percorsa sempre più frequentemente.
Il mare l’accarezza, la bacia, bagnandole le grandi labbra, sfiorandole il clitoride, avvolgendola in un mondo di passioni senza limiti.
Nessuno riuscirebbe ad essere più dolce e delicato, e lei consente al mare di possederla, di diventare padrone della sua sensualità, di leccare con la sua gigantesca e suadente lingua la morbida carne della sua vagina.
Le onde si susseguono e l’orgasmo le sale impetuoso.
Strizzandosi i capezzoli, ora eretti spasmodicamente, lei aspetta l’onda seguente, l’onda che la porterà finalmente in paradiso.
E quando arriva, trascinandola in un delirio erotico sconvolgente, lei viene, gode, travolta da un’eccitazione così violenta da lasciarla senza fiato.
Mentre il mare continua nel suo eterno movimento, lei giace, esausta e soddisfatta, appagata come sempre dal suo meraviglioso ed incredibile amante.
Le onde ora le ripuliscono il sesso, cancellando amorevolmente le tracce dell’orgasmo, ed i tiepidi umori della sua eccitazione si confondono con l’acqua salata, fredda e cristallina.
Fine
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