Diario di una coppia disinibita: Cristina (cap.1 di 2)
di
Diagoras
genere
trio
Le pagine di diario, che leggerete qui di seguito, si riferiscono alla prima volta in cui Anthia ed io mettemmo in pratica una delle tante fantasie erotiche che avevamo fatto durante le nostre notti d’amore, fantasie che per lunghi mesi avevano acceso i nostri desideri e riempito le nostre menti.
E’ la cronaca, necessariamente scarna ed incompleta, di quello che accadde, ed è anche il difficoltoso tentativo di raccontarvi tutte quelle sensazioni, fisiche e mentali, che ci travolsero meravigliosamente in quelle ore fantastiche di pura estasi sessuale.
Poiché il diario è scritto, per nostra precisa scelta, in presa diretta, e non come il racconto di un qualcosa accaduto nel passato, si rende necessario spiegarvi come giungemmo a quella prima nostra esperienza sessuale con una terza persona.
Non fu, quella prima volta, un qualcosa di premeditato: il tutto avvenne quasi per caso, per una serie di circostanze fortuite ed insperate; certo, era da tempo che meditavamo di lanciarci in nuove esperienze sessuali, ma non avevamo proprio pensato che l’occasione ci si presentasse così all’improvviso.
In seguito, dopo quella prima volta, vinto definitivamente l’imbarazzo di quella nuova esperienza, organizzammo sempre nel migliore dei modi le nostre notti di sesso con altre persone, prevedendo e preordinando, sin nei minimi dettagli, quello che poi doveva accadere.
Ma quel giorno fu proprio il destino a scegliere per noi.
Anthia ed io eravamo andati, per il fine settimana, al mare, a Kiato per la precisione, una località balneare situata ad una ventina di chilometri da Corinto, nel nord del Peloponneso.
Avevamo programmato i nostri periodi di ferie estive per subito dopo Ferragosto, e la voglia di staccare dalla monotonia dei nostri rispettivi lavori, in attesa delle sospirate vacanze, ci aveva portato ad organizzare quel week-end al mare, in cerca di un po’ di sole e di relax.
Giunti il venerdì pomeriggio da Atene, mia moglie ed io c’eravamo sistemati nell'albergo che avevamo prenotato qualche giorno prima, per poi concederci una tranquilla passeggiata per le strade della cittadina, seguita da una piacevolissima cena al ristorante dell’albergo stesso, e da una lunga e riposante nottata di sonno.
Il sabato mattina, dopo aver fatto colazione, eravamo scesi alla spiaggia per passare tutta la giornata al mare.
Ombrellone e lettini, ci crogiolammo pigramente al sole per l'intera mattinata, tuffandoci di frequente in acqua per mitigare il caldo di quella torrida giornata.
Sotto l'ombrellone accanto al nostro era sdraiata una ragazza di una trentina d’anni, con la quale Anthia si mise ben presto a chiacchierare del più e del meno, come sovente accade quando si è in vacanza.
Cristina, così si chiamava la donna, veniva da Patrasso.
Anche lei era giunta a Kiato per il fine settimana; lavorava come impiegata in una azienda di import-export e, come per noi, le sue ferie erano ancora lontane.
Cristina era una donna indiscutibilmente molto bella: i lunghi capelli castano chiari le incorniciavano un viso dal naso delicato, dalla bocca forse un pò troppo grande, ma dalle labbra morbide e carnose, e dagli occhi celesti e vivaci.
Ed il corpo della ragazza non era certo da meno.
Formosa nei punti giusti, aveva un seno generoso, deliziosamente trattenuto dalla parte superiore del ridotto costume, un sedere decisamente notevole e gambe lunghe ed abbronzate.
In confronto a quello di Cristina, il colorito della pelle di Anthia e della mia era decisamente più chiaro: mentre la sua già mostrava i segni di una bella abbronzatura dorata, mia moglie ed io avevamo ancora sicuramente bisogno di una buona dose di raggi solari.
Si parlò di questo e di quello, ed ovviamente anche del mio lavoro, visto che la donna mi aveva prontamente riconosciuto (come ho già detto nella prima parte di questo diario, sono un volto molto famoso nel mondo della televisione greca), dei personaggi celebri che conoscevo, dei programmi televisivi che lei preferiva.
Insomma, niente più che chiacchiere da ombrellone.
E fu così che, continuando a parlare, decidemmo di mangiare insieme, per pranzo, della frutta fresca al bar sulla spiaggia, entrando sempre maggiormente in confidenza con lei.
Ma fu solamente nel primo pomeriggio che tutto ebbe realmente inizio.
Ritornando sulla spiaggia dopo aver fatto un tuffo in mare per rinfrescarmi, e avvicinandomi all’ombrellone, trovai Anthia distesa a pancia in giù sul lettino, e Cristina che le spalmava l'olio abbronzante sulla schiena.
Niente di particolare, intendiamoci, un qualcosa di normalissimo su una spiaggia, anche a voler essere particolarmente maliziosi, però mi venne subito da notare come mia moglie apprezzasse quelle carezze che Cristina le stava facendo: Anthia, gli occhi chiusi, aveva un'espressione di assoluta beatitudine e soddisfazione dipinta sul volto.
Mi sedetti sul lettino e restai a guardarle, tornando con la mente a tutte quelle fantasie erotiche che da tempo facevamo di continuo: l’idea di far entrare nel nostro letto un’altra donna ci intrigava molto, e guardando Cristina mi convincevo sempre più che lei sarebbe stata perfetta per le nostre voglie.
Mi attardai su questi pensieri, ancora non rendendomi conto di quanto fossimo vicini a realizzare i nostri sogni.
E quando mia moglie riaprì gli occhi, non appena Cristina ebbe finito di spalmarle di olio la schiena, i nostri sguardi si incrociarono all’istante.
Lo sguardo di Anthia era così esplicito che capii immediatamente che eravamo giunti ad una svolta decisiva nel nostro rapporto, e che il passaggio dal costruire eccitanti fantasie sessuali, che avevamo coltivato così intensamente negli ultimi tempi, al metterle realmente in pratica, era stato imboccato con decisione, e senza alcuna possibilità di ripensamento.
Era finalmente giunto il momento di osare di più.
Il difficile, però, arrivava ora: intrigare Cristina e convincerla a venire a letto con noi mi appariva una montagna molto ripida da scalare.
Quella sera cenammo insieme alla nostra nuova amica, anche lei ospite dell’albergo in cui alloggiavamo.
Anthia ed io eravamo particolarmente nervosi, non sapendo esattamente come comportarci con Cristina: non era per nulla facile farle intendere, senza rischiare di offenderla, quello che mia moglie ed io così intensamente desideravamo da lei.
Ma se non avessimo cercato di coinvolgerla nei nostri progetti, di certo ci sarebbe rimasto il rimpianto di non aver provato a sfruttare fino in fondo l’occasione che avevamo davanti.
E fu così che, con molto tatto e con altrettanta delicatezza, ed anche un notevole quanto comprensibile imbarazzo, riuscimmo a farle capire come avremmo voluto trascorrere la nottata che avevamo davanti.
Con discorsi e con atteggiamenti che solo in apparenza potevano sembrare casuali, la avvolgemmo in un’atmosfera sempre più torbida e carica di aspettative: si trattasse di una battuta, di una risata, o ancora di un complimento, tutto era finalizzato verso un suo coinvolgimento erotico con noi, anche se non superammo mai, né Anthia, né io, il sottile limite fra la discrezione e l’indelicatezza, tra la signorilità e la maleducazione.
A ripensarci, entrambi le facemmo in maniera educata una corte serrata, temendo, ovviamente, un suo netto rifiuto.
Ma, con nostra grande sorpresa, la ragazza non si tirò affatto indietro.
Stette abilmente al gioco, divertendosi, io credo, anche a tenerci sulla corda, non facendoci mai intendere di non essere interessata ai nostri approcci, ma neanche accettando immediatamente quello che le stavamo proponendo di fare.
Cristina fu veramente brava, lo ammetto, perché quel suo modo di fare contribuì ad accrescere ulteriormente lo stato di tensione erotica che ormai dilagava in me e in mia moglie.
Anzi, ho sempre pensato che anche a lei fosse venuta la stessa idea, che anche lei desiderasse venire a letto con noi, che le sue voglie e le sue fantasie coincidessero con le nostre, e che non aspettasse altro che un nostro passo per poter scivolare felice nel nostro letto.
Alla fine della cena era ormai chiaro a tutti e tre quello che più tardi sarebbe accaduto tra noi.
Salutandoci nell’atrio dell’albergo, restammo d'intesa che Cristina ci avrebbe raggiunti nella nostra camera poco prima della mezzanotte, per un ultimo drink e per farci compagnia ancora un po’.
Con questa falsa promessa (che tutti e tre sapevamo essere tale, perché le chiacchiere ed il drink erano solo la scusa ed il pretesto per finire tra le lenzuola)) ci lasciammo poco dopo aver finito di cenare.
E qui inizia il vero e proprio racconto di quella notte, la prima pagina del nostro diario segreto.
21 luglio 1995 - Kiato - ore 23.50
- Pagine di diario scritte da Eusebios -
Mi sono appena finito di fare la barba.
Esco dal bagno e vedo Anthia seduta sul divano della nostra piccola suite.
Indossa un top azzurro e una corta gonna di lino bianca.
Ancora una volta apprezzo con lo sguardo la sua figura slanciata e un fremito di eccitazione percorre deliziosamente il mio corpo.
Vedo i suoi capelli neri e lucenti. la sua pelle morbida, il seno invitante, le lunghe gambe affusolate.
Ai piedi calza dei sandali argentati con il tacco alto; noto con piacere che si è ripassata lo smalto, rosso e sgargiante, sia sulle unghie dei piedi che su quelle delle mani.
Avvicinandomi al divano le chiedo se si sente emozionata per questa nostra prima volta con un’altra persona.
Mi guarda e mi sorride, ma senza rispondermi.
Anthia ha perfettamente ragione
Le parole ora sono inutili.
Perchè è evidente il suo stato di esaltazione, come è altrettanto evidente il mio.
Perché la sua eccitazione, per quanto tra pochissimo accadrà, è pari alla mia.
In attesa che Cristina finalmente arrivi, continuo a percorrere con lo sguardo il corpo di mia moglie, riempiendomi la vista della sua straordinaria bellezza
Sentiamo bussare leggermente alla porta.
E' lei,
Cristina.
La nostra fantasia erotica che diventa all’improvviso realtà.
Quel sottile timore che ancora provavo, l’ansia che lei potesse ripensarci all’ultimo istante e non presentarsi all’appuntamento, scompare definitivamente dal mio animo.
Apro la porta e la faccio accomodare nella nostra spaziosa camera.
Cristina è semplicemente splendida nel suo vestito cortissimo, tenuto su esclusivamente dalle due sottili spalline.
I suoi capelli castano chiari, quasi biondi, sciolti sulle spalle, le lunghe e tornite gambe abbronzate.
Anche lei indossa ai piedi sandali con il tacco alto, neri ed elegantissimi.
Lo smalto argenteo sulle unghie dei piedi e delle mani brilla sotto le luci discrete della stanza d’albergo, quasi fosse fosforescente.
Cristina entra, mi sorride, e quindi saluta Anthia, andandosi a sedere accanto a lei sul divano.
Quattro chiacchiere, un drink dal frigo-bar, un commento sulla cena consumata poco prima.
Sto pensando a come dare inizio alla nostra serata, quando Cristina, spostandosi più vicina a mia moglie, mi invita ad occupare il posto libero alla sua sinistra.
Il divano è decisamente stretto per tre persone, ma è l’ideale per quello che desideriamo che accada.
Mi siedo anche io, occupando l’esiguo spazio accanto a lei.
Ora la ragazza è fra me e Anthia: il suo profumo mi avvolge, mischiandosi magicamente a quello intenso di mia moglie.
Se mai avessi avuto bisogno di uno stimolo per eccitarmi, la commistione dei loro profumi mi inebria letteralmente: mi sento travolto, ubriaco della loro dirompente femminilità.
Le parole e le battute si esauriscono presto.
La tensione erotica tra noi è palpabile, avvolgente e densa.
Sempre di più.
Saranno almeno venti secondi che ormai non parliamo più.
Siamo turbati dall’eccitazione che ci pervade, e che sale irrefrenabile, travolgendo ogni argine ed ogni inibizione.
E quando, finalmente, appoggio una mano alla nuca di Cristina, voltando delicatamente il suo viso verso di me, i nostri sensi si liberano da ogni condizionamento, regalando brividi di attesa alla nostra pelle rovente.
Ci guardiamo negli occhi per un attimo, quasi timorosi, consci di stare per varcare il punto di non ritorno: ma è solo un istante, perchè poi accosto le mie labbra alle sue.
Sono fresche e morbide, e prontamente si socchiudono, invitando la mia lingua ad entrare in quella bocca a me ancora sconosciuta.
Mentre ci baciamo, con la coda dell'occhio vedo la mano di Anthia carezzarle la spalla nuda, e quindi far scivolare lentamente giù la spallina del vestito che Cristina indossa.
Le nostre bocche si lasciano, sazie di quel primo bacio, e la testa di Cristina si volta verso Anthia, cercando ora le labbra di mia moglie, e trovandole già pronte e frementi di desiderio.
Era quello che sognavo da tempo: vedere Anthia baciare un’altra donna.
Mentre le due ragazze si baciano languidamente, con la lingua percorro la spalla di Cristina e, con i denti, afferro l'altra spallina, facendola scivolare in giù, sulla sua pelle liscia e profumata.
Aiutandomi con le mani, piano piano, le faccio scendere il vestito, liberandole il seno grande e dall’epidermide più chiara, così in contrasto rispetto al resto della sua pelle intensamente abbronzata.
Insieme ad Anthia scendiamo con le bocche su di lei, leccandole i capezzoli duri e sporgenti, e strappandole i primi sospiri di ardente piacere.
- continua -
diagorasrodos@libero.it
E’ la cronaca, necessariamente scarna ed incompleta, di quello che accadde, ed è anche il difficoltoso tentativo di raccontarvi tutte quelle sensazioni, fisiche e mentali, che ci travolsero meravigliosamente in quelle ore fantastiche di pura estasi sessuale.
Poiché il diario è scritto, per nostra precisa scelta, in presa diretta, e non come il racconto di un qualcosa accaduto nel passato, si rende necessario spiegarvi come giungemmo a quella prima nostra esperienza sessuale con una terza persona.
Non fu, quella prima volta, un qualcosa di premeditato: il tutto avvenne quasi per caso, per una serie di circostanze fortuite ed insperate; certo, era da tempo che meditavamo di lanciarci in nuove esperienze sessuali, ma non avevamo proprio pensato che l’occasione ci si presentasse così all’improvviso.
In seguito, dopo quella prima volta, vinto definitivamente l’imbarazzo di quella nuova esperienza, organizzammo sempre nel migliore dei modi le nostre notti di sesso con altre persone, prevedendo e preordinando, sin nei minimi dettagli, quello che poi doveva accadere.
Ma quel giorno fu proprio il destino a scegliere per noi.
Anthia ed io eravamo andati, per il fine settimana, al mare, a Kiato per la precisione, una località balneare situata ad una ventina di chilometri da Corinto, nel nord del Peloponneso.
Avevamo programmato i nostri periodi di ferie estive per subito dopo Ferragosto, e la voglia di staccare dalla monotonia dei nostri rispettivi lavori, in attesa delle sospirate vacanze, ci aveva portato ad organizzare quel week-end al mare, in cerca di un po’ di sole e di relax.
Giunti il venerdì pomeriggio da Atene, mia moglie ed io c’eravamo sistemati nell'albergo che avevamo prenotato qualche giorno prima, per poi concederci una tranquilla passeggiata per le strade della cittadina, seguita da una piacevolissima cena al ristorante dell’albergo stesso, e da una lunga e riposante nottata di sonno.
Il sabato mattina, dopo aver fatto colazione, eravamo scesi alla spiaggia per passare tutta la giornata al mare.
Ombrellone e lettini, ci crogiolammo pigramente al sole per l'intera mattinata, tuffandoci di frequente in acqua per mitigare il caldo di quella torrida giornata.
Sotto l'ombrellone accanto al nostro era sdraiata una ragazza di una trentina d’anni, con la quale Anthia si mise ben presto a chiacchierare del più e del meno, come sovente accade quando si è in vacanza.
Cristina, così si chiamava la donna, veniva da Patrasso.
Anche lei era giunta a Kiato per il fine settimana; lavorava come impiegata in una azienda di import-export e, come per noi, le sue ferie erano ancora lontane.
Cristina era una donna indiscutibilmente molto bella: i lunghi capelli castano chiari le incorniciavano un viso dal naso delicato, dalla bocca forse un pò troppo grande, ma dalle labbra morbide e carnose, e dagli occhi celesti e vivaci.
Ed il corpo della ragazza non era certo da meno.
Formosa nei punti giusti, aveva un seno generoso, deliziosamente trattenuto dalla parte superiore del ridotto costume, un sedere decisamente notevole e gambe lunghe ed abbronzate.
In confronto a quello di Cristina, il colorito della pelle di Anthia e della mia era decisamente più chiaro: mentre la sua già mostrava i segni di una bella abbronzatura dorata, mia moglie ed io avevamo ancora sicuramente bisogno di una buona dose di raggi solari.
Si parlò di questo e di quello, ed ovviamente anche del mio lavoro, visto che la donna mi aveva prontamente riconosciuto (come ho già detto nella prima parte di questo diario, sono un volto molto famoso nel mondo della televisione greca), dei personaggi celebri che conoscevo, dei programmi televisivi che lei preferiva.
Insomma, niente più che chiacchiere da ombrellone.
E fu così che, continuando a parlare, decidemmo di mangiare insieme, per pranzo, della frutta fresca al bar sulla spiaggia, entrando sempre maggiormente in confidenza con lei.
Ma fu solamente nel primo pomeriggio che tutto ebbe realmente inizio.
Ritornando sulla spiaggia dopo aver fatto un tuffo in mare per rinfrescarmi, e avvicinandomi all’ombrellone, trovai Anthia distesa a pancia in giù sul lettino, e Cristina che le spalmava l'olio abbronzante sulla schiena.
Niente di particolare, intendiamoci, un qualcosa di normalissimo su una spiaggia, anche a voler essere particolarmente maliziosi, però mi venne subito da notare come mia moglie apprezzasse quelle carezze che Cristina le stava facendo: Anthia, gli occhi chiusi, aveva un'espressione di assoluta beatitudine e soddisfazione dipinta sul volto.
Mi sedetti sul lettino e restai a guardarle, tornando con la mente a tutte quelle fantasie erotiche che da tempo facevamo di continuo: l’idea di far entrare nel nostro letto un’altra donna ci intrigava molto, e guardando Cristina mi convincevo sempre più che lei sarebbe stata perfetta per le nostre voglie.
Mi attardai su questi pensieri, ancora non rendendomi conto di quanto fossimo vicini a realizzare i nostri sogni.
E quando mia moglie riaprì gli occhi, non appena Cristina ebbe finito di spalmarle di olio la schiena, i nostri sguardi si incrociarono all’istante.
Lo sguardo di Anthia era così esplicito che capii immediatamente che eravamo giunti ad una svolta decisiva nel nostro rapporto, e che il passaggio dal costruire eccitanti fantasie sessuali, che avevamo coltivato così intensamente negli ultimi tempi, al metterle realmente in pratica, era stato imboccato con decisione, e senza alcuna possibilità di ripensamento.
Era finalmente giunto il momento di osare di più.
Il difficile, però, arrivava ora: intrigare Cristina e convincerla a venire a letto con noi mi appariva una montagna molto ripida da scalare.
Quella sera cenammo insieme alla nostra nuova amica, anche lei ospite dell’albergo in cui alloggiavamo.
Anthia ed io eravamo particolarmente nervosi, non sapendo esattamente come comportarci con Cristina: non era per nulla facile farle intendere, senza rischiare di offenderla, quello che mia moglie ed io così intensamente desideravamo da lei.
Ma se non avessimo cercato di coinvolgerla nei nostri progetti, di certo ci sarebbe rimasto il rimpianto di non aver provato a sfruttare fino in fondo l’occasione che avevamo davanti.
E fu così che, con molto tatto e con altrettanta delicatezza, ed anche un notevole quanto comprensibile imbarazzo, riuscimmo a farle capire come avremmo voluto trascorrere la nottata che avevamo davanti.
Con discorsi e con atteggiamenti che solo in apparenza potevano sembrare casuali, la avvolgemmo in un’atmosfera sempre più torbida e carica di aspettative: si trattasse di una battuta, di una risata, o ancora di un complimento, tutto era finalizzato verso un suo coinvolgimento erotico con noi, anche se non superammo mai, né Anthia, né io, il sottile limite fra la discrezione e l’indelicatezza, tra la signorilità e la maleducazione.
A ripensarci, entrambi le facemmo in maniera educata una corte serrata, temendo, ovviamente, un suo netto rifiuto.
Ma, con nostra grande sorpresa, la ragazza non si tirò affatto indietro.
Stette abilmente al gioco, divertendosi, io credo, anche a tenerci sulla corda, non facendoci mai intendere di non essere interessata ai nostri approcci, ma neanche accettando immediatamente quello che le stavamo proponendo di fare.
Cristina fu veramente brava, lo ammetto, perché quel suo modo di fare contribuì ad accrescere ulteriormente lo stato di tensione erotica che ormai dilagava in me e in mia moglie.
Anzi, ho sempre pensato che anche a lei fosse venuta la stessa idea, che anche lei desiderasse venire a letto con noi, che le sue voglie e le sue fantasie coincidessero con le nostre, e che non aspettasse altro che un nostro passo per poter scivolare felice nel nostro letto.
Alla fine della cena era ormai chiaro a tutti e tre quello che più tardi sarebbe accaduto tra noi.
Salutandoci nell’atrio dell’albergo, restammo d'intesa che Cristina ci avrebbe raggiunti nella nostra camera poco prima della mezzanotte, per un ultimo drink e per farci compagnia ancora un po’.
Con questa falsa promessa (che tutti e tre sapevamo essere tale, perché le chiacchiere ed il drink erano solo la scusa ed il pretesto per finire tra le lenzuola)) ci lasciammo poco dopo aver finito di cenare.
E qui inizia il vero e proprio racconto di quella notte, la prima pagina del nostro diario segreto.
21 luglio 1995 - Kiato - ore 23.50
- Pagine di diario scritte da Eusebios -
Mi sono appena finito di fare la barba.
Esco dal bagno e vedo Anthia seduta sul divano della nostra piccola suite.
Indossa un top azzurro e una corta gonna di lino bianca.
Ancora una volta apprezzo con lo sguardo la sua figura slanciata e un fremito di eccitazione percorre deliziosamente il mio corpo.
Vedo i suoi capelli neri e lucenti. la sua pelle morbida, il seno invitante, le lunghe gambe affusolate.
Ai piedi calza dei sandali argentati con il tacco alto; noto con piacere che si è ripassata lo smalto, rosso e sgargiante, sia sulle unghie dei piedi che su quelle delle mani.
Avvicinandomi al divano le chiedo se si sente emozionata per questa nostra prima volta con un’altra persona.
Mi guarda e mi sorride, ma senza rispondermi.
Anthia ha perfettamente ragione
Le parole ora sono inutili.
Perchè è evidente il suo stato di esaltazione, come è altrettanto evidente il mio.
Perché la sua eccitazione, per quanto tra pochissimo accadrà, è pari alla mia.
In attesa che Cristina finalmente arrivi, continuo a percorrere con lo sguardo il corpo di mia moglie, riempiendomi la vista della sua straordinaria bellezza
Sentiamo bussare leggermente alla porta.
E' lei,
Cristina.
La nostra fantasia erotica che diventa all’improvviso realtà.
Quel sottile timore che ancora provavo, l’ansia che lei potesse ripensarci all’ultimo istante e non presentarsi all’appuntamento, scompare definitivamente dal mio animo.
Apro la porta e la faccio accomodare nella nostra spaziosa camera.
Cristina è semplicemente splendida nel suo vestito cortissimo, tenuto su esclusivamente dalle due sottili spalline.
I suoi capelli castano chiari, quasi biondi, sciolti sulle spalle, le lunghe e tornite gambe abbronzate.
Anche lei indossa ai piedi sandali con il tacco alto, neri ed elegantissimi.
Lo smalto argenteo sulle unghie dei piedi e delle mani brilla sotto le luci discrete della stanza d’albergo, quasi fosse fosforescente.
Cristina entra, mi sorride, e quindi saluta Anthia, andandosi a sedere accanto a lei sul divano.
Quattro chiacchiere, un drink dal frigo-bar, un commento sulla cena consumata poco prima.
Sto pensando a come dare inizio alla nostra serata, quando Cristina, spostandosi più vicina a mia moglie, mi invita ad occupare il posto libero alla sua sinistra.
Il divano è decisamente stretto per tre persone, ma è l’ideale per quello che desideriamo che accada.
Mi siedo anche io, occupando l’esiguo spazio accanto a lei.
Ora la ragazza è fra me e Anthia: il suo profumo mi avvolge, mischiandosi magicamente a quello intenso di mia moglie.
Se mai avessi avuto bisogno di uno stimolo per eccitarmi, la commistione dei loro profumi mi inebria letteralmente: mi sento travolto, ubriaco della loro dirompente femminilità.
Le parole e le battute si esauriscono presto.
La tensione erotica tra noi è palpabile, avvolgente e densa.
Sempre di più.
Saranno almeno venti secondi che ormai non parliamo più.
Siamo turbati dall’eccitazione che ci pervade, e che sale irrefrenabile, travolgendo ogni argine ed ogni inibizione.
E quando, finalmente, appoggio una mano alla nuca di Cristina, voltando delicatamente il suo viso verso di me, i nostri sensi si liberano da ogni condizionamento, regalando brividi di attesa alla nostra pelle rovente.
Ci guardiamo negli occhi per un attimo, quasi timorosi, consci di stare per varcare il punto di non ritorno: ma è solo un istante, perchè poi accosto le mie labbra alle sue.
Sono fresche e morbide, e prontamente si socchiudono, invitando la mia lingua ad entrare in quella bocca a me ancora sconosciuta.
Mentre ci baciamo, con la coda dell'occhio vedo la mano di Anthia carezzarle la spalla nuda, e quindi far scivolare lentamente giù la spallina del vestito che Cristina indossa.
Le nostre bocche si lasciano, sazie di quel primo bacio, e la testa di Cristina si volta verso Anthia, cercando ora le labbra di mia moglie, e trovandole già pronte e frementi di desiderio.
Era quello che sognavo da tempo: vedere Anthia baciare un’altra donna.
Mentre le due ragazze si baciano languidamente, con la lingua percorro la spalla di Cristina e, con i denti, afferro l'altra spallina, facendola scivolare in giù, sulla sua pelle liscia e profumata.
Aiutandomi con le mani, piano piano, le faccio scendere il vestito, liberandole il seno grande e dall’epidermide più chiara, così in contrasto rispetto al resto della sua pelle intensamente abbronzata.
Insieme ad Anthia scendiamo con le bocche su di lei, leccandole i capezzoli duri e sporgenti, e strappandole i primi sospiri di ardente piacere.
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