Coppie Incrociate
di
Patrizia V.
genere
saffico
Approfittiamo della frizzante giornata di sole invernale, piuttosto rara per quelle parti, per fare un po’ le turiste.
Siamo in Olanda, quindi si va in bicicletta, anche se fa un freddo cane… Le olandesi fuori di testa ci fanno pedalare dieci chilometri a ovest fino all’Hoek van Holland, lo “Zoccolo dell’Olanda” dove il Reno si butta nel Mare del Nord: lì mangiamo un boccone rifocillandoci in un ristorantino vicino alla spiaggia, poi seguiamo l’arenile per altri dieci chilometri fino alla spiaggia di Scheweningen: credeteci o no, lì ci sono stabilimenti balneari uguali ai nostri… Peccato che si gela e il mare fa abbastanza schifo. Ma se ci si accontenta… Sì, vediamo anche un pazzo che fa il bagno!
Il mare fa schifo (sono veneta, so cosa sia un mare come si deve), però la città alle sue spalle è graziosissima: siamo a L’Aja, che chissà perché gli olandesi chiamano Den Haag; forse per lo stesso motivo per cui si ostinano a definire Venezia “L’Amsterdam del Sud”… Roba da dichiarazione di guerra.
Soprattutto per il “Sud”, naturalmente!
L’Olanda è piccolissima: dal centro dell’Aja a casa di Astrid ci sono solo sei chilometri: siamo a casa prima di sera.
La padrona di casa è più stanca di noi: praticamente ha pedalato in piedi tutto il tempo, poverina. Dice che gli olandesi fanno così, ma io mi sento un pochino in colpa lo stesso.
Eva è fresca come una rosa: continua a farmi l’occhiolino e a provocarmi: sa che adesso tocca a lei, ora che mi ha fatto assaggiare la zietta.
Ha alzato il riscaldamento, così possiamo evitare felpe e leggings: siamo tutte e quattro in maglietta e mutandine, rilassate e informali come più non si potrebbe… E questa volta per cena niente aringhe!
Una bella zuppa di pomodoro bollente, e poi pane e formaggio olandese da tagliare con lo speciale coltello a lama piatta… Viva il colesterolo, ma ne vale la pena.
Eva continua a provocare… Ha bisogno di una lezione.
Mi faccio tutta carina e premurosa con Astrid: le faccio un po’ di coccole, le massaggio il fondoschiena sul divano… E poi all’improvviso suggerisco di andare a dormire presto, visto che siamo tutte un po’ stanche (tranne Eva, ma paccio finta di non accorgermene).
La padrona di casa s’illumina tutta: io faccio un cenno d’intesa a Giulia, ben contenta di passare di nuovo la notte con Eva, e noi due “grandi” ci rifugiamo nel lettone di Astrid prima che Eva abbia avuto il tempo di dire “Boh”.
Ben le sta: così impara a trascurarmi e a preferirmi la Giulia!
Questa volta mi comporto meglio: niente strapon e niente anal.
La povera Astrid è ancora dolorante dopo la strapazzata della notte prima, e non sarebbe carino sfondarla di nuovo a colpi di strapon. Questa volta, invece di possederla, la vizio un po’: la macio, la accarezzo, la stringo e la massaggio, poi la faccio girare e invece di sodomizzarla le lecco il buchino ancora infiammato per oltre venti minuti, dimostrandole che tengo a lei.
Solo quando è tutta illanguidita torno a lavorarle le tette, succhiandole a dovere mentre gioco con la sua bella fica scura in punta di dita, tirandola calda fino al limite del baratro…
La lascio sull’orlo dell’estasi e mi accuccio fra le sue belle gambe spalancate per consumare infine il connilinguo che ormai la poverina aspetta da troppo tempo.
Le lecco la fica con calma, con metodo, con implacabile determinazione: la porto sull’orlo del piacere tre o quattro volte sleccazzandole il clito mentre le smucino l’interno della fica con le dita a forbice, poi inverto l’ordine dei fattori sditalinanado il grilletto e succhiando la vagina colma di succhi dolcissimi e raffinati…
Astrid mi sborra in faccia con un urlo selvaggio, serrandomi la testa fra le cosce nude con una forza inaspettata, e continua a godere per un tempo apparentemente lunghissimo, prima di abbattersi stremata.
Non ce la fa più, poverina: pazienza, avrò la mia parte più tardi… La abbraccio e ci addormentiamo abbracciate come due amanti soddisfatte.
Più tardi mi sveglio con Astrid in mezzo alle gambe che si dà da fare per ricambiare le attenzioni che le ho riservato il giorno prima.
Ci metto un po’ a rendermi conto che mi sta leccando la fica, ma quando me ne rendo conto sono già in avanzato stato godereccio e mi dispongo comoda a godermi il resto.
Stringo le gambe intorno alla sua testa, le accarezzo i capelli e intanto mi comincio a sfregare i capezzoli abbandonandomi al piacere.
Astrid ricorda alla perfezione quanto appreso due giorni prima: sembra che abbia in testa una mappa dettagliata della mia sorca, a giudicare da come mi lecca dentro con perizia e impegno.
Mi sleccazza per un’eternità, e alla fine le vengo sulla lingua, con un lungo gemito d’estasi…
Che cosa fantastica, l’amore lesbico!
Mi sembra giusto ricambiare, anche visto che la fica di Astrid è davvero succulenta, e dopo un po’ di rotolamenti e convulsioni varie provocate dalla reciproca lussuria, ci ritrociamo di fianco a sessantanove, ciascuna prigioniera delle gambe dell’altra.
Ci lecchiamo appassionatamente per un’eternità, donandoci piacere a vicenda fino a crollare nuovamente esauste.
Ci risvegliamo al mattino, ancora abbracciate…
Ci sbaciucchiamo un po’, languidamente, e poi dopo qualche carineria tipicamente femminile, cominciamo a chiacchierare un po’: dopo tanto sesso eccellente fra di noi, viene spontaneo il desiderio di conoscerci meglio.
Eva è stata molto dettagliata nel parlare di me alla zia… Meno informativa è stata nel confidarsi con me. Mi auguro che sia perché le capita più spesso di pensare a me quando è con Astrid che non viceversa.
Comunque, la zietta è un tipo più interessante di quanto avessi immaginato.
E’ single, senza esperienze di coppia significative. Fa la fotografa per un quotidiano nazionale piuttosto importante e per questo è quasi sempre in giro, ma non è questo il motivo per cui una bella topa come lei è libera: a quanto mi dice, la sua è una scelta.
Mi sembra di intuire che per quanto propenda per il gentil sesso, non sia propriamente lesbica, un po’ come me: gli uomini non le ripugnano affatto. Semplicemente, non li trova abbastanza interessanti da perdere troppo tempo con loro.
Hmmm… Mi ricorda qualcosa.
No, non è esattamente come per me. Io non ho mai incontrato un maschio con cui mi venisse veramente da lasciarmi andare del tutto… Per la verità con le femmine non è stato molto diverso: Eva è l’eccezione.
Nel caso di Astrid, il suo problema è che l’unico uomo che veramente le piace è anche l’unico che non può avere…
Sparo: si tratta di suo fratello?
Astrid arrossisce violentemente: come accidenti faccio a saperlo?
Sorrido: beh, non è così difficile da indovinare, visto che Alex l’ho conosciuto due anni fa e ho potuto osservare un rarissimo caso di possessività da parte di Eva quando lui era in giro. Sembrava che per lei fosse fondamentale evitare che fra di noi potesse succedere qualcosa…
Già, sospira la brunetta con cui sono a letto, probabilmente è colpa sua. Eva è l’unica persona con cui si sia mai confidata, e ammettere con lei la sua cotta mai superata per il fratello è anche stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della latente tensione sessuale che fra di loro durava da un po’: sono finite a fare sesso pochi minuti più tardi, e per Eva è stata la prima esperienza omosessuale.
Sapere dell’attrazione di sua zia per il padre ha reso Eva estremamente guardinga e forse anche gelosa.
Eva non è mai gelosa, concordo io… Beh, quasi mai. Però lo è decisamente troppo nei confronti di Alex.
Astrid mi fissa negli occhi e me lo chiede direttamente: - Ci sei stata a letto?
Sospiro: - Con Alex? No… Però ho un piccolo sogno nel cassetto.
Già. Sarebbe stato strano il contrario…
Ci confessiamo qualche dettaglio intimo della nostra sessualità… Io ammetto le mie piccole perversioni, e scopro che lei le conosceva già tutte, comprese le scappatelle incestuose con la Giulia.
Non i giudica, anche se lei nell’incesto che ha sempre sognato non ci è mai caduta… Però ha diversi vizietti di stampo BDSM nascosti nei cassetti… Peccato che la sua timidezza le impedisca di lasciarsi andare completamente.
La aiuterebbe trovarsi una compagna come me, ma le vere dominatrici sono più rare di quanto si pensi, mentre le schiave sono piuttosto a buon mercato.
Poverina.
Se il mio cuore non appartenesse già a sua nipote, potrei facilmente innamorarmi di Astrid.
Ci alziamo a malincuore: stiamo morendo di fame, e le ragazzine ancora non si sono schiodate dal letto… Probabilmente pensano che tocchi a noi preparare la colazione, e non posso dar loro torto.
Astrid non ha una macchinetta del caffè decente: mi faccio un appunto mentale di regalargliene una per Natale… Almeno la prossima volta che vengo a scoparla potrò farmi un cappuccino decente.
Preparo un Nescafè istantaneo, che è comunque meglio del caffè filtrato di quei barbari, e il profumo evoca le zoccolette che erano rimaste sotto il piumone a farsi le coccole fino a quel momento.
Questa volta hanno addosso solo le magliette bianche, abbassate sui fianchi come fossero vestitini, ma non lunghe abbastanza da nascondere il fatto che non si sono date pena di mettere le mutandine, nessuna delle due.
La passera bionda di Eva, appena visibile fra le sue cosce ambrate mentre accavalla le gambe per sorseggiare il caffè risveglia i miei istinti meno nobili: Giulia intercetta il mio sguardo e sogghigna divertita. Penso che mia figlia si stia divertendo un mondo ad assistere al sottile duello in corso fra me e la nostra comune amante.
Penso che le due troie in erba si siano messe d’accordo, perché si supportano a vicenda nel condurre la conversazione a tavola in una direzione ben precisa… E io mi scopro pienamente d’accordo con loro.
In effetti, mettendola giù un po’ piatta, abbiamo fatto indigestione di fica, e comincia a mancarci un po’ il cazzo.
La conversazione in effetti è un po’ meno cruda di così, ma la sostanza è quella.
Osservo che solo Astrid appare leggermente a disagio per la direzione presa dalle chiacchiere delle ragazzine, ma mi sembra che il suo sia il classico pudore della troia che anela disperatamente di essere trascinata da altri nell’abisso del peccato, e si eccita a fingersi loro vittima.
Il che, naturalmente, è perfettamente congeniale al suo carattere, sottomesso ma focoso.
Già, ma è praticamente Natale, e perfino nella peccaminosa Olanda non è facile trovare locali dove andare a caccia di questi giorni, a meno di andare nel quartiere a Luci Rosse di A’dam… E Giulia è troppo giovane per queste cose!
Mia figlia mi mostra la lingua e io trattengo una risatina, ma Eva ha la risposta pronta.
A Rotterdam ci sono diversi suoi compagni di università… Ci metterà un attimo a trovare la compagnia che ci manca per passare un’Antivigilia rovente!
Astrid esita, chiaramente turbata, ma leggo nel suo sguardo la tentazione.
So che è da mesi che non va con un uomo, e scommetto che i nostri discorsi la stanno facendo riscaldare in mezzo alle gambe.
Mi dichiaro d’accordissimo con la proposta di Eva, e Astrid capitola anche lei.
La mia ragazza si attacca al cellulare, e nel giro di mezz’ora riesce facilmente a combinare un bell’incontro a otto nella Fabbrica della Birra in centro a Delft subito dopo pranzo.
Astrid è chiaramente a disagio: si muove nervosamente mentre ripuliamo i resti della colazione. So che non ha mai fatto niente di simile in vita sua, lei gli uomini li prende uno alla volta e anche se non è mai stata troppo schizzinosa nelle sue scelte di partner, l’idea di un ammucchiata, per di più insieme all’adorata nipotina, la mette un po’ in difficoltà.
Però non fa niente per sottrarsi: non vuole deluderci, e poi il suo ruolo nel gioco del sesso, è subire le iniziative altrui. Cazzo, come mi eccita l’idea di spingerla nel’abisso di una nuova depravazione!
Lasciamo scorrere la mattinata rilassandoci in casa. Astrid e Eva fanno una corsa al supermercato per acquistare le ultime cose, e noi due italiane restiamo da sole per la prima volta da quando siamo arrivate in Olanda.
Giulia mi confida che sono riuscita a rendere Eva più nervosa di come l’avesse mai vista.
- Ci teneva a stuzzicarti la prima sera, mettendoti Astrid in braccio e portandosi a letto me… Però pensava che la sera dopo tu ti saresti gettata su di lei, dopo tanto tempo che non state insieme.
Io gongolo: - Lo so. Lei studierà anche psicologia, ma io andavo a caccia prima che lei nascesse… Ci tenevo a darle una lezione!
- Già, e ci sei riuscita. Ma stai attenta a nn esagerare: questa notte era davvero nervosa. Credo le sia venuto in mente che Astrid potrebbe essere una rivale pericolosa se ti piacesse più di quanto lei stessa aveva immaginato.
- Hmmm… - sorrido – In effetti non si sbaglia: Astrid mi piace davvero molto. E probabilmente lei e io facciamo anche una bella coppia, così come la fate tu ed Eva…
- Pat! – esclama la Giulia indignata – Non dirlo nemmeno per scherzo! Eva e io siamo solo amiche, e ci piace giocare pesante fra di noi… Ma lei ama te!
Sogghigno divertita: - Lo so, lo so… E comunque tu non ti innamori delle donne. Però sono stufa dei vostri goffi tentativi di ingelosirmi: questa volta voglio che quella gelosa sia lei.
Mia figlia mi osserva sorniona: - Sei cattiva.
Già, è vero. Ma forse sono anche riuscita a insegnarle qualcosa…
Ci mettiamo in tiro.
I maschi sono compagni di università di Eva, quindi fra i venti e i venticinque… Meglio tenerne conto. Altri elementi da considerare: andiamo in birreria, non in un night club… E infine, ultimo dettaglio: siamo in Olanda, e fa freddo.
Okay, userò il mio look da byker: jeans di pelle infilati negli stivali, maglietta fluorescente, giubbotto pesante nero e sciarpa da collo sgargiante… Dovrei sembrare più aggressiva che disperata, e questo per una cougar in caccia è fondamentale, se non vuole passare da predatrice a preda...
Astrid si veste con me in camera sua, e lei ha a disposizione il suo guardaroba completo (la sciarpa sgargiante me la presta lei, non fa parte del mio corredo da viaggio)… E’ interessante sbirciare dentro: fatemi vedere i vestiti di una donna, e vi dirò com’è a letto.
Direi che Astrid non possiede neppure una gonna. La cosa più femminile che possiede è un abito da sera lungo con un bello spacco, che dice di usare nelle occasioni sociali collegate al suo lavoro… Per il resto, solo abiti da viaggio e da lavoro, neutri oppure sportivi.
Gente, la tipa è una repressa mica da ridere! Sembra una etero delusa che vorrebbe tanto essere lesbica ma non riesce a fare del tutto a meno degli uomini. Una schiava in cerca di padrone in un Paese dove fare il padrone non è politicamente corretto…
Problemi che si verificano quando il femminismo trionfa senza opposizioni.
D’altra parte, se lei è sempre stata innamorata di Alex, non trovo strano che non le riesca di trovare qualcuno che regga il confronto con lui.
Bene, visto che sedurre ragazzini non è il suo sport più frequente, la aiuto.
E’ bruna, snella e abbastanza alta, ma in Olanda sono tutte alte… OK: jeans e stivali anche lei, però i jenas sono Levi’s belli scoloriti ma senza sdruciture, quelle le lasciamo alle ragazzine; e per lei gli stivali vanno dentro per slanciare senza esagerare le gambe magre. Una bella camicetta colorata con un reggi consistente e un giacchino corto sbarazzino ma non troppo… Una bella sciarpa anche lei, visto che ne ha tante, e con un po’ di trucco ecco a voi una trentacinquenne disincantata e sicura di sé che ha deciso di divertirsi.
Lei storce il naso guardandosi allo specchio: - Sei sicura che questa sono io?
Io scrollo le spalle: - Il corpo è il tuo, e i vestiti escono dal tuo armadio… Vuoi rimorchiare o pensi di fare un servizio fotografico?
Lei mi guarda: - Voglio divertirmi con voi.
- Esatto. E siccome abbiamo deciso tutte e quattro di divertirci con dei maschietti, devi essere equipaggiata di conseguenza. Così, sei uno schianto.
- No. Tu sei uno schianto, e chiaramente a tuo agio… Si vede che sei abiutuata a giocare a questo gioco.
- Astrid: mi scocci ammetterlo visto che abbiamo la stessa età, ma tu sei molto più attraente di me – sospiro – Io devo per forza essere provocante se voglio rimorchiare ragazzini, mentre a te basta essere carina. E comunque guarda che di norma il mio target non sono i ragazzi più giovani: a me di solito piacciono gli uomini maturi.
- Davvero?
- Certo. Anche io mi sto adattando ai giochi di Eva, cosa credi?
Lei mi guarda, ancora un po’ incerta, e io la abbraccio, stampandole un bel bacio sulla bocca.
- Coraggio, andiamo a vedere come si sono conciate le ragazzine!
Eva e Giulia non hanno bisogno di troppi studi: sono splendide qualunque straccio si mettano addosso.
Mia figlia non si è portata molte cose con sé, e Eva non ha molto da prestarle, così la ragazzina bruna ha i jeans da viaggio, belli attillati e a vita bassa, una blusa arancione che esalta le sue giovani curve polpose e il suo bel giaccone scamosciato; è anche l’unica con i tacchi, grazie ai quali è alta quanto noi.
Eva si è messa una minigonna: non troppo corta, ma terribilmente sexy: color crema e con un grazioso spacco dietro… Ha delle calze di nylon piuttosto spesse ma comunque trasparenti, che esaltano le sue gambe da modella, e degli stivaletti bassi in tinta con la gonna e il giubbotto pesante che indossa: si è anche truccata in modo da sembrare un po’ più vecchia… Se Astrid ha perso almeno cinque anni grazie al suo look, Eva ne ha guadagnati almeno altrettanti.
Perfetto: così adesso siamo una scaletta omogenea dai venti ai quaranta, e come al solito la più vecchia sembro io (Astrid ha sei mesi più di me, ci tengo a precisarlo!).
Le ragazzine ci fanno i complimenti, dimostrando il giusto rispetto nei confronti della generazione precedente, e noi apprezziamo il bel gesto: loro due sono molto più belle di noi, e non ci sogneremmo mai di metterci in competizione.
Eva sorride raggiante e mi scocca un’occhiata di sfida, pronta a stare al mio gioco con questa sua nuova iniziativa.
- Allora, siamo tutte pronte? In caccia!
Siamo in Olanda, quindi si va in bicicletta, anche se fa un freddo cane… Le olandesi fuori di testa ci fanno pedalare dieci chilometri a ovest fino all’Hoek van Holland, lo “Zoccolo dell’Olanda” dove il Reno si butta nel Mare del Nord: lì mangiamo un boccone rifocillandoci in un ristorantino vicino alla spiaggia, poi seguiamo l’arenile per altri dieci chilometri fino alla spiaggia di Scheweningen: credeteci o no, lì ci sono stabilimenti balneari uguali ai nostri… Peccato che si gela e il mare fa abbastanza schifo. Ma se ci si accontenta… Sì, vediamo anche un pazzo che fa il bagno!
Il mare fa schifo (sono veneta, so cosa sia un mare come si deve), però la città alle sue spalle è graziosissima: siamo a L’Aja, che chissà perché gli olandesi chiamano Den Haag; forse per lo stesso motivo per cui si ostinano a definire Venezia “L’Amsterdam del Sud”… Roba da dichiarazione di guerra.
Soprattutto per il “Sud”, naturalmente!
L’Olanda è piccolissima: dal centro dell’Aja a casa di Astrid ci sono solo sei chilometri: siamo a casa prima di sera.
La padrona di casa è più stanca di noi: praticamente ha pedalato in piedi tutto il tempo, poverina. Dice che gli olandesi fanno così, ma io mi sento un pochino in colpa lo stesso.
Eva è fresca come una rosa: continua a farmi l’occhiolino e a provocarmi: sa che adesso tocca a lei, ora che mi ha fatto assaggiare la zietta.
Ha alzato il riscaldamento, così possiamo evitare felpe e leggings: siamo tutte e quattro in maglietta e mutandine, rilassate e informali come più non si potrebbe… E questa volta per cena niente aringhe!
Una bella zuppa di pomodoro bollente, e poi pane e formaggio olandese da tagliare con lo speciale coltello a lama piatta… Viva il colesterolo, ma ne vale la pena.
Eva continua a provocare… Ha bisogno di una lezione.
Mi faccio tutta carina e premurosa con Astrid: le faccio un po’ di coccole, le massaggio il fondoschiena sul divano… E poi all’improvviso suggerisco di andare a dormire presto, visto che siamo tutte un po’ stanche (tranne Eva, ma paccio finta di non accorgermene).
La padrona di casa s’illumina tutta: io faccio un cenno d’intesa a Giulia, ben contenta di passare di nuovo la notte con Eva, e noi due “grandi” ci rifugiamo nel lettone di Astrid prima che Eva abbia avuto il tempo di dire “Boh”.
Ben le sta: così impara a trascurarmi e a preferirmi la Giulia!
Questa volta mi comporto meglio: niente strapon e niente anal.
La povera Astrid è ancora dolorante dopo la strapazzata della notte prima, e non sarebbe carino sfondarla di nuovo a colpi di strapon. Questa volta, invece di possederla, la vizio un po’: la macio, la accarezzo, la stringo e la massaggio, poi la faccio girare e invece di sodomizzarla le lecco il buchino ancora infiammato per oltre venti minuti, dimostrandole che tengo a lei.
Solo quando è tutta illanguidita torno a lavorarle le tette, succhiandole a dovere mentre gioco con la sua bella fica scura in punta di dita, tirandola calda fino al limite del baratro…
La lascio sull’orlo dell’estasi e mi accuccio fra le sue belle gambe spalancate per consumare infine il connilinguo che ormai la poverina aspetta da troppo tempo.
Le lecco la fica con calma, con metodo, con implacabile determinazione: la porto sull’orlo del piacere tre o quattro volte sleccazzandole il clito mentre le smucino l’interno della fica con le dita a forbice, poi inverto l’ordine dei fattori sditalinanado il grilletto e succhiando la vagina colma di succhi dolcissimi e raffinati…
Astrid mi sborra in faccia con un urlo selvaggio, serrandomi la testa fra le cosce nude con una forza inaspettata, e continua a godere per un tempo apparentemente lunghissimo, prima di abbattersi stremata.
Non ce la fa più, poverina: pazienza, avrò la mia parte più tardi… La abbraccio e ci addormentiamo abbracciate come due amanti soddisfatte.
Più tardi mi sveglio con Astrid in mezzo alle gambe che si dà da fare per ricambiare le attenzioni che le ho riservato il giorno prima.
Ci metto un po’ a rendermi conto che mi sta leccando la fica, ma quando me ne rendo conto sono già in avanzato stato godereccio e mi dispongo comoda a godermi il resto.
Stringo le gambe intorno alla sua testa, le accarezzo i capelli e intanto mi comincio a sfregare i capezzoli abbandonandomi al piacere.
Astrid ricorda alla perfezione quanto appreso due giorni prima: sembra che abbia in testa una mappa dettagliata della mia sorca, a giudicare da come mi lecca dentro con perizia e impegno.
Mi sleccazza per un’eternità, e alla fine le vengo sulla lingua, con un lungo gemito d’estasi…
Che cosa fantastica, l’amore lesbico!
Mi sembra giusto ricambiare, anche visto che la fica di Astrid è davvero succulenta, e dopo un po’ di rotolamenti e convulsioni varie provocate dalla reciproca lussuria, ci ritrociamo di fianco a sessantanove, ciascuna prigioniera delle gambe dell’altra.
Ci lecchiamo appassionatamente per un’eternità, donandoci piacere a vicenda fino a crollare nuovamente esauste.
Ci risvegliamo al mattino, ancora abbracciate…
Ci sbaciucchiamo un po’, languidamente, e poi dopo qualche carineria tipicamente femminile, cominciamo a chiacchierare un po’: dopo tanto sesso eccellente fra di noi, viene spontaneo il desiderio di conoscerci meglio.
Eva è stata molto dettagliata nel parlare di me alla zia… Meno informativa è stata nel confidarsi con me. Mi auguro che sia perché le capita più spesso di pensare a me quando è con Astrid che non viceversa.
Comunque, la zietta è un tipo più interessante di quanto avessi immaginato.
E’ single, senza esperienze di coppia significative. Fa la fotografa per un quotidiano nazionale piuttosto importante e per questo è quasi sempre in giro, ma non è questo il motivo per cui una bella topa come lei è libera: a quanto mi dice, la sua è una scelta.
Mi sembra di intuire che per quanto propenda per il gentil sesso, non sia propriamente lesbica, un po’ come me: gli uomini non le ripugnano affatto. Semplicemente, non li trova abbastanza interessanti da perdere troppo tempo con loro.
Hmmm… Mi ricorda qualcosa.
No, non è esattamente come per me. Io non ho mai incontrato un maschio con cui mi venisse veramente da lasciarmi andare del tutto… Per la verità con le femmine non è stato molto diverso: Eva è l’eccezione.
Nel caso di Astrid, il suo problema è che l’unico uomo che veramente le piace è anche l’unico che non può avere…
Sparo: si tratta di suo fratello?
Astrid arrossisce violentemente: come accidenti faccio a saperlo?
Sorrido: beh, non è così difficile da indovinare, visto che Alex l’ho conosciuto due anni fa e ho potuto osservare un rarissimo caso di possessività da parte di Eva quando lui era in giro. Sembrava che per lei fosse fondamentale evitare che fra di noi potesse succedere qualcosa…
Già, sospira la brunetta con cui sono a letto, probabilmente è colpa sua. Eva è l’unica persona con cui si sia mai confidata, e ammettere con lei la sua cotta mai superata per il fratello è anche stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della latente tensione sessuale che fra di loro durava da un po’: sono finite a fare sesso pochi minuti più tardi, e per Eva è stata la prima esperienza omosessuale.
Sapere dell’attrazione di sua zia per il padre ha reso Eva estremamente guardinga e forse anche gelosa.
Eva non è mai gelosa, concordo io… Beh, quasi mai. Però lo è decisamente troppo nei confronti di Alex.
Astrid mi fissa negli occhi e me lo chiede direttamente: - Ci sei stata a letto?
Sospiro: - Con Alex? No… Però ho un piccolo sogno nel cassetto.
Già. Sarebbe stato strano il contrario…
Ci confessiamo qualche dettaglio intimo della nostra sessualità… Io ammetto le mie piccole perversioni, e scopro che lei le conosceva già tutte, comprese le scappatelle incestuose con la Giulia.
Non i giudica, anche se lei nell’incesto che ha sempre sognato non ci è mai caduta… Però ha diversi vizietti di stampo BDSM nascosti nei cassetti… Peccato che la sua timidezza le impedisca di lasciarsi andare completamente.
La aiuterebbe trovarsi una compagna come me, ma le vere dominatrici sono più rare di quanto si pensi, mentre le schiave sono piuttosto a buon mercato.
Poverina.
Se il mio cuore non appartenesse già a sua nipote, potrei facilmente innamorarmi di Astrid.
Ci alziamo a malincuore: stiamo morendo di fame, e le ragazzine ancora non si sono schiodate dal letto… Probabilmente pensano che tocchi a noi preparare la colazione, e non posso dar loro torto.
Astrid non ha una macchinetta del caffè decente: mi faccio un appunto mentale di regalargliene una per Natale… Almeno la prossima volta che vengo a scoparla potrò farmi un cappuccino decente.
Preparo un Nescafè istantaneo, che è comunque meglio del caffè filtrato di quei barbari, e il profumo evoca le zoccolette che erano rimaste sotto il piumone a farsi le coccole fino a quel momento.
Questa volta hanno addosso solo le magliette bianche, abbassate sui fianchi come fossero vestitini, ma non lunghe abbastanza da nascondere il fatto che non si sono date pena di mettere le mutandine, nessuna delle due.
La passera bionda di Eva, appena visibile fra le sue cosce ambrate mentre accavalla le gambe per sorseggiare il caffè risveglia i miei istinti meno nobili: Giulia intercetta il mio sguardo e sogghigna divertita. Penso che mia figlia si stia divertendo un mondo ad assistere al sottile duello in corso fra me e la nostra comune amante.
Penso che le due troie in erba si siano messe d’accordo, perché si supportano a vicenda nel condurre la conversazione a tavola in una direzione ben precisa… E io mi scopro pienamente d’accordo con loro.
In effetti, mettendola giù un po’ piatta, abbiamo fatto indigestione di fica, e comincia a mancarci un po’ il cazzo.
La conversazione in effetti è un po’ meno cruda di così, ma la sostanza è quella.
Osservo che solo Astrid appare leggermente a disagio per la direzione presa dalle chiacchiere delle ragazzine, ma mi sembra che il suo sia il classico pudore della troia che anela disperatamente di essere trascinata da altri nell’abisso del peccato, e si eccita a fingersi loro vittima.
Il che, naturalmente, è perfettamente congeniale al suo carattere, sottomesso ma focoso.
Già, ma è praticamente Natale, e perfino nella peccaminosa Olanda non è facile trovare locali dove andare a caccia di questi giorni, a meno di andare nel quartiere a Luci Rosse di A’dam… E Giulia è troppo giovane per queste cose!
Mia figlia mi mostra la lingua e io trattengo una risatina, ma Eva ha la risposta pronta.
A Rotterdam ci sono diversi suoi compagni di università… Ci metterà un attimo a trovare la compagnia che ci manca per passare un’Antivigilia rovente!
Astrid esita, chiaramente turbata, ma leggo nel suo sguardo la tentazione.
So che è da mesi che non va con un uomo, e scommetto che i nostri discorsi la stanno facendo riscaldare in mezzo alle gambe.
Mi dichiaro d’accordissimo con la proposta di Eva, e Astrid capitola anche lei.
La mia ragazza si attacca al cellulare, e nel giro di mezz’ora riesce facilmente a combinare un bell’incontro a otto nella Fabbrica della Birra in centro a Delft subito dopo pranzo.
Astrid è chiaramente a disagio: si muove nervosamente mentre ripuliamo i resti della colazione. So che non ha mai fatto niente di simile in vita sua, lei gli uomini li prende uno alla volta e anche se non è mai stata troppo schizzinosa nelle sue scelte di partner, l’idea di un ammucchiata, per di più insieme all’adorata nipotina, la mette un po’ in difficoltà.
Però non fa niente per sottrarsi: non vuole deluderci, e poi il suo ruolo nel gioco del sesso, è subire le iniziative altrui. Cazzo, come mi eccita l’idea di spingerla nel’abisso di una nuova depravazione!
Lasciamo scorrere la mattinata rilassandoci in casa. Astrid e Eva fanno una corsa al supermercato per acquistare le ultime cose, e noi due italiane restiamo da sole per la prima volta da quando siamo arrivate in Olanda.
Giulia mi confida che sono riuscita a rendere Eva più nervosa di come l’avesse mai vista.
- Ci teneva a stuzzicarti la prima sera, mettendoti Astrid in braccio e portandosi a letto me… Però pensava che la sera dopo tu ti saresti gettata su di lei, dopo tanto tempo che non state insieme.
Io gongolo: - Lo so. Lei studierà anche psicologia, ma io andavo a caccia prima che lei nascesse… Ci tenevo a darle una lezione!
- Già, e ci sei riuscita. Ma stai attenta a nn esagerare: questa notte era davvero nervosa. Credo le sia venuto in mente che Astrid potrebbe essere una rivale pericolosa se ti piacesse più di quanto lei stessa aveva immaginato.
- Hmmm… - sorrido – In effetti non si sbaglia: Astrid mi piace davvero molto. E probabilmente lei e io facciamo anche una bella coppia, così come la fate tu ed Eva…
- Pat! – esclama la Giulia indignata – Non dirlo nemmeno per scherzo! Eva e io siamo solo amiche, e ci piace giocare pesante fra di noi… Ma lei ama te!
Sogghigno divertita: - Lo so, lo so… E comunque tu non ti innamori delle donne. Però sono stufa dei vostri goffi tentativi di ingelosirmi: questa volta voglio che quella gelosa sia lei.
Mia figlia mi osserva sorniona: - Sei cattiva.
Già, è vero. Ma forse sono anche riuscita a insegnarle qualcosa…
Ci mettiamo in tiro.
I maschi sono compagni di università di Eva, quindi fra i venti e i venticinque… Meglio tenerne conto. Altri elementi da considerare: andiamo in birreria, non in un night club… E infine, ultimo dettaglio: siamo in Olanda, e fa freddo.
Okay, userò il mio look da byker: jeans di pelle infilati negli stivali, maglietta fluorescente, giubbotto pesante nero e sciarpa da collo sgargiante… Dovrei sembrare più aggressiva che disperata, e questo per una cougar in caccia è fondamentale, se non vuole passare da predatrice a preda...
Astrid si veste con me in camera sua, e lei ha a disposizione il suo guardaroba completo (la sciarpa sgargiante me la presta lei, non fa parte del mio corredo da viaggio)… E’ interessante sbirciare dentro: fatemi vedere i vestiti di una donna, e vi dirò com’è a letto.
Direi che Astrid non possiede neppure una gonna. La cosa più femminile che possiede è un abito da sera lungo con un bello spacco, che dice di usare nelle occasioni sociali collegate al suo lavoro… Per il resto, solo abiti da viaggio e da lavoro, neutri oppure sportivi.
Gente, la tipa è una repressa mica da ridere! Sembra una etero delusa che vorrebbe tanto essere lesbica ma non riesce a fare del tutto a meno degli uomini. Una schiava in cerca di padrone in un Paese dove fare il padrone non è politicamente corretto…
Problemi che si verificano quando il femminismo trionfa senza opposizioni.
D’altra parte, se lei è sempre stata innamorata di Alex, non trovo strano che non le riesca di trovare qualcuno che regga il confronto con lui.
Bene, visto che sedurre ragazzini non è il suo sport più frequente, la aiuto.
E’ bruna, snella e abbastanza alta, ma in Olanda sono tutte alte… OK: jeans e stivali anche lei, però i jenas sono Levi’s belli scoloriti ma senza sdruciture, quelle le lasciamo alle ragazzine; e per lei gli stivali vanno dentro per slanciare senza esagerare le gambe magre. Una bella camicetta colorata con un reggi consistente e un giacchino corto sbarazzino ma non troppo… Una bella sciarpa anche lei, visto che ne ha tante, e con un po’ di trucco ecco a voi una trentacinquenne disincantata e sicura di sé che ha deciso di divertirsi.
Lei storce il naso guardandosi allo specchio: - Sei sicura che questa sono io?
Io scrollo le spalle: - Il corpo è il tuo, e i vestiti escono dal tuo armadio… Vuoi rimorchiare o pensi di fare un servizio fotografico?
Lei mi guarda: - Voglio divertirmi con voi.
- Esatto. E siccome abbiamo deciso tutte e quattro di divertirci con dei maschietti, devi essere equipaggiata di conseguenza. Così, sei uno schianto.
- No. Tu sei uno schianto, e chiaramente a tuo agio… Si vede che sei abiutuata a giocare a questo gioco.
- Astrid: mi scocci ammetterlo visto che abbiamo la stessa età, ma tu sei molto più attraente di me – sospiro – Io devo per forza essere provocante se voglio rimorchiare ragazzini, mentre a te basta essere carina. E comunque guarda che di norma il mio target non sono i ragazzi più giovani: a me di solito piacciono gli uomini maturi.
- Davvero?
- Certo. Anche io mi sto adattando ai giochi di Eva, cosa credi?
Lei mi guarda, ancora un po’ incerta, e io la abbraccio, stampandole un bel bacio sulla bocca.
- Coraggio, andiamo a vedere come si sono conciate le ragazzine!
Eva e Giulia non hanno bisogno di troppi studi: sono splendide qualunque straccio si mettano addosso.
Mia figlia non si è portata molte cose con sé, e Eva non ha molto da prestarle, così la ragazzina bruna ha i jeans da viaggio, belli attillati e a vita bassa, una blusa arancione che esalta le sue giovani curve polpose e il suo bel giaccone scamosciato; è anche l’unica con i tacchi, grazie ai quali è alta quanto noi.
Eva si è messa una minigonna: non troppo corta, ma terribilmente sexy: color crema e con un grazioso spacco dietro… Ha delle calze di nylon piuttosto spesse ma comunque trasparenti, che esaltano le sue gambe da modella, e degli stivaletti bassi in tinta con la gonna e il giubbotto pesante che indossa: si è anche truccata in modo da sembrare un po’ più vecchia… Se Astrid ha perso almeno cinque anni grazie al suo look, Eva ne ha guadagnati almeno altrettanti.
Perfetto: così adesso siamo una scaletta omogenea dai venti ai quaranta, e come al solito la più vecchia sembro io (Astrid ha sei mesi più di me, ci tengo a precisarlo!).
Le ragazzine ci fanno i complimenti, dimostrando il giusto rispetto nei confronti della generazione precedente, e noi apprezziamo il bel gesto: loro due sono molto più belle di noi, e non ci sogneremmo mai di metterci in competizione.
Eva sorride raggiante e mi scocca un’occhiata di sfida, pronta a stare al mio gioco con questa sua nuova iniziativa.
- Allora, siamo tutte pronte? In caccia!
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