Affettività predatoria. Il Sig. M. Il ritorno

di
genere
dominazione

Termina qui il ciclo del Sig. M. (per il momento)

La lasciano sul pavimento come una cagna legata alla catena.
Passano delle ore, ha sentito partire diverse macchine.
Ha il terrore di essere stata abbandonata in questa casa maledetta.
Se è così chi mai la ritroverà?
Poi un periodo di tempo indefinito vive questi attimi come se osservasse da fuori se stessa, ha freddo, tanto freddo. Sa che ha sentito il bisogno impellente di orinare, ha percepito il liquido caldo scivolarle lungo le cosce.
Con sollievo sente qualcuno entrare nella stanza.
La consapevolezza di non essere stata abbandonata comunque la tranquillizza.
E’ M.
Si sente liberare, lui che la prende in braccio e la porta in un bagno caldo e la immerge in una vasca idromassaggio, la lava con cura, compresi i capelli che ha incrostati di sperma.
Ora la solleva nuovamente, la asciuga con un telo da bagno caldo e la porta su di un letto.
Lei chiede.
-Questa casa? Di chi è?-
-Mia...-
Lei capisce che è la casa che lui usa per queste cose, che non è la prima.
-Ti lascio la possibilità di fare una scelta, dottoressa, vuoi tornare alla vita di prima o vuoi continuare? Se scegli il ritorno alla noiosa vita che praticavi fino a poco fa non ti succederà nulla, se continuerai con me rischierai ancora, ma adesso sai come sei, sai le pulsioni ingestibili che comandano le nostre azioni, ora sei una privilegiata, ti conosci, conosci te stessa.-
-Quegli uomini chi erano?-
-Non è vero che sono stati in manicomio, ma che abbiano delle turbe pesanti... si, li uso spesso per queste cose. Ma sono in effetti uomini abbastanza rispettabili, diciamo... che giocano a fare i criminali.-
-Ho avuto paura... tanta, era come cadere in un profondo cunicolo dove profonde lame ti graffiavano la mente, ma godevo... un godimento mentale assurdo e lacerante, come spiegarlo? Doloroso e per questo ancora di più voluto...-
-Aspetta... guardiamo come sei conciata...-
Ora lui la scopre, lei è nuda e lui la esamina. Passa le dita sui segni che diventeranno lividi di lì a poco.
Esclama!
-Ti hanno quasi staccato un capezzolo a morsi quelle bestie! Ti ho dato quello che avevi bisogno, ho esaudito un tuo desiderio nascosto, mai manifestato. Volevano usarti ancora, sai? E poi ucciderti, seppellirti qui vicino, ma era solo un millantare, loro non sono in grado di fare cose simili. Ho comunque controllato che non eccedessero. Io, dottoressa ho fatto oggi da angelo custode, il tuo.
Continua, le apre le gambe ed esamina la vagina gonfia e arrossata, ci passa le dita, arriva al suo ano e lei non riesce a trattenere un gemito di dolore.
La sua bocca raggiunge il capezzolo ferito e lo bacia.
-Ora godo del tuo dolore. Lo sai? E tu godi che io ne goda, non è così?-
-Si...-
Mentre le sta mordendo il capezzolo e sente fitte di dolore arriva quel piacere alieno che le droga la mente.
Vuole che continui.
Lui le chiede...
-Hai deciso, dottoressa? Cosa vuoi fare, ora?-
-Con te. Voglio continuare con te.-
Lui mentre le accarezza le labbra con le dita.
-Non guardarmi così, dottoressa e non guardarmi mai negli occhi. Mai. Non voglio che tu veda cosa ho dentro.-
-Devo tornare a casa, mio marito...-
-Ho preso il tuo cellulare, gli ho mandato un messaggio che sei trattenuta fino a domani, toccherà a te trovare una scusa accettabile, che rapporto hai con la menzogna, dottoressa? Le sai dire le bugie? Se non le sai dire è ora di imparare, impara da me che sono un maestro dell’inganno...-
Lei non ama quest'uomo, è troppo diverso.
Ha poco di umano lui ma ne è enormemente attratta, lo subisce e anche ora con il corpo martoriato, dolorante, non riesce a staccare la mente da lui, da quello che lui desidera per lei e sa che ha ragione, nel suo subconscio voleva questo, voleva dolore e piacere, paura ed eccitazione, voleva molti uomini che la usassero in un gioco estremo, portato forse fino alla fine.
Dolore, piacere e il fascino oscuro della morte.
Lei si sente baciare e poi leccare, si sente aprire e bagnare con la saliva, con sorpresa si sente eccitata.
Fitte di dolore e eccitazione!
Lui le apre le gambe e al massimo e lei sente le fitte dolorose aggredirla.
Si inginocchia fra le gambe e le punta il cazzo.
-Ti farò male...
-Lo so...
-Godrò del tuo dolore...
-Lo so...
-Mi hai dato in mano la tua vita...
-Lo so...
-Sei mia e questo elimina ogni altra tua volontà...
-Lo so...
Inizia a penetrarla forte e ogni colpo è una stilettata di dolore. Dolore che si irradia rapidamente per tutto il corpo.
Ma gode del suo sacrificio.
Il piacere perverso della sua completa sottomissione.
La gira. Ora il suo interesse è per il suo culo. Le apre le natiche doloranti, segnate dalle frustate, tocca con le dita il suo ano gonfio.
Si sente alzare il bacino e lui che appoggia violento la punta del cazzo al suo buco devastato.
Le entra dentro.
La monta forte e rapido, lo leva e lo rimette con forza.
La monta a lungo, pesa su di lei mentre la possiede così. Il dolore è tanto, ma passa in secondo piano, esiste sotto traccia ma nasce in lei la voglia di sublimazione. Il godimento non è fisico, non è un orgasmo, ma le prende la mente ed è straziante! La segna, la marchia!
Sente, nell'incoscienza del momento che lui gode e viene dentro di lei. Che si stacca, che si alza. Sente che si allontana dalla stanza e sente il rumore di acqua che scorre nel bagno.
Torna con in mano una salvietta bagnata con la quale la deterge dello sperma che esce dal suo ano. La gira nuovamente.
Lo guarda mentre spalma sui suoi lividi una pomata analgesica.
Ora è nuovamente cambiato.
E' attento, addirittura tenero, delicato.
Ma chi è quest'uomo? Da quale pianeta è precipitato sulla terra?
-Hai fame, dottoressa...?-
-No. Vorrei dormire, ma tu non lasciarmi da sola, ho paura.-
-Resterò con te, ora ti porto qualcosa che ti aiuterà a sopportare il dolore.-
-Perché? Perché tutto questo?-
-Perché sei mia. Ci tengo alle cose che mi appartengono. Ti userò ancora. Questo lo sai, vero? Non ti ho promesso di farti scendere all’inferno?-
Lei sente la sua presenza mentre dorme.
Il pensiero di averlo accanto la conforta, inaspettatamente le da sicurezza.
La mattina al risveglio, tornano assieme alla normalità.
Ripartono ognuno con la propria vettura.
E’ una magnifica giornata di sole.
Lei è contenta di essere viva. Si guarda allo specchietto dell'auto, apparentemente nulla che non si possa sistemare subito da una parrucchiera e visagista, per i lividi, vagina e ano serve solo del tempo.
Invece il marchio che ha nella mente, quella “M” maiuscola che brucia è permanente.

Aspetta con paura, ansia, la prossima mossa del Sig. M.
di
scritto il
2018-02-04
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