Vento Piacentino
di
scopertaeros69
genere
dominazione
Dell'atmosfera piacentina fino ad ora goduto davvero molto poco, a parte qualche passeggiata sull'argine al pomeriggio, e aver fatto su e gìù tra la mia sede di lavoro abituale e quella di trasferta.
La cucina non sono ancora riuscito ad apprezzarla, quella della mensa non conta, e i miei piani di permanenza stravolti ancora ed ancora. Insomma un pacco postale.
I "neo colleghi" che ti guardano con un misto tra la diffidenza e la curiosità che si riserva a certi animali esotici, insomma tutto nella norma sino a ieri mattina.
Alle 11 dopo essere stato di corsa sin dal primo minuto in azienda è finalmente giunta l'ora del caffè, schifoso, della macchinetta, acqua sporca, ma sempre caffeina...e cavolo quanto ne avevo bisogno!
Un gruppo di donne che avevo visto di sfuggita si avvicina, anche loro per pausa caffè, mentre io e un addetto alla produzione stiamo parlando del più e del meno.
Le donne ridacchiano tra loro maliziose, mentre una con un marcatissimo accento emiliano, pare fintamente indignarsi per le frecciatine delle colleghe.
Il tono di voce è tale che ascoltare è inevitabile :
donna1 - mmbhè cosa dovevo fare soccia! sono andato a vederlo alla fine, mo sta a vedere che devo chiedere il permesso a voi! -
donna 2 - ah beh mia figlia la grande ci è andata con il moroso, non hanno fatto commenti si guardavano e ridevano.
donna 3 - e allora! che sarà mai! magari una prende idee per ravvivare il raporto! (si con una “p” sola)
donna 1- (ancheggiando vistosamente ) mo si, bisogna mettere in campo tutte le armi che si hanno alla nostra non più verde età .-
a questo punto io e il neocollega smettiamo di essere invisibili e rientriamo di colpo nel novero dei presenti, dei maschi e parimenti usciamo da quello della tappezzeria o arredamento punto ristoro.
donna 2: e voi ragazzi che cosa ne dite? tu poi che vieni da Bologna, li chissà che movimento!
io (scegliendo con noncuranza le parole) - scusate mi è sfuggito il soggetto a cosa alludete?
donna 3 - ieri la Giovanna è andata a vedere 50 sfumature di grigio, quel film porno ha presente?
io (faccia da culo) - no cos'è una commedia sugli imbianchini?
donna 1 - va là che ci prende in giro è un film sul sadomaso quelle cose là
Mio collega - se se figuriamoci noi conosciamo solo donne che se accarezzi un po' più forte una chiappa si lamentano che lasci il livido il segno!!!
donna 1 - si però nel film sembrava una cosa eccitante lei poi si scioglieva come un ghiacciolo a ferragosto -
donna 2 - bisognerebbe trovare un maschietto a cui piaccia e poi provare -
io (imperturbabile) - il guaio non è trovarlo ma se poi vi piace e vi deve corcare di mazzate tutti i giorni? ma le trombate normali quelle sono andate fuori moda? ma ci pensate ai calli sulle mani di quel povero Cristo -
donna 3 - Gianna! mo il bolognese ci prende in giro! crede che noi donne di provincia siamo tutte inibite? Tzè ! -
donna 1 - credevo che voi di città foste più avanti, davvero non ne sai nulla?
io (che mi sto pisciando dalle risate dietro la mia faccia impassibile) - ma si avrò sentito qualcosa, ma sono mica normali quelle cose là e poi alla conta dei fatti...siete tutte eccitate all'idea ma poi...scappa scappa -
donna 3 - secondo me sei tu che manchi di fantasia, allora adesso che dici? -
io - che sarebbe ora di mettersi al lavoro ...-
butto via il bicchiere di plastica saluto ed insieme al collega torniamo ai nostri affari
una voce femminile ad un altra appena distinguibile tra il rumore delle macchine in movimento : "secondo me ci stava prendendo in giro il bolognese ..."
E’ passata una settimana da quella discussione/disquisizione alla macchinetta del caffè, lavoro parecchio e non ho molto tempo.
Giornata con un filo di brezza da queste parti ieri, nubi che si rincorrono; a mattinata scorre veloce in mezzo ad un monte di casini, alla fine riesco a risolverne un paio e finalmente mi stacco per mangiare un pacchetto di crackers e bere un po' d'acqua, sono lì in piedi, appoggiato al muro di schiena, facendomi i fatti miei, lo sguardo verso l'alto dove una trave si pianta nel muro portante del capannone. - Ciao Bologna! - mi giro a guardare, è una delle tre dell'altro giorno, non la protagonista, quella che era andata a vedere l'ignobile pellicola, con la sua amica che commentava quasi tutto quello che diceva. - Buongiorno – rispondo con un mezzo sorriso di circostanza “ok lo so per voi qui sono poco meno che un soprammobile e forse la fatica di imparare il mio nome di battesimo è troppa roba per voi” .
Da buon gentleman pianto la chiavetta nella macchinetta del caffè – Prego - lei sorride e ringrazia, la osservo mentre seleziona la scelta, un Te al Ginseng, 40-45 anni, capelli biondi naturali, labbra carnose, occhi verdi-nocciola, non si capisce bene, carina ma qualcuno direbbe “portuale”. - Allora quasi finita la settimana?, torni a Bologna o vai su dai tuoi? - “accidenti il mio nome non te lo ricordi ma i cazzi miei li conosci di sicuro” - no torno a Bologna, a casa. -
-Ti invidio sai, voglio dire Bologna è una città c'è vita , Piacenza è un paesone -
- a me sinceramente come posto non dispiace, la trovo umida però, un po' come Ferrara, sarà per il fiume – “no, in realtà non credo ci vivrei mai, qui d’estate devono avere delle zanzare grandi come elicotteri d’assalto e molto meno pacifiche ...la mia mente è decisamente altrove in altri posti e non sicuramente neppure in provincia di Bologna “. Lei prosegue, il suo discorso sembra una poiana che vola in tondo, io dentro di me sto ridendo e voglio vedere dove arriva, la mia faccia è una maschera di cortesia irreprensibile.
- Te che sei di Bologna …. - “ provincia, io abito in provincia, la provincia è grandicella, vabbè che cazzo te lo ricordo a fare?” - immagino che ci siano dei bei locali dalle tue parti - “eccola ci siamo ...”
- non saprei sicuramente sì, ma io sono una noia d'uomo e sono molto poco mondano, Bologna è una bella città sicuramente ha dei bei locali -
La sto mettendo in difficoltà, sicuramente si era preparata un percorso per arrivare ad una domanda precisa, ed io mi sto divertendo a mettergli ostacoli dinanzi un po' come i bambini mettono dei rametti sul percorso delle formiche per vedere come li superano.
Ogni tanto vedo che mi guarda ma non proprio negli occhi, direi a occhio e croce poco al di sotto sulla bocca.
- si si ...certo, no dicevo beh non starai sempre in casa uscirai tu pure ogni tanto - Sorrido stavolta realmente
– in realtà la mia vita è piuttosto monotona si mi capita di uscire la sera per qualche vespro o rosario dipende - “ora voglio vedere la tua faccia”.
Lei non sa bene come rispondere, ma ora ha capito che la sto prendendo in giro – Va là Bologna che che mi stai prendendo in giro, vè guarda che non sono mica nata ieri eh! “che hai in mente?” . Volevi qualche informazione su qualche locale in particolare? “rompiamo gli induci e capiamo che hai in testa”.
Lei ora è un po' imbarazzata, le guance si coloriscono impercettibilmente, - beh hai sentito i nostri discorsi l'altro ieri no? Insomma io sono una curiosa... - “ A ecco ci siamo!”
- volevo sapere se conoscevi un locale di Bologna mi hanno detto che è in zona universitaria - “hai capito la piacentina?” ma oggi non faccio sconti .
- il nome del locale lo ricordi? - ancora una volta non mi guarda negli occhi ma poco sotto - Credo si chiami Decadence - “hahahaaha a ecco !!!” ripenso ai racconti di un amica su quel locale.
La osservo meglio, ha un bel viso, un pessimo taglio di capelli, troppo trucco, un po' cicciottina, cosa che non guasta, seno importante, la voce beh quella è un po' squillante quasi infantile quando la alza troppo, un po' irritante a dire il vero.
- sentito parlare è in una traversa di Via Santo Stefano, però ...gusti curiosi i tuoi! - non posso fare a meno di cercare di immaginarla in qualche mise un po' più trasgressiva, e mi chiedo quale sarebbe la sua indole, gli metto il carico da 11 e la provoco.
- si ne ho sentito parlare …. richiedono pare un abbigliamento ...particolare - “vediamo la tua reazione”, la guardo come se cercassi di immaginarle addosso chissà che cosa.
Le mi guarda negli occhi stavolta tipo “ma lo stai facendo sul serio?”, io però sono con la mia migliore faccia di bronzo, barba di una settimana e stanco di una mattinata infernale.
Vorrebbe dire qualcosa ma non sa cosa, io guardo l'orologio, - Cazzo torniamo a fare qualcosa la mattinata non è ancora finita, ciao Piacenza! - .
Ancora una volta mi guarda in faccia e un po' più in basso. - Ciao Bologna e grazie per il caffè - Sorrido tra me e me, ma la mente ritorna dopo un microsecondo a le cose che mi sono rimaste da fare nelle due ore che devono passare per la fine del turno.
In qualche modo arrivo alla fine del turno, arranco fino alla macchina nel parcheggio, su parabrezza c’è un biglietto è di Rosa, si chiama così e lo scopro solo ora, c’è il suo numero di cellulare.
Posso capire perché ha optato per un biglietto su parabrezza, Piacenza in fondo è un “paesone” e non vuole che i colleghi sappiano i fatti suoi.
Prendo il telefonino e formo il numero, due squilli – Ciao Bologna! -
- come facevi a sapere che ero io ? -
- ci sono io pure nel parcheggio e ti sto tenendo d’occhio! Tu non ce la conti giusta - “Hai capito la piacentina!”
- Bene confesso di essere colpito da tanta intraprendenza, che posso fare per te? -
Rosa va dritta al punto, si sta proponendo per questa sera, uscire insieme a cena e per il dopocena,
deve aver intuito qualcosa e deve avermi capito più di quel che credevo, accetto e ci diamo appuntamento per le nove in una pizzeria in centro.
Arrivo in leggero anticipo, giusto per scoprire che non sono il solo ad averlo fatto, a dire il vero faccio fatica a riconoscerla senza i suoi abiti da lavoro e l’aria da maschiaccio, decisamente si è messa in tiro e messo in campo “l’artiglieria pesante”.
Senza divenire volgare ha messo in mostra il suo seno in modo che mi fosse impossibile ignorarlo dentro quella camicetta bianca semiaperta e la scelta dei pantaloni in questo caso mi fa solo desiderare di toglierglieli.
La cena scorre tranquilla tra battute e qualche piccola storia di noi, in realtà ci stiamo studiando l’un l’altra, e nel corso della stessa mi ha già ripetuto “£casualmente” che il dopocena è da lei, ; il mio pensiero va allo zainetto in auto nel portabagagli, con le corde, le candele ed i giochi.
Per andare a casa sua prendiamo entrambe le auto, prima l’accompagno alla sua a piedi e poi le mi accompagnerà alla mia dicendomi di seguirla.
Salito sulla sua auto mi guarda, conosco quello sguardo carico di aspettative, non ho ancora fatto la mia mossa, e probabilmente si sta chiedendo “che altro debba fare una brava e disponibile ragazza piacentina” per far capire che ha voglia.
Rompo gli indugi semplicemente baciandola, un bacio vero, sicuro con la sua testa tra le mie mani,; quando ci distacchiamo a lei parte un riso nervoso – Oh Bologna finalmente! -
Partiamo, un minuto per arrivare alla mia auto, un altra decina dietro di lei e la sua utilitaria per giungere sotto casa sua in un quartiere vicino al fiume, poi un altra decina per trovare parcheggio, lei mi aspetta sotto il portone.
Ha quello sguardo visibilmente eccitato che hanno i bambini quando sanno che la mattina dopo dovranno scartare un regalo, quella luce negli occhi che rende una donna più bella perché nuda, spogliata e vittima del suo desiderio; guarda con curiosità lo zainetto che ho in spalla, vorrebbe chiedere, ma ha paura di rovinarsi la sorpresa forse.
Casa sua è un piccolo appartamento, al termine di due rampe di scale, arredato con sobrietà e un certo gusto minimalista, entriamo e subito mi indica il bagno – se dovessi averne bisogno - , mi indica l’angolo della sala con il Bar mentre lei va a “mettersi comoda in ciabatte”.
Appoggio la giacca sulla poltrona insieme allo zainetto, poi le chiedo cosa vuole bere, opta per un paio di dita di Rum añejo, faccio lo stesso per me.
Passi alle mie spalle, mi giro ed eccola di nuoco lì questa volta in una sorta di chimono di seta cinese credo, le cade addosso in modo da disegnare i contorni del suo corpo ponendo se possibile ancora più in risalto il seno, da come questo è più basso posso intuire che si è liberata del reggipetto.
Ho entrambi i bicchieri in mano, poi cambio idea verso il contenuto di uno nell’altro, e lei mi guarda interrogativamente divertita.
Ne bevo un sorso poi attiro lei a me abbracciando con la mano la sua nuca, ne incollo le sue labbra alle mie che dischiudo a forza con la lingua lasciando che il liquido bruciante ne scorra in bocca.
Si stacca tossicchiando e ridendo mentre il Rum cola dalla bocca.
- Sei tutto matto! - dice mentre indietreggia, pulendosi con il dorso della mano, poi si avvicina mi prende di mano il bicchiere – Ora tocca a me – e me ingolla una buona sorsata.
Questa volta è lei a prendere l’iniziativa, il bacio è lungo, umido e bruciante del liquore che sta spartendo con me, qualche goccia le cola sul mento cadendo dentro la scollatura aperta.
La mia mano sinistra cerca le pieghe della stoffa per insinuarsi ed aprire il kimono e vi riesco piuttosto facilmente, rapida la palma si riempie ed impadronisce della carne ancora soda dei suoi seni, godendo del contatto contro il capezzoli turgidi.
Lei cerca a tentoni il tavolino o un ripiano qualsiasi per appoggiare il bicchiere quasi vuoto, mentre io le apro del tutto il vestito per rivelare la sua nudità, pochi secondi e la seta si affloscia con un fruscio a terra, lasciandola solo con una minuscola brasiliana addosso.
Ora la posso guardare completamente nuda, nelle sue forme generose e i suoi fianchi abbondanti, è uno spettacolo di opulenza sessuale, sottometterla sarà un doppio piacere.
L’afferro per i capelli per baciarla nuovamente ritraendomi spesso da lei per guardarla boccheggiare come un pesce alla ricerca dell’acqua al quale è stato strappato – allora cominciamo? - le chiedo calmo.
Lei annuisce sostenendo il mio sguardo – Poche semplici regole, anzi una sola, non parlerai se non interpellata e se vorrai terminare dirai “Basta” ...però potrei rimanerne assai deluso, è la tua prima volta e quindi faremo solo una cosa molto semplice - .
Il suo è un sorriso di sfida, si mi piace come mi sta sfidando.
Con un colpo netto le strappo di dosso la brasiliana, lei urla ma non protesta….gliele ricomprerò.
Prendo dalla poltrona lo zainetto dei giochi e la porto in camera da letto, la faccio adagiare a pancia sotto sul materasso, mi servono alcuni istanti per farle indossare polsiere e cavigliere e poi legarle i polsi per gli anelli, facendole tenere le gambe ben aperte al contempo, sento il suo respiro aumentare di frequenza e posso quasi sentire il suo cuore martellarle nel petto, posso solo immaginare come si sente ora e quasi la invidio.
Frugo ancora nello zainetto e la medusa di pelle fresca del flogger le accarezza le scapole, seguendo il cammino che porta più in basso, dove verrà violata e presa, glielo dico. La faccio alzare dal letto e la porto verso la porta della camera, improvviso, facendone passare un capo al di sopra, tiro di là e ne lego un capo alla maniglia al lato opposto. I polsi circondati saldamente nel cuoio sospesi sopra il suo capo, i capezzoli schiacciati contro la superficie della porta. La fronte scostata, la testa tenuta indietro dai capelli stretti nel mio pugno, mentre studio ogni reazione del suo viso, del suo corpo. Nessun preavviso e il flogger si abbatte sulla pelle rosea della mia compagna di giochi, ne seguono altri due, mentre trattiene in gola i suoi piccoli urli, poi interrompo ne accarezzo il solco del culo, le scapole il collo e poi ricomincio con i colpi, e nuovamente carezze, ed ancora colpi in un crescendo di frequenza e numero. Ogni tanto prova a chiudere le gambe, non vorrei immobilizzarle, ma vedo che si sforza di tenerle ben divaricate….brava. Passo le dita nel solco roseo della fica solo per vederle ritratte umide; le accosto alla sua bocca al suo naso voglio che senta l’odore della sua stessa eccitazione del suo essere eccitata, la voglio mia e senza controllo.
Mi chino a sentire da vicino il profumo della sua eccitazione, ma non resisto ad assaggiarla, è dolcemente acidula.
Come una fotografia in bianco e nero, dell'iconografia più classica, Rosa si offre, vorrei sapere quale tempesta le si agita tra le tempie, dopo ogni colpo mi guarda in una specie di domanda, come a supplicarmi di chiederle di più, si decisamente è molto portata…
Le mani la verificano centimetro per centimetro, la pelle d’oca sui suoi seni ed i capezzoli turgidi schiacciati contro il fresco legno della porta sono da soli uno spettacolo stupendo.
MI metto davanti a lei che possa vedermi mentre mi sfilo la cinghia dai pantaloni, vedo le sue pupille dilatarsi, un conto è immaginare, un conto è viverle certe fantasie...
La lingua bruciante e fulminea di cuoio la segna increspandone la pelle, per lambirla ancora ed ancora, mentre il sedere s’imporpora.
Di quando in quando, anche questa volta m0’interrompo per accarezzarle la parte colpita e il sesso, fradicio; si sta comportando bene, devo premiarla: prendo dallo zainetto un vibratore di normali dimensioni, lo accendo – Ora ti inserirò un vibratore nella fica, trattienilo lì, se lo lasci cadere ti punirò -.
Io suo è uno sguardo di timore, sa che potrebbe divenire assai impegnativo soddisfarmi, teme di non farcela forse, ma fa parte del gioco.
La riempio le sfugge un sospiro rumoroso e la respirazione accelera, ricomincio a colpirla con la cinghia con un esasperante lentezza tra un colpo ed un altro, cola lungo le cosce...meravigliosa, ma non molla.
Decido allora di alzare la posta: prendo un paio di mollette da bucato dal mio zainetto e gliele metto sui capezzoli, i suoi occhi lampeggiano, poi mi inchino all’altezza del suo culo e ne mordo lentamente ma decisamente, una natica.
Deve essere pungente quella corona di denti sul culo, vorrei fosse già estate per vedere cosa t’inventi per nasconderla sotto il costume da bagno, un ricordo di quella stessa bocca che è affondata dentro di lei profondamente prima di salire a baciarla pregna del suo sapore.
MI rialzo ancora per guardarla negli occhi, se non fosse per i suoi occhi, per il modo che ha di guardarmi, quell'incontro di sguardi è parte del suo premio.
Il ronzio del vibratore fa da sottofondo, e mi ricorda dove si trova, ne afferro il capo che spunta tra le grandi labbra ed inizio a muoverlo rapido; sono spietato, la scopo con crudele studio, la guardo spostare il suo peso dai polsi alle caviglie agitandosi, godendo e soffrendo, mentre convulsamente schiaccia i seni martirizzati dalle mollette contro la porta.
Sta provando emozioni che molte donne hanno solo il coraggio di sognare, figuriamoci provare, alla fine viene, ed io continuo a muovere quell’infernale simulacro di un cazzo dentro di lei.
Si dimena, si agita, supplica … ma io continuo, in fondo è il suo premio, deve goderselo appieno, se l’è guadagnato.
Quasi piange e singhiozza mentre viene per la terza volta, solo allora decido di slegare la fune sul lato opposto della porta e le permetto di mettersi in ginocchio sul pavimento, chiudo la porta e faccio in modo che le stia alle spalle con i talloni che ne toccano la superficie.
Mi sbottono i pantaloni, e mi pongo dinanzi a lei mentre mi tiro fuori il cazzo davanti al suo viso, mi guarda dal basso, non dice nulla, semplicemente apre la bocca, sorrido, glielo faccio danzare un po’ davanti alle labbra, poi la infilo.
Qualche affondo lento per lubrificarmi con la sua saliva, poi una mano fra i capelli per spingerle la testa contro la porta, ed inizio a spingerlo giù sino a che non sento il suo naso contro di me.
La scopo in bocca profondamente, quasi la faccio soffocare a volte, ma non si sottrae e riapre la bocca per averne ancora; quando finalmente vengo mi assicuro che la riceva tutta in bocca, gliela tengo chiusa con una mano e poi le tappo il naso con l’altra.
Forse non avrebbe fatto resistenza, forse avrebbe mandato giù senza sollecitazioni, ma mi è sembrato giusto darle anche questo.
Mi spoglio del tutto e poi la faccio rialzare, ne slego i polsi, ha lo sguardo basso ora, ne sollevo la testa prendendole delicatamente il mento tra le dita, mi guarda con gli occhi lucidi, forse meno spavalda, la bacio di nuovo, questa volta senza alcuna forma di costrizione.
Risponde al bacio con passione, la prendo per mano e la porto sotto la doccia con me…
La cucina non sono ancora riuscito ad apprezzarla, quella della mensa non conta, e i miei piani di permanenza stravolti ancora ed ancora. Insomma un pacco postale.
I "neo colleghi" che ti guardano con un misto tra la diffidenza e la curiosità che si riserva a certi animali esotici, insomma tutto nella norma sino a ieri mattina.
Alle 11 dopo essere stato di corsa sin dal primo minuto in azienda è finalmente giunta l'ora del caffè, schifoso, della macchinetta, acqua sporca, ma sempre caffeina...e cavolo quanto ne avevo bisogno!
Un gruppo di donne che avevo visto di sfuggita si avvicina, anche loro per pausa caffè, mentre io e un addetto alla produzione stiamo parlando del più e del meno.
Le donne ridacchiano tra loro maliziose, mentre una con un marcatissimo accento emiliano, pare fintamente indignarsi per le frecciatine delle colleghe.
Il tono di voce è tale che ascoltare è inevitabile :
donna1 - mmbhè cosa dovevo fare soccia! sono andato a vederlo alla fine, mo sta a vedere che devo chiedere il permesso a voi! -
donna 2 - ah beh mia figlia la grande ci è andata con il moroso, non hanno fatto commenti si guardavano e ridevano.
donna 3 - e allora! che sarà mai! magari una prende idee per ravvivare il raporto! (si con una “p” sola)
donna 1- (ancheggiando vistosamente ) mo si, bisogna mettere in campo tutte le armi che si hanno alla nostra non più verde età .-
a questo punto io e il neocollega smettiamo di essere invisibili e rientriamo di colpo nel novero dei presenti, dei maschi e parimenti usciamo da quello della tappezzeria o arredamento punto ristoro.
donna 2: e voi ragazzi che cosa ne dite? tu poi che vieni da Bologna, li chissà che movimento!
io (scegliendo con noncuranza le parole) - scusate mi è sfuggito il soggetto a cosa alludete?
donna 3 - ieri la Giovanna è andata a vedere 50 sfumature di grigio, quel film porno ha presente?
io (faccia da culo) - no cos'è una commedia sugli imbianchini?
donna 1 - va là che ci prende in giro è un film sul sadomaso quelle cose là
Mio collega - se se figuriamoci noi conosciamo solo donne che se accarezzi un po' più forte una chiappa si lamentano che lasci il livido il segno!!!
donna 1 - si però nel film sembrava una cosa eccitante lei poi si scioglieva come un ghiacciolo a ferragosto -
donna 2 - bisognerebbe trovare un maschietto a cui piaccia e poi provare -
io (imperturbabile) - il guaio non è trovarlo ma se poi vi piace e vi deve corcare di mazzate tutti i giorni? ma le trombate normali quelle sono andate fuori moda? ma ci pensate ai calli sulle mani di quel povero Cristo -
donna 3 - Gianna! mo il bolognese ci prende in giro! crede che noi donne di provincia siamo tutte inibite? Tzè ! -
donna 1 - credevo che voi di città foste più avanti, davvero non ne sai nulla?
io (che mi sto pisciando dalle risate dietro la mia faccia impassibile) - ma si avrò sentito qualcosa, ma sono mica normali quelle cose là e poi alla conta dei fatti...siete tutte eccitate all'idea ma poi...scappa scappa -
donna 3 - secondo me sei tu che manchi di fantasia, allora adesso che dici? -
io - che sarebbe ora di mettersi al lavoro ...-
butto via il bicchiere di plastica saluto ed insieme al collega torniamo ai nostri affari
una voce femminile ad un altra appena distinguibile tra il rumore delle macchine in movimento : "secondo me ci stava prendendo in giro il bolognese ..."
E’ passata una settimana da quella discussione/disquisizione alla macchinetta del caffè, lavoro parecchio e non ho molto tempo.
Giornata con un filo di brezza da queste parti ieri, nubi che si rincorrono; a mattinata scorre veloce in mezzo ad un monte di casini, alla fine riesco a risolverne un paio e finalmente mi stacco per mangiare un pacchetto di crackers e bere un po' d'acqua, sono lì in piedi, appoggiato al muro di schiena, facendomi i fatti miei, lo sguardo verso l'alto dove una trave si pianta nel muro portante del capannone. - Ciao Bologna! - mi giro a guardare, è una delle tre dell'altro giorno, non la protagonista, quella che era andata a vedere l'ignobile pellicola, con la sua amica che commentava quasi tutto quello che diceva. - Buongiorno – rispondo con un mezzo sorriso di circostanza “ok lo so per voi qui sono poco meno che un soprammobile e forse la fatica di imparare il mio nome di battesimo è troppa roba per voi” .
Da buon gentleman pianto la chiavetta nella macchinetta del caffè – Prego - lei sorride e ringrazia, la osservo mentre seleziona la scelta, un Te al Ginseng, 40-45 anni, capelli biondi naturali, labbra carnose, occhi verdi-nocciola, non si capisce bene, carina ma qualcuno direbbe “portuale”. - Allora quasi finita la settimana?, torni a Bologna o vai su dai tuoi? - “accidenti il mio nome non te lo ricordi ma i cazzi miei li conosci di sicuro” - no torno a Bologna, a casa. -
-Ti invidio sai, voglio dire Bologna è una città c'è vita , Piacenza è un paesone -
- a me sinceramente come posto non dispiace, la trovo umida però, un po' come Ferrara, sarà per il fiume – “no, in realtà non credo ci vivrei mai, qui d’estate devono avere delle zanzare grandi come elicotteri d’assalto e molto meno pacifiche ...la mia mente è decisamente altrove in altri posti e non sicuramente neppure in provincia di Bologna “. Lei prosegue, il suo discorso sembra una poiana che vola in tondo, io dentro di me sto ridendo e voglio vedere dove arriva, la mia faccia è una maschera di cortesia irreprensibile.
- Te che sei di Bologna …. - “ provincia, io abito in provincia, la provincia è grandicella, vabbè che cazzo te lo ricordo a fare?” - immagino che ci siano dei bei locali dalle tue parti - “eccola ci siamo ...”
- non saprei sicuramente sì, ma io sono una noia d'uomo e sono molto poco mondano, Bologna è una bella città sicuramente ha dei bei locali -
La sto mettendo in difficoltà, sicuramente si era preparata un percorso per arrivare ad una domanda precisa, ed io mi sto divertendo a mettergli ostacoli dinanzi un po' come i bambini mettono dei rametti sul percorso delle formiche per vedere come li superano.
Ogni tanto vedo che mi guarda ma non proprio negli occhi, direi a occhio e croce poco al di sotto sulla bocca.
- si si ...certo, no dicevo beh non starai sempre in casa uscirai tu pure ogni tanto - Sorrido stavolta realmente
– in realtà la mia vita è piuttosto monotona si mi capita di uscire la sera per qualche vespro o rosario dipende - “ora voglio vedere la tua faccia”.
Lei non sa bene come rispondere, ma ora ha capito che la sto prendendo in giro – Va là Bologna che che mi stai prendendo in giro, vè guarda che non sono mica nata ieri eh! “che hai in mente?” . Volevi qualche informazione su qualche locale in particolare? “rompiamo gli induci e capiamo che hai in testa”.
Lei ora è un po' imbarazzata, le guance si coloriscono impercettibilmente, - beh hai sentito i nostri discorsi l'altro ieri no? Insomma io sono una curiosa... - “ A ecco ci siamo!”
- volevo sapere se conoscevi un locale di Bologna mi hanno detto che è in zona universitaria - “hai capito la piacentina?” ma oggi non faccio sconti .
- il nome del locale lo ricordi? - ancora una volta non mi guarda negli occhi ma poco sotto - Credo si chiami Decadence - “hahahaaha a ecco !!!” ripenso ai racconti di un amica su quel locale.
La osservo meglio, ha un bel viso, un pessimo taglio di capelli, troppo trucco, un po' cicciottina, cosa che non guasta, seno importante, la voce beh quella è un po' squillante quasi infantile quando la alza troppo, un po' irritante a dire il vero.
- sentito parlare è in una traversa di Via Santo Stefano, però ...gusti curiosi i tuoi! - non posso fare a meno di cercare di immaginarla in qualche mise un po' più trasgressiva, e mi chiedo quale sarebbe la sua indole, gli metto il carico da 11 e la provoco.
- si ne ho sentito parlare …. richiedono pare un abbigliamento ...particolare - “vediamo la tua reazione”, la guardo come se cercassi di immaginarle addosso chissà che cosa.
Le mi guarda negli occhi stavolta tipo “ma lo stai facendo sul serio?”, io però sono con la mia migliore faccia di bronzo, barba di una settimana e stanco di una mattinata infernale.
Vorrebbe dire qualcosa ma non sa cosa, io guardo l'orologio, - Cazzo torniamo a fare qualcosa la mattinata non è ancora finita, ciao Piacenza! - .
Ancora una volta mi guarda in faccia e un po' più in basso. - Ciao Bologna e grazie per il caffè - Sorrido tra me e me, ma la mente ritorna dopo un microsecondo a le cose che mi sono rimaste da fare nelle due ore che devono passare per la fine del turno.
In qualche modo arrivo alla fine del turno, arranco fino alla macchina nel parcheggio, su parabrezza c’è un biglietto è di Rosa, si chiama così e lo scopro solo ora, c’è il suo numero di cellulare.
Posso capire perché ha optato per un biglietto su parabrezza, Piacenza in fondo è un “paesone” e non vuole che i colleghi sappiano i fatti suoi.
Prendo il telefonino e formo il numero, due squilli – Ciao Bologna! -
- come facevi a sapere che ero io ? -
- ci sono io pure nel parcheggio e ti sto tenendo d’occhio! Tu non ce la conti giusta - “Hai capito la piacentina!”
- Bene confesso di essere colpito da tanta intraprendenza, che posso fare per te? -
Rosa va dritta al punto, si sta proponendo per questa sera, uscire insieme a cena e per il dopocena,
deve aver intuito qualcosa e deve avermi capito più di quel che credevo, accetto e ci diamo appuntamento per le nove in una pizzeria in centro.
Arrivo in leggero anticipo, giusto per scoprire che non sono il solo ad averlo fatto, a dire il vero faccio fatica a riconoscerla senza i suoi abiti da lavoro e l’aria da maschiaccio, decisamente si è messa in tiro e messo in campo “l’artiglieria pesante”.
Senza divenire volgare ha messo in mostra il suo seno in modo che mi fosse impossibile ignorarlo dentro quella camicetta bianca semiaperta e la scelta dei pantaloni in questo caso mi fa solo desiderare di toglierglieli.
La cena scorre tranquilla tra battute e qualche piccola storia di noi, in realtà ci stiamo studiando l’un l’altra, e nel corso della stessa mi ha già ripetuto “£casualmente” che il dopocena è da lei, ; il mio pensiero va allo zainetto in auto nel portabagagli, con le corde, le candele ed i giochi.
Per andare a casa sua prendiamo entrambe le auto, prima l’accompagno alla sua a piedi e poi le mi accompagnerà alla mia dicendomi di seguirla.
Salito sulla sua auto mi guarda, conosco quello sguardo carico di aspettative, non ho ancora fatto la mia mossa, e probabilmente si sta chiedendo “che altro debba fare una brava e disponibile ragazza piacentina” per far capire che ha voglia.
Rompo gli indugi semplicemente baciandola, un bacio vero, sicuro con la sua testa tra le mie mani,; quando ci distacchiamo a lei parte un riso nervoso – Oh Bologna finalmente! -
Partiamo, un minuto per arrivare alla mia auto, un altra decina dietro di lei e la sua utilitaria per giungere sotto casa sua in un quartiere vicino al fiume, poi un altra decina per trovare parcheggio, lei mi aspetta sotto il portone.
Ha quello sguardo visibilmente eccitato che hanno i bambini quando sanno che la mattina dopo dovranno scartare un regalo, quella luce negli occhi che rende una donna più bella perché nuda, spogliata e vittima del suo desiderio; guarda con curiosità lo zainetto che ho in spalla, vorrebbe chiedere, ma ha paura di rovinarsi la sorpresa forse.
Casa sua è un piccolo appartamento, al termine di due rampe di scale, arredato con sobrietà e un certo gusto minimalista, entriamo e subito mi indica il bagno – se dovessi averne bisogno - , mi indica l’angolo della sala con il Bar mentre lei va a “mettersi comoda in ciabatte”.
Appoggio la giacca sulla poltrona insieme allo zainetto, poi le chiedo cosa vuole bere, opta per un paio di dita di Rum añejo, faccio lo stesso per me.
Passi alle mie spalle, mi giro ed eccola di nuoco lì questa volta in una sorta di chimono di seta cinese credo, le cade addosso in modo da disegnare i contorni del suo corpo ponendo se possibile ancora più in risalto il seno, da come questo è più basso posso intuire che si è liberata del reggipetto.
Ho entrambi i bicchieri in mano, poi cambio idea verso il contenuto di uno nell’altro, e lei mi guarda interrogativamente divertita.
Ne bevo un sorso poi attiro lei a me abbracciando con la mano la sua nuca, ne incollo le sue labbra alle mie che dischiudo a forza con la lingua lasciando che il liquido bruciante ne scorra in bocca.
Si stacca tossicchiando e ridendo mentre il Rum cola dalla bocca.
- Sei tutto matto! - dice mentre indietreggia, pulendosi con il dorso della mano, poi si avvicina mi prende di mano il bicchiere – Ora tocca a me – e me ingolla una buona sorsata.
Questa volta è lei a prendere l’iniziativa, il bacio è lungo, umido e bruciante del liquore che sta spartendo con me, qualche goccia le cola sul mento cadendo dentro la scollatura aperta.
La mia mano sinistra cerca le pieghe della stoffa per insinuarsi ed aprire il kimono e vi riesco piuttosto facilmente, rapida la palma si riempie ed impadronisce della carne ancora soda dei suoi seni, godendo del contatto contro il capezzoli turgidi.
Lei cerca a tentoni il tavolino o un ripiano qualsiasi per appoggiare il bicchiere quasi vuoto, mentre io le apro del tutto il vestito per rivelare la sua nudità, pochi secondi e la seta si affloscia con un fruscio a terra, lasciandola solo con una minuscola brasiliana addosso.
Ora la posso guardare completamente nuda, nelle sue forme generose e i suoi fianchi abbondanti, è uno spettacolo di opulenza sessuale, sottometterla sarà un doppio piacere.
L’afferro per i capelli per baciarla nuovamente ritraendomi spesso da lei per guardarla boccheggiare come un pesce alla ricerca dell’acqua al quale è stato strappato – allora cominciamo? - le chiedo calmo.
Lei annuisce sostenendo il mio sguardo – Poche semplici regole, anzi una sola, non parlerai se non interpellata e se vorrai terminare dirai “Basta” ...però potrei rimanerne assai deluso, è la tua prima volta e quindi faremo solo una cosa molto semplice - .
Il suo è un sorriso di sfida, si mi piace come mi sta sfidando.
Con un colpo netto le strappo di dosso la brasiliana, lei urla ma non protesta….gliele ricomprerò.
Prendo dalla poltrona lo zainetto dei giochi e la porto in camera da letto, la faccio adagiare a pancia sotto sul materasso, mi servono alcuni istanti per farle indossare polsiere e cavigliere e poi legarle i polsi per gli anelli, facendole tenere le gambe ben aperte al contempo, sento il suo respiro aumentare di frequenza e posso quasi sentire il suo cuore martellarle nel petto, posso solo immaginare come si sente ora e quasi la invidio.
Frugo ancora nello zainetto e la medusa di pelle fresca del flogger le accarezza le scapole, seguendo il cammino che porta più in basso, dove verrà violata e presa, glielo dico. La faccio alzare dal letto e la porto verso la porta della camera, improvviso, facendone passare un capo al di sopra, tiro di là e ne lego un capo alla maniglia al lato opposto. I polsi circondati saldamente nel cuoio sospesi sopra il suo capo, i capezzoli schiacciati contro la superficie della porta. La fronte scostata, la testa tenuta indietro dai capelli stretti nel mio pugno, mentre studio ogni reazione del suo viso, del suo corpo. Nessun preavviso e il flogger si abbatte sulla pelle rosea della mia compagna di giochi, ne seguono altri due, mentre trattiene in gola i suoi piccoli urli, poi interrompo ne accarezzo il solco del culo, le scapole il collo e poi ricomincio con i colpi, e nuovamente carezze, ed ancora colpi in un crescendo di frequenza e numero. Ogni tanto prova a chiudere le gambe, non vorrei immobilizzarle, ma vedo che si sforza di tenerle ben divaricate….brava. Passo le dita nel solco roseo della fica solo per vederle ritratte umide; le accosto alla sua bocca al suo naso voglio che senta l’odore della sua stessa eccitazione del suo essere eccitata, la voglio mia e senza controllo.
Mi chino a sentire da vicino il profumo della sua eccitazione, ma non resisto ad assaggiarla, è dolcemente acidula.
Come una fotografia in bianco e nero, dell'iconografia più classica, Rosa si offre, vorrei sapere quale tempesta le si agita tra le tempie, dopo ogni colpo mi guarda in una specie di domanda, come a supplicarmi di chiederle di più, si decisamente è molto portata…
Le mani la verificano centimetro per centimetro, la pelle d’oca sui suoi seni ed i capezzoli turgidi schiacciati contro il fresco legno della porta sono da soli uno spettacolo stupendo.
MI metto davanti a lei che possa vedermi mentre mi sfilo la cinghia dai pantaloni, vedo le sue pupille dilatarsi, un conto è immaginare, un conto è viverle certe fantasie...
La lingua bruciante e fulminea di cuoio la segna increspandone la pelle, per lambirla ancora ed ancora, mentre il sedere s’imporpora.
Di quando in quando, anche questa volta m0’interrompo per accarezzarle la parte colpita e il sesso, fradicio; si sta comportando bene, devo premiarla: prendo dallo zainetto un vibratore di normali dimensioni, lo accendo – Ora ti inserirò un vibratore nella fica, trattienilo lì, se lo lasci cadere ti punirò -.
Io suo è uno sguardo di timore, sa che potrebbe divenire assai impegnativo soddisfarmi, teme di non farcela forse, ma fa parte del gioco.
La riempio le sfugge un sospiro rumoroso e la respirazione accelera, ricomincio a colpirla con la cinghia con un esasperante lentezza tra un colpo ed un altro, cola lungo le cosce...meravigliosa, ma non molla.
Decido allora di alzare la posta: prendo un paio di mollette da bucato dal mio zainetto e gliele metto sui capezzoli, i suoi occhi lampeggiano, poi mi inchino all’altezza del suo culo e ne mordo lentamente ma decisamente, una natica.
Deve essere pungente quella corona di denti sul culo, vorrei fosse già estate per vedere cosa t’inventi per nasconderla sotto il costume da bagno, un ricordo di quella stessa bocca che è affondata dentro di lei profondamente prima di salire a baciarla pregna del suo sapore.
MI rialzo ancora per guardarla negli occhi, se non fosse per i suoi occhi, per il modo che ha di guardarmi, quell'incontro di sguardi è parte del suo premio.
Il ronzio del vibratore fa da sottofondo, e mi ricorda dove si trova, ne afferro il capo che spunta tra le grandi labbra ed inizio a muoverlo rapido; sono spietato, la scopo con crudele studio, la guardo spostare il suo peso dai polsi alle caviglie agitandosi, godendo e soffrendo, mentre convulsamente schiaccia i seni martirizzati dalle mollette contro la porta.
Sta provando emozioni che molte donne hanno solo il coraggio di sognare, figuriamoci provare, alla fine viene, ed io continuo a muovere quell’infernale simulacro di un cazzo dentro di lei.
Si dimena, si agita, supplica … ma io continuo, in fondo è il suo premio, deve goderselo appieno, se l’è guadagnato.
Quasi piange e singhiozza mentre viene per la terza volta, solo allora decido di slegare la fune sul lato opposto della porta e le permetto di mettersi in ginocchio sul pavimento, chiudo la porta e faccio in modo che le stia alle spalle con i talloni che ne toccano la superficie.
Mi sbottono i pantaloni, e mi pongo dinanzi a lei mentre mi tiro fuori il cazzo davanti al suo viso, mi guarda dal basso, non dice nulla, semplicemente apre la bocca, sorrido, glielo faccio danzare un po’ davanti alle labbra, poi la infilo.
Qualche affondo lento per lubrificarmi con la sua saliva, poi una mano fra i capelli per spingerle la testa contro la porta, ed inizio a spingerlo giù sino a che non sento il suo naso contro di me.
La scopo in bocca profondamente, quasi la faccio soffocare a volte, ma non si sottrae e riapre la bocca per averne ancora; quando finalmente vengo mi assicuro che la riceva tutta in bocca, gliela tengo chiusa con una mano e poi le tappo il naso con l’altra.
Forse non avrebbe fatto resistenza, forse avrebbe mandato giù senza sollecitazioni, ma mi è sembrato giusto darle anche questo.
Mi spoglio del tutto e poi la faccio rialzare, ne slego i polsi, ha lo sguardo basso ora, ne sollevo la testa prendendole delicatamente il mento tra le dita, mi guarda con gli occhi lucidi, forse meno spavalda, la bacio di nuovo, questa volta senza alcuna forma di costrizione.
Risponde al bacio con passione, la prendo per mano e la porto sotto la doccia con me…
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