I giochi erotici di Ariadne
di
Diagoras
genere
masturbazione
L'acqua scivolava delicata e tiepida sulla sua pelle.
La doccia la rilassava, portandole via tutta la stanchezza della lunga giornata.
Si insaponò con il bagnoschiuma, carezzando languidamente ogni centimetro del suo corpo, indugiando sensualmente sul seno, strofinandosi ripetutamente i capezzoli, duri e svettanti, testimoni silenziosi di quanto lei trovasse il proprio corpo eccitante.
Con altrettanta voluttuosità, si accarezzò l'interno delle cosce e le natiche, sentendole sode e lisce.
Morbide, come la seta.
Il semplice toccarsi con le mani la stimolava, come sempre.
Sentire il suo corpo reagire a quelle esperte carezze era un piacere unico e meraviglioso.
Si sfiorò appena il clitoride e l'ano, sapendo che un contatto più prolungato l'avrebbe costretta ad andare avanti, fino a raggiungere l'orgasmo.
E lei, invece, voleva raggiungerlo con calma, eccitandosi poco a poco, diluendo nel tempo il piacere erotico che con maestria si sapeva così meravigliosamente regalare.
Ariadne chiuse i rubinetti dell’acqua ed uscì dalla doccia.
Con i lunghi capelli biondi avvolti in un asciugamano, si guardò nello specchio del bagno, compiacendosi, come al solito, del suo splendido corpo.
Il viso dai tratti regolari, gli occhi azzurri, le labbra carnose e perfettamente disegnate, il naso piccolo, alla francese.
Il seno, abbondante e pieno, e dai grossi capezzoli rosa, era la parte che più apprezzava di se stessa.
Era un richiamo irresistibile, un invito sfrontato, per tutti gli uomini con i quali andava a letto.
Loro amavano baciarlo e sfiorarlo con le labbra, leccarlo in punta di lingua, carezzarlo con mani a volte ruvide ed impazienti, a volte delicate e gentili.
Essere così eroticamente stimolata era una cosa che la faceva da sempre impazzire.
Ma la cosa che più la eccitava, la situazione che maggiormente stimolava il suo desiderio, era quando i suoi amanti le mettevano il cazzo tra i seni, strofinandolo tra quelle due morbide collinette, mentre lei le stringeva con le mani, imprigionando fra esse quel palo di carne bollente, fino ad arrivare ad assaporare, con le labbra e la lingua, la cappella congestionata...
Le gambe, lunghe e slanciate, dritte e tornite, dalle caviglie nervose e sottili, le natiche formose e perfettamente modellate, il ventre piatto.
Lo specchio le restituiva l'immagine di una donna nel fiore degli anni, bella e sensuale, erotica ed affascinante.
Si portò una mano alla fica, allargando le grandi labbra con le dita.
Con un brivido di bramosia ripensò alla lingua infernale di Barbara, la sua collega...
Scacciò il pensiero di quella donna dalla mente.
Era ora di iniziare a prepararsi.
Doveva uscire con Alexandros, a cena.
E, dopo, sarebbero andati a casa sua, per concludere a letto la serata.
Voleva farsi trovare bella ed elegante, desiderabile e sexy come sempre.
Uscì dal bagno per rientrare in camera.
Completamente nuda, si sedette sul letto, guardandosi ora nello specchio dell'armadio.
Si piaceva da impazzire.
Dal cassetto del comodino, prese lo smalto e, agitandolo, si apprestò a laccarsi le unghie dei piedi.
Con rapide ed esperte passate, dipinse di rosso intenso tutte le unghie del piede destro.
Si soffermò ad osservare soddisfatta il risultato; poi, con la mano, si toccò ancora una volta la fica, trovandola, come sempre quando si metteva lo smalto, calda e già abbondantemente bagnata.
Si eccitava da morire a vedere i suoi eleganti piedi dalle unghie laccate.
Ariadne sapeva perfettamente che anche i piedi erano uno strumento erotico favoloso.
Come quando li appoggiava ad un cazzo, masturbandolo e scappellandolo interamente.
O come quando, con l'alluce, strofinava la cappella infiammata dal desiderio.
O ancora come quando gli uomini le schizzavano sui piedi i loro orgasmi, densi e bianchi.
Oppure, come quando Ingrid, la sua estetista, in un pomeriggio di passione saffica, dopo averle applicato con cura lo smalto, le aveva succhiato le dita dei piedi, lentamente, una ad una...
Applicò lo smalto anche all'altro piede, e, quindi, attaccò a laccarsi anche le unghie delle mani.
Aveva una cura quasi maniacale per le proprie mani.
Già belle di per se stesse, con le dita affusolate, le lunghe unghie sempre perfette, Ariadne le curava sempre attentamente.
Perché anche le mani erano, per lei, una fonte inesauribile di piacere.
Ritornò con la mente ad Henry, quel ragazzo di colore che aveva conosciuto in vacanza a Trianda.
Lo rivide nudo, il corpo muscoloso e dalla pelle scurissima.
E ripensò a quel cazzo enorme e nero percorso dalla sua mano, così più chiara e dalle unghie smaltate di azzurro.
Rivide quel contrasto cromatico terribilmente eccitante: e lei l'aveva masturbato a lungo, rallentando il movimento delle sue mani quando sentiva che lui stava per venire, indugiando con le dita sulla cappella, sfiorando la lunga asta con l’avida lingua...
Con questi deliziosi pensieri nella mente, Ariadne attese che lo smalto asciugasse.
Aveva ancora più di due ore prima dell'appuntamento con Alexandros.
Due ore da dedicare interamente a se stessa.
La ragazza prese il flacone dell'olio per il corpo e, sdraiata sul letto, si versò una lunga striscia di liquido sul seno e sul ventre.
Con le mani prese a massaggiarsi il seno, spalmando l'olio accuratamente. La pelle unta riluceva, così erotica da lasciarla senza respiro.
Versò quindi altro olio sulle gambe, continuando a distenderlo su tutta la pelle del suo corpo.
Le mani, dalle lunghe unghie rosse, scivolavano meravigliosamente sul corpo fremente di Ariadne, rendendo la pelle ancora più morbida, elastica e sensuale.
Si alzò quindi dal letto e si mise davanti allo specchio.
Vide il suo corpo riflesso, completamente unto dall'olio; si infilò un dito nella fica e una scossa di desiderio la percorse interamente.
Prese di nuovo il flacone e si versò altro olio nella mano.
Quindi la passò tra le natiche, umettandosi accuratamente l’orifizio anale, e inserendo, quindi, il medio all'interno.
Il dito scivolava senza alcuna difficoltà ed Ariadne sentì che non si sarebbe potuta trattenere più a lungo.
Affannata, la ragazza tornò sul letto e, aprendo nuovamente il cassetto del comodino, prese un grosso fallo di gomma tra le mani.
Lo portò subito alla bocca, leccandone la cappella.
Poi lo masturbò a lungo, spalmandolo di olio.
Distesa sul letto, allargò le gambe ed appoggiò il fallo alla fessura, inserendolo poi lentamente, ma senza esitazioni.
Un'ondata di piacere la travolse istantaneamente.
Si penetrò lungamente, assecondando i propri ritmi.
Vicinissima all'orgasmo, si voltò su un fianco, tenendo il fallo inserito completamente nella fica.
Con l'altra mano s’iniziò a stuzzicare l’ano.
Come stesse guardando una diapositiva, con gli occhi della mente rivide se stessa in quella camera d'albergo, a Milano, durante i tre giorni che era durato il convegno al quale aveva recentemente partecipato.
Si rivide in ginocchio, nuda, a succhiare il cazzo di Alberto, un collega della sede di Roma.
E mentre ingoiava golosamente quel cazzo stupendo, aveva sentito Enrico, un congressista di un'altra ditta, accostarsi a lei da dietro, strofinarle il membro tra le natiche, e poi incularla violentemente...
Spinse due dita nel culo, inserendole completamente, a fondo.
Presa da davanti e da dietro, finalmente Ariadne si abbandonò all'orgasmo, rabbrividendo, gemendo e sospirando estasiata...
Ora era finalmente pronta.
Si guardò soddisfatta un'ultima volta allo specchio, e poi, elegantemente vestita, uscì per andare all'appuntamento con Alexandros.
Fine
diagorasrodos@libero.it
La doccia la rilassava, portandole via tutta la stanchezza della lunga giornata.
Si insaponò con il bagnoschiuma, carezzando languidamente ogni centimetro del suo corpo, indugiando sensualmente sul seno, strofinandosi ripetutamente i capezzoli, duri e svettanti, testimoni silenziosi di quanto lei trovasse il proprio corpo eccitante.
Con altrettanta voluttuosità, si accarezzò l'interno delle cosce e le natiche, sentendole sode e lisce.
Morbide, come la seta.
Il semplice toccarsi con le mani la stimolava, come sempre.
Sentire il suo corpo reagire a quelle esperte carezze era un piacere unico e meraviglioso.
Si sfiorò appena il clitoride e l'ano, sapendo che un contatto più prolungato l'avrebbe costretta ad andare avanti, fino a raggiungere l'orgasmo.
E lei, invece, voleva raggiungerlo con calma, eccitandosi poco a poco, diluendo nel tempo il piacere erotico che con maestria si sapeva così meravigliosamente regalare.
Ariadne chiuse i rubinetti dell’acqua ed uscì dalla doccia.
Con i lunghi capelli biondi avvolti in un asciugamano, si guardò nello specchio del bagno, compiacendosi, come al solito, del suo splendido corpo.
Il viso dai tratti regolari, gli occhi azzurri, le labbra carnose e perfettamente disegnate, il naso piccolo, alla francese.
Il seno, abbondante e pieno, e dai grossi capezzoli rosa, era la parte che più apprezzava di se stessa.
Era un richiamo irresistibile, un invito sfrontato, per tutti gli uomini con i quali andava a letto.
Loro amavano baciarlo e sfiorarlo con le labbra, leccarlo in punta di lingua, carezzarlo con mani a volte ruvide ed impazienti, a volte delicate e gentili.
Essere così eroticamente stimolata era una cosa che la faceva da sempre impazzire.
Ma la cosa che più la eccitava, la situazione che maggiormente stimolava il suo desiderio, era quando i suoi amanti le mettevano il cazzo tra i seni, strofinandolo tra quelle due morbide collinette, mentre lei le stringeva con le mani, imprigionando fra esse quel palo di carne bollente, fino ad arrivare ad assaporare, con le labbra e la lingua, la cappella congestionata...
Le gambe, lunghe e slanciate, dritte e tornite, dalle caviglie nervose e sottili, le natiche formose e perfettamente modellate, il ventre piatto.
Lo specchio le restituiva l'immagine di una donna nel fiore degli anni, bella e sensuale, erotica ed affascinante.
Si portò una mano alla fica, allargando le grandi labbra con le dita.
Con un brivido di bramosia ripensò alla lingua infernale di Barbara, la sua collega...
Scacciò il pensiero di quella donna dalla mente.
Era ora di iniziare a prepararsi.
Doveva uscire con Alexandros, a cena.
E, dopo, sarebbero andati a casa sua, per concludere a letto la serata.
Voleva farsi trovare bella ed elegante, desiderabile e sexy come sempre.
Uscì dal bagno per rientrare in camera.
Completamente nuda, si sedette sul letto, guardandosi ora nello specchio dell'armadio.
Si piaceva da impazzire.
Dal cassetto del comodino, prese lo smalto e, agitandolo, si apprestò a laccarsi le unghie dei piedi.
Con rapide ed esperte passate, dipinse di rosso intenso tutte le unghie del piede destro.
Si soffermò ad osservare soddisfatta il risultato; poi, con la mano, si toccò ancora una volta la fica, trovandola, come sempre quando si metteva lo smalto, calda e già abbondantemente bagnata.
Si eccitava da morire a vedere i suoi eleganti piedi dalle unghie laccate.
Ariadne sapeva perfettamente che anche i piedi erano uno strumento erotico favoloso.
Come quando li appoggiava ad un cazzo, masturbandolo e scappellandolo interamente.
O come quando, con l'alluce, strofinava la cappella infiammata dal desiderio.
O ancora come quando gli uomini le schizzavano sui piedi i loro orgasmi, densi e bianchi.
Oppure, come quando Ingrid, la sua estetista, in un pomeriggio di passione saffica, dopo averle applicato con cura lo smalto, le aveva succhiato le dita dei piedi, lentamente, una ad una...
Applicò lo smalto anche all'altro piede, e, quindi, attaccò a laccarsi anche le unghie delle mani.
Aveva una cura quasi maniacale per le proprie mani.
Già belle di per se stesse, con le dita affusolate, le lunghe unghie sempre perfette, Ariadne le curava sempre attentamente.
Perché anche le mani erano, per lei, una fonte inesauribile di piacere.
Ritornò con la mente ad Henry, quel ragazzo di colore che aveva conosciuto in vacanza a Trianda.
Lo rivide nudo, il corpo muscoloso e dalla pelle scurissima.
E ripensò a quel cazzo enorme e nero percorso dalla sua mano, così più chiara e dalle unghie smaltate di azzurro.
Rivide quel contrasto cromatico terribilmente eccitante: e lei l'aveva masturbato a lungo, rallentando il movimento delle sue mani quando sentiva che lui stava per venire, indugiando con le dita sulla cappella, sfiorando la lunga asta con l’avida lingua...
Con questi deliziosi pensieri nella mente, Ariadne attese che lo smalto asciugasse.
Aveva ancora più di due ore prima dell'appuntamento con Alexandros.
Due ore da dedicare interamente a se stessa.
La ragazza prese il flacone dell'olio per il corpo e, sdraiata sul letto, si versò una lunga striscia di liquido sul seno e sul ventre.
Con le mani prese a massaggiarsi il seno, spalmando l'olio accuratamente. La pelle unta riluceva, così erotica da lasciarla senza respiro.
Versò quindi altro olio sulle gambe, continuando a distenderlo su tutta la pelle del suo corpo.
Le mani, dalle lunghe unghie rosse, scivolavano meravigliosamente sul corpo fremente di Ariadne, rendendo la pelle ancora più morbida, elastica e sensuale.
Si alzò quindi dal letto e si mise davanti allo specchio.
Vide il suo corpo riflesso, completamente unto dall'olio; si infilò un dito nella fica e una scossa di desiderio la percorse interamente.
Prese di nuovo il flacone e si versò altro olio nella mano.
Quindi la passò tra le natiche, umettandosi accuratamente l’orifizio anale, e inserendo, quindi, il medio all'interno.
Il dito scivolava senza alcuna difficoltà ed Ariadne sentì che non si sarebbe potuta trattenere più a lungo.
Affannata, la ragazza tornò sul letto e, aprendo nuovamente il cassetto del comodino, prese un grosso fallo di gomma tra le mani.
Lo portò subito alla bocca, leccandone la cappella.
Poi lo masturbò a lungo, spalmandolo di olio.
Distesa sul letto, allargò le gambe ed appoggiò il fallo alla fessura, inserendolo poi lentamente, ma senza esitazioni.
Un'ondata di piacere la travolse istantaneamente.
Si penetrò lungamente, assecondando i propri ritmi.
Vicinissima all'orgasmo, si voltò su un fianco, tenendo il fallo inserito completamente nella fica.
Con l'altra mano s’iniziò a stuzzicare l’ano.
Come stesse guardando una diapositiva, con gli occhi della mente rivide se stessa in quella camera d'albergo, a Milano, durante i tre giorni che era durato il convegno al quale aveva recentemente partecipato.
Si rivide in ginocchio, nuda, a succhiare il cazzo di Alberto, un collega della sede di Roma.
E mentre ingoiava golosamente quel cazzo stupendo, aveva sentito Enrico, un congressista di un'altra ditta, accostarsi a lei da dietro, strofinarle il membro tra le natiche, e poi incularla violentemente...
Spinse due dita nel culo, inserendole completamente, a fondo.
Presa da davanti e da dietro, finalmente Ariadne si abbandonò all'orgasmo, rabbrividendo, gemendo e sospirando estasiata...
Ora era finalmente pronta.
Si guardò soddisfatta un'ultima volta allo specchio, e poi, elegantemente vestita, uscì per andare all'appuntamento con Alexandros.
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