Tutto
di
Harley
genere
dominazione
Sto urlando contro di te, quando in realtà l’unico pensiero che ho in testa è il tuo pene appoggiato al mio fondoschiena qualche minuto fa. Ti ho sfidato, e la tua erezione è tornata forte e pulsante a reclamare ciò che è suo di diritto.
Ho resistito questa volta, e per qualche secondo mi sono addirittura complimentata con me stessa, convinta di avere il controllo della situazione almeno ora, in cui dovresti essere tu quello fragile.
Continui a fingerti tranquillo, mentre la rabbia che ho dentro mi arrossa le guance. Sembrerei l’unica, ma ti tradisce la mano destra che accarezza il pizzetto mentre proseguo a martellarti.
La mano sinistra invece, lentamente scivola al cavallo dei pantaloni, mentre ripensi alla tua magnifica erezione andata in fumo qualche momento fa. Hai la faccia di un bimbo a cui hanno ritirato un giocattolo proprio appena prima che lo distruggesse: le labbra imbronciate, gli occhioni pensierosi.... mi bagno istantaneamente.
Inumidisco le labbra mentre tiri giù i pantaloni e inizi a giocare con il tuo pene sfidandomi a tua volta. Hai un profumo afrodisiaco,lo sai già l’effetto che stai scatenando. Mi prendi la mano, la guidi tra le tue gambe, ma fingo di non essere interessata a quell’erezione ancora incompleta. So benissimo che già così sarebbe sufficiente da sbattere contro il mio utero e farmi gioire...ma in fondo, stiamo giusto litigando per questo: o tutto o niente,no?
Guidi la mia testa in basso, a contemplare la meraviglia della tua cappella gonfia...ed io fingo di opporre resistenza, mentre schiudo le labbra pronta ad accoglierti.
La mia lingua traccia un invito sul tuo frenulo: ho voglia di accoglierti tutto dentro di me prima che si scateni la fierezza della tua erezione.
Socchiudi gli occhi. Ora sei in balia delle mie attenzioni. Lecco l’asta nella sua interezza. Ammiro la straziante perfezione delle tue dimensioni, mentre cerco di ignorare il lago nelle mie mutandine. Non ci riesco, mando al diavolo la pazienza; ho bisogno di averti dentro di me immediatamente. Si, sono ingorda e sfacciata.
Mi spoglio completamente nuda e ti porgo la schiena: mi piego alla tua volontà, schiava del piacere che solo tu puoi darmi.
Scivoli dentro di me, senza trovare attrito e finalmente mi riempi totalmente. Incurante incurvo la schiena per accoglierti meglio. Indomito sbatti contro il mio utero con una tale violenza che squittisco in un gemito di doloroso piacere.
Poche stoccate mi bastano per raggiungere il culmine, ma tu non sei sazio, vuoi che la tua bambolina ti cavalchi.
Come la vela di un albero maestro assecondo le onde di piacere in cui anneghiamo insieme. Le tue mani timonano il mio corpo aggrappandosi avidamente al mio seno.
Leggi nei miei occhi la mia supplica. Sai che voglio di più. Mi prendi di peso e mi distendi sul tavolo della cucina, la tua mano si prodiga servizievole mentre sento di essere piena fino al punto di non ritorno. Titilli il mio punto G mentre ti succhio il cazzo che gronda dei miei umori.
Una sola parola. Il tono di voce rauco, ma perentorio mi fa capire che è un ordine. “Vieni”. Ed io eseguo, mi lascio andare senza vergogna mentre la tua mano continua senza sosta. Schizzi di piacere inondano il pavimento, mentre quasi svengo dal piacere.
Scendo tremante dal tavolo e mi inginocchio ai piedi del padrone della mia mente. Succhio le tue palle e le lecco con così tanta devozione che ti basta poco per scioglierti nella mia bocca. Finalmente appagato. Finalmente sazia.
Ho resistito questa volta, e per qualche secondo mi sono addirittura complimentata con me stessa, convinta di avere il controllo della situazione almeno ora, in cui dovresti essere tu quello fragile.
Continui a fingerti tranquillo, mentre la rabbia che ho dentro mi arrossa le guance. Sembrerei l’unica, ma ti tradisce la mano destra che accarezza il pizzetto mentre proseguo a martellarti.
La mano sinistra invece, lentamente scivola al cavallo dei pantaloni, mentre ripensi alla tua magnifica erezione andata in fumo qualche momento fa. Hai la faccia di un bimbo a cui hanno ritirato un giocattolo proprio appena prima che lo distruggesse: le labbra imbronciate, gli occhioni pensierosi.... mi bagno istantaneamente.
Inumidisco le labbra mentre tiri giù i pantaloni e inizi a giocare con il tuo pene sfidandomi a tua volta. Hai un profumo afrodisiaco,lo sai già l’effetto che stai scatenando. Mi prendi la mano, la guidi tra le tue gambe, ma fingo di non essere interessata a quell’erezione ancora incompleta. So benissimo che già così sarebbe sufficiente da sbattere contro il mio utero e farmi gioire...ma in fondo, stiamo giusto litigando per questo: o tutto o niente,no?
Guidi la mia testa in basso, a contemplare la meraviglia della tua cappella gonfia...ed io fingo di opporre resistenza, mentre schiudo le labbra pronta ad accoglierti.
La mia lingua traccia un invito sul tuo frenulo: ho voglia di accoglierti tutto dentro di me prima che si scateni la fierezza della tua erezione.
Socchiudi gli occhi. Ora sei in balia delle mie attenzioni. Lecco l’asta nella sua interezza. Ammiro la straziante perfezione delle tue dimensioni, mentre cerco di ignorare il lago nelle mie mutandine. Non ci riesco, mando al diavolo la pazienza; ho bisogno di averti dentro di me immediatamente. Si, sono ingorda e sfacciata.
Mi spoglio completamente nuda e ti porgo la schiena: mi piego alla tua volontà, schiava del piacere che solo tu puoi darmi.
Scivoli dentro di me, senza trovare attrito e finalmente mi riempi totalmente. Incurante incurvo la schiena per accoglierti meglio. Indomito sbatti contro il mio utero con una tale violenza che squittisco in un gemito di doloroso piacere.
Poche stoccate mi bastano per raggiungere il culmine, ma tu non sei sazio, vuoi che la tua bambolina ti cavalchi.
Come la vela di un albero maestro assecondo le onde di piacere in cui anneghiamo insieme. Le tue mani timonano il mio corpo aggrappandosi avidamente al mio seno.
Leggi nei miei occhi la mia supplica. Sai che voglio di più. Mi prendi di peso e mi distendi sul tavolo della cucina, la tua mano si prodiga servizievole mentre sento di essere piena fino al punto di non ritorno. Titilli il mio punto G mentre ti succhio il cazzo che gronda dei miei umori.
Una sola parola. Il tono di voce rauco, ma perentorio mi fa capire che è un ordine. “Vieni”. Ed io eseguo, mi lascio andare senza vergogna mentre la tua mano continua senza sosta. Schizzi di piacere inondano il pavimento, mentre quasi svengo dal piacere.
Scendo tremante dal tavolo e mi inginocchio ai piedi del padrone della mia mente. Succhio le tue palle e le lecco con così tanta devozione che ti basta poco per scioglierti nella mia bocca. Finalmente appagato. Finalmente sazia.
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