Sex & Breakfast 2 - il tradimento

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tradimenti

Mentre approntavo la tavola per la cena con gli ospiti, quell'ultima frase sospirata a Sandra due notti prima riecheggiava dentro di me: "se vuoi puoi scopartelo, davvero...", ma cosa cavolo volevo dire? Fortunatamente mia moglie dava l'impressione di non aver sentito o di aver archiviato tutto nel faldone delle fantasie da scopata che spesso ci scambiamo a letto.
Intanto la brace iniziava a profumare di rovente, come rovente sarebbe stata la trappola in cui Sandra sarebbe dovuta cadere di lì a poco. Bruschette per iniziare, ma soprattutto un frizzantino fresco, avanti con la gradazione ma equilibrato, perfetto per favorire e colorare la conversazione, fino alla inevitabile rivelazione, più o meno accidentale, della loro antica amicizia. Oh, chissà che faccia avrebbe fatto la mia mogliettina, quali scuse addotto...
Un paio di brindisi a noi, alla bellezza dell'Italia, alla disponibilità di Sandra e subito Thomas si mise in mio aiuto con la brace, servendo le donne con modi galanti, d'altri tempi. Sandra e Joanna già bevevano ingorde, ma gli sguardi di mia moglie, furtivamente puntati in nostra direzione, tradivano il suo timore che potesse emergere un qualsiasi indizio di verità... Vederla tesa, incapace di godersi la serata come avrebbe dovuto in compagnia dei suoi migliori amici di gioventù, mi spezzava il cuore. Incapace di vendetta, neppure di fronte a un comportamento così incomprensibile, feci in modo che il suo segreto restasse tale, pure quando Thomas apostrofò le due donne come "still wonderful party girls", "ancora bellissime ragazze festaiole". Quell' fece drizzare le orecchie e la pelle di Sandra, ma simulando di non capire bene la lingua feci cadere il discorso, dirottandolo su argomenti generici. La serata insieme scorse gradevole, divertente. Complici i calici, legai anch'io a loro, forse per effetto della loro goliardia, delle risate di Joanna e degli apprezzamenti di Thomas, che premiavano ogni mia stupida battuta, o la cottura della carne, o la sistemazione del giardino. In una parola ammirazione, dono che Sandra mi ha sempre fatto sospirare, in piccole dosi, scadute, insufficienti. Questa riflessione mi incupì ma data l'atmosfera di festa che troneggiava, con la scusa di dover coricare la bimba, mi congedai stappando loro un'ultima boccia vino, in modo da benedire la loro prosecuzione di serata pur senza di me. Me ne andai sul più bello, tra l'evidente delusione di Joanna e il sollievo di Sandra, proprio quando mancava appena un ultimo prosit per scaldare e scatenare gli impulsi latenti che avrebbero svelato la verità: immaginavo che Joanna si sarebbe addormentata per prima, sbronza sul divano letto, lasciando liberi Thomas e Sandra di celebrare il loro antico connubio, ed io sarei stato lì, pronto a vendicarmi, a godermi lo spettacolo. Cazzo, stavo di nuovo vaneggiando: scoprire un tradimento non può in nessun caso essere un trionfo, cosa mi prendeva? Più che una vendetta sarebbe stata un'umiliazione... o cercavo una scusa per sbarazzarmi di Sandra e provare a sbattermi la biondina nordica? Un sogno, una nuova esperienza dopo anni di monogamia... una valanga di ipotesi confuse a cui non sapevo rispondere. Eppure si trattava di me. Evidentemente questo era il punto, non mi ero più occupato di me stesso, preso nel soffocante ritmo della quotidianità. Mi ero perso, così come avevo perso Sandra, le sue aspirazioni, i suoi desideri. Ma lei si era ora data la possibilità di reagire, rispolverando la parte più viva e frivola del suo passato, proprio quell'unica parte in cui io non c'ero. Ero a un bivio: lasciare Sandra in santa pace e arrendermi a una relazione monca oppure riconquistare un posto accanto a lei, raggiungerla, ritrovarla. Il solito doppio vodka orange mi spinse a tornare in giardino, ma i tre si erano spostati nel loro bilocale da cui provenivano risate e musica. Sul punto di bussare, mi bloccai ad origliare: parlavano di me come di un marito modello, estroverso, colto, simpatico. Poi entrai, con una vodka in mano e il baby monitor nell'altra. Misi su musica dei nostri anni e ballammo come scemi alternando la vodka alla dance, il prosecco ai lenti. Fiero di me per quanto udito poco prima, conducevo i giochi con estrema soddisfazione dei presenti, approfittando della musica per farmi più audace con la biondina. Il prototipo di fica da me sempre agognato era lì tra le mie braccia, mi ammirava, fissandomi negli occhi ci toccavamo spudorati, ebbri, innamorati. Ero pronto ad avere la sua totale confidenza, me ne staccai alcuni minuti giusto per dissimulare preparando un altro drink, poi le proposi una sigaretta insieme fuori. Uscì da sola, ci godemmo in silenzio i primi tiri di fronte al cielo caldo e stellato, poi ammirandone la grazia dei lineamenti e dei gesti mi lasciai andare: - sei bellissima!
- grazie... - rispose sorpresa.
- davvero sei bellissima - diedi sfogo alla mia predilezione per le bionde accarezzandole il viso - stai mantenendo un segreto per Sandra, vero? Allora mantieni anche il mio! - mi avvicinai guardandola intensamente e le baciai le labbra, sfiorandole. Vidi Joanna socchiudere gli occhi, la seguii e mi tuffai in quel sogno. Uno, forse due interminabili secondi, poi sentii le sue morbide labbra schiudersi appena, la sua lingua esporsi timorosa, offrirsi alla mia; un brivido mi scosse lungo tutto il corpo, sospirai di desiderio e ci abbandonammo l'uno all'altra.
Un capogiro mi riportò alla realtà, in un vortice di emozioni vivissime, profonde, confuse - Meglio rientrare, o chissà che penseranno! -
Solo qualche minuto prima ero a commiserare la mia condizione di sospetto cornuto monogamo annoiato e ora, al primo tentativo, mi scoprivo un irresistibile macho mediterraneo fedifrago. Il cuore mi pulsava vita in ogni angolo del corpo come non accadeva da anni, come un adolescente dopo il primo bacio. Guardavo Joanna scoppiando dalla voglia di dirle quanto era stato bello, ma ogni volta che i nostri sguardi si incontravano cadevamo preda di un indomabile sorriso, complici e vittime delle stesse sensazioni.
Al rientro in casa trovammo i nostri rispettivi coniugi, Sandra e Thom, scompostamente addormentati sul divano, con l'ultima vodka lasciata a metà ancora stretta nella mano di lui sul petto di mia mia moglie, che quasi russava col capo adagiato sulla pancia di Thom e le gambe distese e nude sul tavolino da tè. Alla vista di quella scena, io e la bionda scoppiammo in una sonora risata subito trattenuta. Ma vedere Sandra in quella situazione di promiscuità eccitò ulteriormente il mio animo già sú di giri: afferrai per mano Joanna e la portai nella loro camera, l'abbracciai, la strinsi come a voler sentire ogni centimetro del suo corpo su di me, l'accarezzavo lentamente, come per accertarmi che fosse vera, la annusavo, le sfioravo il viso con le labbra, assaporandone il profumo, la pelle, il respiro. Sentivo il suo cuore accelerare, il suo generoso petto in cerca d'ossigeno gonfiarsi sempre più velocemente, e di nuovo ci abbandonammo ad un bacio appassionato, come naufragi in mare aperto soffocati dalle onde del desiderio. Stavolta non mi fermai al primo capogiro e le mie mani poterono godere appieno di quel corpo da favola: dai fianchi salii ai suoi seni, delicatamente, mentre i polpastrelli dei miei pollici si avvicinavano ai suoi grandi capezzoli in fiera erezione. Bastò sfiorarli e fu come azionare un interruttore che ci proiettò ad un livello di eccitazione non più padroneggiabile: era chiaro che ora non ci saremmo più fermati. Aiutai Joanna a liberarsi convulsamente del copricostume e cademmo sul lettone, alla improrogabile ricerca dell'orgasmo. La presenza dei nostri coniugi sbronzi nella stanza accanto mandava alle stelle l'adrenalina: le scostai il tanga, le palpai la figa calda e ansiosa, la massaggiai esternamente percorrendone le labbra per tutta la loro lunghezza, fino all'ano, penetrandoli appena, poi scesi ad affondare il mio viso in quel caldo e accogliente nido d'amore. Bastarono poche leccate, intense, complete, profonde, che già il suo corpo presagiva l'orgasmo, che propiziai prepotente infilzandola con due dita in figa e le mie labbra sul suo clitoride. Esplose portandosi il cuscino in volto per non attutire i gemiti di piacere, poi giacque stremata. Riposammo così qualche istante, le baciai una guancia e tornai a casa, da mia figlia. Attraversai il salone per uscire, Sandra non c'era più... Oh, cazzo!

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scritto il
2018-07-14
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