La seconda scelta
di
Ginnylinny
genere
sentimentali
Non mi hai baciata a 16 anni, perché tu ne avevi 24.
“ Poi chi lo sente tuo padre, quando starai male per me”, ti giustificavi.
Insopportabile il modo in cui non mi calcolavi, anche quando ti facevo le poste, nella pizzeria dove lavoravi.
Il tuo numero, me lo hai lasciato, “ allora vedi che ti piaccio”, ti dicevo soddisfatta.
Mi hai sopportata per un anno, senza mai essere sgarbato e aspettando che mi passasse la batosta che avevo per te.
Poi sei tornato tu, 7 anni dopo, arrancando la scusa che volevi una bevuta in memoria dei vecchi tempi.
Come se io non lo sapessi, che ti eri appena lasciato con la tua morosa.
Volevi forse solo vedere, se tu fossi ancora appetibile per me.
Sono sempre stata la tua seconda scelta, in fondo lo sapevamo entrambi.
L’illudermi, di essere un po’ tua, mi feriva di meno.
Riscoprire di far parte un po’ della tua vita, per me era così straziante ma meraviglioso.
Quindi ti concedevo di prendermi in giro.
Quella sera mi parlavi, nella tua auto nel parcheggio di un multisala, provando a baciarmi ma io mi scansavo da te.
E non tu non capivi, mi chiedevi il perché:” perché poi mi fai stare male, chi lo sente mio padre” ti rispondevo.
Ridevi: “ ma ora hai 23 anni, non rischio più la galera “.
Però poi non ci sono riuscita, e mentre mi baciavi sulle labbra, sentivo la tua lingua prepotente che mi pressava.
Dischiuderle per te, per quel bacio tanto bramato in adolescenza, è stata davvero la cosa più difficile di sempre.
Per poi capire che ne era valsa la pena, aspettare così tanto, aspettarti così a lungo.
“ Dio che labbra che hai, Dio come baci bene “. Mi ripetevi solo questo, mentre me le leccavi.
Non riuscivi a staccarti da me, accarezzandomi i capelli lunghi, per poi passare al collo e finendo sulle mie tette.
“ stanotte ti ho pensata, hai un corpo che mi ha sempre fatto sesso, anche quando avevi 16 anni”. Mi confidavi, mentre tentavo di non crederti.
Tremavi, ti ho chiesto se avessi freddo, mi hai risposto: “ No. Guardati, sei tu che mi fai stare così”. Ormai avevi abbattuto ogni mia difesa, che avevo costruito nei tuoi anni di assenza.
Mi hai istigato tutta sera, mentre al cinema con una mano mi accarezzavi piano la mia, mi sentivo sobbollire.
Alla fine del film pensavo di lasciare la scia come le lumache, per poi tentare di pulire la mia intimità grondante, nella toilette.
Uscendo dal bagno mi hai guardata sconvolta, rossa in viso.
“ quanto sei bagnata da 1 a 1000?” Ghignavi soddisfatto.
“Mi ci vuole ben altro, sono asciutta, arida come il deserto” ti ho risposto. Ma lo sapevamo entrambi, che mentivo sapendo di mentire.
Manco per idea mi sarei arresa, mentre osceni, sentivo altri umori bagnarmi gli slip già fradici.
“ ma sei talmente pudica che manco hai le palle di baciarmi in mezzo alla strada”, mi hai sussurrato all’orecchio, di ritorno in auto.
Accendendoti una sigaretta, senza fumarla, perché ti sei ritrovato la bocca invasa dalla mia, in pochi attimi.
Le nostre lingue non riuscivano a staccarsi, si succhiavano e si rincorrevano.
Io indecente non riuscivo a smettere di strusciarmi su di te, mentre già sentivo il tuo cazzo turgido sotto ai vestiti.
Tu intanto mi infilavi le mani ovunque, e quando sei arrivato alle mutande mi hai sussurrato: “ per fortuna che eri asciutta, troia!”.
Mi hai fatto sedere sul sedile della tua automobile e tu a fianco a me.
Non abbiamo scopato quella sera, ci eravamo ripromessi di farlo, ma più comodi.
“magari domani vieni da me, ho casa libera” hai detto.
Ci siamo però toccati fino allo sfinimento, credevo di impazzire.
Tu mi toccavi la fica da sopra i pantaloni, non riuscivo a smettere si mugolare.
Ti ho fermato solo per dirti:” non sento un cazzo”.
Per poi slacciarmi i pantaloni e aprire le gambe oscenamente, nei tuoi occhi leggevo la bramosia che avevi di me.
Non riuscivo a staccare i miei dai tuoi.
Le tue dita si facevano spazio, dentro al mio sesso, già così pronto e pieno di desiderio covato per tutta la sera.
“ anche adesso non senti un cazzo?”, mi hai detto a denti stretti.
Ansimavi anche tu, sopra di me e sotto di te mi scioglievo.
Mentre mugolavo senza ritegno, nella tua bocca.
Mentre ti vedevo godere, guardandomi godere.
Mentre io godevo ancora di più, a vederti così, senza mai smettere di fissarci.
Infine ti sei leccato le dita, piene del mio sapore, per poi farlo fare anche a me.
Quell’elettricità e quella voglia di noi, di quella sera, non la riuscirò mai a scordare.
“Non facciamo passare altri 10 anni”, ti ho detto prima di salutarti con un ultimo bacio, prima di andare via.
Ricordo ancora mentre mi fissavo allo specchio, appena tornata a casa, le mie guance rosse dallo sfregamento della tua barba.
Il tuo profumo fin sotto alla mia pelle e la mia bocca che sapeva ancora della tua.
Il mio sesso pulsava, soddisfatto solo per metà, ancora desideroso delle tue attenzioni.
Avrei voluto tenere che fossero miei per sempre quegli odori, sapori, sensazioni ed emozioni.
La mattina dopo, l’sms lapidario:” Non posso farti questo, non posso scoparti e basta.
Dimentichiamoci di ieri sera, non cerchiamoci più “.
La tua seconda scelta, per l’ennesima volta.
“ Poi chi lo sente tuo padre, quando starai male per me”, ti giustificavi.
Insopportabile il modo in cui non mi calcolavi, anche quando ti facevo le poste, nella pizzeria dove lavoravi.
Il tuo numero, me lo hai lasciato, “ allora vedi che ti piaccio”, ti dicevo soddisfatta.
Mi hai sopportata per un anno, senza mai essere sgarbato e aspettando che mi passasse la batosta che avevo per te.
Poi sei tornato tu, 7 anni dopo, arrancando la scusa che volevi una bevuta in memoria dei vecchi tempi.
Come se io non lo sapessi, che ti eri appena lasciato con la tua morosa.
Volevi forse solo vedere, se tu fossi ancora appetibile per me.
Sono sempre stata la tua seconda scelta, in fondo lo sapevamo entrambi.
L’illudermi, di essere un po’ tua, mi feriva di meno.
Riscoprire di far parte un po’ della tua vita, per me era così straziante ma meraviglioso.
Quindi ti concedevo di prendermi in giro.
Quella sera mi parlavi, nella tua auto nel parcheggio di un multisala, provando a baciarmi ma io mi scansavo da te.
E non tu non capivi, mi chiedevi il perché:” perché poi mi fai stare male, chi lo sente mio padre” ti rispondevo.
Ridevi: “ ma ora hai 23 anni, non rischio più la galera “.
Però poi non ci sono riuscita, e mentre mi baciavi sulle labbra, sentivo la tua lingua prepotente che mi pressava.
Dischiuderle per te, per quel bacio tanto bramato in adolescenza, è stata davvero la cosa più difficile di sempre.
Per poi capire che ne era valsa la pena, aspettare così tanto, aspettarti così a lungo.
“ Dio che labbra che hai, Dio come baci bene “. Mi ripetevi solo questo, mentre me le leccavi.
Non riuscivi a staccarti da me, accarezzandomi i capelli lunghi, per poi passare al collo e finendo sulle mie tette.
“ stanotte ti ho pensata, hai un corpo che mi ha sempre fatto sesso, anche quando avevi 16 anni”. Mi confidavi, mentre tentavo di non crederti.
Tremavi, ti ho chiesto se avessi freddo, mi hai risposto: “ No. Guardati, sei tu che mi fai stare così”. Ormai avevi abbattuto ogni mia difesa, che avevo costruito nei tuoi anni di assenza.
Mi hai istigato tutta sera, mentre al cinema con una mano mi accarezzavi piano la mia, mi sentivo sobbollire.
Alla fine del film pensavo di lasciare la scia come le lumache, per poi tentare di pulire la mia intimità grondante, nella toilette.
Uscendo dal bagno mi hai guardata sconvolta, rossa in viso.
“ quanto sei bagnata da 1 a 1000?” Ghignavi soddisfatto.
“Mi ci vuole ben altro, sono asciutta, arida come il deserto” ti ho risposto. Ma lo sapevamo entrambi, che mentivo sapendo di mentire.
Manco per idea mi sarei arresa, mentre osceni, sentivo altri umori bagnarmi gli slip già fradici.
“ ma sei talmente pudica che manco hai le palle di baciarmi in mezzo alla strada”, mi hai sussurrato all’orecchio, di ritorno in auto.
Accendendoti una sigaretta, senza fumarla, perché ti sei ritrovato la bocca invasa dalla mia, in pochi attimi.
Le nostre lingue non riuscivano a staccarsi, si succhiavano e si rincorrevano.
Io indecente non riuscivo a smettere di strusciarmi su di te, mentre già sentivo il tuo cazzo turgido sotto ai vestiti.
Tu intanto mi infilavi le mani ovunque, e quando sei arrivato alle mutande mi hai sussurrato: “ per fortuna che eri asciutta, troia!”.
Mi hai fatto sedere sul sedile della tua automobile e tu a fianco a me.
Non abbiamo scopato quella sera, ci eravamo ripromessi di farlo, ma più comodi.
“magari domani vieni da me, ho casa libera” hai detto.
Ci siamo però toccati fino allo sfinimento, credevo di impazzire.
Tu mi toccavi la fica da sopra i pantaloni, non riuscivo a smettere si mugolare.
Ti ho fermato solo per dirti:” non sento un cazzo”.
Per poi slacciarmi i pantaloni e aprire le gambe oscenamente, nei tuoi occhi leggevo la bramosia che avevi di me.
Non riuscivo a staccare i miei dai tuoi.
Le tue dita si facevano spazio, dentro al mio sesso, già così pronto e pieno di desiderio covato per tutta la sera.
“ anche adesso non senti un cazzo?”, mi hai detto a denti stretti.
Ansimavi anche tu, sopra di me e sotto di te mi scioglievo.
Mentre mugolavo senza ritegno, nella tua bocca.
Mentre ti vedevo godere, guardandomi godere.
Mentre io godevo ancora di più, a vederti così, senza mai smettere di fissarci.
Infine ti sei leccato le dita, piene del mio sapore, per poi farlo fare anche a me.
Quell’elettricità e quella voglia di noi, di quella sera, non la riuscirò mai a scordare.
“Non facciamo passare altri 10 anni”, ti ho detto prima di salutarti con un ultimo bacio, prima di andare via.
Ricordo ancora mentre mi fissavo allo specchio, appena tornata a casa, le mie guance rosse dallo sfregamento della tua barba.
Il tuo profumo fin sotto alla mia pelle e la mia bocca che sapeva ancora della tua.
Il mio sesso pulsava, soddisfatto solo per metà, ancora desideroso delle tue attenzioni.
Avrei voluto tenere che fossero miei per sempre quegli odori, sapori, sensazioni ed emozioni.
La mattina dopo, l’sms lapidario:” Non posso farti questo, non posso scoparti e basta.
Dimentichiamoci di ieri sera, non cerchiamoci più “.
La tua seconda scelta, per l’ennesima volta.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Sempre cosìracconto sucessivo
Lo voglio
Commenti dei lettori al racconto erotico