L'Elementalista ( 8 di 8 )

di
genere
pulp

VIII

“ E adesso cosa succede ? Mi viene l’illuminazione e ascendo al cielo in una colonna di gloria ? “

Era steso, in qualche modo ancora vestito, ma non avrebbe saputo dare i particolari. Forse in borsa aveva un pettine.

“ Non succede proprio nulla, però hai tutte le chiavi e potresti farlo succedere volendo, se riesci per un quarto d’ora a non pensare alla patonza di chiunque non sia tua moglie.
Oppure a quanto sei buono a voler tornare in famiglia, dopo. “

La Salamandra parlava con la paglia in bocca e intanto faceva delle torsioni appoggiata a un tronco.

“ Se no niente, ci vediamo al prossimo concerto.
Però adesso devo andare che ho il corso di teatro. “

Così Milo rimase nuovamente solo a guardare sdraiato l'erba e il cielo. Congiunse le mani sul petto e si mise ad ascoltare il cuore per non pensare. E dal cuore sentì irradiarsi calore fino alle spalle e alla gola, come se avesse preso fuoco. Ma non era un fuoco doloroso, portava fiducia. Era veramente quell'universo ad avergli costruito attorno quello scenario ? O era stato lui a costruirsi un guscio rassicurante per non affrontare l'ignoto in cui era caduto ? Non aveva importanza. Quale che fosse l'origine del velo aveva comunque visto oltre, un solo attimo, ma sufficiente per capire cosa poteva fare.
Sorrise e con le braccia ancora incrociate si alzò a sedere di soli addominali. Poi prese una posizione più adatta, non aveva mai meditato seriamente da quando era iniziato tutto l'affare.

" Aum Sciò Aum Sciò "

Con la prima sillaba aspirava la luce dentro al suo cuore, con la seconda la restituiva al mondo per illuminarlo e vedere.
La luce dissolse di nuovo i fondali e per la prima volta riuscì ad avere una visione più chiara di come fosse fatto veramente il mondo degli archetipi, l'essenza degli elementi, la maniera in cui ogni cosa era collegata alle altre come ingranaggi di un orologio.
Come aveva detto la Silfide, gli universi sono rami che si dipartono da un solo tronco. Anche rimanendo seduto dov'era poteva spaziare con lo sguardo per tutto quel mondo, seguire a ritroso il movimento degli ingranaggi fino a trovare il punto in cui il ramo si congiungeva all'albero. E dopo averlo trovato lo mise a fuoco fino a escludere tutto il resto, fino a trovarsi li.

Era un corridoio vuoto, c'era polvere, poteva trattarsi di una fabbrica o di un capannone di qualche attività. Abbandonato però, tutto grigio.
A destra una fila di finestre in alto. A sinistra una parete coperta di pannelli, in file verticali, tre per fila separati da un qualche genere di intelaiatura.
Uno dei pannelli in basso era staccato, dietro il suo alloggiamento si apriva un pozzetto buio, impossibile vedere il fondo.
Lo aveva staccato lui quel pannello, tanto tempo prima, aveva... forse quattro anni... si era reso conto di essere in un sogno e voleva un'uscita.
Il pannello era rimasto li per terra a coprirsi di polvere, abbandonato tutto quel tempo.
La prima volta il passaggio era stato alto quanto lui, ora era un buco angusto, poteva infilarsi solo spingendo a forza.
Entrato a metà e con le gambe già penzolanti nel vuoto si fermò e cercò nuovamente di vedere oltre la scena.
Come aveva detto il suo amico biker, non si trattava solo di ritrovare il giusto punto nello spazio materiale, ma anche nel tempo. Vedeva una traiettoria, come lanciare una moneta per farla cadere in un secchio a distanza. Spinse ancora e cadde nel buio giù per il tronco di Yggdrasil.

Faceva veramente caldo per essere i primi di luglio, e la macchia non deludeva, sapeva di resina e rosmarino. Di rosmarino c'era un cespuglio fiorito più alto di lui, dove la pineta si faceva scogliera, lo vedeva ballare nel vento. Era steso sul terreno polveroso tra pigne secche ed erba gialla, nudo. Vicino c'erano delle braghette da pescatore piene di tasche e una maglietta sporca tutta sudata, i sandali erano abbandonati accanto alla borsa. A giudicare dal sole dovevano essere le sei del pomeriggio. Si vestì rapido e andò a controllare la borsa da spiaggia, nessuna traccia di quelle cose preziose da collezionismo che aveva sperato di potersi portare dietro. Il posto però sembrava proprio quello giusto e il momento anche.
Tornò alla macchina, era li dove la ricordava. Se fosse stato via molto lo avrebbero cercato, l'avrebbero trovata e rimossa.
Non era più impolverata di quanto ricordasse, niente ruggine, la serratura girava, batteria carica.
Fantastico, se non era quel giorno preciso doveva essere massimo quello seguente.
Respirò prima di accendere il motore e si mise a ridere, aveva passato una intera estate in un altro mondo ed ora ne aveva un'altra tutta ancora da vivere.
Se si sbrigava poteva arrivare in tempo per la cena dell'albergo, forse avrebbe anche incontrato i bambini mentre tornavano dalla spiaggia con la zia.
Tutto perfettamente normale, come se nulla fosse successo.

" Caro, per caso hai camminato per universi paralleli e padroneggiato gli Elementi mentre ero fuori a far compere ? "

Rise ancora di più a quel pensiero, poi finalmente riuscì a calmarsi, accese la macchina e prese la strada.

FINE


ferrus_manus@hotmail.com
scritto il
2018-08-27
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