Mangiamorte

di
genere
masturbazione

Era giorno di festa a Hogwarts, non ci sarebbero state lezioni e nella Corte Lastricata i Tassorosso avevano organizzato uno dei loro balli latini di gruppo.
Anson chiuse la finestra della sua cameretta, con i vetri verdi a fondo di bottiglia, non li voleva sentire, mise a tutto volume The Cure, Bloodflowers, e si immerse negli enigmi dell'Atalanta Fugiens.
Nel pomeriggio sarebbe stato al Cobra-Kai, a provare e riprovare quel Kata che non gli entrava in testa. Poi la notte si sarebbe ancora rovinato il sonno e la vista sui libri, non per fare bella figura con gli insegnanti, ma perchè interessava a lui, sapeva che la magia era tutta la sua vita.
Perchè Anson era un Serpeverde. Perchè tutto questo è quel che significa essere Serpeverde.

Al Cobra-Kai ci rimase fino a tardi,
In realtà dopo l'allenamento dovevano subito lasciare il tatami a un istruttore di Savate ospite del Dojo, ma aveva trovato vuota la saletta dei pesi e si era infilato li per continuare col Kata.
Intanto però anche quelli del Savate avevano finito il loro turno, mancava poco alla chiusura, e si vide arrivare una ragazza di quel corso.
Aveva il fisico tipico di chi sceglie quella particolare arte, cioè era alta, sottile, con le gambe lunghe, anche se sotto la vita i fianchi tondi si allargavano in maniera sproporzionata, e la tuta di lycra color bronzo, aderentissima, non faceva nulla per compensare.
Ma l'insieme non era sgradevole, per nulla sgradevole, e poi c'erano quei capelli scuri e mossi e gli occhi neri, come lo stemma del corvo stampato sulla canotta tra i seni.
Già, lo stemma della casa Corvonero, doveva anche lei essere una studentessa di Hogwarts, anche per questo Anson rimase imbambolato a metà di un movimento per un attimo di troppo.

" Scusa, volevo curiosare, ma ti ho dato fastidio. "

" No, no, che dici. Sono rimasto qui a provare il mio Kata, ma il turno è vostro. "

" Fra dieci minuti dobbiamo essere negli spogliatoi. Intanto posso guardare come fai ? "

Eseguire i Kata in pubblico non era certo una novità. Anson si mise d'impegno per rendere finalmente fluida la sequenza di movimenti e non fare cattiva figura con la spettatrice.
La Corvonero però non era una da poter rimanere ferma a lungo. Ben presto si mise a fargli da Uke assecondando i suoi movimenti, diventava più facile così, prese velocità, cominciava anche a esaltarsi, ma a quella venne a noia il gioco e senza preavviso cambiò le regole.
Nel mentre che Anson sollevava il ginocchio destro per un calcio, lei lo fermò mettendoci sopra il piede destro suo, uno Charlemont revers, e facendo leva da li eseguì una sforbiciata volante, catturando la testa di Anson tra le sue gambe e rovesciandolo a terra.

Lui non ci aveva capito molto, un attimo prima era in piedi concentrato sull'esercizio, l'attimo dopo si era trovato per terra con la faccia tra quelle cosce calde e la testa invasa da un odore che filtrava dalla lycra.
Lei lo aveva liberato subito, non aveva neppure avuto il tempo di avere paura, o imbarazzo.
Arrabbiato ? No, se ne fanno di queste tamarrate nelle palestre, se ne fanno, ma il tempo era proprio scaduto e dovevano correre agli spogliatoi.

Uscirono assieme per le strade di Hogsmeade che faceva già buio e si avvicinava l'orario in cui i cancelli di Hogwarts venivano chiusi.
Non parlarono molto, in quanto finirono mischiati con altri studenti usciti dal pub del Tre di Scope, non si sa mai cosa possa uscire dal Bosco Proibito, di notte, e conviene tornare in gruppo, con la mano sulla bacchetta.
Ma almeno si erano presentati, e Anson salì alla sua cameretta accompagnato dal ricordo di un sorriso e un nome: Vicky Poole.


La sala comune degli studenti Serpeverde è come una galleria scavata nella roccia viva sotto il Lago Nero. E' riscaldata da un gran camino, ci sono tavolini con teiere tra divani ricoperti di cuoio, poltrone con i portagiornali per chi vuole leggere i notiziari, come in ogni buon club inglese.
I prefetti si assicurano che nessuno disturbi gli altri facendo rumore, ed è vietato portare in questo luogo l'ansia dello studio, ci sono la biblioteca e le camere private per quello.

Anson occupava una delle poltrone e cercava per l'appunto di scorrere le notizie del Daily Prophet. Non ci riusciva.
Gli avevano proposto una partita a Diplomacy, aveva rifiutato. Non era normale, non aveva mai rifiutato una partita con gli amici.
Non era neppure normale che in aula avesse subito un richiamo per disattenzione, non gli era mai successo prima.
Non aveva mai pensato alle donne prima.

Oltre i tavolini una scala a chiocciola saliva al corridoio del dormitorio, scolpita nel legno a forma di serpente, contorta in spire come il pensiero dei Serpeverde, di cui a volte loro stessi rimangono prigionieri, vittime dei loro piani complicati, o di amori irrealizzabili che non sanno dimenticare.
Anson per questo si era dedicato interamente allo studio, per paura delle profondità in cui quelli come lui possono cadere, ma era bastato un attimo, per un solo attimo quella sera in palestra aveva sentito l'odore della figa, e aveva perso la testa. Non aveva più concentrazione, il pensiero tornava sempre a lei e a quell'istante.
Buttò il giornale sul tavolino, passando tra i tavoli disse agli altri di avere cose da ripassare e attraverso la scala tornò al corridoio delle camere.

Aveva qualcosa di onirico il corridoio, le pareti sembravano curve, come in una galleria, mentre da lontano apparivano dritte, ma strizzate verso il fuoco della prospettiva.
Anson era all'ultimo anno di scuola e ancora non si era abituato, doveva camminare guardando il pavimento per non avere le vertigini.
Non che si perdesse molto comunque, solo muri bianchi senza decorazioni e porte di legno marrone scuro tutte uguali, con la stessa serratura di ottone.
Gli alloggi erano disposti sui due lati, ma tutti avevano la vista sul Lago Nero, che è fisicamente impossibile, tutti tranne la cameretta sfigata nel fondo del corridoio che era capitata a lui.
Non aveva bisogno di guardare, bastava camminare dritto fino a battere la testa contro la porta.
La sua camera era una torretta semicircolare appesa al muro meridionale del castello, piccola, non aveva la vista sul lago, solo quella finestra verde sulla corte, ma il letto era confortevole, non come quei catafalchi a baldacchino, opprimenti, delle stanze normali.

Buttò le scarpe contro al muro, tanto nella sua camera poteva anche stare senza vestiti, scorse con le dita i CD sul comodino, poteva metter su The Cure come al solito, ma decise per i Placebo.
Brian Molko gli dava sentimenti contrastanti, un babbano con la voce da frocetto, un'anima artistica paragonabile a Freddie Mercury, così diversi eppure sullo stesso piano.
Uno che trattava le parole e i suoni come Anson trattava la magia,

We're running out of alibis
In the second of May
Reminds me of the summertime
On this winter's day

Si spogliò. L'oppressione che si sentiva addosso era una cosa interiore, ma sperava che togliere i vestiti potesse attenuarla.
La tega dura, molto dura, chiedeva di essere liberata.
La Corvonero e i suoi fianchi a pallone da spiaggia, la sua tuta aderente.
Un angolo della sua mente poi andava per conto proprio e immaginava che fosse Brian li nella stanza a guardarlo nudo.
Pensiero imbarazzante, fastidioso, con una botta secca al tasto fece tacere lo stereo, e pronunciò una parola di comando.

" Lustralis. "

Le lenzuola tese del suo letto cedettero a quell'ordine, scorrendo come latte bianco verso l'interno.
Il materasso perdeva consistenza e a sua volta prese a scorrere con un mulinello al suo centro, poi il telaio di legno e le gambe, tutto giù nel mulinello che aveva toccato il pavimento.
Infine anche una sezione del pavimento si lasciò risucchiare nel vortice, fino a diventare una profonda vasca quadrata, piastrellata, piena di acqua calda, già completa di sali da bagno.
Perchè a Hogwarts il comfort lo prendono sul serio.

La vasca era abbastanza profonda da rimanerci immerso fino alle spalle.
Ma preferiva lasciarsi galleggiare a mezza altezza, con i piedi contro l'orlo e il cazzo in mano.
E quei fianchi nella sua memoria,, la fonte di quell'odore nella sua fantasia.

Non ne aveva mai vista una. Cosa fosse un bacio lo sapeva solo per sentito dire.
Ma sapeva d'istinto cosa fare, Cosa le avrebbe fatto.

Every step we take
That's synchronized
Every broken bone

Ancora Brian. Aveva spento lo stereo, ma continuava ugualmente a suonargli nella testa.

Vicky distesa sul letto a gambe aperte. Il ganzo di Brian disteso sul palco a suonare il riff, senza perdere una battuta.
Vicky con lui nell'acqua calda. Le loro gambe intrecciate.

From the time we intercepted
Feels alot like suicide

Slow and sad
Grinding sadder
Arise a sitting mine

Lacrimava. Si, anche la cappella lacrimava, ma aveva le lacrime vere e calde agli occhi.
Per il fatto che lei non era veramente li. Per il fatto che nella magia la padronanza di se stessi è tutto, e lui l'aveva persa.
Per la vergogna di non sapersi fermare. Di sicuro la sua mano non si sarebbe fermata prima di aver finito.

See you at the bitter end

La cosa buona era trovarsi già nell'acqua. Non aveva bisogno di ripulirsi.
Gli avevano detto che l'orgasmo doveva essere una cosa sconvolgente, che avrebbe fatto valere la pena di tutto il resto.
Gli avevano mentito.

" Come cazzo mi sono ridotto ? Come ho fatto a diventare così. Vicky come hai fatto ! "

Naturalmente non si aspettava risposte. Per questo quel rumore dalla finestra gli causò un brivido freddo anche nell'acqua calda.
Ma era solo un frullare di ali. Un uccello guardone ? Grosso comunque.
Stava già imbrunendo, non aveva potuto distinguere cosa fosse di preciso.
Gli pareva però di aver sentito il verso di un corvo.

scritto il
2024-08-30
9 8 8
visite
1 8
voti
valutazione
5.3
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Pesca

racconto sucessivo

Mangiamorte 2
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.