Bounty Hunters 3

di
genere
fantascienza

(È passato molto tempo da quando ho pubblicato i primi due frammenti di questa storia. Chi fosse interessato dovrà andare molto indietro nella mia cronologia per trovarli, ma ci sono. )


Il privè non era questo granchè; in pratica una sala rettangolare, vuota tranne un divano rosso a mensola su uno dei lati lunghi, ampio abbastanza da dormirci o farci dell'altro, e un tavolo rotondo.
Questo aveva una base a colonna ionica che non ci azzeccava nulla con l'ambiente, uno spazio esterno solido in iridio e la sezione centrale a coppa, piena di metallo liquido, che funzionava come schermo a tre dimensioni e amplificatore. Se non altro la stanza era dotata di un ECM peso, che preveniva qualunque intercettazione dall'esterno, o registrazione dall'interno.

Lo schermo passava in quel momento un pezzo Slowtrance del 23° secolo, roba da fattoni persi proprio, Hayko si mise a tracciare segni sul liquido per cambiare canale.
Solace intanto aveva procurato la nuova boccia e riempiva i bicchieri.

" Vè che roba, tu mi friendzoni e io ugualmente offro la bumba. Bisogna essere davvero disfunzionali per rimanere affezionati a un friendzonatore senz'anima come te. "

" Chaccazzo, stai ricominciando ? Te l'ho detto io di cambiare sesso ancora ? Non te lo do, e non sperare di intenerirmi con l'alcool ! "

" Almeno un bocchino potresti lasciartelo fare. Chiudi gli occhi e immagini che sia una bella topa.. "

Il rapporto tra loro poteva sembrare intricato, ma bisogna capire che da quando l'umanità aveva iniziato a costruire colonie spaziali, e ogni minima sottocultura poteva avere la sua, il sistema solare era diventato un bordello. E le colonie nettuniane, in cui Hayko e Solace erano nati, di quel bordello erano la darkroom. Per le abitudini nettuniane, la loro relazione era persino una cosa tranquilla.

Per fortuna di Hayko, prima che Solace diventasse ingestibile arrivarono per davvero due belle tope.
Per la verità piuttosto inquietanti, oltre che belle. Sembravano gemelle, si tenevano a braccetto con la stessa espressione sarcastica, gli stessi capelli neri cotonati, lo stesso abito nero stretto in vita, smanicato, che si allargava sotto in una gonna a campana. Parlavano anche coordinate, una cominciava una frase e l'altra la completava.

" Buonasera. Ci hanno detto.. " " ..Che vorreste dei servizi particolari. "
" Se avete tutti e due una interporta ... " " ... Abbiamo una offerta per voi. "

A guardarle bene non erano uguali davvero, una era appena più alta e aveva il naso più arrotondato, l'altra aveva degli occhi particolari, iridi come dischi di metallo e ghiaccio, quasi sicuramente nascondevano un impianto.

" L'abbiamo. " - disse Hayko - " Potete mostrarci la mercanzia. "

Quella più alta tirò su la sottana, mostrando una bella gamba completa di giarrettiera malva, e da sotto recuperò una scatola nera, gommata, da cui uscivano due cavi ottici da inserirsi nelle interporte cerebrali.

Hayko ne era dotato in quanto gli rendeva più facile pilotare, quando era collegato il suo mercantile diventava come un prolungamento del suo corpo.
Quel nerdone di Solace invece l'aveva per hackerare meglio.

Da esperto di tecnologie riconobbe subito l'apparecchio, e fece un fischio passandosi le mani sulla banana brillantinata che aveva in testa.

" Una unità di condivisione della memoria ? Costano un botto ! A chi l'avete ramata. "

" Costa, ma ci lavoriamo molto.. " " .. In due anni ci siamo rifatte della spesa. "
" Vedete, noi non facciamo cose con i clienti.. " " ... E in questo modo non potranno accusarvi di stupro. "
" Piuttosto le facciamo tra noi e registriamo l'esperienza.. " " ... Che ora potrete vivere anche voi, come se foste noi. "

Avevano posato la Blackbox sul tavolo e Solace la fissava senza dire altro, si era poi messo a guardare in aria mentre buttava giù un sorso di aguardiente.
Hayko lo conosceva bene, sapeva che quel comportamento non era buon segno, ma non disse nulla per reggere il gioco.

" Ci stiamo ! " - disse alla fine Solace - " Per il pagamento passerete poi alla cassa. Hanno il mio conto personale. "

Hayko e Solace si accomodarono meglio sul divanetto e infilarono gli spinotti nelle loro interporte, chiamate anche nodo di Shiva, una fessura orlata d'oro e ceramiche biocompatibili, aperta dietro al collo e collegata a un interfaccia sistemato come un anello attorno al tronco encefalico.
I capelli biondi di Hayko erano rasati ai lati, ma lunghi dietro proprio per nascondere quell'intrusione, mentre i capelli neri di Solace erano corti dietro, per coprire l'interporta preferiva dei collettoni appariscenti, come quello del vestito da Elvis che indossava al momento.

Nel mentre che si collegavano, le due zoccole, sempre con lo stesso sorrisetto, si misero loro davanti e infilarono le mani nei pantaloni, poi sotto le mutande con tocco esperto, per sistemare dei tamponi in spugna naturale.

" Questi sono per non bagnarvi i vestiti.. " " ...Ne avrete bisogno, credeteci. "

Hayko iniziava a cadere nella sonnolenza che precede la connessione neurale. Un ultimo sorso, prime immagini ipnagogiche, chiuse gli occhi, sentiva nelle sue orecchie una voce dolce.

" Attenzione, state entrando in una memoria condivisa. Marijona & Dalia : Registrazione numero 17.. "

Un giardino. Era stesa su di una panca in pomice mercuriana, circondata da sostegni a grata, gialli, coperti di rose rampicanti.
Caldo, nessun bisogno dei vestiti, era nuda, era bagnata, ma non dell'acqua di cui udiva lo scorrere oltre la coltre di fiori.

Dalia indossava ancora il costume a un pezzo, tornava dal bagno coperta di goccioline simili a pietre preziose. Si avvicinava fissandola con quegli occhi di acciaio,
Marijona non diceva nulla, ma sentiva la pelle sui seni tendersi come se dovesse esplodere, era sempre stato così fin dalla prima volta che l'aveva vista.

" Hayko Hayko ! Grazie al mio computer subcorticale possiamo comunicare anche nel mezzo della condivisione di memoria ! Sei contento ? "

" Che vuoi. Sei geloso perchè mi possono piacere queste ? "

" Se anche tu cambiassi sesso qualche volta, potremmo fare le stesse cose senza bisogno di queste vrenzole.. "

Marijona alzò lo sguardo oltre il giardino e i fiori, dove avrebbe dovuto esserci il cielo, se si fossero trovate sulla Terra.
Le mani di Dalia si posarono sul suo seno e il monte di venere. Lei sorrise senza ancora guardare in viso l'amante. Istintivamente allargò le gambe.
Le piaceva il cazzo e sotto la panca c'era uno di quegli attrezzi da allacciare, Non aveva dubbi che Dalia l'avrebbe montata, a lei piaceva da matti quel gioco.
Si piacevano e basta.

Sporse le labbra a vuoto. Dalia col palmo della mano le spazzolava il pelo, premendo piano verso l'interno, le dita appoggiate ai lati del cappuccio.
Quando la stretta di quelle mani si fece più intensa, Marijona fu presa dalla smania e balzò in piedi per abbracciare l'amica.
Le sfilò il fiocco che reggeva il costume da dietro, l'aveva annodato lei stessa non molto prima, adesso la voleva nuda, voleva succhiare la sua lingua.
Voleva essere lei ad allacciarsi il giochino.

" Dalia, no, Solace volevo dire. Si prova questo allora quando ti mettono le mani sulle tette ? "

" Dipende. Tu più che altro fai un male cane perchè non hai cognizione, Ma a me piace. "

" Mai una soddisfazione mi dai. Sei nella pelle di Dalia ? Senti cosa ti sto facendo adesso ? "

" Si. "

Marijona aveva gettato via il costume dell'altra, le aveva messo le mani sul culo, così tenendola l'aveva fatta sedere sulla panchina.
E aveva preso a scendere baciandola. Prima le guance, poi il collo, i seni.
Sapevano a memoria dove volevano arrivare.

Intanto, nel privè, Hayko e Solace si agitavano sul divano nel loro sogno artificiale.
Dalia si era versata quel che rimaneva nella bottiglia, e con i suoi impianti bionici verificava che l'ECM della stanza fosse in funzione e davvero non ci fossero telecamere collegate a cavo.
Marijona invece aveva una siringa in una mano e l'usel di Hayko nell'altra.

Una siringa vuota. Una bolla d'aria era tutto quel che serviva. Non avrebbe lasciato tracce, e anche se avessero fatto un'autopsia, difficilmente i medici sarebbero andati a guardare dove intendeva lei praticare l'iniezione.
Aspettava solo che la loro memoria condivisa arrivasse al momento più intenso, dove non si sarebbe accorto di nulla.
Non sarebbe morto subito. Avrebbero avuto tutto il tempo di andarsene e ritirare anche il compenso alla cassa.
Tutto calcolato.

" Sorpresa stronze ! "

Gli occhi d'ambra dell'Elvis erano aperti e aveva una pistola miniaturizzata.

Dalia era piccoletta, non era forte, ma il suo corpo era cablato per avere riflessi molto più rapidi della norma.
Scomparì in un lampo dalla visuale di Solace.
Meno di un attimo dopo fu lui a ricomparire di fianco a Dalia, sempre con la pistola puntata.
Era cablato anche lui e altrettanto veloce.

Nel frattempo anche Hayko era stato buttato fuori dal suo sogno e si era trovato davanti la siringa.
Afferrò subito Marijona per il polso.

" Oh, cazzo stai facendo col mio cazzo ! "

Lei ruotò il polso prima verso se stessa e poi all'esterno, uscendo facilmente dalla presa di Hayko, ma nella posizione in cui si trovava non aveva il tempo per alzarsi e scappare.
Hayko le strappò la siringa con una bicchierata, l'unico oggetto che avesse sotto mano, di seguito non fu difficile cinturarla all'altezza del corpetto che le stringeva la vita.
La testa alla stessa altezza e di fianco, per non prendersi una ginocchiata in bocca.

" Non pensavate che dentro alla testa avessi un sistema operativo " - disse Solace - " Ho potuto tenere una finestra aperta sul mondo di fuori. E vedere cosa stavate combinando. "

" Volevamo solo ... " " ... Aggiungere un soffocone in omaggio. "

" Con una siringa ? Ma state zitte va. Ci vuole una bella faccia da culo per venire a fare ste cose in casa del Sole Nero. Ma comunque non è che abbia bisogno di terminarvi o torturarvi. Adesso mi dite chi vi ha mandato, da quale account vi deve arrivare il pagamento, e saprò tutto quel che mi serve. A voi vi carico su un mercantile per Mercurio e vi arrangerete quando arrivate la. Oppure, a scelta, un buco in testa subito. "
scritto il
2024-08-15
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