Pesca

di
genere
sentimentali

C'è un istante, quando al cielo si sostituisce la superficie dell'acqua, durante il quale i suoni spariscono quasi del tutto.
E con i suoni, anche tutto il resto.
Non scompare, ma si fa lontano. Ovattato, distante come i problemi che ho lasciato a riva. Saranno ancora lì ad attendermi, ma finché mi trovo sott'acqua posso, devo ignorarli.
Perché l'isolamento è solo il primo passo.

Son bravi tutti ad andar sulla luna con l'ippogrifo.
Salire è facile.

Non basta Archimede ed il suo principio a remarmi contro, no. Quando tutto mi respinge e anche quando la luce si rifiuta d'andare dove sono diretta, dovrei capire che forse forse quello che voglio fare non è qualcosa che dovrei fare.
Non dovrei, ma anche l'eroinomane sa che non dovrebbe farlo.
Questo non gli impedisce di aumentare il dosaggio, ogni volta.
Così le prime volte mi sono limitata a spingermi al largo quel tanto che basta per potermi immergere qualche metro, il fondale ancora visibile.
Sarà per la presenza di altre persone e per il casino che fanno, ma è estremamente raro trovare qualcosa di interessante, durante il giorno.
La notte, ne son sicura, sarebbe tutta un'altra storia.


Ed è alla notte che punto, quando mi decido ad andare oltre, allontanarmi ancora dalla riva, dalla gente e scendere.
Scompaiono gli altri, il fondale si perde nel buio e anche la superficie si fa lontana.
Diventa tutto un giocare con e contro il tempo, sfruttando ogni secondo di quei pochi minuti.
Sott'acqua stando ferma ho la sensazione di riuscire a rallentarlo, ma ad ogni movimento quello inizia a correre estremamente veloce, rendendo quell'ultima boccata presa solo un attimo fa, prima dell'immersione, un evento capitato ore fa.
Ad un'altra me.


Un'altra me.
Mi sono reinventata dopo il casino del covid.
Il burn-out.
Le perdite.
Le relazioni torbide accettate, quando non cercate, per non sentirmi sola.
E ho detto stop, basta.
Basta basta bastabastabasta.

Un mese sabbatico si è trasformato presto in un anno ed ora questa, quella che per me era solo una località nella quale andare in vacanza, è diventata casa.
I ritmi son più lenti, il vino è buono e per quanto riguarda la gente, beh, è bastato rompere il permafrost della diffidenza nei confronti di chi viene da fuori. Dei continentali.
Ma quello, per una che da piccola voleva fare il triceratopo, non è stato un problema. Son brava a sfondare, a rompere.

///

Il Tirreno non è l'Adriatico, questo è chiaro.
L'Adriatico ha i banchi di sabbia, si può camminare nell'acqua, arrivare anche lontano dalla spiaggia ed essere ancora per metà fuori.

Nel Tirreno fai due passi e finisci subito di sotto, c'è la fossa, ci sono le onde più gonfie e l'acqua più buia. E poi ci sono le montagne sempre incombenti, si nuota col bianco delle loro rocce negli occhi, a volte della neve.
Due passi da una parte, vai di sotto, due passi fuori dalla spiaggia, sei sulle colline.
Quelle ventose, coi boschi e i paesi con la chiesetta e l'osteria dove si beve il Vermentino all'aperto. È li che l'ho vista, sotto il pergolato col calice in mano, leggermente discosta dagli amici.

L'ho riconosciuta, ci eravamo incrociati tante volte, specie due estati fa, anche salutati, ma non ho mai saputo che voce avesse.

Perchè sott'acqua si parla solo a gesti.

Due estati fa, io specializzando in biologia marina, che mi immergevo con tutta l'attrezzatura a puntino per verificare le condizioni di salute delle bestioline del fondale.
Lei che arrivava giù in apnea e costume da bagno, come nulla fosse, e le bestioline le catturava e se le riportava su.

Nulla di illegale, non era una riserva.
Stupito la prima volta, anche la seconda, alla terza l'avevo salutata, la quarta volta aveva risposto al saluto.

Poi estate scorsa, ero tornato, ma la incontrai solo un paio di volte in più di un mese.

E adesso, l'estate dell'invasione dei granchi blu.
Io spedito dai superiori a studiare la loro interazione con l'ambiente, lei che viene a prenderseli penso per mangiarli.
E adesso, per la prima volta la vedo fuori dall'acqua. E ho tante domande.

///

È raro incontrare qualcuno, al largo.
Quando capita, ogni volta, il cuore perde qualche colpo.
"È arrivato, ora mi prende ".
Perché si, ho la convinzione che al largo ci sia qualcosa che chiama quelle e quelli come me.
Ci invita, ci incoraggia e alla fine, quando abbiamo la sicurezza di riuscire a gestirlo, ci addenta e ci trascina giù.
È successo anche quando l'ho visto la prima volta.

Col tempo, il sospetto ha ceduto il posto alla curiosità e quella curiosità si è presto tramutata in.
In cosa?
Non lo sapevo e non lo so ancora.
Ho quasi sperato di ritrovarlo ad ogni immersione, di condividere con lui quel silenzio.
Son stati sguardi complici, quelli che si possono scambiare solo le persone che condividono qualcosa che non richiede le parole. Qualcosa di solo loro.

Non gli ho mai visto portar via nulla, né lasciare qualcosa e questo ha contribuito a far crescere la curiosità per quell'altro esploratore che si limitava ad osservare.
Ed eccolo avvicinarsi, questa volta sulla terraferma.

" Buonasera signora pescatrice. Forse non mi riconosce senza le pinne. "

La tentazione di fingere di non averlo visto né riconosciuto è forte.
La vecchia me lo avrebbe fatto, vuoi per timidezza, vuoi per quella danza, per quel gioco che fanno uomini e donne dall'alba dei tempi.
Non dovrebbe, ma sentirgli usare quel termine per indicarmi, mi riempie d'orgoglio.

“ Signora lo dici a chi ti calpesta, non a me. “

“ Signorina pescatorina allora ? Io studio quel che abita nel mare. “

Non so con quale intento ha pronunciato quel "pescatorina", ma riesce a strapparmi un sorriso e tanto mi basta.
Prima cali il tanto temuto silenzio imbarazzante, mi prendo il tempo per sfilare i sandali e sollevare entrambe le gambe per posare i talloni sulla seduta della sedia. Cingo le gambe con le braccia, il sorriso ancora stampato sulle labbra.

"Allora, studioso di quel che abita nel mare, ti siedi? Perché io non ho voglia di star in piedi e parlo solo con chi è al mio stesso livello."

Ok. Forse non suona come avrei voluto, ma ormai è troppo tardi.
Certe abitudini non le ho perse.

"Dai, su su, siediti. Che mi viene l'ansia a parlare con chi sta in piedi."

///

C'è questo tavolino quadrato, di quelli solo per due persone che usano per riempire gli angoli, lo ha sequestrato e si è appollaiata sulla sedia impagliata in questa maniera che sembra studiata per mandare ai matti qualunque feticista nel raggio visivo.
Pensavo fosse con quegli altri, ma gli da le spalle, bo, avrò capito male, comunque mi siedo.
Sott'acqua non si poteva notare il blu degli occhi. I rampicanti del pergolato sopra gettano strisce di ombra e luce sulla sua figura.

Non fare gli occhi da triglia, sei un biologo marino ma non fare gli occhi da triglia, se vede che ha fatto effetto perderà interesse. E bisogna dire qualcosa di intelligente, mi metto a parlare del sistema respiratorio delle cernie ?
Di qualcosa di intelligente.

“ Devi sapere che mi hanno dato un nome buffo : mi chiamo Bisesto, e mi vedi spesso la sotto sul fondale perchè lavoro per il Ministero dell'Ambiente, come biologo. Tu invece ? Ti vedo scendere in apnea vicino ai trenta metri. Sei parente di Maiorca ? “

///

Lo ascolto con interesse ma, con ancora più interesse, lo osservo.
Si muove con la grazia tipica di chi sta camminando sulle uova, col timore di rompere qualcosa ad ogni piè sospinto.
Gli introversi mi incuriosiscono sempre. L'imbarazzo, la difficoltà che provano nel cercare di superare i blocchi ostentando sicurezza o cercando di fare dell'umorismo mi muove tenerezza, simpatia.
Non è del posto, e questo è chiaro anche per me.
Prima ancora della cadenza, lo tradiscono le movenze, le occhiate che lancia agli altri.
Probabilmente ha paura di invadere il territorio altrui, rubare qualcosa di loro.

Aspetto si sia accomodato accanto a me ma, giusto per non rendergli troppo facile la cosa, non gli levo gli occhi di dosso. Può sembrare un atteggiamento invadente, ma mi piace capire chi ho di fronte. O accanto. Il corpo, più delle parole, dice, parla.

"No, mio padre si chiamava Gianfranco e mia madre Rita. E te, che nuoti tutto bardato, sei parente di Costeau? Nome buffo per nome buffo, i miei hanno deciso di darmi, tra gli altri nomi, Tosca. Come quella che si è suicidata lanciandosi dalle mura di non ricordo più dove."

Sciolgo almeno in parte l'abbraccio alle gambe per porgergli la mano destra, la buona. La sinistra rimane sulle ginocchia, non più nascosta dalla destra. Gli sorrido.
È una formalità, ma sulla terra funziona così.
A dispetto dell'insicurezza che ha mostrato prima, ha una bella stretta di mano. Nessuna fede, in nessuna delle dita. Buon segno, per quel che conta.
Quanti anni ha? Ad occhio e croce sembrerebbe mio coetaneo, ma ha questa cosa negli occhi, nello sguardo, che lo fa sembrare più grande. Stanco.

"Il mare non lo studio, , troppo impersonale. Cosa bevi? E occhio, se li guardi ancora penseranno che ci vuoi provare con uno di loro. Vuoi che te li presenti ? “

“ Si. Funziona così di solito. Questo mi sembra un posto da vino della casa ? ... “

///

Viene qua in vacanza, ma la parlata è delle mie parti. Cercavo risposte, trovo solo altre domande, ma non mi dispiace. A volte siamo persone completamente diverse sopra e sotto la superficie, quella dell'acqua intendo.
Voglio più conoscere il delfino che ho visto prima o questa specie di volatile appollaiato con gli occhi spalancati proprio come un uccello ?
Gli uccelli tuffatori esistono, abitano il mare quanto i pesci.
Come Reginella.
Voglio conoscere e basta.

“C'è Ohsentiuno, poi c'è Maciao e un paio di Cennodelcapo. No sul serio, i nomi contano niente, qua, come in quella canzone del tizio col lazzo ed il coltello. Comunque hanno quello nero e questo, di vino. Quello nero sa di morte marina. Questo invece è buono. 'Saggia. “

///

Non si dovrebbe bere dallo stesso bicchiere. Ma non è uno sconosciuto, per me.
Con lui ho condiviso molto più di quello che ho condiviso con tanti altri uomini.
Qualcosa che, per me, è una delle cose più intime in assoluto .
Bere dallo stesso bicchiere è nulla, a confronto.
Senza cambiare posizione, faccio altalenare lo sguardo dal bicchiere al suo viso, prima di tenerlo fisso sul bicchiere.

“Non posso farne a meno, è come dover rispondere ad un richiamo, ecco perché scendo giù. Prendo qualcosa, lascio qualcosa. Ogni volta. Potrei considerarmi una gazza ladra etica. Il punto è che mio padre mi ha lasciata l'insegnamento che ogni cosa ha un suo valore ed è giusto pagarlo. Valore, non prezzo. Cosa provi, quando sei laggiù? Anche te ti senti a casa e hai paura allo stesso tempo?”

Ecco, questa è una cosa che, di sicuro, non ho mai detto a nessuno. E, di sicuro, è il motivo per il quale non son riuscita a guardarlo, preferendo fissare il bicchiere, il tavolino.

“ Insomma, lo faccio per mestiere, alla paura non ci avevo pensato. Forse se mi mandassero più in profondità. Ma aspetta un attimo, vado a ordinare e te ne porto un altro. “

///

Il guaio coi sogni è che non ci si può mai distrarre, non si può distogliere lo sguardo neanche un attimo o spariscono. Ma bisogna correre il rischio.
L'interno vorrebbe essere ancora più rustico di quel che è. C'è una ruota di carro appesa alla parete, troppo nuova, c'è una teca di vetro con dei vecchi soldatini, di quelli che ancora erano fatti con la gomma, non di plastica. L'oste deve essere un frequentatore di mercatini.

Due bicchieri grazie, ma c'è anche il buffet, il lardo col mirto vuoi lasciarlo li ? Il pecorino giovane ? I pezzetti di finocchio ?
L'oste è stato molto gentile, mi ha subito dato un vassoio, quando si è reso conto che stavo per rovesciargli tutto sul pavimento.

Ho preso il vassoio, e mentre mi giravo per ringraziare l'ho dato in bocca a uno che stava arrivando dall'altra parte. Per fortuna è un posto di gente che non è per niente permalosa.
Sintesi di una qualunque delle mie giornate, sott'acqua mi muovo meglio.

Immagino che anche da fuori si sia sentito il rumore, comunque sono uscito vivo e col vassoio.
Però il tavolo è vuoto.

Cioè, non proprio vuoto, c'è una pesca. Una schiacciata di quelle tabacchiere, son buone, chissà da dove l'ha tirata fuori.
Fatto sta che lei non c'è. Lo dicevo io che i sogni spariscono.
Anche se sospetto che il conto dei suoi bicchieri dovrò pagarlo io e sarà reale.

No, non è andata un attimo da qualche parte. Ci sono delle assenze che parlano. Non lasciano dubbi sul loro significato.

Ma che ne so. La pescherò ancora sott'acqua ? Ha pescato me ?
Forse è così che fa con quegli animali che prende dal mare, li porta su, li tiene in mano per esaminarli e poi li ributta in acqua ancora vivi.

Me ne capitasse una normale nella testa una volta. Una.

Ma tanto, le immersioni devo farle comunque per lavoro.
La incontrerò ancora.
scritto il
2024-08-16
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