Club Prive
di
Malena N
genere
masturbazione
"E tu? Come ti sei sentita? Dimmi. Una puttana in un alcova di troie?"
Le tue domande mi arrivano curiose e veloci.
Non sei venuto. Non hai mosso quel bel culo che ti ritrovi per presentarti alle quattro, dove ti avevo chiesto. Ma lo sapevo, come so che sei uno stronzo.
Mi hai fatto chiamare al centro e chiedere informazioni mentre tu, divertito, ascoltavi tutto in viva voce. E poi? Di te, neanche l'ombra. Ma non ce l'ho con te! Ce l'ho con me che, ora, non dovrei dirti un cazzo e invece muoio dalla voglia di vomitarti tutto in faccia e segarmi come se non ci fosse un domani!
Ti ascolto. Ascolto la tua voce che, calda e profonda, mi buca le orecchie. Mi ascolto. Ascolto la mia fica che sbatte e pulsa, fra le cosce, appena sente uscire da quella fottutissima bocca la parola puttana.
"Sporca. Mi sono sentita sporca. Schifosamente sporca" dico, sussurrandolo appena.
Sto parlando così piano che io stessa faccio fatica a capirmi. Sto parlando così piano perchè non voglio ammettere a me stessa che non ho provato alcun imbarazzo. Sto parlando così piano perchè queste orecchie attente non vogliono sentirmi dire, ad alta voce e ansimando, che mi è piaciuto, cazzo! Mi è piaciuto! E se solo mi infilassi la mano in queste mutande, ora, capiresti quanto. Me ne avevi parlato mille volte e mille volte sono venuta, oscenamente, al solo pensiero di saperti lì.
Ma è stato diverso, sai. Andarci io e con le mie gambe. Club Prive. Una porta anonima in un condominio anonimo di un centro anonimo. Cosa credevi? Che avrei solo chiamato? Tu sai bene da dove parte tutto questo. Tu conosci bene la mia idea iniziale! Sei stato così bastardo da ficcarmi in testa il pensiero, ancora più bastardo di te, di vederti nudo su quel futon che ormai conosco. Nudo e rilassato, col cazzo al vento e le mani di una delle tre mignotte a massaggiarti il corpo sodo. E non solo il corpo. E' per questo che ho smesso di chiedere al telefono informazioni che non mi avrebbero mai dato. E' per questo che ci sono andata di persona. A vedere con questi occhi, a toccare con queste mani. A capire con questa testa bacata di cosa mi hai parlato e di quale situazione malata ho goduto. E perchè ho goduto e godo ancora di questi pensieri!
"Mi ha aperto una donna alta e mora, Gemma. Non ho esitato un secondo e in un secondo le ho fatto mille domande. Le ho chiesto soprattutto dei massaggi, quelli da fare in due. Io e te, toccati dalle stesse mani."
Continuo a parlarti, più decisa, nel ricordo vivo di qualche giorno fa. Ricordo vivo come viva è la voglia di esplodere nella tua bocca mentre ti racconto tutto.
"E' stata brava. Un impeccabile padrona di casa. Mi ha accolta calorosamente ed immediatamente mi ha condotta in una stanza. Ovviamente, dopo essersi assicurata che non avrei incrociato nessuno."
Chi potevo incrociare? Mi sono chiesta. Chi è questo nessuno? Un cliente, forse, come cliente sono io.
"Ci siamo sedute subito, appena chiusa la porta alle spalle. Mi ha offerto da bere mentre, io, curiosa, mi sono guardata intorno.
Gemma ha parlato, rispondendo ad ogni mia domanda, attenta e minuziosa, mentre io non sono riuscita per un secondo a distogliere lo sguardo da quel letto basso. Il caldo e la canotta leggera, appiccicata alla pelle sudata, non mi hanno dato tregua.
La luce calda, candele ovunque. Il profumo di oli essenziali che mi pungeva il naso e le tende chiuse come a nascondere quel luogo di perdizione al resto del mondo"
Perdizione. Come quella in cui mi sento sprofondare ora. Gonfia e fradicia di fronte alla donna che sono. Non ci credo ancora, eppure te lo sto già dicendo.
Comoda e persa, come su quel futon, mi sto già toccando. Toccando, come mi ha toccata lei.
“ Gemma mi ha chiesto se volevo provare, prima di portarci il mio uomo. Il mio uomo. Mi piace come parla Gemma. Ho scelto un operatrice in topless perché lei me l’ha offerta con la stessa facilità con cui mi ha offerto la caramella alla frutta poco prima. Solo che la caramella non l’ho pagata. Potevo scegliere il nudo integrale ma quello l’ho conservato per noi, per il massaggio tantrico che voglio fare con te.”
Non ti sento. Non parli. A cosa cazzo pensi non mi è dato saperlo. Il mio è un monologo come sempre. Un assolo disperato mentre canto e stono la mia eccitazione.
“È uscita lasciandomi sola. Mi sono spogliata in fretta dei pantaloncini leggeri e della maledetta canotta che non sopportavo più. Ho tolto le scarpe. Poi il reggiseno. Mi sono guardata, in quella stanza, in mutande, a fare i conti subito con la travolgente voglia di fottermi come mai prima. Come mai prima e prima di qualsiasi altra cosa. Mi sono stesa sul letto, pancia sotto, quando l’ho sentita entrare. Mi sono girata appena, giusto per coglierne il bel sorriso. Gaia. Così si chiama. Gaia. Una bionda appariscente con le tette grandi e sode, vestita solo di un perizoma di licra nero. Ah e scarpe da mignotta. È salita con le ginocchia sul letto e ha aperto le cosce. Si è seduta sul mio culo e ha iniziato a massaggiarmi il collo e le spalle. Lenta e precisa. L’ho sentita addosso. Ho sentito le sue tette toccarmi la schiena. Le sue mani esperte, sulla mia pelle calda e impaziente, mi hanno sfiorata in ogni punto. È scesa piano, più giù, a massaggiarmi i fianchi e poi l’interno coscia.
Abbiamo parlato mentre continuava a toccarmi. Mi ha detto che, a volte, qualche donna, le ha chiesto di farsi massaggiare le parti intime. Mi ha detto che, se voglio, quando ci porto te, posso chiedere di lei. E lei, fra di noi, su questo letto, massaggerà entrambi. Una mano su di me e una mano su di te. È qui che ho capito. È qui che ho colto il suo invito. È qui che ho visto la scena. È qui che l’eccitazione è diventata folle!”
Come dicevi tu. Ogni cosa.
“E tu? Cosa le hai detto?”
Me lo chiedi.
Cosa le ho detto? Quello che le hai detto tu, figlio di puttana!
“ Io le ho chiesto che cosa risponde a queste donne. E quando mi ha detto che il suo massaggio relax, perché così ha continuato a chiamarlo, lo prevede, mi sono girata e le ho detto che andava bene. Che volevo provare anche io. L’ho guardata negli occhi e mi sono sfilata le mutande, ho voluto che accadesse, ho voluto andare fino in fondo.”
In realtà l’ho guardata negli occhi e ho bruciato di gelosia. Mi sono chiesta chii cazzo ti ha toccato, se è stata lei o un altra a metterti le mani addosso e a massaggiarti il cazzo. Perché così si dice ora, massaggiare il cazzo.
“ Le ho prima abbassate fino alle ginocchia, poi, piano piano le ho completamente sfilate. Si è seduta a fianco regalandomi una bella visuale. Si è seduta a fianco per farmi godere della sua espressione viva. Ha iniziato ad accarezzarmi, le labbra, poi il clitoride. Una leggera pressione, prima, un tocco più deciso, dopo. La sua mano estranea sulla mia fica a disegnarne i contorni, mentre mi diceva che è tutto normale in questo tipo di massaggio. Mi sono sentita allargare quando si è fatta spazio per accarezzarmi fino al buco del culo. È risalita per strofinarmi e sfregarmi, senza penetrazione, è stata chiara. È stato strano. Essere lì e pagare per avere una donna fra le cosce. È stato sporco. Essere lì fradicia e gonfia sulla sua mano, fra le sue dita. Mi sono abbandonata ai pensieri malati, all’immagine di te, su quel letto, con me, con lei. Ed è questo pensiero che mi toglie ancora il fiato. Ed è questo pensiero che mi fa desiderare ancora le mani di quella mignotta addosso!”
E non lo so se di normale c’e qualcosa.
Voglio venire. Sono eccitata e lo sai. Mi sto accarezzando come mi ha accarezzata lei, ma ora mi voglio dentro. Abbasso appena le mutande e spingendo i piedi sul letto, sollevo il bacino.
“Devi venire con me. Dobbiamo andarci insieme. Voglio solo stare lì a guardarti nudo con il cazzo duro nella mano di Gaia. Devi venire con me. Voglio solo stare lì a guardarla nuda mentre a cavalcioni su di te ti massaggia la carne. Seduta sul tuo culo con la fica aperta e le tette grandi schiacciate sulla tua schiena. Devi venire con me. Voglio solo vedermi nuda su quel letto a sprofondare nella perversa voglia che ho di te. E venire. Come sto venendo ora.”
Mi lecco un dito velocemente e furiosa mi penetro. Sbatto contro la carne umida mente veloce entro ed esco per soddisfare il mio piacere. Il mio piacere,, cazzo! E te lo dico ancora. Sono al limite. L’odore del mio orgasmo si espande nell’aria, spingo più forte per incontrare la mia mano, che non è la tua, ne la sua, ma sa scoparmi come ho bisogno di essere scopata ora. Godo ad alta voce per farti arrivare la mia soddisfazione. Godo ad alta voce perché mi sento sporca! Sporca come le dita che porto alla bocca e che sanno di me. E ancora più sporca voglio sentirmi.
“Devi venire con me, come sono venuta ora.”
Le tue domande mi arrivano curiose e veloci.
Non sei venuto. Non hai mosso quel bel culo che ti ritrovi per presentarti alle quattro, dove ti avevo chiesto. Ma lo sapevo, come so che sei uno stronzo.
Mi hai fatto chiamare al centro e chiedere informazioni mentre tu, divertito, ascoltavi tutto in viva voce. E poi? Di te, neanche l'ombra. Ma non ce l'ho con te! Ce l'ho con me che, ora, non dovrei dirti un cazzo e invece muoio dalla voglia di vomitarti tutto in faccia e segarmi come se non ci fosse un domani!
Ti ascolto. Ascolto la tua voce che, calda e profonda, mi buca le orecchie. Mi ascolto. Ascolto la mia fica che sbatte e pulsa, fra le cosce, appena sente uscire da quella fottutissima bocca la parola puttana.
"Sporca. Mi sono sentita sporca. Schifosamente sporca" dico, sussurrandolo appena.
Sto parlando così piano che io stessa faccio fatica a capirmi. Sto parlando così piano perchè non voglio ammettere a me stessa che non ho provato alcun imbarazzo. Sto parlando così piano perchè queste orecchie attente non vogliono sentirmi dire, ad alta voce e ansimando, che mi è piaciuto, cazzo! Mi è piaciuto! E se solo mi infilassi la mano in queste mutande, ora, capiresti quanto. Me ne avevi parlato mille volte e mille volte sono venuta, oscenamente, al solo pensiero di saperti lì.
Ma è stato diverso, sai. Andarci io e con le mie gambe. Club Prive. Una porta anonima in un condominio anonimo di un centro anonimo. Cosa credevi? Che avrei solo chiamato? Tu sai bene da dove parte tutto questo. Tu conosci bene la mia idea iniziale! Sei stato così bastardo da ficcarmi in testa il pensiero, ancora più bastardo di te, di vederti nudo su quel futon che ormai conosco. Nudo e rilassato, col cazzo al vento e le mani di una delle tre mignotte a massaggiarti il corpo sodo. E non solo il corpo. E' per questo che ho smesso di chiedere al telefono informazioni che non mi avrebbero mai dato. E' per questo che ci sono andata di persona. A vedere con questi occhi, a toccare con queste mani. A capire con questa testa bacata di cosa mi hai parlato e di quale situazione malata ho goduto. E perchè ho goduto e godo ancora di questi pensieri!
"Mi ha aperto una donna alta e mora, Gemma. Non ho esitato un secondo e in un secondo le ho fatto mille domande. Le ho chiesto soprattutto dei massaggi, quelli da fare in due. Io e te, toccati dalle stesse mani."
Continuo a parlarti, più decisa, nel ricordo vivo di qualche giorno fa. Ricordo vivo come viva è la voglia di esplodere nella tua bocca mentre ti racconto tutto.
"E' stata brava. Un impeccabile padrona di casa. Mi ha accolta calorosamente ed immediatamente mi ha condotta in una stanza. Ovviamente, dopo essersi assicurata che non avrei incrociato nessuno."
Chi potevo incrociare? Mi sono chiesta. Chi è questo nessuno? Un cliente, forse, come cliente sono io.
"Ci siamo sedute subito, appena chiusa la porta alle spalle. Mi ha offerto da bere mentre, io, curiosa, mi sono guardata intorno.
Gemma ha parlato, rispondendo ad ogni mia domanda, attenta e minuziosa, mentre io non sono riuscita per un secondo a distogliere lo sguardo da quel letto basso. Il caldo e la canotta leggera, appiccicata alla pelle sudata, non mi hanno dato tregua.
La luce calda, candele ovunque. Il profumo di oli essenziali che mi pungeva il naso e le tende chiuse come a nascondere quel luogo di perdizione al resto del mondo"
Perdizione. Come quella in cui mi sento sprofondare ora. Gonfia e fradicia di fronte alla donna che sono. Non ci credo ancora, eppure te lo sto già dicendo.
Comoda e persa, come su quel futon, mi sto già toccando. Toccando, come mi ha toccata lei.
“ Gemma mi ha chiesto se volevo provare, prima di portarci il mio uomo. Il mio uomo. Mi piace come parla Gemma. Ho scelto un operatrice in topless perché lei me l’ha offerta con la stessa facilità con cui mi ha offerto la caramella alla frutta poco prima. Solo che la caramella non l’ho pagata. Potevo scegliere il nudo integrale ma quello l’ho conservato per noi, per il massaggio tantrico che voglio fare con te.”
Non ti sento. Non parli. A cosa cazzo pensi non mi è dato saperlo. Il mio è un monologo come sempre. Un assolo disperato mentre canto e stono la mia eccitazione.
“È uscita lasciandomi sola. Mi sono spogliata in fretta dei pantaloncini leggeri e della maledetta canotta che non sopportavo più. Ho tolto le scarpe. Poi il reggiseno. Mi sono guardata, in quella stanza, in mutande, a fare i conti subito con la travolgente voglia di fottermi come mai prima. Come mai prima e prima di qualsiasi altra cosa. Mi sono stesa sul letto, pancia sotto, quando l’ho sentita entrare. Mi sono girata appena, giusto per coglierne il bel sorriso. Gaia. Così si chiama. Gaia. Una bionda appariscente con le tette grandi e sode, vestita solo di un perizoma di licra nero. Ah e scarpe da mignotta. È salita con le ginocchia sul letto e ha aperto le cosce. Si è seduta sul mio culo e ha iniziato a massaggiarmi il collo e le spalle. Lenta e precisa. L’ho sentita addosso. Ho sentito le sue tette toccarmi la schiena. Le sue mani esperte, sulla mia pelle calda e impaziente, mi hanno sfiorata in ogni punto. È scesa piano, più giù, a massaggiarmi i fianchi e poi l’interno coscia.
Abbiamo parlato mentre continuava a toccarmi. Mi ha detto che, a volte, qualche donna, le ha chiesto di farsi massaggiare le parti intime. Mi ha detto che, se voglio, quando ci porto te, posso chiedere di lei. E lei, fra di noi, su questo letto, massaggerà entrambi. Una mano su di me e una mano su di te. È qui che ho capito. È qui che ho colto il suo invito. È qui che ho visto la scena. È qui che l’eccitazione è diventata folle!”
Come dicevi tu. Ogni cosa.
“E tu? Cosa le hai detto?”
Me lo chiedi.
Cosa le ho detto? Quello che le hai detto tu, figlio di puttana!
“ Io le ho chiesto che cosa risponde a queste donne. E quando mi ha detto che il suo massaggio relax, perché così ha continuato a chiamarlo, lo prevede, mi sono girata e le ho detto che andava bene. Che volevo provare anche io. L’ho guardata negli occhi e mi sono sfilata le mutande, ho voluto che accadesse, ho voluto andare fino in fondo.”
In realtà l’ho guardata negli occhi e ho bruciato di gelosia. Mi sono chiesta chii cazzo ti ha toccato, se è stata lei o un altra a metterti le mani addosso e a massaggiarti il cazzo. Perché così si dice ora, massaggiare il cazzo.
“ Le ho prima abbassate fino alle ginocchia, poi, piano piano le ho completamente sfilate. Si è seduta a fianco regalandomi una bella visuale. Si è seduta a fianco per farmi godere della sua espressione viva. Ha iniziato ad accarezzarmi, le labbra, poi il clitoride. Una leggera pressione, prima, un tocco più deciso, dopo. La sua mano estranea sulla mia fica a disegnarne i contorni, mentre mi diceva che è tutto normale in questo tipo di massaggio. Mi sono sentita allargare quando si è fatta spazio per accarezzarmi fino al buco del culo. È risalita per strofinarmi e sfregarmi, senza penetrazione, è stata chiara. È stato strano. Essere lì e pagare per avere una donna fra le cosce. È stato sporco. Essere lì fradicia e gonfia sulla sua mano, fra le sue dita. Mi sono abbandonata ai pensieri malati, all’immagine di te, su quel letto, con me, con lei. Ed è questo pensiero che mi toglie ancora il fiato. Ed è questo pensiero che mi fa desiderare ancora le mani di quella mignotta addosso!”
E non lo so se di normale c’e qualcosa.
Voglio venire. Sono eccitata e lo sai. Mi sto accarezzando come mi ha accarezzata lei, ma ora mi voglio dentro. Abbasso appena le mutande e spingendo i piedi sul letto, sollevo il bacino.
“Devi venire con me. Dobbiamo andarci insieme. Voglio solo stare lì a guardarti nudo con il cazzo duro nella mano di Gaia. Devi venire con me. Voglio solo stare lì a guardarla nuda mentre a cavalcioni su di te ti massaggia la carne. Seduta sul tuo culo con la fica aperta e le tette grandi schiacciate sulla tua schiena. Devi venire con me. Voglio solo vedermi nuda su quel letto a sprofondare nella perversa voglia che ho di te. E venire. Come sto venendo ora.”
Mi lecco un dito velocemente e furiosa mi penetro. Sbatto contro la carne umida mente veloce entro ed esco per soddisfare il mio piacere. Il mio piacere,, cazzo! E te lo dico ancora. Sono al limite. L’odore del mio orgasmo si espande nell’aria, spingo più forte per incontrare la mia mano, che non è la tua, ne la sua, ma sa scoparmi come ho bisogno di essere scopata ora. Godo ad alta voce per farti arrivare la mia soddisfazione. Godo ad alta voce perché mi sento sporca! Sporca come le dita che porto alla bocca e che sanno di me. E ancora più sporca voglio sentirmi.
“Devi venire con me, come sono venuta ora.”
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Lurida come teracconto sucessivo
Stanotte
Commenti dei lettori al racconto erotico