Ho amato papà parte terza
di
Celeste
genere
incesti
Fino alla sera, quando ritornammo a casa, non accadde nulla di nuovo. Dopo la cena mio padre si complimentò con me per la mia abilità di cuoca. Mi accarezzò e mi baciò ancora sulle guance. Prima di andare a dormire, appena ebbi finito di lavare i piatti, mi coccolò ancora, e mi palpò voluttuosamente il deretano. Giocai a fare l'offesa. Volevo tenerlo sulla corda, come fa generalmente una donna con un corteggiatore. Gradivo le sue avances, ma non ero pronta a cedergli subito. Mi eccitava pensare al suo desiderio che andava crescendo. Tutto avrebbe potuto fermarsi lì. Magari avrebbe desistito e il nostro rapporto sarebbe tornato come prima, senza ambiguità. Ciò non mi piaceva; io facevo di tutto per mantenere viva quella situazione eccitante. Sapevo di comportarmi da troia, ma mi divertivo un mondo.
La mattina seguente fu come se nulla fosse successo. Ci recammo al lavoro dove eravamo stati il giorno precedente. Al momento di fare lo spuntino di metà giornata ci sedemmo sotto una quercia. Papà mi venne vicino e, dopo avermi accarezzata, mi pose la sua mano grossa e rugosa sopra in ginocchio, quindi la fece scivolare sotto la gonna, ad accarezzarmi le cosce nude, senza calze. Lo feci arrivare fino a metà coscia, poi feci finta di respingerlo, dicendo: " Guarda, babbino, che sono la tua figliola, non una fidanzata." Credo che sia sentito umiliato, tanto che mi guardò intensamente, quasi chiedendomi di perdonarlo. Prima di riprendere il lavoro mi appartai dietro un cespuglio per pisciare. Lui si mise in posizione per potermi spiare; io lo aiutai. Mi guardò mentre, accucciata, mi tiravo giù le mutande e le quando le tirai di nuovo su. Forse da quella distanza udì anche il suono prodotto dalla pipì, che mi schizzava dalla fica. Vidi che si era eccitato di nuovo, mi sentii grande.
La mattina seguente fu come se nulla fosse successo. Ci recammo al lavoro dove eravamo stati il giorno precedente. Al momento di fare lo spuntino di metà giornata ci sedemmo sotto una quercia. Papà mi venne vicino e, dopo avermi accarezzata, mi pose la sua mano grossa e rugosa sopra in ginocchio, quindi la fece scivolare sotto la gonna, ad accarezzarmi le cosce nude, senza calze. Lo feci arrivare fino a metà coscia, poi feci finta di respingerlo, dicendo: " Guarda, babbino, che sono la tua figliola, non una fidanzata." Credo che sia sentito umiliato, tanto che mi guardò intensamente, quasi chiedendomi di perdonarlo. Prima di riprendere il lavoro mi appartai dietro un cespuglio per pisciare. Lui si mise in posizione per potermi spiare; io lo aiutai. Mi guardò mentre, accucciata, mi tiravo giù le mutande e le quando le tirai di nuovo su. Forse da quella distanza udì anche il suono prodotto dalla pipì, che mi schizzava dalla fica. Vidi che si era eccitato di nuovo, mi sentii grande.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Ho amato papà parte secondaracconto sucessivo
Ho amato papà parte quarta
Commenti dei lettori al racconto erotico