Wild Wednesday (parte 2)

di
genere
etero

La mattina dopo mi svegliai all’improvviso, una lama di luce filtrava fra le tende cadendomi dritta sugli occhi. Strizzai gli occhi, prendendo lentamente coscienza del letto in cui mi trovavo, del corpo nudo e caldo premuto contro il mio, del braccio che mi cingeva il torso e dei ricci castani sparsi sul mio petto.
Con dolcezza scostai una ciocca di capelli dal viso di Greta, il viso da bambina addormentato a pochi millimetri dalla mia spalla. La luce metteva in risalto le efelidi sparse sul suo corpo rannicchiato, coperto dal lenzuolo solo fin sotto le spalle.
Mi girai su un fianco, così da poterla guardare direttamente. Sorrisi, facendo vagare lo sguardo sul suo viso, mentre lentamente anche lei abbandonava l’abbraccio di Morfeo per tornare fra le mie braccia.
Si distese sulla schiena, liberando per un istante la sua gamba dall’intreccio con le mie. Mi allungai su di lei, stringendola a me, e cominciai a baciarle lentamente il collo e la spalla.
La sentii sorridere, gli occhi ancora socchiusi, godendo del tocco delicato delle mie labbra. Inarcò il collo indietro, lasciando che la mia bocca assaporasse la sua pelle morbida e vellutata, mentre infilava le dita fra i miei capelli.
Abbandonai il suo collo e sollevai la testa a guardarla, allungandomi poi a baciarla. Fu un bacio lento, caldo, privo di quella passione frenetica che ci aveva animati la notte prima.
Allontanai le mie labbra dalle sue e la guardai negli occhi con sorriso

-Buongiorno…- le dissi -dormito bene?-

Lei si mise a ridere imbarazzata, e si limitò ad annuire per poi aggiungere -sì, molto bene...-

Tornai a baciarla, stringendola ancor di più a me, facendo aderire il suo corpo al mio, intrecciando di nuovo le nostre gambe.
Lei mi cinse il collo fra le sue braccia, baciandomi con desiderio rinnovato, mentre una mia mano scendeva lungo il suo corpicino perfetto andando ad afferrare una sua coscia e insinuandomi fra di esse.
Sentii il fuoco della notte prima riaccendersi in lei, mentre il mio cazzo andava nuovamente ingrossandosi a contatto col suo pube. Mi girai sulla schiena a gambe aperte, con lei sdraiata su di me che mi teneva il viso fra le mani, baciandomi. Le mie mani corsero lungo il suo corpo, andando ad afferrare e palpare quel suo culetto bianchissimo e sodo, e premendo il suo bacino contro il mio pube.
Abbandonò per un istante la mia bocca e mi guardò, mordendosi il labbro con un sorrisino. Infilò una mano fra i nostri corpi bollenti coperti dal lenzuolo e andò a palparmi il cazzo, ormai quasi in piena erezione, premuto contro il suo addome per tutta la sua lunghezza, con le palle bagnate dai suoi umori e il glande che andava ben oltre il suo ombelico.

-Pensavo fosse stato l’alcool a farmelo sentire così grosso, ma invece è davvero così…- mi disse lei prima di tornare a baciarmi il collo.

Le sue labbra cominciarono lentamente a scendere verso il basso, baciandomi il petto e l’addome. Mi guardò con un sorrisino e poi la vidi sparire sotto il lenzuolo, il suo corpo che scivolava lungo il mio, mentre le sue labbra scendevano sempre di più.
La sentii immobilizzarsi per un istante, le sue mani appoggiate sulle mie anche e la testa evidentemente all’altezza del mio pube.
Il mio cazzo era lungo e disteso lungo il mio addome, la cappella ancora mezza coperta. Rimase lì un istante, immobile, il mio odore di maschio eccitato che la pervadeva sotto il lenzuolo. E poi la sentii allungarsi, chinando la testa in avanti e sentii le sue labbra baciarmi delicatamente la punta del glande.
Ebbi un fremito, subito seguito da un altro quando sentii le sue dita fresche e delicate afferrarmi il cazzo e lentamente scappellarlo, liberando totalmente la cappella.
Cominciò con delicatezza e dolcezza, senza nemmeno metterlo dritto, rimanendo sdraiata sul mio corpo. Sentii la sua lingua avvolgermi il glande, titillarmi il prepuzio e lapparmi l’intera cappella. Sentii le sue labbra scorrere lungo tutto il mio cazzo, fino alla base, leccando e succhiandomi lo scroto, facendomi nel mentre una lenta sega.
Ero ormai in piena erezione, quando finalmente me lo afferrò saldamente alla base, lo mise dritto e sentii quelle labbra avvolgermi il glande, affondando e conquistando centimetro dopo centimetro.
Le afferrai la testa da sopra il lenzuolo, tenendola ferma per un istante, godendomi la sensazione della cappella che quasi si scioglieva dentro la sua bocca.
Allentai la pressione, ma tenni la mano sulla sua nuca coperta dal lenzuolo, guidandola su e giù, quasi scopandole la bocca.
Intrecciai le dita dietro la testa e socchiusi gli occhi, godendomi quel magistrale lavoretto di bocca.
Dio che labbra, che aveva…
Alternò veloci pompate a lenti risucchi della sola cappella. Cominciò a girare intorno al glande con la lingua più e più volte, soffermandosi ogni tanto con la punta a solleticarmi il prepuzio.
Dopo l’ennesimo risucchio, abbandonò il mio cazzo pulsante, bagnato della sua saliva e dei miei umori, lasciandolo ricadere sul mio addome e risalì lungo il mio corpo, emergendo da sotto il lenzuolo. Si mise a cavalcioni su di me, la passerina gocciolante a contatto col mio cazzo e si chinò su di me a baciarmi, tutta rossa in viso. La baciai con passione e ingordigia, assaporando le sue labbra gonfie e ancora bagnate dei miei umori. Mi spinse la lingua in bocca, facendomi assaggiare il mio sapore, mentre con le mani le afferravo le chiappe e la facevo ondeggiare sinuosamente, strusciando il cazzo sulla sua passerina.
In un attimo di lucidità afferrai un preservativo dal comodino e lo scartai di corsa, calzandolo in fretta.
Le afferrai il collo con una mano, mentre con l’altra mi presi il cazzo in mano. La guardavo dritta in faccia mentre le appoggiavo la cappella gonfia fra le sue grandi labbra. Volevo guardarla e non perdermi un istante del suo godimento. Si morse un labbro in eccitante attesa per poi spalancare lentamente la bocca mentre la penetravo con lentezza. Volevo che percepisse ogni centimetro di carne che la riempiva.
Rimasi qualche istante immobile dentro di lei, facendola sentire piena, per poi cominciare a muovermi. Tornai a baciarla con passione, lasciandola muovere e strusciare sul mio corpo mentre il mio cazzo la riempiva.
Abbandonò le mie labbra, inarcando la schiena e il collo ed emise un gemito a occhi chiusi, mentre io continuavo a spingere dentro di lei, le mani saldamente arpionate al suo culo.
Sollevai leggermente la testa andando a prendere fra le labbra un suo capezzolo turgido, ma lo abbandonai quasi subito, ricadendo sdraiato sul letto. Inarcò ancora di più la schiena e buttò indietro la testa, gli occhi socchiusi godendo di ogni colpo che le davo. Appoggiò le mani sul mio petto e incrociò le gambe dietro la schiena, appoggiando i suoi piedini sulle mie ginocchia. I lunghi capelli ricci le lambivano il sedere mentre mi cavalcava con passione.
I suoi ansiti erano diventati gemiti, la sua pelle era imperlata di sudore. Aprì gli occhi, guardandomi, stravolta dal godimento, mentre le sue gambe e cosce cominciavano a tremare sotto le mie mani.
In un momento d’impeto la feci ruotare sul materasso, facendola sdraiare di schiena. Lei emise un urletto di spavento, seguito da un gemito prolungato mentre la ripenetravo di colpo fino in fondo. La afferrai saldamente per le cosce, appena sotto il culo e ricominciai a spingere dentro di lei con forza.
Greta mi cinse il collo con le braccia, mentre le mie labbra si incollavano al suo collo e alla sua spalla, e rimase lì gemendo e ansimando nel mio orecchio a occhi socchiusi. Rimase lì a cosce spalancate a farsi sbattere da me, colpo dopo colpo, e godendo di ognuno di essi, mentre l’orgasmo montava con forza.
Sentii il suo abbraccio farsi più forte, le dita premere sulla mia pelle, mentre il suo corpo fremeva e tremava sempre più forte. La mia presa sulle sue cosce si fece più forte, mentre sentivo un rivolo di sudore colarmi lungo la schiena, ma non mi importava. L’unica cosa che volevo era farla godere.
Nonostante tutto, l’orgasmo arrivò improvviso, travolgente. Greta mi gemette forte nell’orecchio, mentre le sue gambe erano scosse da un tremito incontrollabile, che andava via via indebolendosi. Emisi un gemito anche io, ma di dolore mentre sentivo le sue unghie incidermi le spalle, ma non mi fermai e continuai a spingere finché non sentii il tremito passare e lei non rimase lì sdraiata semplicemente ansimante, priva di forze. In quel momento rallentai fino a fermarmi, rimanendo ben fermo dentro di lei e baciandole il collo e la spalla. La guardai per un lungo istante sorridendo sornione

-credo che tu mi abbia perforato un timpano, con quell’ultimo gemito…-

Lei scoppiò a ridere, girando la testa di lato, quasi imbarazzata, ma con una mano la invitai a guardarmi di nuovo e tornai a baciarla con dolcezza. Mi baciò con trasporto, accarezzandomi il viso, solo per poi staccarsi un attimo dopo emettendo un grido improvviso di godimento e sorpresa.

-Figlio di…- disse prima di gemere di nuovo

Al mio primo colpo secco ne seguì un altro, e poi un altro ancora facendola gemere e ansimare di nuovo. Io mi misi a ridere, guardandola.

-pensavi fosse finita qui? Hai fatto male i conti tesoro…- dissi io sottolineando l’ultima frase con un altro colpo secco.

Lei era troppo stravolta per rispondermi e reagire, riusciva solo a gemere mentre la prendevo.
Mi sfilai da lei solo per un istante e la feci voltare a pancia in giù. Afferrai uno dei cuscini e glielo piazzai sotto il bacino, sollevandole il culetto sodo. Il suo buchetto era lì, esposto ed invitante, ma anche quasi sicuramente vergine e non avevo né tempo né voglia di fare le cose con calma.
Le tirai una sberla su una chiappa, facendola gridare e arrossandogliela, e appoggiai d nuovo la cappella fra le sue grandi labbra, scivolando nuovamente in lei. Mi distesi completamente su di lei, afferrandola per una coscia e puntellandomi con l’altro braccio per tenermi su. Cominciai a spingere con rinnovata forza, eccitatissimo da quella posizione. Mi chinai sulla sua schiena baciandole il collo e la spalla, assaporando la sua pelle sudata. Aveva gli occhi socchiusi, ansimando e gemendo, quasi non esistesse altro.
Ormai ero quasi al limite, stavo gocciolando sudore e avevo il cazzo che stava per scoppiare. La afferrai per una spalla e cominciai a spingere con quanta forza avevo in corpo, volendo solo liberare il mio piacere.
Le diedi ancora una decina di colpi, poi non riuscii più a trattenermi.
Venni con ultimo colpo secco, inarcai la schiena emettendo un gemito rauco, sborrando a più non posso dentro di lei, inzuppando il preservativo di sborra densa e calda.
Rimasi fermo in quella posizione per qualche istante, il tempo sembra essersi fermato, la stanza piena solo dei nostri ansiti.
Mi sfilai da lei lentamente e crollai disteso di schiena accanto a Greta, sorridendo per un istante alla vista del suo culetto arrossato che aveva dovuto subire il mio orgasmo. Lei si tirò su a sedere a fianco a me, sudata, esausta ma appagata. Mi sfilò con delicatezza il preservativo, cercando invano di non fare colare troppo sperma e si chinò a succhiarmi e pulirmi dai residui di sborra rimasti, facendomi fremere e tremare ad ogni leccata. Dopo un ultimo risucchio, si allungò su di me sdraiandosi sul mio corpo, leccandosi le labbra per poi baciarmi. Sentii il mio sapore sulle sue labbra gonfie.
Ci baciammo e coccolammo ancora per qualche minuto, per poi ricadere addormentati sul letto.
scritto il
2018-10-18
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