Con Rebecca in biblioteca

di
genere
etero

Mi ero già pentito amaramente di aver accettato di fare quel lavoro di gruppo. La sessione d’esami si avvicinava e io ero bloccato in biblioteca a lavorare su quella benedetta presentazione. Avevo accettato solo perché in gruppo con me ci sarebbe stata anche Rebecca, una mia amica. Mi era sempre piaciuta, probabilmente perché era l’esatto opposto di me: allegra, simpatica, solare e una gran chiacchierona. Anche esteticamente era ben messa: capelli biondi mossi, occhi azzurri e con le curve nei punti giusti, non uno di quei grissini ambulanti che vagavano per la mia facoltà che se le guardavi di fronte o di profilo non c’era differenza. Ad ogni modo io e Reby ci eravamo messi d’accordo per vederci e finire il lavoro, così alle sei e mezza di sera, dopo le lezioni, ci siamo ritrovati nelle “catacombe”, cioè nella biblioteca dell’università che si trova nei sotterranei. Confesso che era tutto il giorno che aspettavo quel momento. L’avevo già incontrata quella mattina in tram e come sempre ero rimasto a bocca aperta. Aveva un modo di vestire sempre elegante nonostante gli abiti che metteva fossero di per sé casual, ma che accostati davano tutta un’altra impressione. Portava una giacca di lana grigia che si chiudeva con bottoni sul davanti, molto aderente che terminava appena sotto il sedere facendo anche da gonna risaltando quel suo magnifico culetto e che si stringeva sotto il seno sollevandole il davanzale e facendo apparire le sue tette più grandi di quanto già non fossero. Il tutto evidenziato dal vestitino blu altrettanto attillato che portava sotto guarnito da una generosa scollatura. Sotto non portava calze, nonostante facesse un po’ freddo, ma solo un paio di stivali di pelle nera che le arrivavano fino al ginocchio.



Inutile dire che fossi già sull’attenti, non vedendo l’ora di tornare a casa e spararmi una sega mondiale. Mi concentravo con difficoltà sulla presentazione continuamente distratto da lei che accavallava le gambe nude o si sporgeva sul tavolo a fianco per consultare un libro mettendo in bella mostra la sua scollatura. Inoltre aveva la pessima abitudine di mordere l’astina degli occhiali mentre pensava senza rendersi conto che era una posa estremamente sexy. Per non pensare a lei cominciai a vagare con lo sguardo per la stanza peggiorando solo la situazione visto che poco lontano c’era Francesca, un’altra che conoscevo, che aveva un culetto a mandolino che mi faceva impazzire. Ero esasperato. Dopo un po’ Reby mi chiese qualcosa ma avevo lo sguardo fisso sulle chiappe marmoree di Francesca. –Va bè appena torni dal tuo viaggio mentale sul culo di Fra, dimmelo- -cosa? Non è vero!- Reby inarcò un sopracciglio –ma se è un’ora che non fai altro che fissarglielo…-. Arrossii ma fingendo indifferenza dissi sorridendo –e anche se fosse? Non sarai mica gelosa- -ma piantala…- mi rispose lei, ma dopo qualche istante aggiunse –e poi non è che fra sia tutta sta bellezza. Non capisco perché tutti le corrano dietro…- -ah ma allora lo sei un po’ gelosa! -. Stavolta fu il suo turno di arrossire –non è vero!- io scoppiai a ridere e anche lei mi seguì. Poi la guardai e le dissi –bè ti do una notizia: la gente guarda molto anche te…-. Lei mi guardò di sottecchi –anche tu? -. Mi mossi a disagio sulla sedia ma le risposi –vuoi la verità? E’ tutto il pomeriggio che non riesco a toglierti gli occhi di dosso. Fra mi ha dato… una piacevole tregua-. Lei arrossì ma era chiaramente lusingata. Stava per dire qualcosa ma le altre nostre compagne del gruppo erano appena arrivate. Si sistemarono intorno al tavolo mentre Reby le ragguagliava su quello che avevamo fatto sino a quel momento lanciandomi ogni tanto qualche occhiatina. Poi ad un certo punto disse – Io e Fra (io, non Francesca NdA) stavamo per andare a cercare un libro, voi continuate pure- e con un’occhiata maliziosa mi fece cenno di seguirla. Andammo in un'altra ala della biblioteca che era pressoché vuota e arrivammo nell’angolo più remoto. Lei diede un’occhiata in giro e non vedendo nessuno mi prese per mano e mi trascinò dentro la corsia di Filosofia. Successe tutto in un attimo. Prima che me ne rendessi conto mi ritrovai con la schiena contro la corsia dei filosofi tedeschi del ‘900 e con la sua lingua in bocca mentre le mie mani correvano lungo il suo corpo esplorandola ovunque. Invertii i ruoli sbattendola contro gli scaffali della fila opposta. Abbandonai le sue labbra scendendo a baciarle il collo mentre lei, con gli occhi socchiusi, mi sospirava nell’orecchio cingendomi il collo con le braccia. –ahhh…uhmm…sì fra…-. Slacciai velocemente la giacca di lana andando a palparle una tetta e il culo facendola sospirare di piacere. Mi fece girare nuovamente sbattendomi contro il muro cominciando a slacciarmi la camicia, mentre io le toglievo di dosso quella giacca di lana. In breve mi trovai a torso nudo a baciarla con lei che armeggiava con la mia cintura e io che le avevo alzato il vestitino andando finalmente a palpare quella sua pelle vellutata da diciannovenne eccitata. Sentii le sue dita superare la cerniera e andare a palparmi il cazzo che era già duro e pronto. Cominciò a baciarmi il collo per poi sentire le sue labbra scendere sul mio petto mentre mi faceva una sega nei pantaloni. Feci scivolare in basso le spalline del vestitino blu lasciandola in reggiseno per poi far sparire anche quello. La strinsi ancora di più a me facendo lo stesso che faceva lei a me poco fa. Tornai a baciarle il collo per poi scendere verso l’incavo delle tette mentre con una mano gliele palpavo. Le succhiai i capezzoli mentre lei rideva e gemeva al contempo –ah sì…uhmmm… vai sì ahhh…-. Tornai a baciarla per qualche secondo prima che lei si staccasse. Mi fece l’occhiolino e si inginocchiò davanti a me facendo salire di molto il bordo del vestitino. Mi slacciò il bottone dei jeans e rimase affascinata a guardare le dimensioni del mio pene che tirava dentro le mutande. Senza pensarci due volte lo tirò fuori e se lo infilò in bocca. Le sue labbra erano morbidissime a contatto con la mia cappella bollente e tesa. Cominciò a farmi un bocchino stratosferico: lento, metodico, conquistando ogni centimetro di pelle del mio cazzo per poi abbandonarlo in un risucchio, mentre la sua lingua non smetteva di roteare intorno al mio glande soffermandosi sul prepuzio. Lo faceva ad occhi chiusi assaporando il mio cazzo e godendosi ogni piccola sensazione che la facevano fremere. Ogni tanto mi guardava con un sorriso mentre il mio cazzo entrava e usciva dalla sua bocca, per poi tornare a dedicarsi completamente a lui. Le misi una mano dietro la testa accompagnandola nei movimenti –Dio reby sei fantastica… ahhh…-. Avevo un disperato bisogno di venire ma non subito prima volevo sbattermela era da troppo che lo desideravo. Estrassi il mio cazzo dalla sua bocca prima che fosse troppo tardi e le sue labbra lo lasciarono andare quasi a fatica. La feci alzare e la sbattei contro l’angolo della libreria. Andai a baciarla con forza assaporando le sue labbra gonfie. La baciai sul collo mentre la sollevavo per le gambe. Scostai il tanga senza neanche farle il piacere di toglierglielo e la penetrai tutta d’un colpo. Emise un gemito che racchiudeva tutta la sua eccitazione seguito da un sospiro mentre sentiva il mio cazzo penetrarla. –Si fra scopami… dio sì… ahhhh…-. Incrociò le gambe intorno al mio bacino e le braccia intorno al mio collo spingendomi ancora di più dentro di lei. Gemeva e sospirava mentre cominciava a mordicchiarmi un orecchio. –ahhhh sì… si fra scopami tutta… non fermarti… non fermarti… ahhhh-. Ma non sarei riuscito a resistere ancora per molto. Aveva la fighetta in fiamme e cominciai a stringere convulsamente quel suo culetto tutto da sbattere. –Reby devo venire… non resisto più- -vienimi dentro… si riempimi tutta…- -sto venendo reby… oddio sì reby….ahhhh si sto venendo reby… sto venendo…. sto venendo… AAAAHHHH- -AHHHH SI… è fantastico… ahhhh sììì…-. La riempii con cinque o sei fiotti di sborra bollente che poi cominciò a colare fuori. Rimanemmo lì fermi immobili a guardarci negli occhi increduli ma appagati. Estrassi lentamente il mio cazzo da lei e le feci appoggiare di nuovo i piedi per terra. La tirai a me e la baciai venendo ricambiato da lei con gusto. Il mio cazzo che si stava ammosciando era appoggiato contro la sua coscia. Lei lo prese in mano e si inginocchiò di nuovo sorridendomi. Se lo rinfilò in bocca succhiandomelo per bene e pulendomelo dei residui di sborra. Se lo sfilò con un schiocco e disse -hai un sapore fantastico…-. Ci rivestimmo in fretta e tornammo nell’aula principale. Finimmo quella presentazione e uscimmo in strada. La mia macchina non era lontana e Reby mi chiese –senti fra me lo dai un passaggio a casa?- io la guardai con un sorriso e le risposi –ti costerà caro…- e feci il movimento del bocchino con la mano e la lingua. Sorridendo si passò la lingua sulle labbra e mi disse –tranquillo, saprò ripagarti con gli interessi…-. La presi per mano, la strinsi a me e dissi –però… non ti facevo così troietta…- -bè che aspetti allora… portami in macchina e sbattiti la tua puttanella- -con piacere-. Arrivammo in macchina che già ci baciavamo. Accesi la macchina mentre le sue mani mi stavano già slacciando di nuovo i pantaloni. Mi tirò fuori il cazzo che era di nuovo bello duro e mi fece una breve sega. Uscii dal parcheggio mentre lei si chinava sul mio cazzo e l’ultima cosa che disse prima di prenderlo in bocca fu –speriamo di incontrare coda…-.

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scritto il
2015-03-16
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