Dall'androloga (parte 1)
di
Frank7213
genere
tradimenti
All'età di 26 anni cominciai ad accusare dei dolori al, bè sì, al pene, dopo che facevo l'amore con la mia ragazza. Si arrossava e il glande mi bruciava. All'inizio cercai di non farci troppo caso, respingendo le richieste della mia ragazza di andare a farmi controllare. Dicendo che magari era un'allergia al preservativo (lei aveva smesso di prendere la pillola l'anno prima). Cambiai diverse marche e tipi ma niente era sempre la stessa storia. La situazione si fece insostenibile così cedetti alle sue insistenze. Mi prenotò una visita nello studio della sua ginecologa che aveva anche la specializzazione in Andrologia. L'appuntamento era alle 17.00. Per tutto il giorno ero stato nervoso. I medici non mi erano mai piaciuti, e l'idea di spogliarmi nudo di fronte a una sconosciuta e di farmi analizzare il pisello come se fosse un topo di laboratorio non mi entusiasmava affatto. Alle 4 uscii di casa e mi misi in macchina. Tirai fuori il biglietto da visita che mi aveva dato la mia ragazza per leggere l'indirizzo e impostai il navigatore.
Il nome della dottoressa mi colpì -Dott.sa Costanza ******- perché mi tornava questo nome? Per tutto il viaggio questo nome continuò a frullarmi in testa. Tentavo di convincermi che fosse perché l'avevo sentito dire dalla mia ragazza, ma no, era qualcosa che proveniva dal mio passato che non riuscivo a mettere a fuoco. Arrivai e dopo aver passato 10 minuti a incazzarmi e a trovare un maledetto parcheggio, suonai al campanello dello studio. Salii due piani di scale ed entrai nello studio. L'anticamera non era molto grande ma c'era una bellissima vista del parco di fronte. Mi avvicinai alla scrivania della segretaria che mi accolse con un sorriso smagliante. -Salve! Come posso aiutarla?- -Sono il signor ********* avrei un appuntamento con la dottoressa- -ok... come si chiama la sua fidanzata?- -no guardi, l'appuntamento è per me-. Lei spalancò gli occhi e disse -oh mi scusi, davvero, è che è raro che un uomo venga a farsi visitare. Di solito se ne stanno lì ad aspettare e a guardare le altre donne mentre le loro ragazze sono dentro-. Dopo un altro profluvio di scuse mi disse di accomodarmi in sala d'attesa. Mi ero già abbastanza imbarazzato per il commento della segretaria, ma il bello doveva ancora venire. Entrai in sala d'attesa. C'erano due ragazze, una coppia anziana, e una signora di mezz'età. Mi sedetti accanto a una delle ragazze. Appena entrato gli sguardi si fissarono su di me ma persi velocemente d'interesse. Quando la ragazza che si stava facendo visitare uscì dalla sala d'attesa senza dire niente, tutti tornarono a guardarmi. Evidentemente avevano pensato che fossi lì in attesa della ragazza. E visto che nessuno mi aveva raggiunto era chiaro che ero lì per farmi visitare. Le due ragazze si guardarono e scoppiarono in una risatina mentre gli altri distolsero lo sguardo. Il vecchio mi rivolse un sorriso compassionevole ma non disse niente. Erano ormai le cinque passate e tutta quella gente era prima di me. Sbuffai e pensai -qui ci faccio notte...-. Mandai un messaggio alla mia ragazza per dirle che avrei fatto tardi. Eravamo rimasti soli in sala d'attesa io e una delle ragazze che aveva solo accompagnata l'amica. Fuori ormai era al crepuscolo. La segretaria aveva salutato la dottoressa ed era andata via mentre lei finiva di visitare i pazienti. La ragazza era dal lato opposto della sala, esattamente di fronte a me. Mi squadrava da capo a piedi. Aveva l'aria da stronzetta vogliosa. Occhiali da sole di Gucci, una canotta bianca dalla quale si vedeva una terza senza reggiseno e una minigonna di jeans Levi's che andava fasciare delle belle cosce abbronzate e tornite. Prese il suo Iphone dalla borsa di Dior e scrisse qualcosa. Tornò a guardarmi e con un sorrisetto mi chiese -come mai qui?- -Ho una visita...- Wow, adesso anche gli uomini vanno dai ginecologi... siamo messe bene...-. Inarcai le sopracciglia e dissi -è anche un'androloga... ogni tanto anche noi abbiamo dei problemi...- -ah sì? E quale sarebbe il tuo?-. Questa stronzetta mi stava facendo girare le palle, così la guardai dritta negli occhi e risposi a tono: -ce l'ho troppo grosso...-. Lei rimase un attimo basita poi sbuffò e guardò da un'altra parte -sì certo...-. -A giudicare da quanto fai la stronzetta scommetto che anche tu hai un problema. Cos'è, il tuo ragazzo ce l'ha troppo piccolo? Oppure è perchè non ne vedi uno da taaanto tempo... forse troppo...-. Guardò la porta pensando di andarsene ma doveva aspettare la sua amica. -Non sono cazzi tuoi...- -ah ma allora un problema da quelle parti ce l'hai davvero... Io il mio te l'ho detto, avanti sono curioso...-. Mi alzò il medio e io scoppiai a ridere -eh sì non vedi un cazzo da parecchio tempo... Fammi indovinare è perchè non ne sai maneggiare uno, vero? Non c'è niente da fare, è un'arte. Sconosciuta per te, evidentemente- -ah sì e la tua ragazza la possiede? Ammesso che uno sfigato come te possa avere una ragazza, ovviamente...- Sorrisi -oh sì ce l'ho e la conosce eccome. Mi fa delle seghe da urlo e dei pompini che a volte ho paura che mi tiri fuori anche l'anima. Ma scommetto che con uno come il mio non sapresti neanche dove mettere le mani-. A fare sti discorsi mi era cresciuta un'erezione nei pantaloni. Allargai le gambe e mi massaggiai il pacco oscenamente di fronte a lei. Il suo sguardo si fissò per qualche istante sulla mia erezione e sfregò le cosce una contro l'altra. La ragazza si stava eccitando... Lei capì che me ne ero accorto, e arrossì e disse -non sai niente di me... potrei persino stupirti...-. Sorrisi. “O la va o la spacca...”. Mi alzai in piedi e mi avvicinai, fermandomi esattamente davanti a lei. Il suo nasino era giusto all'altezza della mia sempre più vistosa erezione. Lei era imbarazzata ma anche visibilmente eccitata. I suoi occhi azzurri dicevano “ah sì? E ora che vorresti fare?”, anche in quella situazione faceva la stronzetta troia. Mi slacciai la cintura e aprii la cerniera dei jeans. Il mio cazzo di 22 centimetri balzò fuori come una molla, eretto e pronto, a pochi centimetri dalla sua bocca. Sorrisi e dissi -bè stupiscimi allora...-. Lei infilò le dita nelle tasche dei miei jeans, sporgendosi in avanti, e mi tirò a sé. Il mio glande si accostò alle sue labbra che si dischiusero accogliendolo dentro esse. Cominciò a sbocchinarmi con lentezza, metodicamente. -Brava così...uhmm dio...-. Ci sapeva fare eccome, e si vedeva che aveva esperienza. Le infilai una mano fra i suoi capelli ricci biondo scuro e glielo spinsi bene in gola. Cominciai lentamente a scoparla in bocca. Continuai così per cinque minuti e quella troietta mi stava facendo impazzire. Aveva due labbra da bocchini e l'abilità di quella lingua denotava che il mio cazzo era l'ultimo di una lunga serie. La situazione e tutto il resto mi avevano eccitato da morire e stavo per venire ma c'era un ultima cosa che volevo fare. Lo estrassi dalla sua bocca e ripresi fiato mentre il mio cazzo era al limite. Lei era lì seduta eccitatissima con una mano che era volata sotto la minigonna durante il pompino. Guardava avidamente me e il mio cazzo mordendosi un angolo del labbro inferiore. -Mi sbagliavo... sei proprio una brava puttanella, vediamo fin dove arrivi... mettiti in ginocchio e abbassati la canottiera-. Lei sorrise capendo. Si inginocchiò e si tirò giù l'elastico della canotta bianca sotto le tette senza reggiseno facendo effetto push up. Erano proprio come piacevano a me: sode, dure e grosse. Proprio tette da sesso, sembravano fatte apposta per essere scopate. Senza che le dicessi niente mi prese il cazzo e cominciò a inumidirlo e succhiarlo per bene. Una volta pronto si sporse con le tette verso l'alto e alloggiò il mio cazzo nell'incavo. Cominciò a farmi una spagnola stratosferica dando delle leccatine al glande quando le arrivava alle labbra. Abbandonò le braccia a terra mentre io le scopavo le tette, riempiendomene le mani, mentre lei si faceva un ditalino. -uhmmm sì... ti piacciono le mie tette?...- mi sussurrò -dai fai in fretta... voglio sentire la tua sborra su di me... dai vienimi in faccia... voglio il tuo sperma bollente... uhmmm-. Non resistevo più. All'improvviso sentii le voci nello studio venire verso la porta. Dovevo venire e di corsa. Lei sembrava incurante, in ginocchio con gli occhi socchiusi a farsi sbattere le tette da uno sconosciuto. -Sto venendo puttanella... sto venendo...ahhh- -uhmm sìììì sìì!!!-. Il mio cazzo eruttò cinque o sei fiotti di sborra che la colpirono ovunque: sul collo, le tette, la bocca. La mia calda crema le si era sparsa su tutta il viso. Ero stremato, mentre lei se ne stava lì estasiata a fare le fusa come una gattina. Le voci erano sempre più vicine. Io di corsa mi tirai su i pantaloni, mentre lei, senza pensarci, tirò su la canotta facendola bagnare della mia sborra, pulendosi il viso con una salvietta. La porta era ancora chiusa. Ci guardammo e, maliziosamente, si leccò un dito sporco di sperma e poi disse -Secondo me non hai alcun problema lì sotto... funziona perfettamente-. Mi tese la mano e disse -Io sono Rebecca- -Franco-. Sorrise e tirò fuori dalla borsa una penna e un taccuino. Scrisse qualcosa e strappò il foglietto tendendomelo. -Il mio numero... Chiamami se vuoi controllare che il tuo cazzo funzioni bene, sarebbe... un piacere-. Sorrisi infilandomi il biglietto in tasca e dissi -il piacere sarebbe tutto mio...-. In quel momento la porta si aprì e l'amica uscì. Ci guardò un attimo interdetta. Io ero visibilmente sudato e Rebecca anche. Lei semplicemente si alzò e disse all'amica – andiamo?- -sì sì...-. Le guardai andar via frastornato, notando però che anche l'amica non era male anzi, un culo che parlava. Quella a novanta probabilmente sarebbe riuscita a farmi dimenticare anche il mio nome... Il mio flusso di pensieri venne interrotto da una voce femminile -signor ******?-. Mi girai e vidi la dottoressa. Il cuore accelerò i battiti nel riconoscerla. “Ecco perchè il nome mi era familiare”...
Continua....
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Il nome della dottoressa mi colpì -Dott.sa Costanza ******- perché mi tornava questo nome? Per tutto il viaggio questo nome continuò a frullarmi in testa. Tentavo di convincermi che fosse perché l'avevo sentito dire dalla mia ragazza, ma no, era qualcosa che proveniva dal mio passato che non riuscivo a mettere a fuoco. Arrivai e dopo aver passato 10 minuti a incazzarmi e a trovare un maledetto parcheggio, suonai al campanello dello studio. Salii due piani di scale ed entrai nello studio. L'anticamera non era molto grande ma c'era una bellissima vista del parco di fronte. Mi avvicinai alla scrivania della segretaria che mi accolse con un sorriso smagliante. -Salve! Come posso aiutarla?- -Sono il signor ********* avrei un appuntamento con la dottoressa- -ok... come si chiama la sua fidanzata?- -no guardi, l'appuntamento è per me-. Lei spalancò gli occhi e disse -oh mi scusi, davvero, è che è raro che un uomo venga a farsi visitare. Di solito se ne stanno lì ad aspettare e a guardare le altre donne mentre le loro ragazze sono dentro-. Dopo un altro profluvio di scuse mi disse di accomodarmi in sala d'attesa. Mi ero già abbastanza imbarazzato per il commento della segretaria, ma il bello doveva ancora venire. Entrai in sala d'attesa. C'erano due ragazze, una coppia anziana, e una signora di mezz'età. Mi sedetti accanto a una delle ragazze. Appena entrato gli sguardi si fissarono su di me ma persi velocemente d'interesse. Quando la ragazza che si stava facendo visitare uscì dalla sala d'attesa senza dire niente, tutti tornarono a guardarmi. Evidentemente avevano pensato che fossi lì in attesa della ragazza. E visto che nessuno mi aveva raggiunto era chiaro che ero lì per farmi visitare. Le due ragazze si guardarono e scoppiarono in una risatina mentre gli altri distolsero lo sguardo. Il vecchio mi rivolse un sorriso compassionevole ma non disse niente. Erano ormai le cinque passate e tutta quella gente era prima di me. Sbuffai e pensai -qui ci faccio notte...-. Mandai un messaggio alla mia ragazza per dirle che avrei fatto tardi. Eravamo rimasti soli in sala d'attesa io e una delle ragazze che aveva solo accompagnata l'amica. Fuori ormai era al crepuscolo. La segretaria aveva salutato la dottoressa ed era andata via mentre lei finiva di visitare i pazienti. La ragazza era dal lato opposto della sala, esattamente di fronte a me. Mi squadrava da capo a piedi. Aveva l'aria da stronzetta vogliosa. Occhiali da sole di Gucci, una canotta bianca dalla quale si vedeva una terza senza reggiseno e una minigonna di jeans Levi's che andava fasciare delle belle cosce abbronzate e tornite. Prese il suo Iphone dalla borsa di Dior e scrisse qualcosa. Tornò a guardarmi e con un sorrisetto mi chiese -come mai qui?- -Ho una visita...- Wow, adesso anche gli uomini vanno dai ginecologi... siamo messe bene...-. Inarcai le sopracciglia e dissi -è anche un'androloga... ogni tanto anche noi abbiamo dei problemi...- -ah sì? E quale sarebbe il tuo?-. Questa stronzetta mi stava facendo girare le palle, così la guardai dritta negli occhi e risposi a tono: -ce l'ho troppo grosso...-. Lei rimase un attimo basita poi sbuffò e guardò da un'altra parte -sì certo...-. -A giudicare da quanto fai la stronzetta scommetto che anche tu hai un problema. Cos'è, il tuo ragazzo ce l'ha troppo piccolo? Oppure è perchè non ne vedi uno da taaanto tempo... forse troppo...-. Guardò la porta pensando di andarsene ma doveva aspettare la sua amica. -Non sono cazzi tuoi...- -ah ma allora un problema da quelle parti ce l'hai davvero... Io il mio te l'ho detto, avanti sono curioso...-. Mi alzò il medio e io scoppiai a ridere -eh sì non vedi un cazzo da parecchio tempo... Fammi indovinare è perchè non ne sai maneggiare uno, vero? Non c'è niente da fare, è un'arte. Sconosciuta per te, evidentemente- -ah sì e la tua ragazza la possiede? Ammesso che uno sfigato come te possa avere una ragazza, ovviamente...- Sorrisi -oh sì ce l'ho e la conosce eccome. Mi fa delle seghe da urlo e dei pompini che a volte ho paura che mi tiri fuori anche l'anima. Ma scommetto che con uno come il mio non sapresti neanche dove mettere le mani-. A fare sti discorsi mi era cresciuta un'erezione nei pantaloni. Allargai le gambe e mi massaggiai il pacco oscenamente di fronte a lei. Il suo sguardo si fissò per qualche istante sulla mia erezione e sfregò le cosce una contro l'altra. La ragazza si stava eccitando... Lei capì che me ne ero accorto, e arrossì e disse -non sai niente di me... potrei persino stupirti...-. Sorrisi. “O la va o la spacca...”. Mi alzai in piedi e mi avvicinai, fermandomi esattamente davanti a lei. Il suo nasino era giusto all'altezza della mia sempre più vistosa erezione. Lei era imbarazzata ma anche visibilmente eccitata. I suoi occhi azzurri dicevano “ah sì? E ora che vorresti fare?”, anche in quella situazione faceva la stronzetta troia. Mi slacciai la cintura e aprii la cerniera dei jeans. Il mio cazzo di 22 centimetri balzò fuori come una molla, eretto e pronto, a pochi centimetri dalla sua bocca. Sorrisi e dissi -bè stupiscimi allora...-. Lei infilò le dita nelle tasche dei miei jeans, sporgendosi in avanti, e mi tirò a sé. Il mio glande si accostò alle sue labbra che si dischiusero accogliendolo dentro esse. Cominciò a sbocchinarmi con lentezza, metodicamente. -Brava così...uhmm dio...-. Ci sapeva fare eccome, e si vedeva che aveva esperienza. Le infilai una mano fra i suoi capelli ricci biondo scuro e glielo spinsi bene in gola. Cominciai lentamente a scoparla in bocca. Continuai così per cinque minuti e quella troietta mi stava facendo impazzire. Aveva due labbra da bocchini e l'abilità di quella lingua denotava che il mio cazzo era l'ultimo di una lunga serie. La situazione e tutto il resto mi avevano eccitato da morire e stavo per venire ma c'era un ultima cosa che volevo fare. Lo estrassi dalla sua bocca e ripresi fiato mentre il mio cazzo era al limite. Lei era lì seduta eccitatissima con una mano che era volata sotto la minigonna durante il pompino. Guardava avidamente me e il mio cazzo mordendosi un angolo del labbro inferiore. -Mi sbagliavo... sei proprio una brava puttanella, vediamo fin dove arrivi... mettiti in ginocchio e abbassati la canottiera-. Lei sorrise capendo. Si inginocchiò e si tirò giù l'elastico della canotta bianca sotto le tette senza reggiseno facendo effetto push up. Erano proprio come piacevano a me: sode, dure e grosse. Proprio tette da sesso, sembravano fatte apposta per essere scopate. Senza che le dicessi niente mi prese il cazzo e cominciò a inumidirlo e succhiarlo per bene. Una volta pronto si sporse con le tette verso l'alto e alloggiò il mio cazzo nell'incavo. Cominciò a farmi una spagnola stratosferica dando delle leccatine al glande quando le arrivava alle labbra. Abbandonò le braccia a terra mentre io le scopavo le tette, riempiendomene le mani, mentre lei si faceva un ditalino. -uhmmm sì... ti piacciono le mie tette?...- mi sussurrò -dai fai in fretta... voglio sentire la tua sborra su di me... dai vienimi in faccia... voglio il tuo sperma bollente... uhmmm-. Non resistevo più. All'improvviso sentii le voci nello studio venire verso la porta. Dovevo venire e di corsa. Lei sembrava incurante, in ginocchio con gli occhi socchiusi a farsi sbattere le tette da uno sconosciuto. -Sto venendo puttanella... sto venendo...ahhh- -uhmm sìììì sìì!!!-. Il mio cazzo eruttò cinque o sei fiotti di sborra che la colpirono ovunque: sul collo, le tette, la bocca. La mia calda crema le si era sparsa su tutta il viso. Ero stremato, mentre lei se ne stava lì estasiata a fare le fusa come una gattina. Le voci erano sempre più vicine. Io di corsa mi tirai su i pantaloni, mentre lei, senza pensarci, tirò su la canotta facendola bagnare della mia sborra, pulendosi il viso con una salvietta. La porta era ancora chiusa. Ci guardammo e, maliziosamente, si leccò un dito sporco di sperma e poi disse -Secondo me non hai alcun problema lì sotto... funziona perfettamente-. Mi tese la mano e disse -Io sono Rebecca- -Franco-. Sorrise e tirò fuori dalla borsa una penna e un taccuino. Scrisse qualcosa e strappò il foglietto tendendomelo. -Il mio numero... Chiamami se vuoi controllare che il tuo cazzo funzioni bene, sarebbe... un piacere-. Sorrisi infilandomi il biglietto in tasca e dissi -il piacere sarebbe tutto mio...-. In quel momento la porta si aprì e l'amica uscì. Ci guardò un attimo interdetta. Io ero visibilmente sudato e Rebecca anche. Lei semplicemente si alzò e disse all'amica – andiamo?- -sì sì...-. Le guardai andar via frastornato, notando però che anche l'amica non era male anzi, un culo che parlava. Quella a novanta probabilmente sarebbe riuscita a farmi dimenticare anche il mio nome... Il mio flusso di pensieri venne interrotto da una voce femminile -signor ******?-. Mi girai e vidi la dottoressa. Il cuore accelerò i battiti nel riconoscerla. “Ecco perchè il nome mi era familiare”...
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