Sogno di una notte di mezzo autunno
di
Molly B
genere
etero
Notte.
Sono avvolta nelle coperte calde e soffici che mi abbracciano, mi proteggono, mi separano dal mondo. Sono nuda nel letto e la mia pelle delicata sfrega sulla stoffa ruvida del lenzuolo; il seno preme contro il materasso. La mente si offusca, dopo una giornata faticosa.
Mi chiami.
Mi volto verso di te, arrendevole, trascinandomi dietro tutte le coperte. La tua voce calda e pacata mi attrae, mi incanta come farebbe la luce della lampadina con una falena. Mi stringo a te, mi rintano tra le tue braccia e, pur non potendoti vedere nella perfetta oscurità che ci circonda, so che sorridi.
Mi sfiori.
Prendi lentamente possesso del mio corpo, scivolandomi con le mani sulla schiena, sulle spalle, sui seni, sul ventre, e poi scendendo ancora. Mi animo sotto le tue mosse; improvvise ondate di desiderio mi scuotono dal torpore in cui stavo scivolando. La figa reagisce al tuo tocco inzuppando le lenzuola, mentre tu continui la tua danza.
Sussurri.
Mi chiami con ognuno dei nomi in cui mi riconosco solo se pronunciati da te. Scegli il mio preferito e lo ripeti senza sosta, in una cantilena irresistibile. Le tue dita si insinuano in me, suonano il mio corpo, compongono una melodia crescente.
Ti supplico.
Senza più fiato e voce, ti imploro di non interrompere la tua magia. Le mie gambe si tendono mentre mi contorco nel letto. Ti affondo le unghie nel petto, persa nelle voglie che mi regali. Abile come sei, mi tieni sull'orlo del precipizio per interminabili secondi, mentre ogni fibra di me arde e brucia.
Poi...
Godo sulle tue dita. Figa e mente esplodono insieme, come fuochi d'artificio sfolgoranti, in un orgasmo che è più di banale piacere. Gemo contro la tua pelle, incapace di articolare una singola parola, ma prima che il mio respiro sia tornato regolare ti sei già allontanato quanto basta a non sfiorarmi. Hai smesso di parlare ed io, stremata, scivolo nel sonno.
Mattina.
Un'altra voce mi sveglia.
Altre mani mi stringono.
Mani che non notano la stoffa umida del lenzuolo.
Sono avvolta nelle coperte calde e soffici che mi abbracciano, mi proteggono, mi separano dal mondo. Sono nuda nel letto e la mia pelle delicata sfrega sulla stoffa ruvida del lenzuolo; il seno preme contro il materasso. La mente si offusca, dopo una giornata faticosa.
Mi chiami.
Mi volto verso di te, arrendevole, trascinandomi dietro tutte le coperte. La tua voce calda e pacata mi attrae, mi incanta come farebbe la luce della lampadina con una falena. Mi stringo a te, mi rintano tra le tue braccia e, pur non potendoti vedere nella perfetta oscurità che ci circonda, so che sorridi.
Mi sfiori.
Prendi lentamente possesso del mio corpo, scivolandomi con le mani sulla schiena, sulle spalle, sui seni, sul ventre, e poi scendendo ancora. Mi animo sotto le tue mosse; improvvise ondate di desiderio mi scuotono dal torpore in cui stavo scivolando. La figa reagisce al tuo tocco inzuppando le lenzuola, mentre tu continui la tua danza.
Sussurri.
Mi chiami con ognuno dei nomi in cui mi riconosco solo se pronunciati da te. Scegli il mio preferito e lo ripeti senza sosta, in una cantilena irresistibile. Le tue dita si insinuano in me, suonano il mio corpo, compongono una melodia crescente.
Ti supplico.
Senza più fiato e voce, ti imploro di non interrompere la tua magia. Le mie gambe si tendono mentre mi contorco nel letto. Ti affondo le unghie nel petto, persa nelle voglie che mi regali. Abile come sei, mi tieni sull'orlo del precipizio per interminabili secondi, mentre ogni fibra di me arde e brucia.
Poi...
Godo sulle tue dita. Figa e mente esplodono insieme, come fuochi d'artificio sfolgoranti, in un orgasmo che è più di banale piacere. Gemo contro la tua pelle, incapace di articolare una singola parola, ma prima che il mio respiro sia tornato regolare ti sei già allontanato quanto basta a non sfiorarmi. Hai smesso di parlare ed io, stremata, scivolo nel sonno.
Mattina.
Un'altra voce mi sveglia.
Altre mani mi stringono.
Mani che non notano la stoffa umida del lenzuolo.
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