Il Padrone capitolo 2

di
genere
gay

Il Padrone capitolo 2

Tutto questo accadeva una o due volte a settimana.
Prima arriva un messaggio con il solo pollice in alto, semplicemente a chiedermi via libera nel caso ci fossero rappresentanti o clienti invadenti che potrebbero intralciare la sua voglia, ed ogni qual volta rispondo anch'io con il semplice pollice alzato, da lì a pochi minuti arriva a pretendere la sua tassa.
Da qualche mese mi diverto così.
Non mi sono mai posto il dubbio di essere gay, gli uomini di fatto non mi sono mai piaciuti ma il loro sesso lo adoro.
Per specificare, non potrei mai portare avanti una relazione con un uomo e a dire la verità neanche baciarne uno, ma non sò perchè soddisfarlo con il solo sesso orale mi fa impazzire così tanto che non aspetto altro che arrivi quel messaggio.
Cosa che puntualmente accade facendomi eccitare nella brevissima attesa.
La scena si ripete quasi identicamente ed è la mia sicurezza.
Mi inginocchio lo libero e comincio.
La cosa che mi eccita di più è proprio la sua pretesa che si concretizza con le sua forti mani sulla mia nuca a ritmare e pretendere tutta la sua profondità.
Mi fa impazzire l'essere usato per arrivare al suo intrattenibile piacere caldo nella mia bocca per poi goderne io nel ripulirlo.
Questo andò avanti per un paio di mesi prima di sentirlo un po' stanco della ripetività della cosa.
In effetti facevo sempre più fatica a renderlo felice.
Di volta in volta impiegavo sempre più tempo, una cosa che cominciava a stranirlo.
Ricordavo bene l'ordine, se non ci fossi riuscito mi avrebbe preso in tutti i sensi, una cosa che io non volevo accadesse.
Tant'è che la sua agitazione nel volermi godere in bocca e la mia voglia di realizzarlo fece divenire i nostri incontri sempre più veementi.
Fin quando purtroppo arrivò il giorno che non ci riuscii.
Passarono almeno due ore di lavoro ben fatto di bocca, lingua, mani, ma nulla, non ci riuscivo.
È li che lo guardai in viso sconsolato e supplicante ancora con il suo membro piantato in gola.
Il suo aspetto addirato diceva tutto.
Esasperato e scocciato si rialzò i pantaloni e se ne andò via di colpo senza proferire parola ma evidentemente arrabbiato.
Non ho avuto paura ma ero deluso da me stesso in un modo infinito.
Ripresi a lavorare apparentemente senza problemi ma angosciato per quello che poteva accadere.
Non arrivarono messaggi quel giorno, ne di apprezzamento ne di rivalsa, il silenzio era la peggior punizione e speravo sia bastasse a calmarlo.
Il giorno successivo invece si fece sentire perentorio.
Messaggiando pretendeva ciò che gli spettava per godere ed io cominciai ad avere paura.
Lo implorai di risparmiarmi, lo supplicai, ma alla fine il pensiero di non poter giocare più con il suo sesso mi convinse a tentare.
I patti erano ancora chiari, niente baci, niente smancerie, solo la sua soddisfazione ancora dentro di me, ma non più in bocca.
Mi ordinò di andare a comprare una pomata specifica e lo feci, poi mi istrui sul modo.
scritto il
2018-10-30
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