Leccami
di
Malena N
genere
etero
E sono qui. Mi guardi soddisfatto e sicuro con l’aria di chi sapeva già che mi avrebbe trovata qui, dove mi aveva lasciata. Non la capisco questa voglia. È malata, indecente. È perversa, immorale. Sono calda. Toccami. Calda e smaniosa. Smaniosa e impaziente. E impaziente come la fica gonfia e fradicia che, attaccata alle mutande, pulsa e sbatte senza tregua. Vuole essere succhiata. Mi guardi negli occhi senza aprir bocca, perché, adesso, se tanto voglio quello che ti ho detto di volere, devo prendermelo senza esitazione. E sono oscenamente eccitata. Fremo fra le cosce e tremo in corpo perché mi lasci fare.
Sorrido abbassando lo sguardo. Sei a un passo da me e ti voglio sotto di me. Non voglio succhiarti il cazzo, no, te l’ho detto. Non voglio prendertelo in bocca o segartelo, mentre ti lecco le palle piene. Voglio di più. Voglio dar vita ai pensieri indicibili e ripetere gesti irripetibili. E non lo so perché o forse lo so. Voglio sentirmi squallida nel profondo, fino al midollo. Squallida e senza pudore. Squallida davanti a te che sai tutto di me. Mi avvicino e sfilo via la maglia. Una mano sulla nuca per accompagnarti fra le tette. Le mordi con violenza e con la lingua accarezzi le ferite inferte dai tuoi denti.
“Leccami” ti dico con un filo di voce. Ed è un filo di voce perché non ho forze. Ed è un filo di voce perché il mio piacere vuole esploderti in bocca senza aspettare!
Alzi la testa di scatto e avanzi spingendomi con determinazione sulla sedia poco lontana.
“Ecco..stai buona qui.”
“Non mi hai ancora risposto.”
“Non ti ho ancora risposto. Rifammi la domanda!”
Ti allontani aspettando che io parli.
“Cosa prenderesti di me, ora?”
“Dovresti essere più esplicita”
“Se mi dovessi sborrare addosso, ora, dove lo faresti? Sulle tette? Nel culo? Dove mi riempiresti?”
Rimani fermo osservando la mia irrequietezza.
Apro le cosce spostando le mutande fradice e sporche. Con un cenno della mano ti invito a raggiungermi.
Sposto il culo in avanti per offrirmi a te completamente. Ti abbassi e, inchiodata allo schienale della sedia, te la metto in bocca.
“Leccami, cazzo! Leccami!”
Mi penetri con la lingua cercando di non distogliere lo sguardo dal mio. Le dita che premono sull’interno coscia mi allargano. Ti sento, scivoloso e languido, dentro e fuori la mia fica fradicia. Mi lecchi e mi succhi, mi guardi e ti imploro. I denti sul clitoride graffiano e mordono la carne umida e gonfia. Ti sento annusare, inspirare il mio odore. Raccogliere e bere il mio godimento che è il tuo godimento.
La sento arrivare e non resisto più. La voglia matta di farla qui e davanti a te, sulla tua faccia e poi nella tua bocca, distrugge oggi decenza che mi rimane. Mi sento così fottutamente sporca!
Sento le prime gocce scivolare giù, ne sento l’odore. Le raccogli con la lingua risalendo la carne bagnata e ancora affondi nelle mie viscere aperte e pronte.
“Sei una troia! Che fai? Ti pisci addosso?”
Ti alzi e mi alzi. Il cazzo duro spinge sul mio corpo in fiamme, le lingue si intrecciano, le tue mani mi stringono il culo in una morsa forte e senza via d’uscita.
“Non ce la faccio più..” ti alito in bocca. La sento scendere e bagnarmi le cosce che cerco di stringere per trattenermi.
“No, no. Non ancora, stai buona.”
Mi risiedi sulla sedia e ti abbassi le mutande. Odio quella quella faccia da schiaffi, odio il tuo essere bastardo nell’anima. Ti vedo svettante e fiero impugnare il cazzo duro davanti alla mia bocca. Inizi a segarti scoprendo la cappella liscia e viola.
Ora lo voglio. Dentro e ovunque.
Lo avvicini al mio viso, poi sorridi.
“Prima mi prendo tutto, poi ne parliamo”
Sorrido abbassando lo sguardo. Sei a un passo da me e ti voglio sotto di me. Non voglio succhiarti il cazzo, no, te l’ho detto. Non voglio prendertelo in bocca o segartelo, mentre ti lecco le palle piene. Voglio di più. Voglio dar vita ai pensieri indicibili e ripetere gesti irripetibili. E non lo so perché o forse lo so. Voglio sentirmi squallida nel profondo, fino al midollo. Squallida e senza pudore. Squallida davanti a te che sai tutto di me. Mi avvicino e sfilo via la maglia. Una mano sulla nuca per accompagnarti fra le tette. Le mordi con violenza e con la lingua accarezzi le ferite inferte dai tuoi denti.
“Leccami” ti dico con un filo di voce. Ed è un filo di voce perché non ho forze. Ed è un filo di voce perché il mio piacere vuole esploderti in bocca senza aspettare!
Alzi la testa di scatto e avanzi spingendomi con determinazione sulla sedia poco lontana.
“Ecco..stai buona qui.”
“Non mi hai ancora risposto.”
“Non ti ho ancora risposto. Rifammi la domanda!”
Ti allontani aspettando che io parli.
“Cosa prenderesti di me, ora?”
“Dovresti essere più esplicita”
“Se mi dovessi sborrare addosso, ora, dove lo faresti? Sulle tette? Nel culo? Dove mi riempiresti?”
Rimani fermo osservando la mia irrequietezza.
Apro le cosce spostando le mutande fradice e sporche. Con un cenno della mano ti invito a raggiungermi.
Sposto il culo in avanti per offrirmi a te completamente. Ti abbassi e, inchiodata allo schienale della sedia, te la metto in bocca.
“Leccami, cazzo! Leccami!”
Mi penetri con la lingua cercando di non distogliere lo sguardo dal mio. Le dita che premono sull’interno coscia mi allargano. Ti sento, scivoloso e languido, dentro e fuori la mia fica fradicia. Mi lecchi e mi succhi, mi guardi e ti imploro. I denti sul clitoride graffiano e mordono la carne umida e gonfia. Ti sento annusare, inspirare il mio odore. Raccogliere e bere il mio godimento che è il tuo godimento.
La sento arrivare e non resisto più. La voglia matta di farla qui e davanti a te, sulla tua faccia e poi nella tua bocca, distrugge oggi decenza che mi rimane. Mi sento così fottutamente sporca!
Sento le prime gocce scivolare giù, ne sento l’odore. Le raccogli con la lingua risalendo la carne bagnata e ancora affondi nelle mie viscere aperte e pronte.
“Sei una troia! Che fai? Ti pisci addosso?”
Ti alzi e mi alzi. Il cazzo duro spinge sul mio corpo in fiamme, le lingue si intrecciano, le tue mani mi stringono il culo in una morsa forte e senza via d’uscita.
“Non ce la faccio più..” ti alito in bocca. La sento scendere e bagnarmi le cosce che cerco di stringere per trattenermi.
“No, no. Non ancora, stai buona.”
Mi risiedi sulla sedia e ti abbassi le mutande. Odio quella quella faccia da schiaffi, odio il tuo essere bastardo nell’anima. Ti vedo svettante e fiero impugnare il cazzo duro davanti alla mia bocca. Inizi a segarti scoprendo la cappella liscia e viola.
Ora lo voglio. Dentro e ovunque.
Lo avvicini al mio viso, poi sorridi.
“Prima mi prendo tutto, poi ne parliamo”
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