Fiore di Bach - Cap. I - Decadente Bellezza.
di
Flame
genere
pulp
Note: Nutro un profondo affetto per questa storia, per Ania maggiormente, la protagonista. Pubblicherò tutti gli episodi, e nulla più, perché credo che meriti di rimanere qui. Saluto tutti voi e Buon Natale.
++++++++++++++++++
Ghiacciate gocce cadono da un cielo cupo, si plasma con la città, un vento ispido e sottile mi penetra dentro come lama giunge alle ossa facendomi rabbrividire.
Davanti a me palazzi fatiscenti, strade sporche e vuote, le poche persone che popolano questo luogo sono barboni o prostitute da quattro soldi coperte da una finta pelliccia altrettanto scadente. Sto tornando a casa, dopo una notte passata… dove? Dove sono stata tutta notte? Ai piedi ho delle scarpe non mie, rosse con il tacco a spillo, le guardo con perplessità, questa prospettiva mi permette di notare le gambe e caviglie sempre più sottili fasciate da jeans neri striminziti. Ricordo di aver indossato questi jeans il pomeriggio davanti allo specchio, la vita e almeno una taglia in più di quella attuale e a pensare che li ho acquistati a poco prezzo in un negozietto di seconda mano una settimana fa. Sono sempre più magra e le occhiaie sempre più evidenti, eppure penso: cosa ci vedono in me quegli uomini? Sei bella dicono, si, se solo vedessero la vera me quella devastata e spaventata, se solo potessero vedere il degrado e il marcio. Invece notano solo un involucro in decadenza.
Come mai ho questo odore addosso? Odore di femmina, odore di sesso consumato, odore di orgasmo. È impregnato nei capelli e sul viso. È un odore forte ma stranamente non mi disturba, provo un sottile piacere nel ricordare quella donna dall’aria elegante. Quel profumo di rose e mughetto che emanava la sua pelle disperso nei meandri del mio essere. I capelli ondulati corvino, quelle labbra carnose colorate di un rosso vermiglio, la sua figura armoniosa, le sue curve celate dal cappotto nero con il collo di visone, visone vero. Camminava sicura e leggiadra su quelle…
Scarpe rosse con tacco a spillo.
Io l'ho guardata.
Forse l'ho solo immaginata, una come lei non cammina tra i palazzi anneriti, scrostati, tra strade sporche, tra gente degradata, tra i tossici. Eppure lei era davanti a me e mi guardava con occhio critico. Io, simbolo emblematico di una giovane disadattata, vestita con abiti da quattro soldi, strafatta di lsd.
Non ricordo come abbia fatto a convincermi, è bastata la parolina magica per farmi accettare subito, in fin dei conti due ore a sua completa disposizione cosa sono in confronto ad una cartella intera di pasticche? Nulla, mi ha offerto il mondo intero in una mano.
Dopo pochi minuti ero salita sulla limousine nera, i sedili profumavano di lusso, trasudava soldi. Oltre i finestrini il degrado assoluto.
Percepisco gli occhi della donna studiarmi, un sorriso increspa le sue labbra scarlatte, non parla. Non so cosa gli passa per la testa ma nella mia mente malsana non c’è inquietudine, sarà colpa dell'acido ancora in circolo che me la fa vedere come una dea.
-Hai deciso di portarmi a spasso per il quartiere?- la mia vista si annebbia e combatto per rimanere lucida. Dannate pasticche mi fanno parlare troppo.
-No, voglio godere del tuo corpo!- non so se ho capito bene, la testa gira e quel volto lo vedo distorto, devo rimanere lucida…
-Cosa?- sbiascico.
-Hai capito. Voglio. Godere. Del. Tuo. Corpo. –
Le parole mi arrivano come musica suadente, mi rivedo sul palcoscenico nella rappresentazione dello Schiaccianoci. Un tempo lo ero. Un tempo ero una ballerina, sembra essere passata un’eternità. Ora mi vendo per qualche pasticca di Lsd, non sono una puttana ma darei l’anima per un viaggio.
-Come ti chiami?-
La voce mi porta alla realtà. Gironzoliamo nei bassifondi di Mosca, alberi spogli, palazzi abbandonati e ammuffiti, graffiti sui muri, la strada serpeggia di fronte noi che camminiamo a passo d’uomo.
-Ania- dico volgendo il mio sguardo a lei.
-Hai mai fatto sesso con una donna Ania?-
-Mai- dico scuotendo il capo.
Sul volto della donna si disegna un sorriso, mi piacciono le fossette che si creano ai lati della bocca, la trovo attraente e il suo profumo mi inebria. Vedo aprire il cappotto le curve sotto il vestito si notano, lentamente si spoglia dei suoi abiti. Forse sono in preda alle allucinazioni, ma quella donna di fronte me coperta solo da intimo nero mi eccita. Percepisco i capezzoli inturgidirsi e un torpore nel basso ventre, questo mi fa sentire ancora più strana e disadattata. La guardo aprire le gambe e scostarsi lo slip, intravedo una lieve peluria scura e le labbra carnose e rosa, delle goccioline fungono da ornamento. So cosa vuole, ma lascio che sia lei a chiedermelo, provo piacere in questo, potrebbe sbattermi fuori a calci da un momento all’altro, senza pasticche, ma non lo fa. Tengo duro, voglio che chieda. Sono esigente e una briciola di orgoglio è rimasta.
Ora il suo dito intinge sul suo buchino, umori colano e lei li raccoglie creando filamenti. Sospira.
-Ti piace ciò che vedi?- Domanda.
Definisco tutto questo eccesso di lussuria, godo mentalmente mentre il degrado mi risucchia come in un vortice.
-Mi piace…-
-Allora leccami la figa.- Diretta, disinibita, tagliente.
Pensa alle pasticche, pensa al viaggio dei sensi, alla perdizione che ti daranno una volta finito.
La donna continua a sorridere, con aria vittoriosa mi guarda dall'alto, io mi inginocchio tra le sue gambe il suo odore mi arriva forte alle narici. Odore di femmina. Pone due dita sulle grandi labbra, si allarga, vedo la sua carne tenera rosa impregnata di umori. Il solo pensiero mi disgusta e impaurisce nello stesso tempo, ma è come se stessi pregustando già il mio premio finale.
-Come ti chiami?- chiedo mentre la lingua lentamente incontra il clitoride gonfio, lei sospira.
-Regina.-
Il suo nome mi risuona dentro come un mantra.
R-e-g-i-n-a.
Mi nutro del suo piacere, lecco avida dal clitoride fin al buchino, mi perdo nella depravazione di una donna matura nel poter godere sulla lingua di una ventenne.
Non me ne frega un cazzo! lo faccio per avere il premio, per perdermi, per sognare, eppure, il suo sapore forte mischiato al profumo leggero dai toni dolci mi eccita. Le sue gambe intreccia sulle mie spalle, le spalanca offrendo il suo sesso, la testa butta sul sedile le labbra sono semi aperte e dei suoni goduriosi escono da quella bocca vogliosa, credo che stesse immaginando di succhiare un cazzo fino a farlo sborrare.
Regina sta per venire, i suoi muscoli si irrigidiscono, la penetro con la lingua, la scopo così mentre un mio dito strofina il clitoride. Sono sorpresa di quanto mi piaccia godere con una donna vederla persa mentre le dono piacere, bere il suo orgasmo.
-Spostati voglio venirti in faccia.-
Sono perplessa, ma faccio come dice ho un premio da riscuotere mi conviene assecondare le sue voglie fino in fondo.
Si masturba furiosamente, geme e sospira. Le sue gambe spalancate, i muscoli si contraggono…
… -Oh si… godo! Apri la bocca bevi tutto siiii….mmmm…-
Mi schizza tutto il suo piacere sulla faccia, mi bagna completamente viso, capelli, vestiti. Tutto. Gode come non ho mai visto godere qualcuno, gridando e tremando sembra non finire più. Continua fino ad esaurire del tutto il suo orgasmo. Sono ancora inginocchiata davanti a lei che lentamente si riprende e chiude le gambe, il suo viso è rilassato. Ha goduto, si nota. Io ho il suo odore addosso il suo sapore nella bocca, è strano ma non mi disgusta molto.
Tra poco non sarò cosciente.
Da qui in poi ho ricordi vaghi. Ho preso lsd fino all'esaurimento della cartella. La mia testa era altrove a volte mi capitava di notare il degrado al di fuori dell’abitacolo.
Un mondo sottosopra.
Lei mi ha fatto godere, quelle dita, quella lingua sono magiche. Sono venuta più volte e l’effetto è stato incredibile. Ho pensato di galleggiare in mare aperto, di nuotare con pesci dai colori inesistenti, con creature fantastiche partorite dalla mia mente bacata. Regina mi ha usata fino allo sfinimento. Perdevo coscienza e mi rinveniva per poter godere e farmi godere ancora e ancora.
Vivo per questo per essere annientata, per crogiolarmi in questa passione degradante. Per perdermi nella bellezza decadente. L'unica persona che può salvarmi è la Matrona la nostra mamma che, come una vera Matrioska, cerca di proteggere dal degrado che ci risucchia.
Mi guarda salire le scale, mi guarda con compassione, con lei c’è Yuri i suoi occhi sono persi. Vuoti. Credo che di lui non sia rimasto nulla, è uno zombie. Lei mi prende la mano e mi porta dentro. Siamo in otto lì, un rifugio per disadattati. Mi prepara un bagno caldo, mi aiuta a spogliarmi. Mi coccola passando la spugna insaponata sulla schiena, mentre sussurra una dolce melodia. Mi piace, ma nulla mi può riportare sanità mentale ormai.
Mi viene in mente Baudelaire prima di dormire:
E lunghi funerali, senza tamburi o musica,
Sfilano lentamente nel cuore; la Speranza,
Vinta, piange, e l’Angoscia, dispotica ed atroce,
Infilza sul mio cranio la sua bandiera nera…
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Ghiacciate gocce cadono da un cielo cupo, si plasma con la città, un vento ispido e sottile mi penetra dentro come lama giunge alle ossa facendomi rabbrividire.
Davanti a me palazzi fatiscenti, strade sporche e vuote, le poche persone che popolano questo luogo sono barboni o prostitute da quattro soldi coperte da una finta pelliccia altrettanto scadente. Sto tornando a casa, dopo una notte passata… dove? Dove sono stata tutta notte? Ai piedi ho delle scarpe non mie, rosse con il tacco a spillo, le guardo con perplessità, questa prospettiva mi permette di notare le gambe e caviglie sempre più sottili fasciate da jeans neri striminziti. Ricordo di aver indossato questi jeans il pomeriggio davanti allo specchio, la vita e almeno una taglia in più di quella attuale e a pensare che li ho acquistati a poco prezzo in un negozietto di seconda mano una settimana fa. Sono sempre più magra e le occhiaie sempre più evidenti, eppure penso: cosa ci vedono in me quegli uomini? Sei bella dicono, si, se solo vedessero la vera me quella devastata e spaventata, se solo potessero vedere il degrado e il marcio. Invece notano solo un involucro in decadenza.
Come mai ho questo odore addosso? Odore di femmina, odore di sesso consumato, odore di orgasmo. È impregnato nei capelli e sul viso. È un odore forte ma stranamente non mi disturba, provo un sottile piacere nel ricordare quella donna dall’aria elegante. Quel profumo di rose e mughetto che emanava la sua pelle disperso nei meandri del mio essere. I capelli ondulati corvino, quelle labbra carnose colorate di un rosso vermiglio, la sua figura armoniosa, le sue curve celate dal cappotto nero con il collo di visone, visone vero. Camminava sicura e leggiadra su quelle…
Scarpe rosse con tacco a spillo.
Io l'ho guardata.
Forse l'ho solo immaginata, una come lei non cammina tra i palazzi anneriti, scrostati, tra strade sporche, tra gente degradata, tra i tossici. Eppure lei era davanti a me e mi guardava con occhio critico. Io, simbolo emblematico di una giovane disadattata, vestita con abiti da quattro soldi, strafatta di lsd.
Non ricordo come abbia fatto a convincermi, è bastata la parolina magica per farmi accettare subito, in fin dei conti due ore a sua completa disposizione cosa sono in confronto ad una cartella intera di pasticche? Nulla, mi ha offerto il mondo intero in una mano.
Dopo pochi minuti ero salita sulla limousine nera, i sedili profumavano di lusso, trasudava soldi. Oltre i finestrini il degrado assoluto.
Percepisco gli occhi della donna studiarmi, un sorriso increspa le sue labbra scarlatte, non parla. Non so cosa gli passa per la testa ma nella mia mente malsana non c’è inquietudine, sarà colpa dell'acido ancora in circolo che me la fa vedere come una dea.
-Hai deciso di portarmi a spasso per il quartiere?- la mia vista si annebbia e combatto per rimanere lucida. Dannate pasticche mi fanno parlare troppo.
-No, voglio godere del tuo corpo!- non so se ho capito bene, la testa gira e quel volto lo vedo distorto, devo rimanere lucida…
-Cosa?- sbiascico.
-Hai capito. Voglio. Godere. Del. Tuo. Corpo. –
Le parole mi arrivano come musica suadente, mi rivedo sul palcoscenico nella rappresentazione dello Schiaccianoci. Un tempo lo ero. Un tempo ero una ballerina, sembra essere passata un’eternità. Ora mi vendo per qualche pasticca di Lsd, non sono una puttana ma darei l’anima per un viaggio.
-Come ti chiami?-
La voce mi porta alla realtà. Gironzoliamo nei bassifondi di Mosca, alberi spogli, palazzi abbandonati e ammuffiti, graffiti sui muri, la strada serpeggia di fronte noi che camminiamo a passo d’uomo.
-Ania- dico volgendo il mio sguardo a lei.
-Hai mai fatto sesso con una donna Ania?-
-Mai- dico scuotendo il capo.
Sul volto della donna si disegna un sorriso, mi piacciono le fossette che si creano ai lati della bocca, la trovo attraente e il suo profumo mi inebria. Vedo aprire il cappotto le curve sotto il vestito si notano, lentamente si spoglia dei suoi abiti. Forse sono in preda alle allucinazioni, ma quella donna di fronte me coperta solo da intimo nero mi eccita. Percepisco i capezzoli inturgidirsi e un torpore nel basso ventre, questo mi fa sentire ancora più strana e disadattata. La guardo aprire le gambe e scostarsi lo slip, intravedo una lieve peluria scura e le labbra carnose e rosa, delle goccioline fungono da ornamento. So cosa vuole, ma lascio che sia lei a chiedermelo, provo piacere in questo, potrebbe sbattermi fuori a calci da un momento all’altro, senza pasticche, ma non lo fa. Tengo duro, voglio che chieda. Sono esigente e una briciola di orgoglio è rimasta.
Ora il suo dito intinge sul suo buchino, umori colano e lei li raccoglie creando filamenti. Sospira.
-Ti piace ciò che vedi?- Domanda.
Definisco tutto questo eccesso di lussuria, godo mentalmente mentre il degrado mi risucchia come in un vortice.
-Mi piace…-
-Allora leccami la figa.- Diretta, disinibita, tagliente.
Pensa alle pasticche, pensa al viaggio dei sensi, alla perdizione che ti daranno una volta finito.
La donna continua a sorridere, con aria vittoriosa mi guarda dall'alto, io mi inginocchio tra le sue gambe il suo odore mi arriva forte alle narici. Odore di femmina. Pone due dita sulle grandi labbra, si allarga, vedo la sua carne tenera rosa impregnata di umori. Il solo pensiero mi disgusta e impaurisce nello stesso tempo, ma è come se stessi pregustando già il mio premio finale.
-Come ti chiami?- chiedo mentre la lingua lentamente incontra il clitoride gonfio, lei sospira.
-Regina.-
Il suo nome mi risuona dentro come un mantra.
R-e-g-i-n-a.
Mi nutro del suo piacere, lecco avida dal clitoride fin al buchino, mi perdo nella depravazione di una donna matura nel poter godere sulla lingua di una ventenne.
Non me ne frega un cazzo! lo faccio per avere il premio, per perdermi, per sognare, eppure, il suo sapore forte mischiato al profumo leggero dai toni dolci mi eccita. Le sue gambe intreccia sulle mie spalle, le spalanca offrendo il suo sesso, la testa butta sul sedile le labbra sono semi aperte e dei suoni goduriosi escono da quella bocca vogliosa, credo che stesse immaginando di succhiare un cazzo fino a farlo sborrare.
Regina sta per venire, i suoi muscoli si irrigidiscono, la penetro con la lingua, la scopo così mentre un mio dito strofina il clitoride. Sono sorpresa di quanto mi piaccia godere con una donna vederla persa mentre le dono piacere, bere il suo orgasmo.
-Spostati voglio venirti in faccia.-
Sono perplessa, ma faccio come dice ho un premio da riscuotere mi conviene assecondare le sue voglie fino in fondo.
Si masturba furiosamente, geme e sospira. Le sue gambe spalancate, i muscoli si contraggono…
… -Oh si… godo! Apri la bocca bevi tutto siiii….mmmm…-
Mi schizza tutto il suo piacere sulla faccia, mi bagna completamente viso, capelli, vestiti. Tutto. Gode come non ho mai visto godere qualcuno, gridando e tremando sembra non finire più. Continua fino ad esaurire del tutto il suo orgasmo. Sono ancora inginocchiata davanti a lei che lentamente si riprende e chiude le gambe, il suo viso è rilassato. Ha goduto, si nota. Io ho il suo odore addosso il suo sapore nella bocca, è strano ma non mi disgusta molto.
Tra poco non sarò cosciente.
Da qui in poi ho ricordi vaghi. Ho preso lsd fino all'esaurimento della cartella. La mia testa era altrove a volte mi capitava di notare il degrado al di fuori dell’abitacolo.
Un mondo sottosopra.
Lei mi ha fatto godere, quelle dita, quella lingua sono magiche. Sono venuta più volte e l’effetto è stato incredibile. Ho pensato di galleggiare in mare aperto, di nuotare con pesci dai colori inesistenti, con creature fantastiche partorite dalla mia mente bacata. Regina mi ha usata fino allo sfinimento. Perdevo coscienza e mi rinveniva per poter godere e farmi godere ancora e ancora.
Vivo per questo per essere annientata, per crogiolarmi in questa passione degradante. Per perdermi nella bellezza decadente. L'unica persona che può salvarmi è la Matrona la nostra mamma che, come una vera Matrioska, cerca di proteggere dal degrado che ci risucchia.
Mi guarda salire le scale, mi guarda con compassione, con lei c’è Yuri i suoi occhi sono persi. Vuoti. Credo che di lui non sia rimasto nulla, è uno zombie. Lei mi prende la mano e mi porta dentro. Siamo in otto lì, un rifugio per disadattati. Mi prepara un bagno caldo, mi aiuta a spogliarmi. Mi coccola passando la spugna insaponata sulla schiena, mentre sussurra una dolce melodia. Mi piace, ma nulla mi può riportare sanità mentale ormai.
Mi viene in mente Baudelaire prima di dormire:
E lunghi funerali, senza tamburi o musica,
Sfilano lentamente nel cuore; la Speranza,
Vinta, piange, e l’Angoscia, dispotica ed atroce,
Infilza sul mio cranio la sua bandiera nera…
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