Sara, la Webcam Girl 4 - Delivery Boy

di
genere
esibizionismo

La sua prima reazione fu un leggero attacco di panico. Chi poteva aver suonato? Proprio nel momento clou della sua esibizione... Per un attimo pensò di fingere di non essere in casa, ma una seconda scampanellata la fece scattare in piedi. "Someone at the door", le scrissero addirittura nella chat. Lei rispose con un "brb", che stava per "I'll be right back", "torno subito". In pochi giorni aveva imparato la terminologia delle chat come una vera professionista, questo non si poteva negare...
Dal tipo di suono, sapeva che non si trattava di qualcuno alla porta. Era il suono del citofono esterno, quello del portone del palazzo in cui abitava. Non si preoccupò dunque di rivestirsi per andare a rispondere, in fondo era sola in casa e tutte le tende delle finestre erano ben tirate, sapeva di non correre pericoli.
«Sì?» disse sollevando la cornetta un po' antiquata, come d'altra parte era antiquato il palazzo. Dall'altra parte arrivò la risposta che non si attendeva, ma che le sembrò perfettamente logica dopo averla sentita: le stavano recapitando il pacco che aveva ordinato quella mattina al sexy shop. Anzi, si chiese come avesse fatto a non intuirlo prima, e nel frattempo aprì il portone al corriere indicandogli il piano e l'appartamento a cui bussare. Fu solo quando rimise a posto la cornetta che si accorse di un dettaglio: per tutto il tempo in cui aveva parlato con l'uomo, aveva tenuto una mano davanti al pube, coprendosi in maniera del tutto istintiva nonostante - chiaramente - lui non potesse vederla.

Tornando in camera, capì che non avrebbe avuto il tempo per rivestirsi. Decise quindi di infilarsi semplicemente la vestaglia di seta che aveva comprato quella mattina, proprio al sexy shop, e che ancora giaceva piegata sopra al suo letto. Non era forse l'abbigliamento più adatto per accogliere una persona, ma non era neppure sconveniente: avvolse bene la cintura per evitare che la scollatura fosse troppo profonda, mentre la lunghezza del tessuto fino a sopra il ginocchio non le sembrava troppo rivelatrice.
Tornò all'ingresso per attendere il suo ospite, il quale ci mise ben più del previsto ad arrivare. Quando finalmente sentì bussare alla porta, si assicurò prima con un'occhiata allo spioncino che fosse chi diceva di essere. Il marchio di una nota ditta di spedizioni stampato sul cappellino e sulla maglietta del ragazzo, oltre naturalmente al pacco che teneva sotto braccio, non lasciavano spazio a dubbi.
Quando aprì la porta, lui rimase per qualche secondo in silenzio. La visione di Sara doveva essere particolarmente gradevole, glielo si leggeva in faccia.
«Fatto fatica a trovare l'interno giusto?» chiese lei.
«Come? - rispose, cadendo dalle nuvole su cui si trovava - Ah, no, è che ho trovato degli operai che stanno facendo dei lavori di manutenzione all'ascensore, così l'ho fatta a piedi».
Sara abitava al quarto piano, e ritenne necessario scusarsi per quell'inconveniente di cui non era a conoscenza. Quando era tornata, qualche ora prima, l'ascensore le era sembrato funzionare alla perfezione. Lui le sorrise, scuotendo leggermente il capo. Sembrava volesse anche aggiungere qualcosa, ma le parole non uscivano dalla bocca.
«Beh, entra, no?» disse infine lei, anche per evitare che dei vicini curiosi si facessero domande.

Mentre richiudeva la porta alle sue spalle, lo osservò con maggiore attenzione. Non sapeva definirne l'età, ma probabilmente avrebbero potuto essere coetanei. Alto, capelli corti, barba lunga da hipster... non una bellezza classica, ma comunque un tipo interessante, pensò. Nel frattempo anche lui, pur con un filo di imbarazzo, non poteva fare a meno di osservare lei e sorridere con un'espressione un po' ebete.
A un certo punto Sara si rese conto che lo sguardo sembrava come calamitato verso il suo petto. Non era la prima volta che le succedeva, ma spostando gli occhi verso il basso si rese conto di un particolare e capì molte cose. La vestaglia non era trasparente, però era molto sottile, e l'eccitazione di quella giornata aveva fatto sì che i capezzoli premessero con decisione sulla stoffa. Si ritrovava dunque con due bottoncini molto evidenti, dai quali il fattorino non riusciva a staccare lo sguardo.
Inaspettatamente, la schiena di Sara fu percorsa da un brivido. Quello sguardo su di lei le piaceva. Di più, la eccitava. Negli ultimi giorni la sua occupazione principale era stata quella di flirtare con sconosciuti usando il proprio corpo come arma di seduzione, e ora in quella situazione le sembrava quasi naturale fare lo stesso.
«Vuoi vedere di più? Cercami su internet, mi faccio chiamare Lovely, ti aspetto!».
Questo avrebbe voluto dirgli. In fondo lei si sarebbe guadagnata un cliente, e lui avrebbe potuto finalmente vedere cosa c'era sotto la vestaglia, ovvero ciò a cui sicuramente stava pensando sin da quando aveva varcato la soglia.
«Oh, merda!» esclamò lui ad un tratto, scusandosi subito dopo per quell'imprecazione.
«Che c'è? Che succede?».
«Ho dimenticato nel camion il modulo da firmare per la consegna... Che stupido! Sa, è solo il mio secondo giorno... Vado e torno in un attimo!».
Sara non fece in tempo a dire nulla, lo vide semplicemente uscire e prendere le scale. E in quel momento le venne una pazza idea.

Non ebbe né il tempo né la voglia di riconsiderare la cosa. Corse invece in camera, prese la tastiera e scrisse che alla porta c'era il postino (non le veniva in mente il termine giusto in inglese per definire un corriere), e poi aggiunse: "1000 tokens for opening the door naked". Non rilesse neppure, premette invio e sganciò la bomba. Se le avessero donato una mancia di 1000 token, gli avrebbe aperto la porta nuda.
Sapeva che era una cifra altissima, ma d'altra parte anche la ricompensa che offriva non era da tutti i giorni. Per dimostrare agli utenti del sito che faceva sul serio, prese la webcam e la portò in salotto, posizionandola sulla libreria in direzione della porta, sperando che non si notasse troppo. Dovette fare un po' di prove per sistemarla nella posizione giusta, anche perché non voleva che la testa dell'uomo rientrasse nell'inquadratura. Chissà, magari avrebbe potuto passare qualche guaio, se l'avesse ripreso in faccia senza il suo consenso. Nel frattempo sentiva il computer suonare a ripetizione, le mance stavano arrivando copiose.
Il corriere doveva tornare giù e poi rifarsi quattro piani di scale, così quando tutto era ormai pronto lei ebbe il tempo di tornare in camera, al computer. Il contatore era ancora lontano dai 1000 token, ma saliva velocemente. Un utente ne aveva messi addirittura 400 in un colpo solo, chiedendo poi aiuto agli altri per raggiungere il traguardo.

Quando sentì di nuovo bussare alla porta, era arrivata a poco più di 600. Ma non le importò, in fondo aveva deciso di farlo già nel momento in cui aveva lanciato la sfida in chat, era inutile mentire a se stessa. Tornando verso l'ingresso, passò prima davanti alla webcam, per mostrare bene a tutti ciò che stava per fare. «Arrivo!» gridò, mentre intanto allentava la cintura della vestaglia. Non voleva aprirla del tutto, perlomeno non subito. Anche perché le sarebbe sembrato quantomeno innaturale mostrargli tutto subito, voleva che sembrasse quasi... un incidente. La scollatura però ora era profondissima, anzi quasi senza fine. E un movimento inconsulto poteva denudarla in qualunque momento. Prima di aprirgli la porta guardò ancora attraverso lo spioncino: era lui, e sembrava essere solo nel corridoio. Era il momento di andare in scena.

«Eccoti! - lo accolse con un sorriso - Hai fatto presto, considerato che non potevi usare l'ascensore».
Lui non rispose, si limitò ad annuire con un sorriso abbozzato. Stava ancora ansimando, quattro piani di scale si facevano sentire.
«Poverino, sei distrutto! - lo incalzò - Vieni, riposati un secondo».
Nel dire così, gli afferrò un braccio e lo invitò ad entrare, richiudendo poi velocemente la porta dietro di lui. Nel frattempo doveva essersi accorto dello spettacolo che quella sconosciuta gli stava offrendo, perché non ebbe il coraggio di dire una parola.
«Ecco, siediti» disse Sara, porgendogli una sedia dal tavolo del soggiorno. Ebbe la freddezza e la lucidità di posizionarla in maniera strategica, di tre quarti, anzi quasi di spalle rispetto all'inquadratura della webcam. In questo modo, anche da seduto, il suo ospite avrebbe potuto mantenere la privacy.
Lei gli si posizionò davanti, in piedi, mettendogli quasi le tette in faccia. Ora era impossibile che non si fosse accorto della vestaglia quasi aperta. Con fare amorevole gli tolse il cappello e lo appoggiò sul tavolo. Il poverino stava sudando per davvero, e lei era consapevole di non esserne la diretta responsabile. Non del tutto, almeno.
«Aspetta, ti prendo un bicchiere d'acqua» disse, zompettando verso la cucina.
Mentre versava nel bicchiere, rifletté sulle successive mosse per coinvolgere nel gioco quel ragazzo che, se possibile, le sembrava perfino più timido di lei. Allentò ancora la cintura della vestaglia, ora davvero una folata di vento sarebbe bastata per aprirla del tutto.

«Dovrebbe firmarmi questo» le disse lui non appena la vide tornare, porgendole il modulo di consegna.
«Oh, certo, certo. Tieni, bevi questo intanto, tesoro, avrai un caldo...». Nel porgerglielo, pensò a come fosse probabilmente la prima volta che usava il vezzeggiativo "tesoro" nei confronti di un uomo.
Quel bicchiere d'acqua fresca fu indubbiamente gradito, ma ancor di più il ragazzo gradì la visione che gli si era parata davanti agli occhi. La cintura infatti si era slacciata del tutto, e la vestaglia si era aperta quel tanto che bastava perché di fronte a sé si ritrovasse la visione dell'intimità di Sara, libera da alcuna restrizione. Se avesse voluto, allungando la mano sarebbe arrivato ad accarezzarla. Anzi, gli sembrava quasi che lei lo stesse invitando a farlo. Infatti aveva preso in mano la cartellina con il modulo e ora ce l'aveva proprio davanti alla faccia, pareva quasi che gli stesse dicendo "Fai pure, tanto io non guardo".
Non lo fece. Lei firmò e poi posò il modulo sul tavolo, e a quel punto lui sembrò volersi alzare.
«Aspetta - lo bloccò - Ti dispiace se diamo un secondo un'occhiata al pacco?». Il doppio senso era voluto, ma non capì se lui lo colse o meno. «Sai, una volta mi è capitato di ricevere della merce danneggiata».
«Ah, certo...» balbettò lui, osservando stupito mentre lei prendeva il pacco dal tavolo e glielo piazzava proprio in grembo, come a chiedergli una mano per aprirlo.
I lembi della vestaglia le cadevano sul seno con grazia, lasciando un'ampia apertura di almeno 10 centimetri che ne evidenziava perfettamente la rotondità, ma comunque sufficiente a coprirle i capezzoli. Almeno fino a quando lei si piegò in avanti per aprire il pacco, lasciando intravedere anche qualcosa di più. Anzi, nella foga di strappare il nastro adesivo, il movimento causò l'apertura della vestaglia, che lasciò completamente libero il seno destro.
«Oh, scusa, che sbadata che sono» disse lei rimettendo le cose a posto, solo dopo aver lasciato che il ragazzo potesse guardare per qualche secondo. Non era una grande attrice, non aveva l'esperienza per farla sembrare una cosa così naturale, e poi era molto nervosa... Ma lui sembrò non accorgersi di questo, dopotutto era evidente che la situazione lo stava mandando nel pallone.

«Eccolo qui, per fortuna mi sembra tutto a posto» disse Sara infilando la mano dentro alla scatola, e tirando fuori un dildo di almeno 23-24 centimetri. Quando lo vide, il corriere sbarrò gli occhi e non trattenne un colpo di tosse, come se la saliva gli fosse andata di traverso.
«Si tratta di un regalo, io di solito non compro articoli del genere» si giustificò goffamente la ragazza, mentre cercando di apparire sexy faceva scorrere la mano attorno a quel cazzone di gomma, fingendo che fosse quello del suo ospite.
«Scusi se glielo chiedo, ma... la telecamera dov'è?» chiese lui all'improvviso, facendola quasi trasalire. Come poteva aver capito tutto?
«Telecamera?» rispose, con un filo di voce.
«Sono vittima di una candid camera, vero?».
A questa frase, lei non riuscì a trattenere una risata.
«No, niente candid camera, lo giuro» gli disse, sentendosi felice di potergli dire per la prima volta qualcosa che fosse vero.
«In ogni caso, lei... ha il telefono che squilla, penso» le rispose, facendo riferimento ai vari "ding" che si sentivano provenire dal computer nella camera da letto, e che stavano eccitando sempre di più la ragazza.
«No, tranquillo... è la radio» replicò lei, tornando a mentire con la prima scusa che le venne in mente.
«Io però devo andare, sono già in ritardo» tagliò corto, posando la scatola sul tavolo e alzandosi in piedi. Quando lo fece, lo sguardo di entrambi non poté che cadere sull'evidente rigonfiamento dei suoi pantaloni. Aveva un'erezione potentissima, lui stesso si rendeva conto che era ormai troppo tardi per nasconderla.
«Buona giornata» disse semplicemente, rimettendosi il cappello e avviandosi verso la porta.
«Aspetta!» lo fermò lei, che non voleva far finire tutto così. Decisa a giocarsi anche l'ultima carta che aveva a disposizione, Sara mise da parte tutte le sue timidezze: «Ti chiedo un'ultima cortesia. Stamattina nello stesso negozio di quel giocattolo ho comprato anche questo reggicalze, ma poi mi sono venuti i dubbi... Mi diresti se mi sta bene?».
Nel dire così aprì del tutto la vestaglia e la lasciò cadere a terra, rivelando il proprio corpo nudo all'uomo davanti a sé.
Il cuore le batteva all'impazzata, le uniche volte in cui era stata nuda di fronte ad un uomo era stato con i suoi fidanzati, o al limite dal dottore.
Mentre attendeva una risposta, fece lentamente un giro su se stessa, per permettergli di vedere proprio tutto e giudicare meglio.
Lo sguardo di lui era ipnotizzato dal suo seno, da quei capezzoli dritti che lo puntavano come se gli chiedessero di essere accarezzati, di essere baciati...

Solo in quel momento Sara si rese conto che il suo piano arrivava fino a quel punto, e che non aveva idea di come comportarsi da lì in poi. Se lui si fosse fatto avanti, come avrebbe reagito?
"Dovrei chiedere almeno 5000 token, per scoparmelo in diretta" le venne naturale pensare. Ma da un certo punto di vista le piaceva anche l'idea di terminare lo spettacolo per il pubblico e arrivare a concludere... in sede privata.
Dovette pensare velocemente, perché nel frattempo lui non parlava ma si era avvicinato di un paio di passi. Sembrava quasi che con lo sguardo le stesse chiedendo il permesso di toccarla.
Sul più bello, però, ad interromperli fu il dannato squillo di un telefono. Era quello di lui, e quando vide il nominativo sul display non poté esimersi dal rispondere.
«Ma dove cazzo sei?!» disse la voce dall'altro capo del telefono. Il volume della voce era talmente alto che anche Sara sentiva perfettamente ciò che diceva. «Sono quasi le sei, e mi hanno già chiamato in due che non hanno ricevuto la merce che aspettavano per oggi. Ti vuoi dare una mossa?».
«Scusa - le disse dopo aver riagganciato, dandole per la prima volta del tu - Il mio capo... Sono nuovo, non posso sgarrare. Ti ringrazio ma devo proprio andare».
Lei annuì, sorridendogli come se volesse scusarsi di avergli fatto perdere tempo.
Quando fu ormai fuori dalla porta, rimise per un attimo la testa dentro e le disse: «Comunque il reggicalze mi pare bello, ma onestamente ero distratto da altro... Spero ordinerai altri pacchi, prima o poi».

Appena la porta si richiuse, Sara andò verso la webcam, per rimetterla a posto. Quando le fu proprio davanti, tuttavia, non riuscì a trattenersi. Aveva una gran voglia di toccarsi, e decise che sarebbe stato l'ultimo regalo ai suoi fan prima di disconnettersi. Lì in piedi, appoggiandosi con una mano sulla mensola della libreria, iniziò a strofinarsi il clitoride con vigore. Era già bagnatissima, e sapeva che non ci avrebbe messo molto a venire. Senza preoccuparsi di controllare il volume dei propri gemiti, iniziò a penetrarsi prima con un dito, poi con due. "Ding", "ding", "ding" sentiva provenire dall'altra stanza, e questo la eccitava ancora di più. Chiuse gli occhi, immaginando che al posto delle dita nella sua fica ci fosse il cazzo di quell'uomo che poco prima la stava guardando nuda. Nella sua mente, si trattava di un pisello grande e forte come quello che aveva trovato nella scatola, ornato sul pube dagli stessi riccioli dalla sfumatura rossastra che aveva sulla barba da hipster. "Spero ordinerai altri pacchi" le aveva detto. "Eccoti il mio, di pacco" le stava dicendo ora. Non ci volle probabilmente più di un minuto, perché Sara esplodesse in un violento orgasmo che sicuramente sentirono anche i vicini, ammesso che fossero in casa.
Rimase con le dita dentro per quasi un altro minuto, vittima degli spasmi che continuavano a percorrerla come una scossa elettrica. Era piegata in avanti, la testa appoggiata al braccio che si reggeva sullo scaffale, le tette che ancora danzavano ritmicamente proprio al centro della webcam.

Quando finalmente ebbe la forza di riaprire gli occhi, si accorse di aver spruzzato i propri umori su tutto il pavimento. Prima di prendere un asciugamano e infilarsi sotto la doccia, andò a chiudere la live e a spegnere il computer. Era curiosa di vedere quanto aveva messo insieme di quei 1000 che aveva chiesto, e si stupì non poco nel vedere che il contatore indicava oltre 2800 token.
Ciò che richiamò di più la sua attenzione, tuttavia, furono i tanti messaggi entusiasti che avevano popolato la chat durante tutto lo spettacolo. Fra questi ce n'erano diversi ricorrenti, che si potevano riassumere nel commento dell'utente Oscar85: "Cazzo, ma sei italiana!!".

[continua...]
scritto il
2019-01-25
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