Il B&B nella casa delllo studente - 1: Paola, la 50enne fuori sede

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Quando ventiduenne stavo all'università a Genova, ho avuto la fortuna di trovare una casa deliziosa, all'ultimo piano di un antico palazzetto nel cuore storico, decadente e fascinoso della città, a un prezzo veramente bassissimo. Soggiorno con angolo cottura, due camere con bagno ognuna e uno splendido terrazzino con piante e un ampio e strategico letto a dondolo, il tutto con vista sui tetti. Avevo deciso quindi di prendere tutta la casa e affittare una camera come BeB per ripagarmi alcune le spese, magari anche fonte di un piccolo reddito e fonte di diverse avventure.

Tornai a Genova agli inizi di agosto per prendere possesso della nuova casa e con l'obiettivo di passare Procedura Civile. La sessione degli esami estiva era il momento giusto per riprovarci, una finestra di esami organizzata sopratutto per gli studenti già lavoratori, che in un mese avevano la possibilità di sostenere magari più esami. Il primo giorno mi recai nella mia solita sala studio dove andavo a studiare, in facoltà, c'erano una decina di studenti di cui un gruppo di 5 tra i 40 e i 50 anni, veneti, alle prese con fotocopie, libri, penne. Erano affiatati tra loro e sembrava che prendessero tutto molto seriamente. Però anche cazzeggiando e godendosi con coscienza il momento lontano dalle famiglie e dal lavoro. Mi sedetti al tavolo di fronte a una di loro, una donna sui 50 che aveva un suo fascino, capelli castani legati dietro, una camicia bianca con le maniche arrotolate. Preparava un esame di sociologia, assorta e impegnatissima nello studio non aveva mai alzato lo sguardo sopra gli occhiali. Presi il mio libro e iniziai a studiare. Buttando l'occhio vedevo che tormentava un matita con queste belle dita lunghe, affusolate, nerboute ma curate, smalto nero sulle unghie, qualche anello, la fede, dei braccialetti. Belle mani. Passò la mattinata e il pomeriggio, in pausa pranzo loro andarono fuori mentre io mi fermai a mangiare in facoltà.

Durante tutta la mattinata non mi sentii osservato neppure per sbaglio dalla signora che avevo davanti, indifferenza totale, eppure non ero male, anzi, alto 1.70, atletico ma longilineo e con spalle larghe, un rugbista amatoriale leggero, cioè sono uno che corre. Con gli altri avevo invece scambiato qualche parola, sguardi e sorisetti, sicchè verso le 17 presi l'iniziativa e attaccai discorso in un momento di pausa: "Scusate, ma volevo dirvi che siete un bel gruppetto! Mi chiamo Massimiliano, siete insieme per gli esami?". Sorrisero, ringraziandomi e ci presentammo. Dopo pochi minuti ci spostammo al bar della facoltà, dove ci sedemmo a un tavolino e ordinammo qualcosa da bere. Erano colleghi e lavoravano alla provincia di Padova, avevano l'obettivo di laurearsi per salire di qualche gradino nel loro lavoro. L'impegno che ci mettevano era massimo ma certo si vedeva che per loro era anche l'occasione di passare qualche giorno lontano dalle loro famiglie e respirare un pò di libertà. Quando dissi "ho 22 anni" la signora di fronte esclamò "oh sigur! È come mio figlio!", mettendosi una mano davanti alla bocca, ridendo e guardando gli altri. Si chiamava Paola, 45 anni, sposata e con un figlio di 20, "burrosa", poi c'era Fabiana, 54, sposata, capelli castani e certo non bella e un po' timida, Tiziana, 50 anni, bionda, alta, riccia, e simpatica, single, cazzeggiava con Marco, che ne aveva 56, sposato, capelli bianchi, un mezzo omone di 1.80, simpatico ma forse un po' sopra le righe, e poi Giancarlo, di 35, sposato e senza figli, belloccio.
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In quell'oretta al bar mi avevano eletto a mascotte del gruppo, erano simpatici e un po' li lasciavo fare. La sera mi invitarono a cena, specificando che sarei stato loro ospite.Paola mi dava poche confidenze e anzi mi guardava come un esserino lontanissimo, quando mi parlava sembrava rivolgersi con gli occhi agli altri. Questo suo essere sfuggente mi piaceva e lei non era male, una bella donna a dire la verità e di un'età che fino a quel momento non avevo molto preso in considerazione. Aveva un po di rughette vicino gli occhi, le mani e anche la voce sensuali, burrosa con qualche kg in più ma con un bel culo largo e due belle tettone a pera che le ballavano sotto la camicia.

Quando arrivai al ristorante loro erano già lì, mi avevano lasciato un posto tra Tiziana e Fabiana, Paola era di nuovo di fronte a me, indossava una camicia stretta e un pò scollata, le si potavani vedere due bei capezzoloni che puntavano sul tessuto. La serata trascorse piacevolmente, mi raccontavano del loro lavoro, delle famiglie e di questa scelta di riprendere a studiare da grandi, io della mia vita da studente e della camera che affittavo come BeB. Paola aveva bevuto forse 3 o 4 bicchieri e con me si era finalmente sciolta, aveva le gote rosse e rideva molto alle mie battute, ogni v Dopo cena andammo a fare una passeggiata per le calli e notavo come un pò mi cercasse fisicamente, a volte si apppoggiava a me e sentivo le sue tettone sul braccio. La serata finì così, con loro che tornarono in questa pensione che avevano preso e io a casa mia. Salutandomi con Paola era successa una cosa, dandoci un bacetto per salutarci le avevo messo una mano poco sopra il suo sedere dove inizia il solco tra le due chiappe e lei abbracciandomi aveva riappoggiato le tette al moo busto e aveva sfiorato con il polso il mio pene. Arrivato a casa mi spogliai e mi distesi nudo sul dondolo nel terrazzino, mi preparai una canna e iniziai a giocare con il mio cazzo un po' barzotto e con la cappella umida. Mi piaceva stare nudo in terrazza, era notte e faceva caldo, le voci delle persone nella piazzetta erano un piacevole sottofondo e intanto il mio cazzo cresceva. Ormai duro come il marmo, mi masturbavo pensando alle tette di Paola, alle sue mani, mi accarezzavo gli addominali, passai a un capezzolo, lo strinsi e raggiusi le labbra con un dito. Lo leccai e umido lo diressi al buchetto del sedere. Mi massaggiai la rosellina, poi spinsi dentro la punta, spinsi di più ed entrò mezzo dito. Non sono gay ma mi piaceva avere un dito nel sedere, avevo provato anche con altri oggetti come il manico di una spazzola ma erano freddi. L'altra mano intanto faceva su e giù sul cazzo ormai durissimo. Accellerai, alzai il bacino, aprii la bocca, tirai fuori la lingua e sborrai, quattro, cinque, sei schizzi della mia sborra ovunque su di me, sulla pancia, sul collo e uno fino alle labbra. Me le leccai assaporandomi il sapore acre del mio sperma e rimasi lì inerme, con una mano sporca sulla pancia e la mia sborra che colava di lato.

Il giorno dopo, quando arrivai in facoltà trovi il gruppo ma non Paola, che era tornata a Padova per una commissione ma, dissero, sarebbe tornata dopo due giorni per fare l'esame e ripartire con loro subito. Mi dispiacque, allora proposi di scambiarci i telefoni e mi feci dare anche il tel. di Paola. Quando tornai a casa le scrissi un messaggio: "ciao Paola sono Massimiliano, i tuoi colleghi mi hanno detto che sei dovuta tornare a Padova, spero tutto bene. Sono stato bene ieri e ti volevo ringraziare, quando torni se vuoi chiamami, mi farebbe piacere vederti". Un messaggio forse troppo discreto, ma non volevo forzare. Dopo un minuto sento "Bip", sms: "ciao Max! Grazie, si tutto bene... Quando torno ci andiamo a prendere un caffè! Baci!!!". Non male ma comunque pensavo che non mi avrebbe mai cercato.
Feci infine il mio esame e tornai a casa lasciando Genova e non pensando più a Paola, ma casomai a Chiara, una sedicenne trevigiana molto carina e che ebbi l'onore di sverginare quell'estate.

Tornai a metà settembre per prepararmi al nuovo anno, gli allenamenti di rugby, qualche affitto della camera a studenti e turisti. A settembre Genova è bellissima e sensuale ed io me la godevo dal terrazzino di casa in centro.
"Bip", sms: "Ciao Max come stai? Domani vengo a Genova per 3 giorni, se ci sei mi piacerebbe offrirti quel caffè... Ciao!". "Ciao Paola, che piacere, si ci sono, certo vediamoci! Se vuoi puoi venire da me, la camera è libera e in più hai un bagno tutto tuo. Ti propongo nel pacchetto anche aperitivo e cena in terrazza". "Fantastico! Ma non vorrei i disturbare, se non hai impegni vengo molto volentieri però la camera la pago, eh?". "Se vieni sono contento, poi vediamo vome fare, l'indirizzo è piazza Battisti, in centro". "Ottimo, arrivo verso le 17. Baci".
L'idea mi eccitava e mi preparai per ospitarla al meglio. Comprai un mazzetto di fiori che le feci trovare in camera, sistemata per ospitare la regina, qualcosa per l'aperitivo, frutta e biscotti per la colazione. E preservativi.

Arrivó puntuale, citofonò e l'attesi all'ultimo piano. Entrò super sorridente, mi abbracciò forte ed io per marchiare il territorio le misi una mano sul fianco e l'accarezzai fino sopra il sedere, indossava un vestito di lino verde con gonna fino alle ginocchia e aperto dietro. Era abbronzata, bella. "Hai una casa bellissima, la terazza, mi hai messo anche i fiori in camera! Ma è un super trattamento!". "Si Paola, voglio che tu passi qui due gioni speciali e ho un programma. Ma lo scoprirari con calma. Se ti vuoi sistemare in camera io intanto preparo una cosa da bere,. Ti aspetto fuori".
Quando uscì io stavo in terrazzino con due gyn-tonic pieni di ghiaccio, pizzette, salamini, olive. "Ho fatto una doccia fantastica, e mi aspetta pure con un gyn-tonic, in questa terrazza, poi. Non potevo chiedere di meglio!" Si era fatta una doccia, usci con un vestito sempre di lino ma bianco, non aveva il reggiseno e le si vedevano le areole scure dei capezzoli. Aveva due belle tettone, mature, con i capezzoloni che andavano verso fuori e un po' all'insù. Si sdraiò mettendosi di lato su un lettino, con il suo gyn.tonic, ammirando la vista sui tetti di Genova antica. Mi misi seduto sul lettino, ai suoi piedi, preparai una canna e chiacchierammo per un paio di orette. Sembrava volersi rilassare, staccare per almeno qualche ora dalla sua vita. I due gyn-tonic e le due canne che ci facemmo fecero questo effetto. "Sono già le nove, che ne dici se andiamo a cena qui sotto?". "Si andiamo, sono un po' stordiata però!".
A cena prendemmo un primo con del pesto e poi del vino bianco. Finimmo tutta la bottiglia e alzandoci barcollavamo un po', si appoggiò a me e io abbracciandola sentivo la sua tetta su di me. "Direi che forse potremmo andare a casa?". le proposi, dandole una carezza sul viso. "Si andiamo", mi disse languida chiudendo gli occhi. Le diedi un bacetto sulle labbra. Facemmo le scale con ritrovata energia, entrammo, in casa faceva caldo e aprii tutto. Paola si levò le scarpe e mi disse "Fado a fare pipì e torno". Adoro quando le donne dicono "vado a fare pipì".

Quando uscì mi raggiunse sul dondolo, io mi ero levato la camicia e stavo a dorso nudo, preparando una canna. Si sedette a gambe incrociate di fronte a me, la gonna le si era azata e si vedeva tra lo scuro delle gambe abbronzate il bianco delle mutandine. Avevo il cazzo già duro che spingeva portando verso l'alto il teesuto dei pantaloni, l'erezione era evidente e non feci nulla per nasconderla. Lei la notò, le cadeva l'occhio, sistemandosi i capelli si appoggiò con i gomiti sulle sue ginocchia, avvicinandosi a me e mostrandomi il pettone libero dal reggiseno. Le accarezzai i capelli, scesi con la mano sul collo, la portai verso me e la baciai. All'inizio era fintamente titubante ma tirò fuori la lingua ben presto e iniziammo una lunga paccata. La sdraiai, mi misi sopra di lei, allargò le gambe, e io appoggiai il mio pacco sulle mutande di questa madre di famiglia che aveva voglia di un cazzo giovane. Pomiciavamo duro, a bocche aperte, io mi strusciavo su di lei, le toccavo questo seno grande, certo più morbido di quello che ero abituato a toccare ma mi piaceva. Quando con le dita passavo sui capezzoli che spuntavano da sotto il tessuto lei gemeva. Sembrava stesse già godendo così. Poi le passai una mano sulle mutandine, sotto sentivo la passera calda e umida. Gliele sfilai, e mi offrì il suo sesso con le gambe oscenamente aperte e il bacino che andava verso su. Le levai il vestito, poi levai i miei pantaloni. Eravamo nudi, io con il mio cazzo svettante, 19 cm di carne dura venosa e pulsante. Lo prese in mano subito, avvicinò la lingua, leccò la cappella e se lo mise in bocca. "Mh mmmh" faceva mentre mi spompinava e io le accarezzavo la testa dandole il ritmo. Se lo sarebbe mangiato la troia. Spompinava alla grande, mise il dito medio in bocca e poi nel buchetto del mio culo, lo sentii entrare e frugare dentro di me. Con una mia mano raggiunsi una tetta, grande, con il capezzolo duro e turgido, le piaceva, poi arrivai alla sua fica, era fradicia, con il clitoride duro e grosso e le labbra aperte. La signora ebbe un sussulto quando le infilai un dito dentro. Sembrava non aspettare altro e senza perdere tempo mi montò sopra e si infilò il mio cazzo dentro di lei. Le sue tettone un pò cadenti ma belle e con i capezzoloni che ballavano davanti alla mia bocca, ne presi una in bocca e la ciucciai. Era bello scoparsi una donna sposata con figli, che rivelava tutto il suo essere maiala a distanza da casa sua e dalla sua famiglia.
Cambiammo posizione, ora ero io sopra di lei che stantuffavo nella sua vagina che era un vero lago, godeva come una dannata. Ebbe non so quanti orgasmi e non so da quanto tempo non scopava. Io ci davo giù godendomi il momento. Quando stavo quasi per venire si girò e si mise a pecora, con il culo tirato all'insù. Mi guardò e mi disse "prendimi dietro, ma fai piano, ti prego". Aveva il buco del culo bagnato dai suoi umori che colavano dalla passera, il mio cazzo era bagnatissimo. Le appoggiai la cappella, spinsi piano, giusto un pochino di resistenza ed entrò un pò per volta. Sembrava concentrata per accogliermi dentro. Quando fu tutto dentro, aspettai e quando fu pronta iniziai a muovermi lentamente. La tirai su dai capelli, ebbe un fremito quando con una mano su una tetta e l'altra nella passera bagnata. Il clitoride, grande e duro, sembrava quasi un piccolo pene. Glielo massaggiavo ed ebbe un'altro orgasmo. Le tirai dietro le braccia e le sborrai dentro il culo, tra le i suoi gemiti. Poi ci buttammo sdraiati vicini. Nudi, bagnati, sudati. Era soddisfatta ed esausta. Io contento di aver fatto godere una donna che per me era molto grande. Ci addormentammo così, in terrazza. Nudi e abbracciati, io un ragazzo di 22 anni, lei una donna sposata di 50.
Quando le prime luci dell'alba mi svegliarono lei era già in piedi, vestita, profumata e pronta per uscire. Mi misi in piedi davanti a lei, nudo e con il cazzo di nuovo in tiro. Lei lo guardò, sorrise, gli diede una carezza con un dito sulla cappella e poi un bacio sulle labbra. "Grazie", mi disse, poi uscì tirsandosi dietro il suo trolley.
scritto il
2019-03-17
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