Una famiglia particolare 2
di
TATO
genere
incesti
Prima di continuare con il mio racconto, è giusto dirvi che non sono una scrittrice provetta, e sicuramente, taluni giustamente non concordano con la mia grammatica, e spesso con il contenuto dei miei racconti, ma d'altronde, alcuni sono di fantasia, e alcuni contengono parziali mie vere storie.
Non obbligo nessuno a leggermi, ne tanto meno a seguirmi, e si è vero, spesso i miei racconti vergono sempre alla fine nella mia prostituzione, anche perché, è una verità, mi sono prostituita nella mia gioventù, e non un solo periodo, ma più volte col passare degli anni, io sono così, se non piaccio mi spiace.
Comunque, col passare dei mesi, il giovane Calabrese, sistema per bene le nostre donne, e anche se con iniziale riluttanza, visto che si considerava uno stallone, e che certamente frocette come noi, non gli interessavano, inizia a frequentarci, anche se in maniera marginale, ma poi obbligato, e consigliato dal nonno, decide di provare.
Anche perché noi, non è che potessimo soddisfarci molto tra di noi, col tempo, eravamo diventate tutte passive, a furia di essere penetrate, e per natura poi, i nostri peni, non funzionavano poi molto, e cominciavamo ad essere insofferenti, le donne avevano tutto e noi poco o nulla, tranne qualche fuga esterna con qualche occasionale uomo.
Così, una sera, toccò a mio padre, lo fece chiamare da mia madre, ormai prossima al solito parto, e lo fece portare in sala, dove eravamo tutti schierati in circolo, e così assitemmo al loro amplesso, nulla di che, se non fosse per il diametro e la consistenza del suo cazzo, era pazzesco, ora capivo gli urli di piacere delle donne.
Lo montò per circa un'ora, e poi lo riempì con il suo caldo nettare, si sfilò, e disse a mio fratello, vieni qui frocio e succhia il mio cazzo, ripuliscilo per bene, e poi mi disse, tu troia sdraiati a terra, esegui, e disse a mio padre, mettiti sula sua bocca e fatti ripulire per bene culorotto, e così si mise a cavalcioni sulla mia faccia, e iniziai, a leccare, da lì a poco, dal culo sfondato di mio padre, iniziò a fuoriuscire il liquido seminale del montone, e iniziai a bere tutto, fino all'ultimo, era buono.
Nei mesi seguenti, provammo tutti a turno il suo enorme cazzo, ma era chiaro, che non era interessato ai maschi, non era il nonno, vero amatore del sesso.
Fù inevitabile, che ci allontanò, ma era giusto così, mi spiaceva per mia sorella e mia madre, non avrei più potuto averle vicine, ma pazienza, era la nostra vita, e dovevamo pensare al nostro futuro, e così, un bel giorno, ci riunì tutte e trè, e ci disse, io con i froci non voglio averci a che fare, quindi preparate i vostri bagagli, che tra pochi giorni, verranno a prelevarvi dei miei parenti, e vi porteranno con loro, evitate di ritornare in famiglia, e di telefonare, le donne della casa, non vi riguardano più, dove andrete, non siete molto ben viste, d'altronde lo prendete in culo, vi vestite da donne, cosa pretendete.
E così, quasi una settimana dopo, ci trovavamo su di un pulmino, in direzione Calabria.
Dopo un lungo viaggio, arrivammo di sera inoltrata, e fummo accolte da una vecchia che appena ci ha viste ha imprecato qualcosa in dialetto, e ci ha portate nelle nostre camere, devo dire, belle, molto spaziose, un mini appartamentino, e così, dopo una doccia ci siamo addormentate.
L'indomani, na volta sveglia, mi sono preparata, e truccata, ho indossato un vestitino comodo, scollato, che mettesse in mostra il mio seno, e un paio di scarpe col tacco, e scesi a fare colazione.
Trovai mio padre e mio fratello già seduti a fare colazione, e poi dopo quattro chiacchiere, decidemmo di andare a fare un giro per il paese.
Passammo la mattinata per negozi, e camminando, e una volta rientrate siamo andate in camera nostra, attendendo il pranzo.
Passammo alcuni giorni tranquille, e poi una sera, fummo chiamate in sala.
Ad attenderci c'era tutta la famiglia, la vecchia, il vecchio, e i vari figli e nipoti, una volta sedute, il figlio maggiore si alzò, e iniziò a parlarci, era chiaro che non eravamo ben accette, ad un tratto Mimmo, disse, alzatevi e spogliatevi, rimanemmo sedute, non capivamo, partì uno schiaffo sono, e mi raggiunse sulla faccia, sentii un bruciore pazzesco, e poi un altro, un attimo dopo ero in piedi, Mimmo, mi strappò il vestitino, e rimasi in mudandine e reggiseno, estrasse un coltellino, e mi tagliò le spalline, e fece cadere il reggiseno a terra, poi toccò agli slip, e rimasi nuda, con il mio cazzetto a penzoloni, mimmo mise la lama del suo coltello sotto il mio pene, si avvicinò, e mi disse, ascolta frocio, tu non sei qui per fare la bella vita, alzarti fare colazione, e andare a fare scopping, tu e loro, da oggi, siete relegate in casa, i vostri vestiti sono stati sequestrati, da oggi solo intimo reggicalze calze e scarpe, uscirete solo quando lo decidiamo, noi, le vostre passeggiate sono servite per mostrare la mercanzia, e così, un attimo dopo eravamo tutte e trè nude.
Ci passarono in rassegna, ci palparono, infilarono le loro dita dentro di noi, per capire la nostra dilatazione, e poi con tranquillità, il vecchio disse, bene, ora verrete scelte a turno da ognuno di noi, e passerete le notti con il preselto e farete tutto quello che vorremo, e poi si vedrà.
Così passammo alcuni mesi a sodisfarli, eravamo i loro giocattoli, venivamo usate senza protezione, ne sentimento, eravamo vacche da monta.
Passati i primi mesi, un bel giorno ci fù detto, he dovevamo rimanere nelle nostre camere, che avremmo iniziato a lavorare,e cos', verso le due di pomeriggio, vidi aprirsi la porta, ed entrare un uomo, sui 35 anni, si spogliò e si sedette sul letto, io indossavo solo un paio di autoreggenti, si avvicinò, e senza nemmeno parlare, mi sollevò le gambe e mi infilò il suo cazzo dentro, e mi pompò fino a sborrare e come era venuto, se ne andò, e da lì in poi iniziai così, la mia carriera di prostituta.
Nei mesi seguenti, incontrai un numero indefinito di uomini, e ragazzi, ormai ero sempre piena e larga, tanto, troppo, passato quasi un anno, Mimmo mi raggiunse in camera mia, e mi disse, preparati, mettiti quello che ti porterà mia madre, fai le valige, che ti trasfeisco, e dove chiesi, si avvicinò, e iniziò a picchiarmi, finoa a farmi svenire.
La stessa sera fui portata in una vecchia masseria, e mi trovai in una camera non tanto bella ne tantomeno pulita, mi fù tolto il vestito, e lasciata seminuda.
La mattina dopo, una ragazza, molto giovane, mi raggiunse, e mi accompagnò a fare colazione, e li capii tutto, io e la ragazza eravamo le prostitute di una piantagione, dove lavoravano extracomunitari, Angela si chiamava la ragazza, benvenuta, non riuscivo più da sola, era ora che arrivavi, almeno mi riposo un poco la figa, e così sollevò il babydoll, e allargate le gambe mi mostrò la sua fighetta, fighetta un tubo, era un buco enorme, le grandi labbra erano collassate, come il resto, è sì mia cara, è una caverna ormai, ma ti ci abituerai, mi hanno detto che anche tu non scherzi, fammi vedere, mi alzai, mi appoggiai al tavolo, e lei mi toccò, mi aprii senza indugio, accidenti disse, sei un traforo, e appoggiò la sua mano, io mi spinsi indierto, e la ricevetti tutta e poi spinse e introdusse quasi tutto il braccio, ottimo disse ridendo, ti servirà
Inutile dirvi che passai delle notti e dei giorni pazzeschi, mi infilarono cazzi mostruosi, ma mi facevano godere come una pazza.
Poi un bel giorno conobbi un uomo di colore, particolarmente dotato, tanto, che nessuna donna riusci mai a prenderlo, e così, dopo molte difficoltà, e olorose prove lo ricevetti tutto dentro, ero veramente enorme e lungo, ma ci riuscci, chiaramente, dopo di lui, il nulla, anzi, i clienti non si soddisfavano più, e allora decisi di andarmene con lui in Africa, e così, dopo un paio di mesi eccomi qui, felicemente sposata, intenta nelle faccende domestiche, ad attendere mio marito che rientra dal lavoro, e una volta a casa, mi bacia, mi mette comoda sul letto, alza le mie gambe, e infila il suo enorme cazzo e mi mi monta per ore, e mi riempie tutti i giorni, sono felicemete la sua donna.
Non obbligo nessuno a leggermi, ne tanto meno a seguirmi, e si è vero, spesso i miei racconti vergono sempre alla fine nella mia prostituzione, anche perché, è una verità, mi sono prostituita nella mia gioventù, e non un solo periodo, ma più volte col passare degli anni, io sono così, se non piaccio mi spiace.
Comunque, col passare dei mesi, il giovane Calabrese, sistema per bene le nostre donne, e anche se con iniziale riluttanza, visto che si considerava uno stallone, e che certamente frocette come noi, non gli interessavano, inizia a frequentarci, anche se in maniera marginale, ma poi obbligato, e consigliato dal nonno, decide di provare.
Anche perché noi, non è che potessimo soddisfarci molto tra di noi, col tempo, eravamo diventate tutte passive, a furia di essere penetrate, e per natura poi, i nostri peni, non funzionavano poi molto, e cominciavamo ad essere insofferenti, le donne avevano tutto e noi poco o nulla, tranne qualche fuga esterna con qualche occasionale uomo.
Così, una sera, toccò a mio padre, lo fece chiamare da mia madre, ormai prossima al solito parto, e lo fece portare in sala, dove eravamo tutti schierati in circolo, e così assitemmo al loro amplesso, nulla di che, se non fosse per il diametro e la consistenza del suo cazzo, era pazzesco, ora capivo gli urli di piacere delle donne.
Lo montò per circa un'ora, e poi lo riempì con il suo caldo nettare, si sfilò, e disse a mio fratello, vieni qui frocio e succhia il mio cazzo, ripuliscilo per bene, e poi mi disse, tu troia sdraiati a terra, esegui, e disse a mio padre, mettiti sula sua bocca e fatti ripulire per bene culorotto, e così si mise a cavalcioni sulla mia faccia, e iniziai, a leccare, da lì a poco, dal culo sfondato di mio padre, iniziò a fuoriuscire il liquido seminale del montone, e iniziai a bere tutto, fino all'ultimo, era buono.
Nei mesi seguenti, provammo tutti a turno il suo enorme cazzo, ma era chiaro, che non era interessato ai maschi, non era il nonno, vero amatore del sesso.
Fù inevitabile, che ci allontanò, ma era giusto così, mi spiaceva per mia sorella e mia madre, non avrei più potuto averle vicine, ma pazienza, era la nostra vita, e dovevamo pensare al nostro futuro, e così, un bel giorno, ci riunì tutte e trè, e ci disse, io con i froci non voglio averci a che fare, quindi preparate i vostri bagagli, che tra pochi giorni, verranno a prelevarvi dei miei parenti, e vi porteranno con loro, evitate di ritornare in famiglia, e di telefonare, le donne della casa, non vi riguardano più, dove andrete, non siete molto ben viste, d'altronde lo prendete in culo, vi vestite da donne, cosa pretendete.
E così, quasi una settimana dopo, ci trovavamo su di un pulmino, in direzione Calabria.
Dopo un lungo viaggio, arrivammo di sera inoltrata, e fummo accolte da una vecchia che appena ci ha viste ha imprecato qualcosa in dialetto, e ci ha portate nelle nostre camere, devo dire, belle, molto spaziose, un mini appartamentino, e così, dopo una doccia ci siamo addormentate.
L'indomani, na volta sveglia, mi sono preparata, e truccata, ho indossato un vestitino comodo, scollato, che mettesse in mostra il mio seno, e un paio di scarpe col tacco, e scesi a fare colazione.
Trovai mio padre e mio fratello già seduti a fare colazione, e poi dopo quattro chiacchiere, decidemmo di andare a fare un giro per il paese.
Passammo la mattinata per negozi, e camminando, e una volta rientrate siamo andate in camera nostra, attendendo il pranzo.
Passammo alcuni giorni tranquille, e poi una sera, fummo chiamate in sala.
Ad attenderci c'era tutta la famiglia, la vecchia, il vecchio, e i vari figli e nipoti, una volta sedute, il figlio maggiore si alzò, e iniziò a parlarci, era chiaro che non eravamo ben accette, ad un tratto Mimmo, disse, alzatevi e spogliatevi, rimanemmo sedute, non capivamo, partì uno schiaffo sono, e mi raggiunse sulla faccia, sentii un bruciore pazzesco, e poi un altro, un attimo dopo ero in piedi, Mimmo, mi strappò il vestitino, e rimasi in mudandine e reggiseno, estrasse un coltellino, e mi tagliò le spalline, e fece cadere il reggiseno a terra, poi toccò agli slip, e rimasi nuda, con il mio cazzetto a penzoloni, mimmo mise la lama del suo coltello sotto il mio pene, si avvicinò, e mi disse, ascolta frocio, tu non sei qui per fare la bella vita, alzarti fare colazione, e andare a fare scopping, tu e loro, da oggi, siete relegate in casa, i vostri vestiti sono stati sequestrati, da oggi solo intimo reggicalze calze e scarpe, uscirete solo quando lo decidiamo, noi, le vostre passeggiate sono servite per mostrare la mercanzia, e così, un attimo dopo eravamo tutte e trè nude.
Ci passarono in rassegna, ci palparono, infilarono le loro dita dentro di noi, per capire la nostra dilatazione, e poi con tranquillità, il vecchio disse, bene, ora verrete scelte a turno da ognuno di noi, e passerete le notti con il preselto e farete tutto quello che vorremo, e poi si vedrà.
Così passammo alcuni mesi a sodisfarli, eravamo i loro giocattoli, venivamo usate senza protezione, ne sentimento, eravamo vacche da monta.
Passati i primi mesi, un bel giorno ci fù detto, he dovevamo rimanere nelle nostre camere, che avremmo iniziato a lavorare,e cos', verso le due di pomeriggio, vidi aprirsi la porta, ed entrare un uomo, sui 35 anni, si spogliò e si sedette sul letto, io indossavo solo un paio di autoreggenti, si avvicinò, e senza nemmeno parlare, mi sollevò le gambe e mi infilò il suo cazzo dentro, e mi pompò fino a sborrare e come era venuto, se ne andò, e da lì in poi iniziai così, la mia carriera di prostituta.
Nei mesi seguenti, incontrai un numero indefinito di uomini, e ragazzi, ormai ero sempre piena e larga, tanto, troppo, passato quasi un anno, Mimmo mi raggiunse in camera mia, e mi disse, preparati, mettiti quello che ti porterà mia madre, fai le valige, che ti trasfeisco, e dove chiesi, si avvicinò, e iniziò a picchiarmi, finoa a farmi svenire.
La stessa sera fui portata in una vecchia masseria, e mi trovai in una camera non tanto bella ne tantomeno pulita, mi fù tolto il vestito, e lasciata seminuda.
La mattina dopo, una ragazza, molto giovane, mi raggiunse, e mi accompagnò a fare colazione, e li capii tutto, io e la ragazza eravamo le prostitute di una piantagione, dove lavoravano extracomunitari, Angela si chiamava la ragazza, benvenuta, non riuscivo più da sola, era ora che arrivavi, almeno mi riposo un poco la figa, e così sollevò il babydoll, e allargate le gambe mi mostrò la sua fighetta, fighetta un tubo, era un buco enorme, le grandi labbra erano collassate, come il resto, è sì mia cara, è una caverna ormai, ma ti ci abituerai, mi hanno detto che anche tu non scherzi, fammi vedere, mi alzai, mi appoggiai al tavolo, e lei mi toccò, mi aprii senza indugio, accidenti disse, sei un traforo, e appoggiò la sua mano, io mi spinsi indierto, e la ricevetti tutta e poi spinse e introdusse quasi tutto il braccio, ottimo disse ridendo, ti servirà
Inutile dirvi che passai delle notti e dei giorni pazzeschi, mi infilarono cazzi mostruosi, ma mi facevano godere come una pazza.
Poi un bel giorno conobbi un uomo di colore, particolarmente dotato, tanto, che nessuna donna riusci mai a prenderlo, e così, dopo molte difficoltà, e olorose prove lo ricevetti tutto dentro, ero veramente enorme e lungo, ma ci riuscci, chiaramente, dopo di lui, il nulla, anzi, i clienti non si soddisfavano più, e allora decisi di andarmene con lui in Africa, e così, dopo un paio di mesi eccomi qui, felicemente sposata, intenta nelle faccende domestiche, ad attendere mio marito che rientra dal lavoro, e una volta a casa, mi bacia, mi mette comoda sul letto, alza le mie gambe, e infila il suo enorme cazzo e mi mi monta per ore, e mi riempie tutti i giorni, sono felicemete la sua donna.
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