Il Prete Bello.
di
Tibet
genere
pulp
L’assassino disteso sul ventre era in attesa da oltre un’ora. Il suo obiettivo stava ancora parlando nella piazza del paese. Si mosse leggermente solo per evitare ogni forma d’indolenzimento, poi controllò ancora una volta l’alzo del fucile di precisione, controllò che le pallottole a camera cava fossero correttamente inserite nel caricatore dell’arma. Pensò alle conseguenze dell’impatto delle pallottole, al buco grosso quanto un pugno che causano e non lasciano scampo alla vittima.
Avvicinò l’occhio destro al mirino telescopico che corredava il fucile. Inquadrò il viso dell’oratore nel reticolo a croce e respirò a fondo. L’uomo con la fascia tricolore al petto appariva bellicosamente infervorato. Vedeva distintamente il muoversi delle sue labbra accalorato com’era nel discorso. Senz’altro stava denunciando le malefatte della parte avversa del consiglio comunale. L’assassino contò fino a tre e tirò dolcemente il doppio grilletto dell’arma. Nonostante il contraccolpo del fucile vide un fiore rosso sbocciare improvviso sul viso del sindaco prima che questi cadesse all’indietro come colpito da un bastone, contemporaneamente lo assordò il suono secco dello sparo.
L’assassino si rialzò, verificò di non lasciare nulla che potesse portare a lui e lasciò il luogo del delitto.
Per certuni la bellezza è una maledizione? Certamente è un valore aggiunto di solito, ma per un religioso? Un motivo in più per rendere difficile o impossibile il cammino verso il paradiso.
Il problema gli fu posto dal suo confessore quando esternò la volontà di prendere il voto, di diventare un prete. Il vecchio sacerdote glielo disse chiaro...
-Sei troppo bello figliolo, avrai un mucchio di difficoltà per non incorrere nel peccato. La lussuria è permanentemente in agguato e tu sarai sempre sotto assedio. Già in seminario ti concupiranno.-
E continuò.
-E poi... che profondità ha la tua fede? Mi parli di missione, della tua volontà di salvare il mondo, ma la vita di un prete è anche altro. Ci vuole costanza e molta rassegnazione perché non vedi nulla dei cambiamenti sperati, diventa tutto una routine..-
Addirittura il giovane aspirante prete non era neanche più vergine. Aveva conosciuto la tentazione della carne e il conseguente peccato. E per di più sia con una donna che con un uomo. Ma non sentiva la contraddizione di tutto ciò. Il peccato conviveva con la sua determinazione, con ciò che riteneva fosse fede.
La donna era stata sua zia. Avvenne tutto durante un’estate nella quale era stato assegnato alla sua custodia. La vedeva, nei pomeriggi assolati e mentre fingeva di dormire, togliersi la leggera camiciola che indossava e accarezzarsi lungamente i bei seni sodi. E la notte, dato che dormivano nello stesso letto della casa di campagna, la sentiva masturbarsi. Sentiva i suoi gemiti e avvertiva i suoi movimenti che partivano inizialmente come furtivi per diventare scomposti al momento dell’orgasmo. Lei si liberava del lenzuolo e si toccava violentemente. Una notte poi... lei in preda ad una vera frenesia lo cercò con la mano e trovando il ragazzo eccitato prese a masturbarlo. Da lì fu quasi naturale progredire nell’atto completo. Non solo questo, ma lui la guardava e si masturbava anche quando lei si faceva prendere al buio dal suo fidanzato di allora.
Il contatto con l’uomo era stato successivo a quest’episodio. Era un accompagnatore della parrocchia, ma almeno in questo caso non arrivarono mai ad atti completi, solo a maneggiamenti e ad episodi di fellatio.
Il suo trascorso in seminario fu solo un seguito infinito di peccati di lussuria, con i suoi confratelli nelle lunghe notti e con gli insegnanti di teologia. Molte furono le occasioni e finirono solo con il suo ordinamento a prete. Poi il suo ufficio religioso in varie parrocchie mentre lui desiderava essere inviato in qualche missione in Africa. Qui nelle parrocchie iniziò subito ad essere la preda di parrocchiane affascinate dalla tonaca e dalla sua prestanza. Continuò a peccare, poi confessava regolarmente i suoi peccati. Era rimproverato ed esortato a non cadere più nella lussuria, lui prometteva ma poi? Poi.. al momento critico era
senza difesa.
Al momento dell’omicidio del sindaco era il parroco del paese.
Avvicinò l’occhio destro al mirino telescopico che corredava il fucile. Inquadrò il viso dell’oratore nel reticolo a croce e respirò a fondo. L’uomo con la fascia tricolore al petto appariva bellicosamente infervorato. Vedeva distintamente il muoversi delle sue labbra accalorato com’era nel discorso. Senz’altro stava denunciando le malefatte della parte avversa del consiglio comunale. L’assassino contò fino a tre e tirò dolcemente il doppio grilletto dell’arma. Nonostante il contraccolpo del fucile vide un fiore rosso sbocciare improvviso sul viso del sindaco prima che questi cadesse all’indietro come colpito da un bastone, contemporaneamente lo assordò il suono secco dello sparo.
L’assassino si rialzò, verificò di non lasciare nulla che potesse portare a lui e lasciò il luogo del delitto.
Per certuni la bellezza è una maledizione? Certamente è un valore aggiunto di solito, ma per un religioso? Un motivo in più per rendere difficile o impossibile il cammino verso il paradiso.
Il problema gli fu posto dal suo confessore quando esternò la volontà di prendere il voto, di diventare un prete. Il vecchio sacerdote glielo disse chiaro...
-Sei troppo bello figliolo, avrai un mucchio di difficoltà per non incorrere nel peccato. La lussuria è permanentemente in agguato e tu sarai sempre sotto assedio. Già in seminario ti concupiranno.-
E continuò.
-E poi... che profondità ha la tua fede? Mi parli di missione, della tua volontà di salvare il mondo, ma la vita di un prete è anche altro. Ci vuole costanza e molta rassegnazione perché non vedi nulla dei cambiamenti sperati, diventa tutto una routine..-
Addirittura il giovane aspirante prete non era neanche più vergine. Aveva conosciuto la tentazione della carne e il conseguente peccato. E per di più sia con una donna che con un uomo. Ma non sentiva la contraddizione di tutto ciò. Il peccato conviveva con la sua determinazione, con ciò che riteneva fosse fede.
La donna era stata sua zia. Avvenne tutto durante un’estate nella quale era stato assegnato alla sua custodia. La vedeva, nei pomeriggi assolati e mentre fingeva di dormire, togliersi la leggera camiciola che indossava e accarezzarsi lungamente i bei seni sodi. E la notte, dato che dormivano nello stesso letto della casa di campagna, la sentiva masturbarsi. Sentiva i suoi gemiti e avvertiva i suoi movimenti che partivano inizialmente come furtivi per diventare scomposti al momento dell’orgasmo. Lei si liberava del lenzuolo e si toccava violentemente. Una notte poi... lei in preda ad una vera frenesia lo cercò con la mano e trovando il ragazzo eccitato prese a masturbarlo. Da lì fu quasi naturale progredire nell’atto completo. Non solo questo, ma lui la guardava e si masturbava anche quando lei si faceva prendere al buio dal suo fidanzato di allora.
Il contatto con l’uomo era stato successivo a quest’episodio. Era un accompagnatore della parrocchia, ma almeno in questo caso non arrivarono mai ad atti completi, solo a maneggiamenti e ad episodi di fellatio.
Il suo trascorso in seminario fu solo un seguito infinito di peccati di lussuria, con i suoi confratelli nelle lunghe notti e con gli insegnanti di teologia. Molte furono le occasioni e finirono solo con il suo ordinamento a prete. Poi il suo ufficio religioso in varie parrocchie mentre lui desiderava essere inviato in qualche missione in Africa. Qui nelle parrocchie iniziò subito ad essere la preda di parrocchiane affascinate dalla tonaca e dalla sua prestanza. Continuò a peccare, poi confessava regolarmente i suoi peccati. Era rimproverato ed esortato a non cadere più nella lussuria, lui prometteva ma poi? Poi.. al momento critico era
senza difesa.
Al momento dell’omicidio del sindaco era il parroco del paese.
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