Il Prete Bello. (II)
di
Tibet
genere
pulp
Al momento dell’omicidio del sindaco il Prete Bello era il parroco del paese.
Un parroco amato dalle parrocchiane e mal visto dagli uomini, più per una forma di gelosia che per come esercitasse il suo compito pastorale, male era sopportata la sua bellezza e la sua fama di donnaiolo. Si, molte, troppe erano le voci che lo riguardavano. Molte le gelosie fra donne e molte le chiacchiere malevole o maliziose che provocava.
Quando arrivò nella piazza dove si era svolto il comizio il corpo del sindaco era coperto da un lenzuolo bianco insanguinato. Era trascorso del tempo ma la folla stava ancora assistendo sgomenta. Si sentivano voci che affermavano che era stata la parte avversa ad ucciderlo, altre che invece individuavano nella malavita la colpa dell’accaduto.
Il Prete Bello si avvicinò al corpo, chiese l’autorizzazione a scoprire quella parte che copriva la testa per potergli dare l’estrema unzione. Gli fu concesso.
Controllando la sua nausea alla vista del viso distrutto, passò l’olio santo sulla fronte del morto e recitò a bassa voce la formula dell’estrema unzione.
-Per istam sanctam unctionem..... -
Scambiò poi qualche frase di circostanza con i presenti, chiese cosa fosse effettivamente successo e si recò dalla vedova per portarle il conforto della fede.
L’assassino si prese il tempo di pulire la canna del fucile con lo scovolo apposito. Oliarlo. Pulirlo con uno straccio umido per togliere ogni traccia d’uso e le impronte digitali, rimetterlo nell’armadio delle armi. Chiudere l’armadio, porre la chiave nel nascondiglio. Sapeva che un proiettile a camera cava si deforma all’impatto tanto da rendere impossibile un confronto con l’arma che lo ha sparato, ma meglio essere precisi e prudenti. Prese la moto e andò in piazza.
Il Prete Bello andò alla casa del sindaco. Già era invasa da parenti e amici. La vedova era in camera sua. Piangeva ed aveva gli occhi arrossati, lui le si avvicinò, le prese la mano e la esortò a reagire, doveva farlo nell’interesse suo e dei suoi due piccoli figli. La vedova gli chiese se poteva tornare più tardi, voleva il conforto delle sue parole, pregare assieme. Dopo che parenti e amici avessero lasciato casa. Il Prete Bello chiese dove sarebbe stata allestita la camera ardente. Il corpo, disse la vedova, doveva restare a disposizione delle autorità per l’autopsia, non sapeva quando sarebbe stato possibile fare il funerale. Acconsentì a tornare. Avrebbe aspettato che la casa si svuotasse e poi sarebbe tornato. Pensò sempre alla vedova mentre si recava in canonica. Era molto bella nonostante il dolore.
Da subito le indagini partirono male. Gli inquirenti ci misero un’infinità a trovare il luogo da dove l’assassino aveva sparato. Intanto era scesa la notte e la pista era fredda. Innumerevoli persone avevano invaso il luogo, camminato in lungo e in largo, era ormai difficile, anzi impossibile, trovare indizi utili. Il magistrato inquirente iniziò a pensare a chi avesse interesse ad eliminare il sindaco. Un lungo elenco di persone a detta dell’opinione comune, il sindaco era inviso a molti per la sua inflessibile volontà di eliminare le costruzioni abusive. Era onesto e questo non piaceva a chi aveva interesse a gestire gli appalti comunali. Da subito sarebbero iniziate le ingerenze politiche, era un bel guaio pensò il magistrato, doveva trovare il colpevole al più presto. Un nome da dare in pasto alle belve della stampa. Era un caso che poteva dargli rilevanza nazionale.
L’assassino era moderatamente tranquillo. Certo potevano inserirlo fra i possibili sospettati ma contava sul fatto che percorressero la strada più facile per le indagini. Quella che portava a lui era una pista abbastanza defilata.
Il Prete Bello si presentò alla casa della vedova alle nove di sera. Ormai la folla dei parenti aveva lasciato la casa dietro sua richiesta. Voleva star sola. Sua sorella si era presa l’incombenza di accudire i bambini, li aveva portati a casa sua. La segui fino nella sua camera, la camera dove aveva dormito con il marito fino la notte precedente. Il letto era sfatto, lei si era distesa. C’era il suo odore su quel letto e la forma del suo corpo. C’era odore di femmina. Lei sedette sul letto e lui le si mise al fianco, le passò il braccio sulle spalle.
La strinse a se.
-Fatti forza.. devi reagire..-
L’assassino pensò a quanto aveva fatto. Commettere l’omicidio era stata una conseguenza ineluttabile, a suo parere. Lui non avrebbe mai accettato la possibilità di perdere quanto aveva ottenuto dalla vita. Non in questo caso.
Il Prete Bello accarezzava i capelli della donna. Erano serici, molto piacevoli al tatto, li portava lunghi fino alle spalle, inserì la mano sotto di essi e raggiunse la nuca, l’accarezzò mentre le parlava con voce suadente.
-Per difendere il tuo nome, la tua reputazione... dovremo gioco forza limitare i nostri incontri, non potrò più venire a casa tua. Verrai tu in chiesa. Verrai al confessionale e lì parleremo. Forse potremo fermarci un attimo in sagrestia...-
Lei voltò il viso verso lui, accarezzò con la mano quei tratti che le piacevano tanto. Avvicinò la bocca. Voleva essere baciata. Baciata, ma non per essere confortata. Voleva un bacio d’amore. Caldo... fremente, come solo lui poteva e sapeva darle. Quando lui la baciava per lei era come sentir suonare le campane dentro la testa. Si sentiva diventare languida, il suo corpo perdeva ogni rigidità e diventava pronto per l’amore. L’amore che lui sapeva farle. Quanti orgasmi aveva provato con lui che instancabile le faceva l’amore! Sesso si.. sesso anche feroce ma sempre con la componente di quell’amore che ormai li legava in maniera indissolubile.
Il maresciallo della locale stazione dei carabinieri era arrivato alla conclusione, dopo averlo visto operare e sentito parlare, che il magistrato di turno che dirigeva le indagini fosse un emerito cretino. Laureato certo... vincitore di un concorso anche, ma comunque un cretino. Un cretino completo. Voleva l’elenco delle opere edilizie abusive del comune, poi voleva un elenco degli oppositori politici del sindaco, sia del suo partito sia della parte avversa. Bene, confermò il maresciallo... sarà fatto, ma lui, vecchio del mestiere, sentiva che le cose erano più semplici di quanto ritenesse il magistrato. Da vecchio cacciatore di criminali, aveva un intuito particolare e queste cose le sentiva a naso. Pensò a chi potesse avere un fucile di precisione atto a sparare il colpo mortale: non era un’arma comune, doveva procurarsi l’elenco di chi possedeva il porto d’armi e delle armi a disposizione. E questo andava fatto presto.
Nonostante la recente perdita del marito, in quel momento la donna desiderava il Prete Bello. Il suo dolore svanì temporaneamente con il bisogno sessuale che provava. La sua bocca glielo fece capire. Lo voleva ora! Adesso! Era disponibile, era sua. Voleva dimenticare tutto in un lungo attimo e lasciarsi andare, perdersi in uno slancio di passione. Di folle passione. Fecero l’amore vestiti, lei scostando solo gli slip che indossava. Lui che sopra di lei la baciava, le mordeva le labbra mentre le diceva parole appassionate. Lei si sentiva trasportare in un mondo magico, solo loro. Un mondo dove erano felici, dove mai dovevano vivere momenti di lontananza. Fu un atto breve ma intenso. Lei sentì il proprio orgasmo arrivare da lontano ed esplodere. Urlò forte il suo piacere mentre lui, il Prete Bello, le beveva i gemiti, le urla, il godimento dalla bocca. Venne anche per lui l’attimo del piacere. Con lei ogni volta era una cosa meravigliosa da provare. Urlò anche lui, un lungo urlo gutturale. Dopo... esausti e con il respiro rotto restarono avvinti in un lungo abbraccio, lui ancora dentro di lei mentre perdeva lentamente la sua erezione. Si sussurrarono ancora parole d’amore, d’amore eterno. Poi lui la lasciò. Torno al suo alloggio nella canonica, s’inginocchiò davanti all’immagine del Cristo e chiese perdono. Pregò per l’anima del sindaco.
Un parroco amato dalle parrocchiane e mal visto dagli uomini, più per una forma di gelosia che per come esercitasse il suo compito pastorale, male era sopportata la sua bellezza e la sua fama di donnaiolo. Si, molte, troppe erano le voci che lo riguardavano. Molte le gelosie fra donne e molte le chiacchiere malevole o maliziose che provocava.
Quando arrivò nella piazza dove si era svolto il comizio il corpo del sindaco era coperto da un lenzuolo bianco insanguinato. Era trascorso del tempo ma la folla stava ancora assistendo sgomenta. Si sentivano voci che affermavano che era stata la parte avversa ad ucciderlo, altre che invece individuavano nella malavita la colpa dell’accaduto.
Il Prete Bello si avvicinò al corpo, chiese l’autorizzazione a scoprire quella parte che copriva la testa per potergli dare l’estrema unzione. Gli fu concesso.
Controllando la sua nausea alla vista del viso distrutto, passò l’olio santo sulla fronte del morto e recitò a bassa voce la formula dell’estrema unzione.
-Per istam sanctam unctionem..... -
Scambiò poi qualche frase di circostanza con i presenti, chiese cosa fosse effettivamente successo e si recò dalla vedova per portarle il conforto della fede.
L’assassino si prese il tempo di pulire la canna del fucile con lo scovolo apposito. Oliarlo. Pulirlo con uno straccio umido per togliere ogni traccia d’uso e le impronte digitali, rimetterlo nell’armadio delle armi. Chiudere l’armadio, porre la chiave nel nascondiglio. Sapeva che un proiettile a camera cava si deforma all’impatto tanto da rendere impossibile un confronto con l’arma che lo ha sparato, ma meglio essere precisi e prudenti. Prese la moto e andò in piazza.
Il Prete Bello andò alla casa del sindaco. Già era invasa da parenti e amici. La vedova era in camera sua. Piangeva ed aveva gli occhi arrossati, lui le si avvicinò, le prese la mano e la esortò a reagire, doveva farlo nell’interesse suo e dei suoi due piccoli figli. La vedova gli chiese se poteva tornare più tardi, voleva il conforto delle sue parole, pregare assieme. Dopo che parenti e amici avessero lasciato casa. Il Prete Bello chiese dove sarebbe stata allestita la camera ardente. Il corpo, disse la vedova, doveva restare a disposizione delle autorità per l’autopsia, non sapeva quando sarebbe stato possibile fare il funerale. Acconsentì a tornare. Avrebbe aspettato che la casa si svuotasse e poi sarebbe tornato. Pensò sempre alla vedova mentre si recava in canonica. Era molto bella nonostante il dolore.
Da subito le indagini partirono male. Gli inquirenti ci misero un’infinità a trovare il luogo da dove l’assassino aveva sparato. Intanto era scesa la notte e la pista era fredda. Innumerevoli persone avevano invaso il luogo, camminato in lungo e in largo, era ormai difficile, anzi impossibile, trovare indizi utili. Il magistrato inquirente iniziò a pensare a chi avesse interesse ad eliminare il sindaco. Un lungo elenco di persone a detta dell’opinione comune, il sindaco era inviso a molti per la sua inflessibile volontà di eliminare le costruzioni abusive. Era onesto e questo non piaceva a chi aveva interesse a gestire gli appalti comunali. Da subito sarebbero iniziate le ingerenze politiche, era un bel guaio pensò il magistrato, doveva trovare il colpevole al più presto. Un nome da dare in pasto alle belve della stampa. Era un caso che poteva dargli rilevanza nazionale.
L’assassino era moderatamente tranquillo. Certo potevano inserirlo fra i possibili sospettati ma contava sul fatto che percorressero la strada più facile per le indagini. Quella che portava a lui era una pista abbastanza defilata.
Il Prete Bello si presentò alla casa della vedova alle nove di sera. Ormai la folla dei parenti aveva lasciato la casa dietro sua richiesta. Voleva star sola. Sua sorella si era presa l’incombenza di accudire i bambini, li aveva portati a casa sua. La segui fino nella sua camera, la camera dove aveva dormito con il marito fino la notte precedente. Il letto era sfatto, lei si era distesa. C’era il suo odore su quel letto e la forma del suo corpo. C’era odore di femmina. Lei sedette sul letto e lui le si mise al fianco, le passò il braccio sulle spalle.
La strinse a se.
-Fatti forza.. devi reagire..-
L’assassino pensò a quanto aveva fatto. Commettere l’omicidio era stata una conseguenza ineluttabile, a suo parere. Lui non avrebbe mai accettato la possibilità di perdere quanto aveva ottenuto dalla vita. Non in questo caso.
Il Prete Bello accarezzava i capelli della donna. Erano serici, molto piacevoli al tatto, li portava lunghi fino alle spalle, inserì la mano sotto di essi e raggiunse la nuca, l’accarezzò mentre le parlava con voce suadente.
-Per difendere il tuo nome, la tua reputazione... dovremo gioco forza limitare i nostri incontri, non potrò più venire a casa tua. Verrai tu in chiesa. Verrai al confessionale e lì parleremo. Forse potremo fermarci un attimo in sagrestia...-
Lei voltò il viso verso lui, accarezzò con la mano quei tratti che le piacevano tanto. Avvicinò la bocca. Voleva essere baciata. Baciata, ma non per essere confortata. Voleva un bacio d’amore. Caldo... fremente, come solo lui poteva e sapeva darle. Quando lui la baciava per lei era come sentir suonare le campane dentro la testa. Si sentiva diventare languida, il suo corpo perdeva ogni rigidità e diventava pronto per l’amore. L’amore che lui sapeva farle. Quanti orgasmi aveva provato con lui che instancabile le faceva l’amore! Sesso si.. sesso anche feroce ma sempre con la componente di quell’amore che ormai li legava in maniera indissolubile.
Il maresciallo della locale stazione dei carabinieri era arrivato alla conclusione, dopo averlo visto operare e sentito parlare, che il magistrato di turno che dirigeva le indagini fosse un emerito cretino. Laureato certo... vincitore di un concorso anche, ma comunque un cretino. Un cretino completo. Voleva l’elenco delle opere edilizie abusive del comune, poi voleva un elenco degli oppositori politici del sindaco, sia del suo partito sia della parte avversa. Bene, confermò il maresciallo... sarà fatto, ma lui, vecchio del mestiere, sentiva che le cose erano più semplici di quanto ritenesse il magistrato. Da vecchio cacciatore di criminali, aveva un intuito particolare e queste cose le sentiva a naso. Pensò a chi potesse avere un fucile di precisione atto a sparare il colpo mortale: non era un’arma comune, doveva procurarsi l’elenco di chi possedeva il porto d’armi e delle armi a disposizione. E questo andava fatto presto.
Nonostante la recente perdita del marito, in quel momento la donna desiderava il Prete Bello. Il suo dolore svanì temporaneamente con il bisogno sessuale che provava. La sua bocca glielo fece capire. Lo voleva ora! Adesso! Era disponibile, era sua. Voleva dimenticare tutto in un lungo attimo e lasciarsi andare, perdersi in uno slancio di passione. Di folle passione. Fecero l’amore vestiti, lei scostando solo gli slip che indossava. Lui che sopra di lei la baciava, le mordeva le labbra mentre le diceva parole appassionate. Lei si sentiva trasportare in un mondo magico, solo loro. Un mondo dove erano felici, dove mai dovevano vivere momenti di lontananza. Fu un atto breve ma intenso. Lei sentì il proprio orgasmo arrivare da lontano ed esplodere. Urlò forte il suo piacere mentre lui, il Prete Bello, le beveva i gemiti, le urla, il godimento dalla bocca. Venne anche per lui l’attimo del piacere. Con lei ogni volta era una cosa meravigliosa da provare. Urlò anche lui, un lungo urlo gutturale. Dopo... esausti e con il respiro rotto restarono avvinti in un lungo abbraccio, lui ancora dentro di lei mentre perdeva lentamente la sua erezione. Si sussurrarono ancora parole d’amore, d’amore eterno. Poi lui la lasciò. Torno al suo alloggio nella canonica, s’inginocchiò davanti all’immagine del Cristo e chiese perdono. Pregò per l’anima del sindaco.
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